La deflazione potrebbe diventare il più grave problema in Europa

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 Anche la deflazione è fonte di preoccupazione. A Washington, al Fondo monetario internazionale, ritengono che l’Europa sia sul bordo del baratro e che la spirale distruttiva di una discesa di prezzi che annienta l’economia sia una probabilità effettiva, reale, imminente. A Francoforte, ritengono ciò remoto e inconsistente. Ci sono di mezzo anche i numeri. Per il Fmi, ci sono il 20% di probabilità di una deflazione dell’Eurozona entro il prossimo dicembre. Per la Bce, zero: pare deflazione, ma non lo è. Si scopre, in realtà, che il problema è anche nei termini: il Fmi valuta deflazione un tasso d’inflazione negativo per un trimestre. Una descrizione che, a Francoforte, ritengono troppo “ristretta” e “fuorviante”, poiché  non tiene conto dei fattori che guidano l’inflazione, né della loro immutabilità.

Deflazione, la spirale pericolosa della diminuzione dei prezzi

La Bce lo spiega nel numero di giugno del Bollettino mensile, dove, più volte, gli economisti della banca centrale si impegnano a rispondere agli allarmi di deflazione. I dati dicono che, da ottobre, l’inflazione dell’Eurozona non ce la fa a salire sopra lo 0,8% e scende spesso allo 0,5%. Ma per quattro dei 18 paesi dell’euro (Grecia, Cipro, Portogallo e Slovacchia) i tassi sono sotto zero e per altri tre (più la Svezia) allo 0,2 %, cioè nel margine di errore statistico. Non importa, spiega il Bollettino, poichè si può parlare di deflazione solo con il dato totale dei 18 paesi. Quando si tratta di singoli paesi, infatti, la discesa dei prezzi può essere dovuta ad un aggiustamento competitivo riguardo ad altri paesi e, quindi, parte di un processo positivo e necessario.

 

 

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