Geneve Invest, Citigroup, Nomura Holding e altri analisti di investimento internazionali fanno il punto sulla crisi bancaria europea

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 Le vendite sul mercato obbligazionario nel corso del secondo trimestre potrebbero aver colpito in maniera pesante numerosi istituti di credito europei, su tutti quelli di Italia, Spagna e Portogallo. A suonare il campanello d’allarme sono gli analisti di numerose società di investimento internazionali, tra cui Nomura Holdings Inc., Deutsche Bank AG, Citigroup Inc e Geneve Invest.

D’altronde, questa prima parte del 2015 ha messo a durissima prova la resistenza delle banche continentali sul mercato obbligazionario, mettendo pressione soprattutto sui governativi a lungo termine. Uno spaccato chiarissimo della situazione emerge dalle stime che gli analisti finanziari hanno stilato in merito ai due più grandi istituti di credito italiano, Intesa Sanpaolo ed Unicredit, che avrebbero subito perdite per minusvalenze da svalutazione per oltre 1 miliardo di euro.

Cavalcando l’ondata di entusiasmo seguita al programma varato dalla BCE in marzo per far ripartire il mercato obbligazionario europeo, le banche italiane nel primo trimestre hanno intensificato gli acquisti di titoli di Stato nazionali, arrivando a possedere una quota di debito sovrano che si aggira alla cifra monstre di 415 miliardi.

La crisi delle banche europee è testimoniata anche dal recente report di R&S-Mediobanca, dal quale emerge come il salvataggio degli istituti di credito europei sia costato ai bilanci pubblici degli stati comunitari l’incredibile somma di 221 miliardi di euro, un ammontare che si avvicina sensibilmente ai 240 miliardi stanziati sinora per il salvataggio della Grecia. In pratica, la perdita per i bilanci statali della UE legata alla crisi bancaria supera di 1,2 volte il prodotto interno lordo della Grecia ed equivale di fatto al valore “bruciato” dagli istituti bancari europei in tre anni.

Una ricerca di settore effettuata da R&S sulla stabilità finanziarria delle principali banche internazionali, elabora un quadro desolante delle big del credito mondiale. Non si salvano, infatti, nemmeno gli Stati Uniti, dove, tra mancati introiti e maggiori esborsi, dalle casse pubbliche sono scomparsi per il salvataggio bancario ben 142,5 miliardi di dollari.

“Certo bisogna però sottolineare come, rispetto alle banche europee – spiegano gli esperti della società di gestione patrimoniale Geneve Invest – gli istituti statunitensi abbiano già restituito 157 miliardi, mentre, inoltre dal  conteggio di Mediobanca per il continente europeo sono escluse le Landesbank tedesche, che in sette anni hanno ricevuto oltre 25 miliardi di euro dai loro soci pubblici, e le casse di risparmio spagnole, che nel tentativo di salvarsi hanno ceduto a controllate pubbliche più di 39 miliardi netti di debiti”.

Numeri importanti, che lasciano più di un dubbio in merito proclami di ripresa lanciati dai governi europei e rinfocolano la polemica in merito alla gestione della crisi greca.

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