Statali, la soluzione alla Corte Costituzionale

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 Dopo la fiducia dal Senato, la Legge di Stabilità, arriverà alla Camera per il secondo voto, e il percorso sarà piuttosto contorto, poichè le ultime novità definiscono il blocco della contrattazione collettiva per il pubblico impiego incostituzionale.

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I giudici hanno demandato alla Corte costituzionale la ‘soluzione’ per il blocco dei contatti per i dipendenti pubblici, motivato come ‘sacrificio necessario a contenere la spesa pubblica in questa fase di acuta crisi economica’.

La Corte dovrà pronunciarsi più che sulla Legge di Stabilità, sulle misure stabilite per la contrattazione collettiva. Al vaglio della Corte i due decreti, il 78/2010 e il 98/2011, emanati dai governi Berlusconi e Monti, che hanno posto le basi per il blocco confermato anche per il 2014.

Conferma che sarà solo ufficializzata se la Consulta non accoglierà le obiezioni poste dai giudici romani, che il 27 novembre, a seguito del ricorso presentato dalla Federazione lavoratori pubblici e funzioni pubbliche insieme alla Federazione italiana lavoratori pubblici, hanno individuato linee di incostituzionalità.

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I giudici che hanno passato gli atti, hanno ravvisato, negli ultimi quattro anni, ‘un’anomala interruzione delle leggi che regolano i rapporti di contrattazione collettiva tra lavoratori e datore di lavoro, che in questo caso altri non sarebbe che lo Stato.

Oltre a ciò, i decreti di stop alla contrattazione collettiva avrebbero favorito trasgressioni sul principio di proporzionalità e di sufficienza della retribuzione, senza considerare, poi, il principio di uguaglianza, che richiederebbe trattamento identico per le varie categorie di fronte alla legge, mentre questi atti avrebbero conclamato l’intenzione del governo di gravare sulle spalle di pochi, tra cui i soliti, bistrattati dipendenti pubblici’.

 

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