Camusso giudica negativamente il primo anno di Governo Monti

Susanna Camusso ieri era a Terni per partecipare alla manifestazione di sciopero generale durata quattro ore. Durante il comizio seguente ha sottolineato che l’atto di ieri, con venticinque milioni di giovani disoccupati che hanno partecipato, è la dimostrazione del fallimento di un modello societario:

“Venticinque milioni di giovani disoccupati sono ciò che decreta il fallimento dell’austerità e dice del tradimento verso chi ha lottato per una Europa sociale”.

La Camusso ha poi volto il suo sguardo anche alle altre città del Vecchio Continente:

«Oggi tutte le piazze d’Europa dicono basta all’austerità perchè con l’austerità stiamo rovinando il futuro: l’Europa è stata una grande risposta alla guerra ma facciamo sempre più fatica a vedere quell’Europa lì».

Durante il comizio al termine dello sciopero, la Camusso ha così commentato il primo anno di Governo Monti:

«I cittadini hanno bisogno di sapere la verità, di sapere cosa succede: i mesi che abbiamo di fronte sono mesi in cui aumenteranno la disoccupazione e i problemi, e sarà così per le politiche che sono state fatte, non perchè c’è una maledizione sul nostro Paese. bisogna dire che il Paese è ogni giorno più povero, la responsabilità è di costruire una strada diversa da questa. Il momento è buono per  fare un bilancio, ora che il governo Monti sta per compiere un anno. Il governo Monti compie un anno, ed è stato un anno di disastri e non risposte al mondo del lavoro, un anno che ha tolto fiducia e speranza ai giovani del Paese, punto centrale della storia dell’industria, dove c’è una azienda simbolo della cecità e della mancanza di politica industriale in Europa. Se si affronta così il problema dell’Antitrust (lo stabilimento dovrebbe essere ceduto per problemi antitrust dopo la fusione Thyssen Outokumpu) questa diventerà l’Europa dei piccoli che non possono competere».

Chi investe nei porti italiani

 La Cina basa la gran parte del suo impero commerciale nelle esportazioni e, nell’ultimo periodo, si assistito ad un nuovo flusso imponente verso l’Europa. Per far arrivare la merce cinese in Europa e poi anche in Italia, fino a questo momento, sono stati usati i porti nel Nord Europa.

La posizione di Rotterdam e degli scali del Benelux più in generale, è strategica nella gestioni dei flussi commerciali che arrivano dalla Cina, dall’Inghilterra o dal Sud dell’UE. In previsione dell’intensificazione dei rapporti economici tra Cina e Vecchio Continente, però, gli armatori cinesi stanno studiando un modo per accorciare le rotte.

Per l’evidente congiuntura economica, in questo momento, sono nel mirino gli scali greci, il porto di Atene soprattutto che potrebbe diventare il centro degli scambi tra Cina ed Europa ma anche tra Sud e Nord del Vecchio Continente.

La Grecia è poi vicina a tutta l’area turca e dei Balcani ma i cinesi sembrano siano maggiormente interessati a paesi più solidi economicamente come l’Italia dove operano già imprese straniere. Per esempio la Evergreen Marine Corp taiwanese è nel porto di Taranto, mentre la COSCO che lavora prodotti cinesi è già nel porto di Napoli.

Il problema, a questo punto, è soltanto nella volontà di rendere competitivi gli scali italiani.

 

Italia e Cina più vicine grazie ai porti

 I rapporti commerciali tra l’Italia e la Cina si sono intensificati negli ultimi anni grazie all’accresciuta disponibilità di spesa dell’impero commerciale asiatico. Oggi si sta aprendo un nuovo spazio, un nuovo terreno d’investimento comune per Cina ed Italia: i porti.

La Commissione Europea, in uno degli ultimi rapporti, ha sottolineato come nel nostro paese e nell’UE in generale siano cresciute del 21 per cento circa le importazioni dalla Cina. Il periodo di riferimento è quello compreso tra il 2003 e il 2007.

In questo lasso di tempo l’Unione Europea ha importato merci dai mercati cinesi per un valore che supera i 230 miliardi di euro. C’è anche da considerare che questo genere di flussi sono aiutati dal fatto che il 40 per cento dell’economia cinese è affidata alle esportazioni.

Nella pratica, la Cina ha intenzione di vendere i suoi prodotti in Europa e l’Europa ha tutta l’intenzione di agevolare flussi di tipo commerciale con l’impero del Sol Levante. Sono determinanti per l’arrivo della merce cinese nell’UE e in Italia, dei porti attrezzati.

Finora il punto d’arrivo prediletto dalla Cina sono stati i porti del Nord Europa come Rotterdam o come i Paesi Bassi. All’intensificarsi dei traffici, però, questi approdi potrebbero apparire fin troppo lontani. Fa gola dunque lo sviluppo delle aree portuali italiane. 

Ue prepara un taglio di 80 miliardi

Il Presidente permanente del Consiglio dell’Ue, Herman Van Rompuy, ha presentato una bozza di bilancio pluriennale per il periodo che va dal 2014 al 2020. Tale bozza prevede un taglio di 80,737 miliardi di euro, rispetto ai 1.091,5 miliardi integrati nell’iniziale proposta presentata dalla Commissione Ue.

Nel contempo, la presidenza Cipriota dell’Unione aveva sperato che i tagli non andassero oltre i 50 miliardi di euro. Van Rompuy, stupendo tutti, ha usato le “maniere forti”. Ora la sua bozza andrà sottoposta al negoziato fra i governi dei Paesi membri, l’Europarlamento e la Commissione europea.

La stessa Commissione non ha gradito i tagli al tetto iniziale, indicando di avere da sempre l’appoggio della maggioranza.

Van Rompuy, nella sua bozza, ha aggiunto un ulteriore taglio di 29,499 miliardi di euro concernente i fondi strutturali (inclusi quelli per le regioni) e in generale per la politica di coesione.  Verteva in 339 miliardi in questo caso la proposta della Commissione Ue.

Risentiranno di enormi tagli anche i fondi per la Politica agricola comune (Pac):

-25,5 miliardi per il periodo 2014-2020, rispetto a quanto proposto della Commissione. Alcune fonti dell’esecutivo comunitario giudicano la bozza parlando di “disastro” per la Pac e di “rischio rinazionalizzazione”.

Nello specifico italiano, l’agricoltura rischia di perdere complessivamente 4,5 miliardi di euro: oltre 2,5 miliardi di aiuti diretti ai produttori e 2 miliardi di fondi per lo sviluppo rurale.

Accordi bilaterali Italia e Algeria, una grande occasione per entrambi i paesi

 Il rilancio delle imprese algerine potrebbe essere un’ottima occasione per aiutare l’economia italiana a uscire dalla crisi. Lo dice il premier italiano Mario Monti che, direttamente ad Algeri, ha siglato diversi accordi economici e commerciali con il paese africano.

Monti si è recato ad Algeri insieme al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, degli Esteri Giulio Terzi, dell’Interno, Annamaria Cancellieri e della Difesa Giampaolo Di Paola, con l’obiettivo di rinsaldare i rapporti economici e commerciali tra Italia e Algeria, primo partner commerciale a partire dal primo semestre del 2012.

I principali settori su cui si è concentrato il vertice, che ha portato alla firma di cinque accordi, sono quelli dell’energia e delle rinnovabili, della difesa e delle infrastrutture.

L’Italia si pone, quindi, come passaggio preferenziale per l’apertura dell’Europa verso l’Algeria e, dato il numero di piccole e medie imprese presenti nel paese, questa partnership è un’occasione anche per l’Italia:

Il presidente algerino Bouteflika e il governo hanno chiesto che l’Italia si ponga accanto all’Algeria come sponsor per aiutare a promuovere lo sviluppo economico del Paese, su una linea di diversificazione rispetto alla grandissima dipendenza attuale dalle risorse energetiche. Gli accordi firmati aprono una strada nuova a beneficio dell’economia italiana.

Mercato obbligazionario IT a rischio

 Quella tra l’Italia e le Agenzie di rating, ormai, è una battaglia aperta. Nel nostro paese la procura di Trani ha lanciato delle accuse diretta ai manager di Fitch, David Michael Willimoth Riley e Alessandro Settepani, per il fatto che hanno pilotato il rating dei nostri titoli.

Come conseguenza di questa accusa, allora, Fitch ha deciso di limitare tutte le comunicazioni sul rating degli enti italiani. Non ci saranno più informazioni per il mercato e in questo modo i titoli del nostro paese saranno meno “espliciti” per gli investitori.

Nella pratica vuol dire che Fitch, che organizzava periodiche teleconferenze e conferenze in Italia per discutere della salute dei conti dei soggetti italiani che operano nel mercato finanziario, adesso bloccherà tutte queste attività, limitandosi a commenti ufficiali pubblicati.

In cambio, Fitch, chiede all’Italia anche delle “assicurazioni” sul fatto che non ci saranno altre inchieste a suo carico. In effetti l’accusa di aver manipolato il mercato con i commenti sull’Italia, aggravata dal fatto che ci sono stati dei danni al patrimonio dello Stato, influisce sulla credibilità dell’agenzia di rating.

L’unica variabile che resta da considerare è stata evidenziata da Filippo Diodovich, market strategist della filiale italiana di IG che ha spiegato come l’assenza di valutazioni sul nostro paese potrebbe determinare una riduzione del volume di affari tricolore.

Rendimenti e rischi dei corporate bond

 L’acquisto di obbligazioni è decisamente remunerativo se si comprendono i trend finanziari e s’indovina qual è il titolo che renderà maggiormente alla scadenza dell’obbligazione. Peccato che questo genere di prodotti si leghino anche ai rischi d’insolvenza dei paesi.

Basta vedere il rischio che stanno correndo in questo momento coloro che hanno comprato negli ultimi anni delle obbligazioni sulla Grecia. Ecco allora che se proprio lo strumento obbligazionario vi convince, dovete votarvi ai cosiddetti corporate bond.

Si tratta di una serie di obbligazioni aziendali che sono considerati migliori di tanti titoli del debito dei paesi periferici. Insomma, il mercato crede più nelle possibilità delle aziende che nella tenuta degli stati. Tra i prodotti legati al mondo dell’economia dei privati, fanno gola soprattutto le obbligazioni societarie investment grade e corporate bond.

Il rischio dell’investitore è certamente più alto ma anche i rendimenti sono più accattivanti. In più questi prodotti, oggi che il credit crunch è una realtà, sono praticamente uno strumento di “autofinanziamento” delle aziende.

Secondo molti analisti, sul breve periodo i corporate bond sono degli strumenti d’investimento redditizi soprattutto se ci si rivolge agli “industriali”. Basta osservare più da vicino quel che accade ad Eni.

Il merito di credito di Eni è uguale a quello del debito pubblico italiano, quindi BBB+ ma le quotazioni sono state migliori di quelle del debito sovrano tricolore. Un rendimento lordo al 2,2 per cento.

Mercati nervosi, perde terreno piazza Affari

 Il nervosismo dei mercati si è tradotto in performance pessime di Piazza Affari su cui pesano da un lato le preoccupazioni sui vicini di casa e dall’altro i timori Oltreoceano. Ecco cosa ha influito sul leggero tonfo del nostro mercato finanziario.

Nella giornata di contrattazioni di ieri, i mercati sono apparsi molto nervosi e così piazza Affari è stata colonizzata dalla volatilità degli scambi. In fondo ha pesato il fatto che gli investitori non abbiano preso una direzione certa.

Sicuramente Atene influisce sull’andamento degli investimenti, ma è necessario aspettare ancora un po’ visto che nel corso della settimana prossima i vertici greci incontreranno i rappresentati dell’Eurogruppo, chiamati a decidere sulla prossima tranche di aiuti per il paese in difficoltà.

Come se non bastasse il peso del fiscal cliff ostacola la serenità degli scambi di Wall Street che sono peggiorati parecchio nell’ultima seduta. Sul fronte italiano non ci sono stati tanti movimenti riguardo lo spread tra Btp e Bund che è rimasto intorno ai 360 punti base, mentre il Ftse Mib e il Ftse Italia All Share hanno chiuso a -0,52 e -0,53 punti percentuali.

Riguardo i titoli di Piazza Affari c’è stata una battuta d’arresto dei bancari che nei giorni scorsi non erano andati affatto male con un recupero più deciso di A2A ed Enel.

Crescita debole per l’Europa per tutto il 2013

 Nessun miglioramento previsto per il prossimo anno nella zona euro. Le analisi sull’andamento dell’economia in Europa per la seconda metà dell’anno in corso fanno prevedere ancora debolezza sul fronte della crescita.

Il mercato, secondo i dati del bollettino di novembre della Bance Centrale Europea, è riuscito a rimanere stabile per il bimestre luglio/agosto ma non si è visto nessun miglioramento e non ce ne saranno entro la fine dell’anno. Secondo la BCE, infatti

La crescita continua ad essere sostenuta dalle misure di politica monetaria convenzionali e non convenzionali della Bce ma il ritmo di recupero dell’economia sarebbe ancora frenato dal necessario processo di aggiustamento dei bilanci nei settori finanziario e non finanziario e dalla disomogeneità della ripresa mondiale. I rischi per le prospettive economiche dell’area dell’euro rimangono orientati al ribasso.

Gli interventi che sono stati già fatti per il risanamento dei paesi maggiormente colpiti dalla crisi hanno avuto la loro efficacia ed è importante, quindi, continuare su questa strada. Tutti i paese dell’Eurozona devono fare del loro meglio e

continuare ad impegnarsi per ripristinare posizioni di bilancio solide, in linea con gli impegni assunti nell’ambito del Patto di stabilità e di crescita e con le raccomandazioni formulate nel quadro del Semestre europeo del 2012.

 

Visco interviene su crescita e riforme

Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco interviene sulla crescita e sulla necessità di effettuare delle riforme per il rilancio dell’Italia nell’ottica degli investimenti sul Nostro paese. Visco ha inoltre parlato dell’urgenza di pareggiare il bilancio:

“Ieri abbiamo avuto un nuovo record del debito: è aritmetica, finchè c’è il disavanzo, il debito aumenta, non c’è niente da fare”. Lo ha detto il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco aggiungendo che “avremo molti record davanti a noi finchè non si raggiunge l’equilibrio di bilancio non solo in termini strutturali, ma assoluti”.

Il direttore generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomani, ha presentato invece il Rapporto  Doing business in Italia 2013, aggiungendo:

“In presenza di vincoli stringenti di finanza pubblica, oggi la crescita è, ancor di più, un imperativo non eludibile. L’Italia non può che proseguire con decisione nel programma di riforme avviato. Occorre innanzi tutto assicurare la piena e concreta attuazione delle riforme già approvate dal Parlamento”.

Visco si è poi soffermato sul momento difficile del Bel Paese:

“Viviamo un periodo molto difficile,  tra l’incudine della crisi finanziaria e il martello della crisi economica. La prima discende e si riflette nel livello e nel costo del debito pubblico, la seconda nella riduzione dei redditi e delle occasioni di lavoro. Le due non sono indipendenti, nè discendono solo dai nostri ritardi e dalle nostre insufficienze e le vie d’uscita non sono semplici nè indolori. Ma occorre rispondere e la risposta, a livello nazionale, non può che passare attraverso il controllo dei conti pubblici e una risposta decisa ai problemi strutturali del nostro paese”.