Il caso Electrolux, le possibili soluzioni

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 Il gruppo svedese degli elettrodomestici minaccia di tagliare gli investimenti e chiudere gli stabilimenti nella Penisola. Per non farlo i salari dovrebbero scendere da 1400 a 700-800 euro, avvicinandosi agli stipendi dei dipendenti polacchi dell’azienda. I sindacati: “Proposta irricevibile”. Zanonato: “In Italia costo del lavoro troppo alto”

Sempre più numerose le imprese italiane costrette alla chiusura

Cosa sarà dei quattro stabilimenti Electrolux in Italia sarà deciso in aprile, ma il gruppo, stando a fonti sindacali, ha avanzato una proposta che anticipa un rigido taglio degli stipendi che porterebbe gli stipendi degli operai, oggi calcolati in 1.400 euro al mese, a circa 700-800 euro. È inoltre previsto un taglio dell’80% dei 2.700 euro di premio aziendali, la riduzione delle ore lavorate a 6, il blocco dei pagamenti delle festività, la riduzione di pause e permessi sindacali (-50%) e lo stop agli scatti di anzianità.

Crisi Electrolux

Già ad ottobre 2013, Electrolux aveva comunicato duemila tagli a livello globale (di cui 1.500 in Europa). Per far durare gli stabilimenti di Susegana, Porcia, Solaro e Forlì, il gruppo svedese sta procedendo con una proposta che mira a ridurre di 3-5 euro gli attuali 24 euro di costo medio orario del lavoro, così da ridurre il divario con i salari in Polonia, dove gli operai di Electrolux percepiscono 7 euro l’ora. Sempre secondo le fonti sindacali, il gruppo ha lasciato capire che se il piano non dovesse essere accettato sarebbero bloccati gli investimenti che il gruppo avrebbe intenzione di fare in Italia.
Per i sindacati il piano presentato è “irricevibile” e “impedisce alla parte sindacale di proseguire il confronto con l’azienda”. Palombella, segretario generale della Uilm, ha dichiarato “Per quanto ci riguarda questo è il tempo della lotta dura e ad oltranza. Il governo, se c’è, almeno si faccia sentire”.

 

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