Nessuna copertura per ammortizzatori sociali e solidarietà

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Tutti i soldi che il governo doveva reperire per finanziare gli ammortizzatori sociali e i contratti di solidarietà, non sono disponibili e questo vuol dire che il 2015 sarà un anno molto difficile soprattutto per le imprese che invece di licenziare avevano ridotto l’orario dei loro dipendenti. Una nuova crisi all’orizzonte. 

Il Jobs Act sembra sia stato adottato dalle imprese per rilanciare l’occupazione ma è una notizia dell’ultima ora quella che riguarda l’istituzione di una nuova cassa da parte del Governo, dalla quale attingere i soldi per fare le riforme.

In pratica il Governo non ha la copertura per i contratti di solidarietà e per gli ammortizzatori sociali. Per questo ha pensato ad un Fondo di integrazione salariale dal quale attingere i soldi di cui ha bisogno per le riforme. Il Fondo, secondo le bozze circolate in queste ore negli ambienti governativi, non sarà istituito prima del 2016. L’anno in corso rappresenta allora un anno di “buco” che potrebbe incidere sulla salute delle imprese e soprattutto delle imprese che hanno chiesto l’accesso alla solidarietà e che per non licenziare i lavoratori hanno accettato anche di ridurne l’orario.

Il Consiglio dei ministri dirà qualcosa di nuovo a riguardo soltanto dopo l’11 giugno, giorno in cui il governo dovrà approvare in via preliminare altri decreti attuativi del Jobs Act, tra cui rientra quello del riordino degli ammortizzatori sociali. 

A lanciare l’allarme sono i sindacati che nella prima versione di questo documento non hanno trovato i nuovi finanziamenti per i contratti di solidarietà di tipo B, quelli che riguardano le imprese con meno di 15 dipendenti e che quindi non possono accedere alla cassa integrazione straordinaria. Il rischio è una valanga di licenziamenti.

Molte le aziende note che hanno fatto ricorso alla solidarietà e che nei prossimi mesi potrebbero essere in difficoltà: Rizzoli Corriere della Sera (4.000 dipendenti), Mediaworld (7.000 lavoratori), Nuovo trasporto viaggiatori (1.000 lavoratori), Telecom (32.000 dipendenti) e Almaviva Contact (8.000 operatori call center).

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