In crescita il numero degli immigrati asiatici presenti in Italia

 Sono sempre più numerosi gli immigrati asiatici presenti in Italia. Lo rileva una recente indagine che ha tra le altre cose fatto luce sulle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati che si sono trasferiti nel nostro paese. Negli ultimi anni, infatti, in particolare negli ultimi cinque anni, a quanto pare sono aumentati del 52 per cento soprattutto gli stranieri che provengono dall’Asia, da paesi quali la Cina, il Pakistan, il Bangladesh, l’India e le Filippine. 

Per la Banca mondiale l’Asia crescerà a un ritmo più lento

 La Banca mondiale ha affermato che lo sviluppo delle economie dell’Asia orientale sarà più lento del previsto quest’anno, con la moderata crescita della Cina e gli sconvolgimento politici in alcuni Paesi che pesano sulle prospettive della Thailandia.

Nell’aggiornamento economico sull’Asia orientale e del Pacifico pubblicato dalla Banca Mondiale si prevede che la Cina si espanderà del 7,6 per cento quest’anno, in calo dal 7,7 per cento previsto nel mese di ottobre, mentre la Thailandia crescerà del 3 per cento, 1,5 punti percentuali in meno rispetto a quanto previsto sei mesi fa. Lo sviluppo dell’Asia orientale è previsto a un ritmo di crescita del 7,1 per cento nel 2014, in calo dal 7,2 per cento di ottobre.

 

Mercati asiatici più stabili

 

L’espansione della regione sarà sostenuta da una ripresa nelle economie ad alto reddito. La Banca mondiale ha detto che le riforme strutturali sono fondamentali per ridurre le vulnerabilità e migliore la sostenibilità della crescita a lungo termine nella regione. La Cina ha già iniziato con una serie di riforme in materia di finanza, di accesso al mercato, di mobilità del lavoro e di politica fiscale per aumentare la crescita e per stimolare la domanda interna, come ha detto la Banca mondiale in un comunicato. Nel corso del tempo queste misure mettono l’economia su una base più stabile, più inclusiva e sostenibile. Alcune iniziative che il governo ha già annunciato, come la riforma fiscale e la riduzione degli ostacoli agli investimenti privati​​, possono stimolare la crescita anche nel breve termine.

Il capo economista dell’Asia orientale e del Pacifico della Banca Mondiale Bert Hofman ha affermato che i rischi sono quelli di una ripresa più lenta del previsto nelle economie avanzate, un aumento dei tassi d’interesse globali e una maggiore volatilità dei prezzi delle materie prime a causa delle recenti tensioni geopolitiche in Europa orientale.

In Cina, le riforme possono portare notevoli benefici ai partner commerciali che forniscono prodotti agricoli, beni di consumo e servizi, afferma la Banca Mondiale. Al contrario, un riequilibrio disordinato in Cina potrebbe danneggiare la crescita sia della regione sia globale, in particolare nei Paesi che dipendono dalle esportazioni di risorse naturali.

I mercati azionari asiatici si stabilizzano

 Le borse asiatiche si sono stabilizzate dopo la pressione che ha spinto alle vendite nei giorni scorsi, caratterizzati da perdite e investitori preoccupati. I dati sono migliori anche se rimane la cautela.

Le preoccupazioni degli investitori sono state originate dal rallentamento della crescita in Cina, la seconda economia più grande del mondo. I dati in Cina hanno mostrato una crescita bassa che le previsioni non immaginavano e c’è il rischio di contrazione economica.

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Il sentiment degli investitori è migliorato anche se rimane cauto. Il piano di salvataggio ha alzato la fiducia della Cina e ha aiutato i mercati a rimanere calmi, ma la propensione al rischio rimane relativamente bassa. I giorni scorsi sono stati peggiori perché la Cina per l’economia globale ha una influenza molto importante.

Gli investitori attendono l’esito di una due giorni di riunioni della Federal Reserve (Fed) dove sono attesi annunci sulla riduzione del programma di acquisto di bond con l’economia americana che continua a migliorare sia come tasso di disoccupazione sia come crescita.

I titoli australiani sono diminuiti bruscamente raggiungendo con cali globali. L’S&P/Asx 200 è sceso dello 0,7% a 5.205,40.
In Giappone il Nikkei 225 è salito dello 0,2% a 15.034,57 e il Kospi della Corea del Sud è salito dello 0,1% a 1.912,55.

A Hong Kong Hang il Seng è salito dello 0,1% a 21.952,13 e l’indice Shanghai Composite in Cina è salito anch’esso dello 0,1% a 2.035,63.

Nelle valute, il dollaro è scivolato a 102,57 yen giapponesi da 102,60.

Il greggio con consegna a marzo è salito di 7 centesimi a 95,79 dollari nel commercio elettronico sul New York Mercantile Exchange. Il contratto è sceso di 92 centesimi stabilizzandosi a 95,72 dollari.

Perché Huawei vuole la Nokia

 La compagnia finlandese di telefonia Nokia, per una serie di vicende societarie, è arrivata alla crisi ed ora sembra che l’unico modo per venirne fuori sia la vendita della società. In realtà, una volta sul mercato, la Nokia sarebbe da interpretare come un’opportunità piuttosto che come un’azienda in crisi.

L’hitech fa crescere l’Asia

In effetti il know how della Nokia è tale che se combinato in modo opportuno con altre aziende operanti nel comparto tecnologico, potrebbe arrivare alla sfida ad armi pari con altri colossi come Apple e Samsung. La vede proprio così il gruppo cinese Huawei che vorrebbe acquistare la società finlandese.

E questa non è soltanto un’indiscrezione visto che a parlare dell’argomento è il presidente della divisione business consumer di Huawei ai microfoni del Financial Times. Una fusione tecnologica, piuttosto che soltanto finanziaria e amministrativa, potrebbe portare la società cinese acquirente in posizione di leadership nel mercato degli smartphone.

Samsung promette di fare scintille

Sarebbe una notizia incredibile soprattutto se si considera che Apple sta per lanciare il nuovo iPhone e che Samsung sta cercando un accordo con Facebook per la fornitura di servizi ad hoc. La dichiarazione ufficiale, però, non lascia intravedere altro, nel senso che non ci sono ancora offerte economiche ufficiali già pronte sulle scrivanie della dirigenza finlandese.

 

Cosa sta succedendo in Asia?

 I mercati asiatici, a metà del pomeriggio, si sono svegliati malamente dal torpore dei rialzi delle ultime settimane per scoprire che i dati che arrivano dalla Cina non sono affatto positivi e che c’è molta tensione sui titoli di stato, nonostante le banche centrali continuino ad iniettare liquidità sui mercati.

La Cina zavorra la borsa giapponese

Ma cosa sta succedendo veramente? Scoprirlo è importante per diversificare gli investimenti. Prima di tutto bisogna fissare tre punti chiave: i rendimenti dei titoli di stato giapponesi sono in calo, l’economia cinese dà segnali di debolezza e lo yen è più forte del previsto. I mercati azionari giapponesi sono quindi stati travolti dal cosiddetto sell-off che ha determinato un effetto a catena su tutti gli altri mercati mondiali.

Squinzi pessimista sull’Italia

Le azioni giapponesi, in generale, hanno ceduto il 7 per cento e dopo Fukushima si tratta del crollo più consistente. Il Nikkey ha chiuso quindi la seduta di oggi con una flession del 7,3 per cento. Secondo un analista della società IG Markets, tale Stan Shamu, si sta procedendo verso la correzione del mercato e gli investitori hanno intenzione di fissare i loro guadagni. Fino a questo momento, gli stessi investitori che chiamiamo in causa, hanno iniettato nel mercato giapponese circa 60 miliardi di dollari da gennaio fino alla fine di aprile.

In crescita il mercato dei beni di lusso

 Notizie e previsioni del tutto positive per il mercato mondiale dei beni di lusso. Anche nel 2013, infatti, le vendite di gioielli, accessori, pelletteria e orologi continueranno a crescere e faranno così registrare il terzo anno consecutivo di crescita per l’ intero settore.

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Le Previsioni realizzate da Altagamma Consensus sull’ andamento del settore nel corso di quest’ anno, infatti,  parlano di un incremento del 4,5% e di una crescita del 10%, nonostante alcuni possibili rallentamenti dovuti al problema dei cambi valutari internazionali.

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E i prodotti che più degli altri costituiranno il traino di questo trend positivo saranno soprattutto gli accessori, la pelletteria e l’ hard luxuy. In flessione, invece, orologeria e cosmetici.

In merito poi alle singole aree di mercato, nel 2013 ci saranno dei probabili rallentamenti per l’ Europa, che subirà il calo dei flussi turistici dal Giappone, ma si dimostreranno sempre forti gli Stati Uniti.

Buoni risultati di crescita anche dal Sud America, che farà registrare un incremento del 12%, in cui i paesi trainanti saranno soprattutto il Brasile – grazie all’ organizzazione dei prossimi Mondiali di Calcio – e il Messico.

In Asia, invece, più che la Cina, è il Sud est asiatico a trainare la crescita, dove sarà possibile rilevare, nel corso di quest’ anno un aumento del 20% nel settore del lusso. In Medio Oriente, infine, in cuore del mercato rimarrà Dubai.

I mercati asiatici accelerano la ripresa

 Dopo la bancarotta della Lehman Brothers, l’Asia non era più riuscita ad ottenere tali performance. Adesso tutto fa pensare che il Giappone sia fuori dalla crisi visto che le performance del mercato di Tokyo sono andate oltre i livelli pre-crack.

 Fiducia per le banche centrali

I listini europei sono rimasti sulle corde ma lo spread tra Bund e BTp, a fine giornata, si era accorciato, fermandosi sui valori di 305 punti base. I dati sull’industria tedesca e quelli sul lavoro negli USA potrebbero modificare l’andamento delle quotazioni.

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Gli investitori, soprattutto quelli attenti alle evoluzioni asiatiche, sono rimasti piacevolmente sorpresi da quanto visto in questi giorni e adesso sperano che non intervengano elementi critici a distogliere il Giappone dal cammino verso l’uscita dalla crisi. Il problema, in tal senso, è rappresentato dalle parole di Draghi che ha posticipato la ripresa dal secondo semestre del 2013 al primo trimestre del 2014.

 La Cina e la crisi del debito in arrivo

Il Giappone, intanto, è uscito dalla recessione. Il PIL, nel 2012, è cresciuto del 2 per cento e sembra sia stato sostenuto dai lavori di ricostruzione seguiti allo tsunami. In realtà sono aumentati considerevolmente anche i consumi della popolazione. Lo yen, parallelamente alla ripresa economica, perde valore ed ha raggiunto i livelli minimi del 2009.

Da tenere d’occhio anche la Cina, sul versante asiatico, perché è vero che è rallentata l’economia ma sembra ci sia stato il boom delle esportazioni.

Consumi elettronica in ripresa grazie all’Asia

 L’Asia continua a crescere e a produrre ricchezza. Ed è in questi paesi che si concentreranno maggiormente le vendite di apparecchi elettronici, soprattutto di smartphone e tablet.

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Se nel 2011 la crescita di questo mercato ha visto una contrazione dell’1% del volume delle vendite, per quest’anno appena iniziato le prospettive sono molto diverse. A dirlo una ricerca effettuata dalle imprese del settore dell’elettronica riunite nell’associazione Cea e dall’ufficio di ricerca Gfk che è stata presentata a Las Vegas in occasione dell’apertura del salone internazionale del Ces, secondo la quale la spesa mondiale per gli apparecchi elettronici in grado di connettersi ad internet nel 2013 raggiungerà quota 1.100 miliardi, con una concentrazione importante nei mercati asiatici (44% della spesa mondiale).

Samsung batte Nokia

Questa differente distribuzione delle vendite di apparecchi elettronici – le vendite maggiori saranno per smartphone (+22%) e tablet (+25%) – è dovuta a due motivi principali. Da un lato l’allargamento della gamma di prodotti disponibili, soprattutto di prodotti a prezzi vantaggiosi, e, dall’altro, una diversa scelta negli acquisti: le famiglie, piuttosto che acquistare un televisore o una macchina fotografica, acquisteranno un table, ritenuto in grado di espletare entrambe le funzioni.