Ad aprile le retribuzioni sono cresciute più dell’inflazione

 Secondo gli ultimi dati diffusi dall’ Istat, il mese di aprile ha fatto registrare almeno un dato positivo per l’ economia del nostro Paese. Per la prima volta dal mese di agosto 2010, nel mese di aprile le retribuzioni dei lavoratori italiani sono aumentate più dell’ inflazione.

> Per gli statali 3000 euro in meno in tre anni

Per gli stipendi si è infatti avuto un rialzo dell’ 1,4% su base annuale, mentre il rincaro dei prezzi ha subito, nello stesso periodo, una battuta d’ arresto che ha fatto  stazionare il valore dell’ inflazione sull’ 1,1%.

Le retribuzioni a marzo 2013

Per quanto riguarda, invece, la variazione congiunturale delle retribuzioni, rispetto al mese di marzo 2013, si è potuto registrare un rialzo dello 0,3%, che ha contribuito a realizzare quel rialzo dell’ 1,4% dei primi quattro mesi dell’ anno.

Andando ad analizzare la situazione più da vicino, gli incrementi tendenziali maggiori si sono avuti nel mercato privato, ed in particolare nel settore degli alimentari, delle bevande e del tabacco, con un +5,8%, seguiti poi da esercizi ed alberghi con un rialzo del 2,6%, e dagli stipendi del settore dei rifiuti (+2,9).

Sono rimasti ancora per il momento congelati gli stipendi dei dipendenti della Pubblica Amministrazione che non hanno subito alcuna rivalutazione in attesa dei rinnovi di contratto.

Crolla l’inflazione ad aprile 2013

 L’ istituto di statistica – Istat – ha elaborato i dati sul caro prezzi relativi al mese di aprile 2013 e ha corretto a ribasso le stime rilasciate in precedenza. Se infatti secondo le previsioni elaborate nei mesi passati l’ inflazione per il mese di aprile 2013 era stata fissata ad un livello dell’ 1,2%, alla luce dei risultati e delle analisi effettive l’ istituto si è visto costretto ad abbassare il tasso all’ 1,1%.

L’inflazione pesa su chi spende meno

Il dato più preoccupante, però, rivelano gli analisti dell’ istituto, è il fatto che un tale tasso di inflazione è il più basso che si è potuto registrare a partire dal 2009, quando il livello era sceso all’ 1,0%. Crolla dunque ancora una volta l’ inflazione, scendendo rispetto il precedente valore di marzo 2013 – 1,6% – probabilmente a causa della improvvisa frenata dei prezzi dei beni energetici, che rispetto al mese di marzo hanno perso il 2,1%.

> Per il Codacons i carrelli della spesa sono sempre più vuoti

Per quanto riguarda invece i beni di maggiore consumo che vanno a costituire il cosiddetto carrello della spesa, i prezzi stanno crescendo dell’ 1,5% su base annua anche se diminuiscono su base mensile dello 0,1%. Anche qui, purtroppo, un dato tendenziale così basso che l’ analogo risale al 2009.

L’inflazione pesa su chi spende meno

 L’ inflazione, cioè il caro – prezzi, sebbene sia poi espressa attraverso un unico valore nazionale, non è purtroppo uguale per tutti.  A dirlo sono gli analisti dell’ Istat, che in questi giorni ha pubblicato dei nuovi dati che dimostrano come il rincaro dei prezzi abbia pesato maggiormente sulle famiglie che spendono meno.

Crolla l’inflazione e i prezzi frenano in Italia

Esiste cioè, secondo l’ Istituto di Statistica, e può essere misurato attraverso una serie di indici che saranno d’ ora in avanti resi pubblici ogni 6 mesi, una sorta di “spread dell’ inflazione”, ovvero di differenziale tra i nuclei familiari italiani che spendono di più e quelli che spendono di meno.

Inflazione al minimo storico dal 2010

Le famiglie italiane sono infatti state divise in cinque gruppi in base al loro livello di spesa. E sulla base delle analisi fatte in relazione ai consumi per beni alimentari e beni energetici relativi agli ultimi sette anni, dal 2005 al 2012, risulta che l’ indice dei prezzi per i nuclei familiari a spesa più bassa è aumentato del 20,2%, mentre per quello a più alta spesa solo del 16,0%.

Ne consegue, dunque, che, per tempi più vicini ai nostri, nel primo trimestre del 2013, chi ha speso meno ha subito una inflazione del 2,5%, mentre chi ha speso di più solo dell’ 1,8%.

Crolla l’inflazione e i prezzi frenano in Italia

 Se la situazione dell’ Eurozona risulta particolarmente difficile in questo periodo a causa dell’alto tasso di disoccupazione e  della brusca frenata subita nell’ultimo mese dall’inflazione, gli effetti di questo stato di cose si ripercuotono anche in Italia.

> L’Eurozona tra disoccupazione e inflazione

Anche in Italia l’ Istat rileva, infatti, una brusca frenata dei prezzi – in realtà la settima consecutiva, dovuta all’ abbassamento del tasso di inflazione all’ 1,2%, che così raggiunge il livello più basso da febbraio 2010.

La causa di questo forte rallentamento dei prezzi, spiega l’ Istat, è probabilmente dovuto al generale calo che si è registrato per i beni energetici.

Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

Sia il prezzo della benzina che quello del gasolio, infatti, hanno visto negli ultimi mesi una diminuzione progressiva sia su base mensile che su base annua: la prima è scesa del 2% su base mensile e del 4% su base annua, mentre il secondo del 2,3% su base mensile e del 3,6% su base annua.

Di conseguenza, l’ Istat registra anche una brusca frenata nel livello dei prezzi. Non sono aumentati, ad esempio, neanche quelli acquistati con più frequenza dai consumatori, che vanno dal cibo ad altri beni di prima necessità, i quali rincarano per il momento solo di un timido  1,5% annuo.

L’Eurozona tra disoccupazione e inflazione

 L’ Istat ha recentemente pubblicato i dati relativi al tasso di disoccupazione presente oggi in Italia, che, rimasto invariato dallo scorso febbraio, si attesta attorno all’ 11,5% per il mese di marzo.

> I giovani disoccupati sono il 38,4%

Ma le cose, a dir la verità, non vanno meglio nell’ Eurozona. Per l’Unione Europea, infatti, la disoccupazione si attesta attorno al 12% per il mese di marzo, mese in cui, secondo i dati Eurostat, si sono potuti registrare 62 mila disoccupati in più rispetto al mese di febbraio 2013 e 1 milione 723 mila in più rispetto ad un anno fa.

Il quadro dell’ Eurozona, inoltre, viene ulteriormente aggravato da altri fattori negativi: tra questi spicca la brusca frenata subita dall’inflazione, che raggiunge un tasso superiore al previsto, seguita da una debolezza generale del mercato del lavoro.

Il potere d’acquisto crolla ai livelli del 1995

Per quanto riguarda l‘inflazione media dell’area euro, infatti, nel mese di aprile si è potuta registrare una decelerazione al più 1,2%, sintomo di un quadro economico in cui la dinamica dei prezzi al consumo risulta piuttosto debole.

L’insieme di questi fattori negativi che gravano sulle sorte dell’Europa potrebbe quindi indurre la Banca Centrale Europea ad operare – giovedì – quell’ atteso taglio dei tassi di interesse.

Crollano inflazione e spese

 Ogni mese l’Istat tiene sotto controllo i prezzi dei beni e dei servizi erogati nel nostro paese per capire se aumentano o se invece vanno sul piano inclinato, al fine di scovare qualche indizio utile anche per decifrare la situazione del paese. Per i prezzi, dice l’Istituto nazionale di statistica, siamo di fronte al settimo calo consecutivo dei prezzi.

Il modello giapponese di riferimento per la Grecia

Il tasso più basso mai raggiunto dal febbraio 2010. Il rallentamento più corposo dei prezzi si è avuto per i beni energetici. In sostanza ad aprile l’inflazione è crollata passando dall’1,6 per cento di marzo fino all’1,2 per cento di aprile. Il rallentamento che può essere considerato anche molto forte è dovuto soprattutto ai beni energetici ma c’è altro.

La crisi taglia le spese pasquali

Molti dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, hanno subito un calo. Stiamo parlando ad esempio dei carburanti e dei prodotti che finiscono nel carrello della spesa. Il prezzo della benzina per esempio, è diminuito del 2 per cento su base mensile e del 4 per cento su base annua e si tratta del calo maggiore registrato dal 2009 a questa parte. Il prezzo del gasolio è altrettanto in calo. La scivolata mensile è stata del 2,3 per cento e si sostanzia nel 3,6 per cento su base annua.

Inflazione al minimo storico dal 2010

 I dati Istat relativi a marzo 2013 mostrano come la crisi in Italia sia ancora nel vivo. Secondo le analisi fatte dall’Istituto Nazionale di Statistica, infatti, è la crisi la causa principale delle frenata della corsa dei prezzi e del rallentamento dell’inflazione.
► Consumi ancora in calo: iniziano a soffrire anche i discount

Nel dettaglio, a marzo 2013  la crescita dei prezzi al consumo è stata dell’ 1,7%, contro l’1,9% di febbraio. Con questo nuovo rallentamento, il dato registrato è il più basso dal novembre del 2010, siamo arrivati al sesto calo consecutivo, trainato dalla decelerazione del prezzo dei carburanti.

I prezzi dei prodotti di consumo del tipico carrello della spesa degli italiani sono anch’essi in frenata, anche se c’è da notare che il loro aumento su base annua, pari al 3%, è stato ben più alto del tasso di inflazione, che si è fermato al + 1,7%, comunque in rallentamento rispetto a febbraio 2013 (2,4%).

► Non si cresce se scende soltanto l’inflazione

A far calare i prezzi al consumo le dinamiche dei prezzi del carburante, una delle voci più importanti del paniere, che è salito dell’1,1% su base annua, ma ha fatto segnalare una diminuzione tendenziale pari allo 0,5%, contro il +1,3% registrato a febbraio. In riduzione anche  l‘indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali, che, crescendo dello 0,1% rispetto a gennaio e dello 0,3% su base annua, è il più basso che si sia mai registrato da gennaio del 2010.

Non si cresce se scende soltanto l’inflazione

 Fino a questo momento abbiamo fatto una panoramica della situazione finanziaria del paese, quasi idilliaca con Lottomatica che cresce e sta per cambiare nome, la Ducati in crescita nel 2012,  la notizia che cresce l’utile di Enel Green Power e Intesa Sanpaolo chiude il bilancio con buoni risultati.

Eppure se gli investitori hanno in parte lasciato il nostro paese, qualcosa che non va ci deve essere. Basta andare a spulciare le notizie che riguardano i salari degli italiani e l’inflazione. Si scopre infatti che se anche l’inflazione è in una fase calante, non corrisponde ad un aumento dei salari e quindi i miglioramenti delle condizioni dei cittadini che vivono l’economia reale, tutto sommato è ancora drammatica.

L’ultima relazione disponibile sull’argomento spiega che i salari nel 2012 sono cresciuti come lo avevano fatto nel 2000 ma questo non ha consentito di andare di pari passo con l’aumento dei prezzi dei beni e dei servizi. Ora i prezzi hanno rallentato la corsa, ma non abbastanza per produrre un miglioramento tangibile.

L’Istat, autore della ricerca, spiega che anche a febbraio 2013, i prezzi sono cresciuti dell’1,9 per cento su base annua. Si tratta di un incremento che è il minore dal dicembre 2010. Una frenata che però non fa il paio con l’aumento dei salari che crescono soltanto dello 0,1 per cento.

Rallenta l’inflazione, ma anche la crescita dei salari

 I dati rilasciato dall’Istat per il mese di febbraio che hanno confermato le stime precedentemente fatte: i prezzi sono cresciuti solo dell’1,9% per lo scorso mese, l’aumento più basso dalla fine del 2010, in rallentamento del 2,2% su base mensile.
► Inflazione al livello minimo dal 2011

A febbraio l’inflazione ha fatto registrare un aumento del 2,4% su base annua, più alto dell’inflazione tendenziale che si attesta all’1,9%, ma comunque più basso di quello registrato per il mese di gennaio 2013 (2,7%). Su base mensile, quindi, l’aumento dei prezzi è stato dello 0,4%.

A contribuire alla diminuzione dell’inflazione la frenata dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio) e il calo dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (-4,2% in termini sia congiunturali sia tendenziali). Aumentano, invece,  i prezzi relativi di spettacoli e cultura (+0,6%) e dei trasporti (+0,4%).

Lo stesso andamento, però, non si riscontra per quanto riguarda i salari, la cui crescita è in rallentamento costante dal 2000. Nel 2012 la media di crescita delle retribuzioni è stata dell’1,9%, mentre il costo del lavoro è salito dell’1,6%.  Questo indica che il divario tra andamento dei salari e dei prezzi continua ad ampliarsi: nel 2011 la distanza era dello 0,7%, mentre adesso la forbice è pari all’1,1%.

► 600 euro di stipendio perso ogni anno a causa delle tasse

Aumentano anche gli oneri sociali per Ula (unità di lavoro a tempo pieno equivalenti): rispetto al 2011 si registra un +0,9% per il totale, con un incremento dell’1,2% nell’industria e dell’1,0% nei servizi.

Inflazione al livello minimo dal 2011

 L’inflazione continua a crescere, ma ad una velocità minore rispetto a quanto fatto negli ultimi due anni. Si tratta di una notizia piuttosto positiva che, se messa in relazione anche con gli altri dati rilevati dall’Istat sui consumi, getta un po’ di luce su quello che appariva un futuro molto buio.

► L’Istat mostra il calo dell’industria nel 2012

Inflazione

A gennaio l’inflazione è aumentata dello 0,2% rispetto a dicembre 2012, confermando il trend di fine anno. Su base annua i dati riportano il 2,2% per dicembre 2012, a fronte di un 2,3% registrato nello stesso mese del 2011.

Dati che secondo l’Istat confermano un rallentamento dell’inflazione su base annua, frenata anche da un minore aumento del prezzo dei beni energetici (+5,4%, dal 9,3% di dicembre), anche se ancora pesa l’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+9,2% su base mensile, +13,1% su base annua).

Aumento dei prezzi

I prezzi continuano ad aumentare, ma anche questi ad un ritmo meno sostenuto. Per il mese di gennaio 2013 i prezzi dei prodotti acquistati più spesso dai consumatori sono aumentati  su base del 2,7% -tasso pur sempre superiore a dell’inflazione tendenziale (2,2%)- ma comunque in frenata rispetto a dicembre 2012 (3,1%).

I beni che hanno subito maggiori aumenti sono gli alimentari (+3,2%), mentre la benzina è aumentata solo del 3% a gennaio 2013, contro il +8% registrato a dicembre 2012.

Come riferito anche ieri le vendite al dettaglio non sono state aiutate neanche dai saldi di gennaio e hanno registrato una forte flessione (la più grande dal 1995) ma l’Istat assicura che i cittadini stanno recuperando fiducia: a gennaio l’indice aumenta a 86 da 84,7 del mese precedente.