Pensioni, la proposta di Cesare Damiano

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 La proposta per l’uscita dal lavoro anticipata fatta dal ministro del lavoro Giovannini prevede un triplice contributo dello Stato, del lavoratore e dell’azienda per cui lavora. Il lavoratore potrebbe scegliere di ritirarsi dal lavoro in anticipo, con un assegno pari ad una percentuale dello stipendio che verrebbe erogato in parte dall’Inps e in parte dall’azienda per cui lavora.
Raggiunti i requisiti, inizierebbe a ricevere la pensione, con assegno decurtato della percentuale da restituire sulle somme incassate in precedenza.  Per la pensione anticipata, c’è anche il dibattito sull’opzione contributivo per le donne, una possibilità introdotta dalla riforma delle pensioni Maroni nel 2004, che darebbe la possibilità alle lavoratrici di ritirarsi con 57 anni di età e 35 di contributi se dipendenti, 58 anni di età e 35 di contributi se autonome.

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L’Inps vorrebbe posticipare questa possibilità, spostando i requisiti di età visto l’aumento delle aspettative di vita, e anticipare il termine originariamente fissato al 2015, utilizzando il sistema delle finestre mobili. La Commissione Lavoro del Senato ha chiesto di riattivare, per l’opzione contributivo, il termine originario di fine 2015 e di considerare entro tale termine il raggiungimento dei requisiti, non l’effettivo pensionamento.

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E Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro, rilancia “Continuo a sostenere la flessibilità in uscita anche se costa. Con la drastica, anzi draconiana riforma Fornero, tra il 2020 e il 2060 dalle pensioni verranno drenate risorse superiori ai 300 miliardi di euro. Una cifra imponente di trasferimento da stato sociale a debito. E io penso che possa essere restituita ai pensionati in termini di flessibilità: se di quei 300 miliardi gliene portiamo via uno, non cambia niente. In questo modo faremmo anche giustizia sociale”.

 

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