Bankitalia: riformare il catasto e versare il gettito Imu ai comuni

 Questa mattina in audizione al senato c’erano i rappresentanti della Banca d’Italia che hanno chiarito alcuni punti su quanto c’è da fare per avere una giusta tassazione sugli immobili.

► Acconto IMU in scadenza tra 5 giorni

In effetti l’Imu è stata un problema fin dalla sua entrata in vigore soprattutto perché la distribuzione della tassazione si basa sui dati degli immobili così come sono iscritti al catasto.

Ciò vuol dire che la tassa viene applicata in base a dati che risalgono al 1990 – anno dell’ultima riforma del catasto – che non tengono conto di come è evoluto il mercato immobiliare i questi ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda l’aumento generalizzato dei prezzi delle case e la differenza che si è venuta a creare tra i prezzi delle case ubicate nei centri città e quelle che, invece, si trovano nelle periferie.

Senza una riforma del catasto che tenga conto di questa evoluzione, dice la Banca d’Italia, è impossibile un ripensamento dell’Imu che garantisca una giusta distribuzione della tassazione.

► I motivi della riforma del catasto

In secondo luogo la Banca d’Italia ha espresso la necessità che il gettito derivante dall’Imu vada interamente alle amministrazioni comunali e non, come accade adesso, una parte ai comuni e una allo stato. Punto, questo, sul quale i comuni e l’Ance si sono dichiarati pronti ad aprire un tavolo di confronto con il governo.

Per Bankitalia diminuiscono i flussi di credito

 Dopo gli ultimi dati recentemente diffusi da Standard & Poors in merito alla stretta creditizia delle banche italiane, arrivano anche le stime della Banca d’ Italia a confermare la gravità della situazione dei flussi di credito nel nostro Paese.

Visco e l’arretratezza dell’Italia

Siamo un Paese indietro nel tempo. Abbiamo un ritardo di venticimque anni e un cuneo fiscale che blocca il livello occupazionale. La stretta creditizia è sempre più invasiva.

Per cambiare marcia occorre rivedere le condizioni dei prestiti e rivedere quelli che sono gli effetti negativi sull’economia.

A pensarla così è Ignazio Visco, governatore di Bankitalia. Il nostro paese non è stato in grado di replicare agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici e demografici degli ultimi 25 anni. Per Ignazio Visco, secondo cui “l’aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica» e che necessita di un contributo decisivo della politica, della società e di tutte le forze produttive”, siamo indietro dunque di un quarto di secolo sui tempi rispetto al resto d’Europa.

I problemi, dunque, sono molti. A cominciare dal cuneo fiscale, che grava sul lavoro frenando l’occupazione e l’attività aziendali. Sono necessarie alcune riduzioni di imposte. Secondo Visco “non possono che essere selettive, privilegiando il lavoro e la produzione”. Parole che arrivano da Visco durante le Considerazioni finali all’Assemblea Ordinaria dei partecipanti a palazzo Koch. Assolutamente da combattere è poi l’evasione , anche nella dimensione sovranazionale. “L’evasione – come ha detto più volte il Governatore – distorce l’allocazione dei fattori produttivi, causa concorrenza sleale, è di ostacolo alla crescita della dimensione delle imprese”.

Salvatore Rossi è il nuovo direttore generale di Bankitalia

 La Banca D’Italia ha un nuovo direttore generale, dopo che Fabrizio Saccomanni ha dovuto lasciare l’incarico per essere stato nominato dal neo- premier Enrico Letta alla direzione del Dicastero dell’Economia e delle Finanze.

► Meno tasse e più crescita per Saccomanni

La nomina di Salvatore Rossi è stata proposta da Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, e approvata questa mattina dal Consiglio Superiore dell’Istituto.

Nato a Bari nel 1949, si laurea in Matematica presso l’Università di Bari nel 1975. Fin dall’inizio la sua carriera è stata a vocazione internazionale e già durante gli studi ha compiuto soggiorni di studio su temi economici presso il Fondo Monetario Internazionale e il Massachusetts Institute of Technology di Cambridge (Ma).

Il suo primo incarico alla Banca D’Italia gli viene dato nel 1976, nella sede di Milano presso gli uffici di Vigilanza bancaria. Segue l’incarico al Servizio Studi nel 1979, Servizio del quale diventerà responsabile nel 2000.

La sua carriera prosegue all’interno di Bankitalia, con la carica di Direttore Centrale per la Ricerca economica e le relazioni internazionali (chief economist) che ricopre dal 2007 al 2011, anno in cui diventa Segretario Generale e Consigliere del Direttorio per i problemi della politica economica. L’anno successivo lo vede membro del Direttorio e Vice Direttore Generale della Banca d’Italia.

► Impossibile cancellare l’Imu, lo dice Bankitalia

Salvatore Rossi, oltre all’impegno presso Bankitalia, è anche membro del comitato strategico del Fondo strategico italiano (Fsi), del consiglio di amministrazione della Fondazione del centro internazionale di studi monetari e bancari (Icmb) di Ginevra, del consiglio di presidenza della Società italiana degli economisti (Sie), del consiglio direttivo dell’Einaudi institute for economics and finance (Eief), dell’Istituto affari internazionali (Iai), del consiglio di amministrazione dell’istituto Adriano Olivetti (Istao), del comitato scientifico della rivista L’industria e dello Eurosystem it steering committee.

 

Bankitalia prevede ancora rischi in Ue e in Italia

 La Banca d’ Italia ha recentemente pubblicato il proprio Rapporto sulla stabilità finanziaria in cui fa luce sul quadro economico e finanziario del Paese Italia nel contesto dell’ Unione Europea in cui è inserita e sui possibili rischi a cui sia la prima, sia la seconda possono andare incontro nell’ immediato futuro.

Impossibile cancellare l’Imu, lo dice Bankitalia

L’ Istituto sostiene dunque che sebbene le conseguenze più estreme si siano allontanate, l’ Eurozona e l’ Italia non sono ancora del tutto fuori  da possibili rischi per la stabilità finanziaria, e tra questi il più grave è quello rappresentato dalla possibilità che la recessione si protragga nel tempo e che i tempi della ripresa si allunghino.

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Sulle imprese, ad esempio, grava ancora il problema del credito, in cui domanda e offerta si influenzano negativamente a vicenda.

Per quanto riguarda invece le famiglie, queste ultime hanno visto progressivamente ridursi la propria ricchezza, dal momento che sono diminuiti i prezzi delle case e sono stati ceduti alcuni strumenti finanziari.

Sul fronte del debito pubblico, invece, la tensione si va piano piano allentando, anche attraverso il graduale ritorno degli investimenti stranieri.

In questo quadro, tuttavia, per Bankitalia, il problema dei pagamenti della P.A. resta di fondamentale importanza e di soluzione primaria secondo i dettami suggeriti dall’ Unione Europea.

Nuove manovre nel 2015

 Ci saranno nuove manovre economiche anche nel corso del 2015. Anzi, ad essere veramente precisi, le future manovre che attendono gli italiani saranno di durata biennale, dal 2015 al 2017. Lo ha confermato il Ministro dell’Economia Vittorio Grilli nel corso della giornata dell’altro ieri, davanti alle Commissioni di Camera e Senato, durante l’audizione per il Def, il Documento economico e finanziario che riassume tutti i provvedimenti che sono in via di attuazione o saranno attuati in futuro.

Il FMI taglia le stime del Pil italiano, ma il paese non ha bisogno di nuove manovre

Più nello specifico, per raggiungere il pareggio di bilancio richiesto da Bruxelles e dall’Europa nei prossimi anni, le misure previste saranno dello 0,6% in termini cumulati: non si tratterà dunque di un vero intervento strutturale ma di un necessario aggiustamento dei conti, in mancanza del quale i cittadini italiani potrebbero perdere le normali prestazioni sociali a cui sono abituati.

> Grilli smentisce la possibilità di una nuova manovra

Un intervento di ordinaria manutenzione, dunque, secondo il Ministro Grilli, che forse potrebbe pure diventare superfluo sotto la luce di una nuova credibilità assunta dall’Italia a livello internazionale e di riforme economiche credibili. Le riforme, infatti, sono lo strumento per riattivare la crescita nel Paese.

Impossibile cancellare l’Imu, lo dice Bankitalia

 L’Imu, la tanto odiata tassa sulla casa, ha rappresentato un importante fonte di incasso per le casse dello stato. Il suo gettito è servito per portare l’Italia sulla strada del pareggio di bilancio, uno degli obiettivi che l’Europa ha posto come prioritari per il risanamento dell’Italia.
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Ora che però il governo che l’ha creata sta per finire il suo mandato, in molti hanno sperato che l’Imu potesse essere cancellata e questa possibilità è stata molto sfruttata ai tempi della campagna elettorale.

Ma adesso è arrivata la gelata di Bankitalia, che ha parlato per voce del direttore centrale per la ricerca economica e le relazioni internazionali Daniele Franco, il quale, durante l’audizione di fronte alle commissioni speciali congiunte di Camera e Senato: l’Imu può essere eliminata solo nel caso in cui fosse sostituita da un’imposta di pari valore, ossia un’imposta che porti allo stato lo stesso gettito della tassa sugli immobili.

Infatti, continua Franco, per poter sperare di raggiungere il pareggio di bilancio quel gettito è fondamentale e non è possibile sperare di arrivare all’obiettivo senza. Quindi, nulla di fatto, anche se lo stesso Franco parla della possibilità di una riforma del catasto per poter, almeno, eliminare le iniquità insite nella tassazione sugli immobili:

► Senza Imu niente pareggio dei conti

Il mantenimento del pareggio di bilancio strutturale nel triennio 2015-17 richiederà pertanto interventi correttivi a partire dal 2015 che il Def quantifica in circa 0,2 punti percentuali del Pil all’anno per tre anni.

Nessun calo della disoccupazione per i prossimi mesi

 Le stime occupazionali italiane mettono d’accordo Confindustria e la Banca d’Italia: le due istituzioni lanciano all’unisono un nuovo allarme per la disoccupazione che continuerà ad aumentare.
► Unità di crisi per risolvere l’emergenza cassa in deroga

Il report sulla congiuntura economica pubblicato oggi dall’associazione degli industriali mette in luce come nel paese stiano ancora calando gli ordinativi alle industrie, ormai ai minimi storici. Un fattore, questo, che pesa molto sulle industrie che vedono di fronte a lor un futuro nero nel quale, molto probabilmente, si dovrà ricorrere alla cassa integrazione o ai licenziamenti.

I dati di Confindustria ci rivelano un’Italia dove i disoccupati sono quasi tre milioni: anche se il numero dei senza lavoro è leggermente sceso a febbraio, questo calo non riesce a compensare il grande balzo (+3,8%) registrato all’inizio dell’anno.

Stessi dati anche per la Banca d’Italia che nel suo bollettino mensile evidenzia come le richieste di cassa integrazione siano aumentate del 12% nei primi 3 mesi dell’anno, con una distribuzione omogenea su tutto il paese. Un dato che conferma il trend negativo già registrato nell’ultimo trimestre del 2012 che, secondo gli esperti di Palazzo Koch, è dovuto alla contrazione del comparto edile, in misura maggiore, e del comparto industriale.

► Allarme della BCE sulla disoccupazione nell’Eurozona

Il piccolo aumento del settore del terziario, infatti, non è riuscito a compensare questa forte diminuzione degli occupati.

 

 

Debito pubblico ancora sopra i due miliardi

 La Banca D’Italia, nel supplemento del bollettino di finanza pubblica di questa mattina, fa sapere che per il mese di febbraio 2013 il debito pubblico italiano è sceso di 5,2 miliardi, arrivando a quota 2.017,6. Questo calo, spiegano da Bankitalia, è dovuto alla diminuzione di 18,5 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro a 49,6 miliardi, parzialmente controbilanciate dal fabbisogno del mese di 13,1 miliardi.
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Le entrate tributarie di febbraio sono state di 27 miliardi, in aumento del 2,3% (0,6 miliardi) rispetto al febbraio del 2012.

L’Italia, a febbraio, ha contributo all’Efsf – European Financial Stability Facility – con un contributo pari a 0,7 miliardi a sostegno dei paesi in difficoltà della zona dell’euro, ai quali si aggiungono anche 43,7 miliardi totali che l’Italia ha versato, invece, per l’Esm – European Stability Mechanism.

► Arriva il via libera per gli aiuti a Cipro

Inoltre, dall’analisi dei conti pubblici emerge che tra gennaio e febbraio è aumentata la quantità di titoli di stato detenuti da soggetti esteri e dai risparmiatori italiani: i bond detenuti dagli esteri sono arrivati a quota 677 miliardi di euro contro i 666 del dicembre dello scorso e sul totale di 2020 miliardi di debito.

In conclusione le finanze le disponibilità della finanza pubblica sono diminuite di 18,5 miliardi.

Secondo Bankitalia l’instabilità politica minaccia la ripresa economica prevista per il 2013

 Fabio Panetta, vice direttore generale della Banca d’Italia, è intervenuto questa mattina al Seminario dell’Associazione per lo sviluppo degli studi di Banca e Borsa in corso a Perugia, esponendo le difficoltà alle quali sta andando incontro il paese per uscire dalla crisi economica.

► Le imprese italiane non hanno fiducia nel futuro

Secondo Panetta, dall’inizio della crisi, il Pil del paese è sceso di 7 punti e sono stati persi, nel complesso, 600.000 posti di lavoro. Tanti anni di crisi durante i quali l’Italia si è trovata a dover gestire, oltre al difficile momento economico globale, anche il riacutizzarsi di questioni di debolezze strutturali tipiche del nostro paese, che, in un momento come questo, si sono manifestate in tutta la loro drammaticità.

Nell’arco di un quinquennio l’Italia ha dovuto far fronte alla crisi finanziaria, all’instabilità del mercato del debito sovrano e a due profonde recessioni.

Ma non è solo questo a preoccupare il vice direttore di Bankitalia, perché al momento la ripresa del paese, che dovrebbe iniziare già a partire dalla seconda metà dell’anno per poi prendere avvio con il nuovo anno, è minacciata dal clima di profonda instabilità politica:

► Consumi italiani ai livelli del 2004

Nelle ultime settimane sono riaffiorate incertezze circa l’evoluzione dell’economia italiana. La ripresa, pur moderata, prevista per la parte finale dell’anno, è minacciata dalla imprevedibilità del quadro politico interno e dal riemergere di turbolenze finanziarie nell’area dell’euro, che potrebbero incidere sulla fiducia degli operatori e sull’attività di investimento.