Provincie italiane, cosa cambia con la riforma

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 È stato approvato il ddl sull’abolizione delle Province italiane. Le città metropolitane diventeranno realtà dal primo gennaio 2015.Saranno oltre a Roma Capitale che per il suo status ha una disciplina speciale,10 città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria che sostituiranno, dal primo gennaio 2015 le Province omonime e ne eserciteranno le funzioni nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica e degli obiettivi del patto di stabilità interno.

Le città metropolitane avranno funzioni legate a: pianificazione territoriale generale, mobilità e viabilità, promozione e coordinamento dello sviluppo economico e sociale e dei sistemi di informatizzazione e digitalizzazione.

Il sindaco metropolitano sarà di diritto il sindaco della città capoluogo. Gli altri organi della città metropolitana sono il consiglio metropolitano e la conferenza metropolitana.

Organi delle Province saranno il presidente, il consiglio provinciale e l’assemblea dei sindaci, ma tutti questi incarichi sono esercitati a titolo gratuito. Il presidente della Provincia sarà eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Provincia, mentre il Consiglio provinciale, composto da un numero di membri differente a seconda del numero degli abitanti, sarà eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali dei comuni della Provincia.

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I piccoli Comuni si uniranno in Unioni dei Comuni semplificando i percorsi burocratici.

L’abolizione delle Province, che non prevede in realtà del tutto la loro abolizione, con il conseguente arrivo delle città metropolitane, dovrebbe comportare risparmi. Secondo i dati dell’Upi, il costo per il funzionamento delle 107 amministrazioni, l’unico su cui si potrà tagliare, è di 78 milioni di euro.

 

 

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