Obama ha un ottimo alleato: Bernanke

Barack Obama può contare su un solido alleato per i prossimi quattro anni del suo mandato presidenziale. Si tratta di Ben Bernanke.

Il suo mandato nella Federal reserve  scade il 31 gennaio del 2014. Ed è salvo. Non sarebbe stato così se avesse vinto Romney. La poltrona di Bernanke molto probabilmente sarebbe saltata vista la poca simpatia che scorre tra lui e il candidato repubblicano. Una antipatia che quest’ultimo ha più volte evidenziato durante la sua campagna elettorale. Molte sono le volte in cui ha fatto chiaramente riferimenti a Bernanke, con l’intenzione di volerlo destituire dal suo incarico prima del tempo una volta entrato nella Stanza Ovale. Così non è stato. La storia ha detto per la seconda volta “Obama” e il governatore è a cavallo.

Il Presidente della Banca Centrale Americana, pertanto, rimane in carica ed è pronto ad aiutare Obama nello sviluppo del suo programma economico. In primo luogo l’esigenza è quella di ridurre il tasso di disoccupazione. La Fed proverà ancora ad allentare la pressione monetaria così da far crescere l’economia e diminuire il numero di coloro che sono al momento senza un lavoro.

E dal 2014? Spetterà ad Obama nominare il futuro Presidente della Banca Centrale, cosa che probabilmente avverrà nel prossimo autunno.

 

L’effetto Obama sul dollaro

 La rielezione di Barack Obama che guiderà per i prossimi quattro anni l’America ha determinato una flessione del valore del dollaro. Le borse hanno provato a reagire positivamente alla notizia ma il recupero degli indici, tanto atteso, alla fine non si è concretizzato.

A crescere sono state soprattutto le quotazioni di materie prime, oro e petrolio che hanno battutto tutti gli altri stock con i loro rialzi.  Ma cosa è successo al dollaro?

A livello globale, la moneta americana ha guadagnato terreno sullo yen. In pratica il quadro sul mercato valutario è comunque di risk on e lo yen ha ricominciato ad essere venuto rispetto alla moneta americana. Tutte le informazioni che stiamo fornendo fanno pensare che il mercato ha provato a festeggiare la rielezione del presidente uscente.

Gli analisti hanno subito parlato di effetto Obama sull’apertura delle borse europee che si presenteranno prossime alla rottura delle resistenze di brebe periodo.

Il Dax è finito oltre 7,425 e il Ftse Mib è andato a quota 15.750.

La moneta unica si è presentata in risalita durante la notte delle elezioni e ha superato tutti i livelli massimi. Oggi si potrebbero avere nuovi rialzi ed un’elevata volatilità sul cambio euro dollaro. Le opportunità d’investimento con queste oscillazioni sono molte.

La recessione tedesca minaccia l’euro

 La Germania conferma da diversi mesi di essere in una condizione di crisi. La situazione finanziaria di questo asso portante dell’economia europea, ha insospettito la BCE che secondo alcuni potrebbe partire proprio dalla considerazione della situazione tedesca, per procedere nel taglio dei tassi d’interesse.

Riguardo le posizioni sul comportamento della BCE e il possibile effetto sul cambio EUR/USD, abbiamo espresso già le nostre considerazioni. Passiamo a parlare in modo più puntuale di quello che sta accadendo alla prima potenza economica dell’Eurozona.

In primo luogo si prendono in esame i dati sulla produzione industriale e sugli ordini che, rispetto a quello che ci si aspettava, sono deludenti. E’ suonato così il primo campanello d’allarme, ma i documenti ufficiali devono ancora essere pubblicati, quindi gli analisti non conoscono la portata della recessione tedesca.

Per capire la delusione degli analisti proviamo a riportare qualche dato. Gli ordini industriali che misurano la crescita del paese in relazione agli ordini d’acquisto delle aziende manifatturiere, ci si aspettava che calasse dello 0,3 per cento mentre sembra sia sceso del 3,3%.

Per quanto riguarda l’indice della produzione industriale che misura la crescita dell’output delle aziende manifatturiere, estrattive e dei beni di consumo tedeschi, ci si aspettava un calo contenuto dello 0,4% mentre ci si ritrovati di fronte ad un -1,8 per cento.

L’effetto Draghi sul cambio EUR/USD

 Nel pomeriggio è prevista una nuova conferenza stampa della BCE presieduta da Draghi e dal suo vice, per la definizione della nuova linea monetaria dell’Eurozona. Politicamente ci sono alcune considerazioni molto interessanti da approfondire.

L’UE deve tenere presente la scelta che farà la Spagna di chiedere aiuto al fondo salva Stati, nonché le scelte pratiche della Grecia, di nuovo di fronte all’ennesimo piano di austerity. In più, negli ultimi giorni, è emersa anche la situazione della Germania che inizia a subire il rallentamento produttivo dell’UE.

Gli analisti sono quasi tutti concordi sul fatto che la BCE, pur riconoscendo il momento di difficoltà, non sia disposta a tagliare di altri 25 punti base il tasso di riferimento. Ma cosa potrebbe succedere al cambio EUR/USD?

Se la BCE decidesse di lasciare i tassi invariati e la decisione fosse accompagnata da una visione del mercato europeo molto positiva da parte di Draghi, l’euro potrebbe aumentare il suo valore e subissare il dollaro, confermando il cosiddetto effetto Obama sulla moneta americana.

Se la BCE lasciasse i tassi invariati ma il discorso di Draghi fosse negativo, potremmo assistere ad un indebolimento dell’euro rispetto al dollaro.

Si andrebbe invece verso un sell-off massimo sul cambio EUR/USD nel caso si comunicazione di un taglio dei tassi.

 

Bilancio Stati: è scontro Merkel – Cameron

 
Angela Merkel ha delle richieste precise per il Parlamento Europeo e riguardano il rafforzamento dei poteri dell’UE:
“Bisogna Immaginare di andare oltre quanto stabilito per le politiche di bilancio per prevedere diritti di intervento a livello europeo sui bilanci nazionali qualora non vengano rispettati gli obiettivi concordati”.
La cancelliera tedesca insiste su alcuni punti importanti, quali ad esempio un miglior coordinamento delle politiche economiche, le quali devono essere migliorate per accrescere il livello di competitività. Come? La Merkel ha un’idea:
“Procedure per concordare in modo differenziato impegni di riforma tra gli stati e la commissione europea. Di certo, però, non ci sarà un’Europa a due velocità, l’Ue è un aggregato solido e resistente”.
Ecco dunque la ricetta per migliorare le istituzioni dell’Eurozona:
 “Devono essere rafforzate per correggere le faglie evidenziatesi nell’unione monetaria”.

I terreni sui quali puntare sono:

– la creazione di nuove regole ad hoc per i mercati finanziari con una vigilanza bancaria unificata e più efficace;

– la creazione di piani di bilancio concordati tra gli stati;

– la costruzione di una politica economica comune perch.

Sostiene la Merkel:

“Oggi manca coordinamento sufficiente e vincolante, non c’è possibilità di orientare le politiche nazionali sulla competitività”;

Immediata la risposta del premier ingelse Cameron che trova “ridicola” la proposta di creare dei piani di bilancio ed è pronto a manifestare il suo dissenso nei confronti dell’Ue.

 

BCE: taglio dei tassi?

 La Banca centrale europea annuncerà oggi se ci sarà un nuovo taglio dei tassi d’interesse. La conferenza stampa sulle politica monetaria da adottare nell’Eurozona, sarà trasmessa in streaming da molti siti a partire dalle ore 14.30.

L’appuntamento del giorno è dunque il Consiglio Direttivo della BCE presieduto da Mario Draghi in qualità di presidente e da Victor Constancio, il suo vice. Se la BCE decidesse per un nuovo taglio dei tassi d’interesse, cosa accadrebbe alla coppia EUR/USD?

La posizione degli analisti è controversa. Ci sono molti esperti del settore che sono convinti che il taglio dei tassi ci sarà con il passaggio da quota 0,75% a quota 0,50%. La scelta della BCE della riduzione degli stessi di 25 punti base, infatti, sarebbe vincolata ad una serie di informazioni sulla condizione finanziaria ed economica dell’UE: la Spagna potrebbe chiedere degli aiuti, l’inflazioneè calata ma c’è anche da valutare la situazione di crisi della Germania.

Tutto plausibile ma la maggioranza degli analisti ritiene che la BCE non taglierà i tassi lasciandoli invariati allo 0,75%. Il tasso di riferimento sarà invariato, fisso allo 0,75%, almeno fino alla fine dell’anno. La BCE infatti, deve capire meglio come si evolverà la condizione della Spagna, se Madrid chiederà aiuto o meno e a quali condizioni, e soprattutto la condizione della Grecia.

Contrazione del reddito delle famiglie italiane

 A mettere in evidenza la situazione critica delle famiglie italiane è uno studio condotto dal Centro Europa Ricerche (Cer) in convenzione con l’Ires Cgil, nel quale è stato analizzato l’andamento del reddito disponibile per le famiglie nel periodo compreso tra il 2008 e il 2014.

Il 2008 è l’anno incriminato, quello in cui è iniziata la contrazione economia che, secondo lo studio, in questo 2012 raggiungerà il suo tetto massimo: gli analisti hanno stimato un -4,3%, quasi il doppio del dato riferito al 2009, anno che, fino ad ora, è stato considerato come quello più difficile di tutti.

Secondo Danilo Barbi, segretario confederale della CGIL, non si può più parlare di semplice recessione, ma, dati alla mano, il termine adatto a questa situazione è depressione economica, con scenari che possono essere paragonati a quelli del dopoguerra.

La contrazione del reddito ammonta a quasi 90 miliardi di euro. E le decisioni che l’esecutivo sta prendendo non potranno che portare ad un peggioramento ulteriore delle stime.

I dati dello studio descrivono la violenta emergenza dei redditi che incide radicalmente sulla crescita e sull’occupazione. Il tutto infatti si registra in un Paese come il nostro in cui l’80% del Pil e’ fatto dalla domanda interna. Le dichiarazioni del ministro Fornero sono sciagurate quanto incredibili, vista la drammatica situazione dei salari.

Questo il commento di Bardi in merito alla proposta di rinuncia all’indicizzazione degli aumenti salariali all’inflazione in via automatica.

Abbinamento: base dell’investimento

 L’investimento nel settore delle opzioni binarie è governato dall’abbinamento di coppie di variabili, in alcuni casi teoriche, in altri valoriali, per lo più strategiche.

Basta pensare che un trading di successo dipende soprattutto dalla capacità d’analisi del mercato e dall’abilità strategica nell’investimento. Un presupposto che induce i privati e i broker a proporsi sul mercato con una vasta conoscenza degli stock su cui intervenire e la conoscenza degli strumenti a disposizione.

Le strategie analizzate in precedente – la commerciale doppia e la bungee – hanno come obiettivo quello di accelerare la monetizzazione degli investimenti con acquisti diversificati, con un’operatività concreta e veloce: il trende è confermato si raddoppia l’investimento; oppure il trend è confermato, si modifica il senso dell’opzione binaria già acquistata.

La strategia dell’abbinamento è un po’ più concettuale da questo punto di vista e si basa tutta sull’attività preliminare di conoscenza e approfondimento degli stock. In particolare si fa riferimento ad una caratteristica delle opzioni binarie che partono dal confronto di due stock.

L’esempio nel mercato valutario è più facile: il trader intuisce che per una serie di concatenazioni il dollaro prenderà presto il sopravvento sull’euro. La prima cosa che fa è acquistare più opzioni put sul dollaro (strategia commerciale doppia), oppure portare in the monety le opzioni at the money sul dollaro (strategia bungee). La terza possibilità è diversificare l’acquisto con le opzioni binarie down sull’euro (strategia dell’abbinamento).

 

 

Strategie utili: Bungee con le opzioni binarie

 Il nome corretto di questa strategia usata da chi investe nelle opzioni binarie è “strategia Bungee Option Trading” e comporta come al solito l’abbinamento di due comportamenti d’investimento.

Un’intuizione abbastanza semplice è stata formalizzata nella “strategia commerciale doppia” che abbiamo illustrato e che riassumiamo brevemente: se s’intuisce che il trend individuato sarà confermato in un certo periodo, si deve almeno raddoppiare la quantità di opzioni binarie vincenti in proprio possesso.

L’obiettivo di chi investe in opzioni binarie, come in generale quello di chi investe in borsa, è massimizzare i profitti e ridurre al minimo le perdite di capitale. Una strategia studiata a tavolino può essere molto d’aiuto.

La teoria del Bungee è quella della combinazione di due tipologie d’investimento e la trasformazione di alcune opzioni binarie semplici in opzioni binarie vincenti. Cerchiamo di essere più pratici.

Una volta acquitate delle opzioni binarie At the money, vanno inserite nella corrente In the money pre reidurre le perdite. Questo tipo di strategia però, si attua soltanto nel caso in cui il prezzo di uno stock sia fermo tra i valori di riferimento delle due opzioni binarie citate.

Combinando l’acquisto di opzioni call e put sullo stesso stock in una doppia posizione, non si resta mai delusi.

Economia tedesca: gli effetti della crisi

 I dati dell’economia tedesca parlano chiaro: la crisi potrebbe arrivare anche in Germania, anzi, stando alle ultime analisi sui dati economici di settembre, la crisi ha già iniziato a farsi sentire, come già preannunciato da Mario Draghi.

Un duro colpo per la cancelliera Angela Merkel, che fino ad ora si è sentita al riparo dagli effetti devastanti che la crisi ha avuto sull’Europa. Ma in un sistema unificato, con una moneta unica, e con un’economia aperta come quella che si ha in Germania, il contraccolpo doveva prima o poi arrivare.

Ed è stato il mese di settembre a mettere in evidenza questa situazione: la produzione dell’industria è scesa dell’1,8% e le esportazioni hanno subito una contrazione del 2,5% rispetto al mese precedente. Sono proprio le esportazioni il punto fermo dell’economia tedesca, e neanche gli analisti si aspettavano questi dati – le previsioni si erano attestate su 1,5% – che rappresentano la contrazione più forte  dal dicembre dello scorso anno.

In calo anche le importazioni, anche se in maniera minore -1,6% rispetto a settembre. Anche in questo caso però si tratta si dati che vanno ben oltre quelli preventivati (0,1%).

A conti fatti, il 2012 si potrebbe concludere per la Germania con un aumento del PIL di solo 0,8 percentuali, una percentuale nettamente inferiore rispetto a quella del 2011.