Evasione fiscale nodo caldo del summit europeo

 Il caso Apple – la presunta evasione fiscale per centinaia di migliaia di dollari possibile grazie alle controllate irlandesi – ha spinto i partecipanti al summit europeo di oggi ad accelerare per cercare una soluzione univoca, chiara ed efficace all’evasione fiscale, sia all’interno dei 27 che fanno parte dell’Unione sia con i paesi terzi.

► Niente più segreto bancario per i conti svizzeri

Il nodo della questione è, naturalmente, la libera circolazione delle informazioni fiscali e bancarie che l’Unione vorrebbe vedere realizzata al massimo entro la fine del 2013.

Lo steso dovrà accadere anche con i paesi extra UE, ma in questo caso i tempi si allungano perché sarà necessario capire i tempi di discussione degli accordi internazionali. Alla fine del vertice dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea il premier lussemburghese Jean-Claude Juncker si è così espresso:

Ci sarà lo scambio automatico delle informazioni “qualunque cosa succeda a partire dal primo gennaio 2015” ma solo sugli “interessi di risparmio”, mentre l’ estensione sugli altri tipi di redditi “dipenderà dai negoziati con la Svizzera”.

L’annuncio di Juncker si accoda a quanto detto dall’Ecofin che ha esortato l’Europa ad accelerare per gli accordi internazionali con i paesi terzi – Svizzera, Andorra, San Marino, Monaco e Liechtenstein.

► Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

Anche la Merkel è della stessa opinione e punta a far pagare di più le imprese nei territori nei quali hanno la sede.

Evasione fiscale per Amazon

All’orizzonte sembra esserci l’ennesimo scandalo di evasione fiscale legalizzata. Questa volta, a stimolare lo sdegno di tutta la Gran Bretagna, sembra esserci Amazon.

L’azienda finisce nell’occhio del ciclone a seguito di un’inchiesta condotta dal quotidiano Guardian di Londra.

Amazon, libreria online più grande al mondo nonché negozio online più grande del pianeta sul cui sito si vende di tutto, ha pagato soltanto 2 milioni e 400 mila sterline di tasse su 4 miliardi e 200 milioni di sterline di fatturato nel 2012 nel Regno Unito, un’aliquota dello 0,5 per cento.

In sostanza, è come se Amazon non avesse pagato nulla rispetto a ciò che viene pagato dalle persone fisiche, tassate a un’aliquota del 45 per cento da 150 mila sterline di reddito annuo in su.

Ma non è tutto. Il pagamento dei suddetti 2 milioni e 400 mila sterline di tasse è di gran lunga inferiore ai quasi 2 milioni e 500 mila sterline di finanziamenti che Amazon ha ottenuto nello stesso anno dal Governo britannico.

Nello specifico, in altre parole, nel 2012 l’azienda americana ha preso dal contribuente britannico 75 mila sterline in più di quelle che ha dato in imposte allo stato, per non parlare dei suoi giganteschi profitti ed entrate.

L’azienda, dunque, è nel mirino degli inquirenti e della stampa, in attesa di ulteriori sviluppi.

 

Il super controllore del fisco della Commissione Europea

 La Commissione Europa si dota di un nuovo organo che ha lo scopo di monitorare sul fisco degli stati membri. Una ong composta da autorità nazionali, Parlamento Ue e altri esperti nominati dalla Commissione che vigileranno su quanto ogni stato fa per combattere l’evasione fiscale.

► Anagrafe dei conti correnti, la nuova arma del fisco

Il ruolo di questa organizzazione è quello di monitorare i progressi di ogni stato su quanto la Commissione Europea ha raccomandato in materia di fisco, secondo due direttive principali: da un lato l’individuazione dei paradisi fiscali e del loro inserimento nelle black list e, dall’altro, l’individuazione dei metodi più adatti per bloccare le imprese che evadono le tasse.

Secondo la Commissione, infatti, pur se molti stati stanno facendo dei passi avanti nella lotta all’evasione, è necessario che queste intenzioni si trasformino in atti concreti per non vanificare i risultati fin qui ottenuti.

► La Commissione Europea si dota di un super controllore delle frodi fiscali

La Commissione Europea ha inoltre esortato gli stati dell’Unione ad approvare il mandato per aggiornare l’accordo sullo scambio di informazioni con i cinque paradisi extra-Ue (Svizzera, Liechtenstein, Principato di Monaco, Andorra e San Marino) in discussione al prossimo incontro dell’Ecofin, appello diretto soprattutto nei confronti di Austria e Lussemburgo, unici due stati che si sono opposti alla ratifica del mandato.

 

La Commissione Europea si dota di un super controllore delle frodi fiscali

 Le frodi fiscali pesano sulla ripresa dell’economia: è a causa di chi non paga le tasse se la tassazione, come accade in Italia, è così alta. Recuperando quello che ogni anno viene evaso e quindi sottratto allo Stato e ai cittadini stessi, si potrebbe avere una minore tassazione e la possibilità di dare respiro alle imprese che potrebbero tornare ad investire e a creare occupazione.

Lo confermano i dati pubblicati da Rete Imprese che ha lanciato un vero e proprio allarme per quanto sta accadendo alle imprese italiane dato che, anche quest’anno, potrebbero esserci un nuovo record di imprese che dichiareranno fallimento.

► L’anagrafe dei conti correnti per combattere l’evasione

Colpa, in primo luogo, dell’eccessiva tassazione fiscale eccessiva, conseguenza di una evasione fiscale che ogni anno ruba 120 miliardi di euro all’economia.

A questo allarme ha fatto seguito la notizia che la Commissione Ue si è dotata di una ong che avrà lo scopo proprio di vigilare sull’evasione fiscale dei vari stati dell’Unione.

La piattaforma sarà composta da autorità nazionali, Parlamento Ue e altri esperti nominati dalla Commissione e controllerà sulle misure che gli stati metteranno in atto e se i risultati siano compatibili con le aspettative dell’Unione stessa.

► Sfuggire al fisco è sempre più difficile

45 i membri della ong anti frode dell’Unione, tra i quali ci saranno un delegato di alto livello di ogni autorità fiscale degli Stati e fino a 15 rappresentanti non governativi, scelti dalla Commissione Ue con una procedura aperta di candidature, che opereranno per tre anni.

Il primo appuntamento per il 10 giugno.

Un accordo antiriciclaggio tra Vaticano e Stati Uniti

 Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha oggi dato notizia della stipula di un accordo d’ intesa tra l’ Autorità di Informazione Finanziaria (Aif) della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano e il Financial CrimesEnforcement Network (FinCen) di Washington, al fine di contrastare il riciclaggio di denaro e il finanziamento di operazioni terroristiche.

> Il successo del fisco italiano in Vaticano

Da questo momento in avanti, quindi, tra i due istituti internazionali avverrà, sulla scia di una alta cooperazione, un regolare scambio di informazioni utili per contrastare i fenomeni sopra descritti.

In realtà l’ AIF, istituita nel 2010 da Benedetto XVI, rappresenta un organismo indipendente rispetto agli altri enti della Santa Sede, sui quali appunto esercita funzioni di controllo, e la sua competenza si estende anche alla supervisione dello IOR.

> Il nuovo presidente dello IOR

Proprio per questo motivo l’ accordo che l’ istituto della Santa Sede ha siglato con le istituzioni americane è analogo ad altri protocolli di intesa che sono in questo momento oggetto di trattative, ma che potrebbero venire a breve parimenti ratificati, sempre in vista di una più incisiva lotta al riciclaggio di denaro e al terrorismo internazionale, denaro  di cui quest’ ultimo si serve.

L’economia italiana sommersa è pari al 21% del PIL

 La Visa ha recentemente diffuso i dati di una ricerca che scandaglia il mondo delle economie “sommerse” dei Paesi europei e i dati dello studio sono poi serviti a stilare una lista delle nazioni a più alto tasso di “nero”. 

Il fisco italiano è uno dei più “pesanti” d’Europa

Ebbene, in questa non molto edificante classifica l’ Italia è riuscita a guadagnare addirittura il terzo gradino del podio, posizionandosi per poco alle spalle di Turchia e Grecia, che hanno conquistato, rispettivamente, il primo e il secondo posto.

> Il gettito delle entrate tributarie nel primo trimestre 2013

Secondo la Visa, infatti, il volume dell’ economia sommersa italiana ammonterebbe ad un totale di 333 miliardi di euro, che costituiscono in realtà il 21% del PIL del Paese. Tanto per fare un utile confronto, i volumi di Turchia e Grecia arrivano invece rispettivamente al 27 e al 24% del relativo PIL, mentre si fermano molto dietro in questa scala le economie di altre nazioni europee come Francia, Germania, Svezia e Norvegia.

La ricerca della Visa prevede inoltre che nei prossimi mesi del 2013 il volume dell’ economia sommersa dell’ intera Europa raggiungerà il totale di 2.100 miliardi di euro, corrispondenti al 18,5% dell’ intera economia del continente.

Le principali cause di questo fenomeno sono, nell’ ordine, a detta degli esperti, il cospicuo uso del contante, il lavoro nero e non – dichiarato.

Evasione da sei miliardi in Campania

 L’Agenzia delle Entrate ha recentemente individuato una maxi evasione fiscale ai danni della Regione Campania che ammonterebbe ad una cifra di circa 6 miliardi, evasa in totale nel giro di tre anni.

Per questo motivo, dunque, nella regione partenopea scatteranno presto, come subito annunciato dallo stesso direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera, controlli a tappeto per il recupero dei soldi. Soldi, che, tra le altre cose andranno ad incrementare quel totale mancante di 180 miliardi di euro che è stato richiesto dalla Comunità Europea.

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

Nel frattempo tuttavia, la ricchezza evasa dai tributi statali va probabilmente ad incrementare le casseforti segrete di migliaia di famiglie e imprese, che godono oggi di detrazioni ed esenzioni che, in base al vero reddito, in realtà non gli spetterebbero.

E così l’arma messa in campo dall’Agenzia delle Entrate per sanare questa incresciosa situazione sarà  il famigerato redditometro, che, attivo da marzo scorso, sarà utilizzato solo nei casi più eclatanti ma servirà per appurare l’effettiva consistenza dei requisiti patrimoniali per accedere alle agevolazioni fiscali.

> Befera chiarisce ancora sull’utilizzo del redditometro

Sulle modalità con cui risolvere una volta per tutte il problema dell’evasione fiscale in Campania interviene anche Moretta, direttore uscente dell’Agenzia delle Entrate, il quale ritiene necessaria una task force europea per individuare i capitali esportati all’estero.

Niente più segreto bancario per San Marino

 L’Italia e San Marino hanno stanno portando a conclusione il percorso verso la trasparenza bancaria, come dettato dalle più recenti disposizioni Ocse.

► Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

Con il via libera dato al decreto legge che ratifica la convenzione contro le doppie imposizioni e dei due protocolli (l’aggiuntivo del marzo 2012 e quello di modifica di giugno) i due paesi hanno rafforzato lo scambio di informazioni, superando anche l’ultimo ostacolo dell‘inviolabilità degli istituti di credito.

Il disegno di legge era da qualche tempo alla discussione ma i tempi si sono allungati soprattutto a causa di una certa resistenza che è arrivata dal piccolo stato: infatti il problema dell’accesso alle informazioni dei correntisti è più sentito per coloro che hanno depositi a San Marino, uno dei paesi che, anche se non iscritto nella lista nera dell’Ocse dei paesi considerati paradisi fiscali, ha comunque delle condizioni molto vantaggiose.

► Lussemburgo pronto a rinunciare al segreto bancario

Con la ratifica il problema è stato superato e ora i due paesi potranno accedere alle informazioni che ritengono importanti al fine di combattere l’evasione fiscale o il riciclaggio di denaro. Un altro passo importante che segue la caduta del segreto bancario per il Lussemburgo (verrà abolito a partire dal 2015) e che mette ulteriore pressione in questa direzione anche per paesi come l’Austria e la Svizzera.

► Fisco, Italia e Svizzera verso l’accordo

Patto anti-evasione di cinque paesi dell’UE

 Lotta all’evasione. E’ questo il motto di diversi paesi dell’Unione Europea che stanno cercando delle soluzioni per combattere questa piaghe che toglie risorse all’economia reale: da una parte c’è il Lussemburgo che si è detto pronto a rinunciare al segreto bancario, dall’altro l’iniziativa di cinque paesi dell’Unione – Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna – per la formulazione di un patto per mettere in comune i dati riguardanti le banche dati fiscali.

Il progetto è stato illustrato in una lettera che i ministri dell’economia dei cinque paesi hanno inviato alla Commissione Europea. L’obiettivo del progetto pilota è quello di combattere l’evasione fiscale grazie al rafforzamento dello scambio automatico delle informazioni.

Nella lettera si spiega che l’esempio da seguire è quello degli Stati Uniti, nello specifico del Facta, la legge, risalente al 2010, che permette al governo Usa di accedere alle informazioni su conti bancari, investimenti e redditi all’estero dei contribuenti americani.

L’Europa in questo è ancora indietro rispetto agli Stati Uniti. Da noi è possibile accedere a questa tipologia di informazioni solo su richiesta: quindi i tempi sono lunghi e non è possibile provvedere ad analisi incrociate dei dati atte a scoprire eventuali evasioni o frodi al fisco.

Come si legge nella lettera, i cinque paesi che stanno lavorando al progetto hanno anche intenzione di estenderlo a tutti gli altri membri dell’UE:

Invitiamo gli altri Stati ad unirsi e auspichiamo che la Ue possa diventare leader nel promuovere un sistema globale di scambio automatico di informazioni, rimuovendo i nascondigli per chi cerca di evadere.

La Commissione Europea non poteva che plaudere a questa iniziativa:

L’iniziativa è un chiaro segnale che lo scambio automatico d’informazioni, da lungo tempo lo standard Ue, è l’unica strada da percorrere.

Giornalisti d’inchiesta alla scoperta dei grandi evasori

 Saranno 38 testate mondiali a gettare una prima luce su quello che viene definito il grande buco nero dell’economia mondiale, grazie ai 260 gigabyte di dati pervenuti in forma anonima all’Icij, il Consorzio internazionale dei giornalisti d’inchiesta con sede a Washington. Per l’Italia sarà L’Espresso ad occuparsi di svelare i nomi degli evasori importanti.

► Il fisco si accorda con le imprese internazionali

Non si tratta, questa volta, di una piccola indagine, ma di una grande inchiesta che porterà, si spera, allo scoperto i grandi evasori mimetizzati nei paradisi fiscali che avrebbero sottratto al fisco dei 170 paesi di provenienza un patrimonio che è stato stimato tra i 21mila e i 32mila miliardi di dollari.

Oltre due milioni e mezzo di file, con dati – contratti, fax, copie di passaporti, e-mail, corrispondenza bancaria – relativi a 130mila titolari di conti correnti e investimenti e 12mila società offshore, raccolti in trent’anni lungo un arco temporale di 30 anni, che saranno analizzati da 86 giornalisti provenienti da tutto il mondo che pubblicheranno poi le relative inchieste.

► Scoperta una evasione internazionale di circa 60 milioni di Euro

Da domani saranno pubblicate le prime inchieste: Le Monde si occuperà di Jean-Marc Augier, uomo d’affari e tesoriere di Francois Hollande durante la campagna elettorale dell’anno scorso, L’Espresso, invece, svelerà alcune importanti notizie su Gaetano Terrin, commercialista dello studio Tremonti; Fabio Ghioni, hacker dello scandalo Telecom, e i commercialisti milanesi Oreste e Carlo Severgnini, che hanno incarichi professionali nei più importanti gruppi italiani. All’inchiesta parteciperanno anche il britannico Guardianla tedesca Sueddeutsche Zeitung, la Bbc, il Washington Post  e lo svizzero Sonntagszeitung.