In Italia arriva la Tobin Tax

 Ci siamo, alla fine la Tobin Tax verrà applicata anche in Italia. C’è chi esulta e chi, invece, piange, ma ormai il dado è tratto e da domani primo marzo saranno tassate molte delle società italiane quotate in Borsa.Al momento questa tassazione è applicata da Italia, Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Estonia e Slovacchia.

A cosa serve la Tobin Tax

L’inventore della Tobin Tax ha ricevuto anche un premio Nobel per questa sua idea, non tanto per la questione delle tasse ma per il fatto che i ricavi sarebbero dovuti essere impiegati per combattere la fame nel mondo. Forti dubbi che i ricavi che si otterranno in Italia andranno per questo nobile scopo.

Lo Stato prevede di raccogliere almeno un miliardo di euro entro la fine del 2013, ma gli analisti non sono d’accordo su questa stima. Sono infatti in molti coloro che credono che la Tobin Tax potrebbe rivelarsi un bel nulla di fatto per le casse dello Stato, in quanto quello che si guadagna da questa imposta sarà compensato da minori entrate derivanti dall’imposta sul capital gain.

A parte il dato prettamente economico, lo scopo ufficiale della Tobin Tax sarà quello di frenare le operazioni di High frequency trading.

Come funziona la Tobin Tax

La Tobin Tax sarà applicata a tutte le società italiane quotate in Borsa con una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro alla data del 30 novembre 2012.

Il costo sarà a carico dell’acquirente dei titoli, ovunque sia residente e a prescindere dal Paese di provenienza dell’ordine, con un‘aliquota pari allo 0,12% sul controvalore delle operazioni di giornata e solo per le operazioni che avranno un saldo positivo rispetto al giorno precedente.

La Tobin tax sui derivati

La tassazione sui derivati sarà effettiva a partire dal primo luglio 2013 con un’aliquota variabile in base al tipo di strumento derivato -acquistato o  venduto- e in base a diversi scaglioni sul valore.

Su quali operazioni non si applica la Tobin Tax

Oltre alle società quotate con capitalizzazioni inferiori ai 500 milioni di euro, la Tobin Tax non sarà applicata a fondi, Sicav, obbligazioni, Etf, Etc e valute (Forex) e sui trasferimenti di di proprietà per successione o donazione.

Elenco delle società sulle quali si applica la Tobin Tax
A2A
Acea
Amplifon
Ansaldo Sts
Atlantia
Autogrill
Autostrada Torino Milano
Azimut
Banca Carige
Banca Generali
Banca popolare dell’Emilia Romagna
Banca popolare di Milano
Banca popolare di Sondrio
Banco Popolare
Beni Stabili
Brembo
Brunello Cucinelli
Buzzi Unicem
Campari
Cattolica assicurazioni
Cir
Credem
Credito Bergamasco
Danieli & C risparmio
Danieli & C
De Longhi
Diasorin
Ei towers
Enel green power
Enel
Eni
Erg
Exor priv
Exor
Fiat industrial
Fiat
Finmeccanica
Fondiaria Sai
Gemina
Generali
Hera
Ima
Impregilo
Indesit
Interpump
Intesa San Paolo risparmio
Intesa San Paolo
Iren
Italcementi
Lottomatica
Luxottica
Mediaset
Mediobanca
Mediolanum
Milano assicurazioni
Mps
Parmalat
Piaggio
Pirelli
Prysmian
Rcs Mediagroup
Recordati
Saipem
Salvatore Ferragamo
Saras
Sias
Snam
Sorin
Telecom Italia risparmio
Telecom Italia
Tenaris
Terna
Tod’s
Ubi banca
Unicredit
Unipol

Proposta della Commissione Europea per la Tobin Tax

 La Commissione Europea ha presentato la sua proposta per la Tobin Tax, per la quale si stima un introito pari a 35 miliardi di euro.11 i paesi interessati –Italia, Francia, Germania, Belgio, Portogallo, Slovenia, Austria, Grecia, Spagna, Slovacchia ed Estonia– che saranno interessati dalla tassa sulle transazioni finanziarie attraverso l’attivazione della procedura di cooperazione rafforzata che ha l’obiettivo di porre un freno alla volatilità e ai giochi del mercato.

► Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

La prima novità proposta dalla Commissione è quella del principio del luogo di emissione che prevede che tutti gli strumenti finanziari emessi dai paesi interessati saranno tassati anche se poi gli scambi avvengono al di fuori dei loro confini. Questo tipo di tassazione è reso legittimo dal principio di residenza, che prevede il pagamento dell’imposta indipendentemente da dove l’operazione ha luogo.

Dopo il come, passiamo al quanto. Le aliquote minime proposte dalla Commissione Europea sono dello 0,1% per azioni e obbligazioni (compresi i titoli di Stato sul mercato secondario) e dello 0,01% per i derivati. Unica eccezione alla tassazione la BCE, Efsf e Esm e i titoli di stato emessi per il rifinanziamento del debito dei paesi.

► Imposte al debutto, consumatori preoccupati

Ora, il problema si trova proprio nella tassazione delle transazioni che vengono effettuate sul mercato secondario. L’Italia è contraria a questa imposizione, perché rischia di mettere ancora più in difficoltà il debito sovrano dei paesi in crisi, e il compito che spetta ai delegati del nostro paese sarà proprio quello di convincere gli altri 10 a sostenere la causa.

 

 

Tobin Tax a più ampio raggio

 Se dovessimo definire in questo momento la situazione dell’Europa, dovremmo dire che l’UE che la sta mettendo tutta per uscire dalla crisi. Per prima cosa è stato approvato il bilancio valido per il periodo 2014-2020 e per la prima volta è in calo rispetto al passato e poi è stata modificata la tassa sulle operazioni finanziarie.

 Raggiunto l’accordo UE con buone notizie per l’Italia

Del bilancio dell’UE abbiamo avuto modo di parlare nei giorni scorsi, prendiamo adesso in esame la Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie che è stata ampliata e sarà presentata in via ufficiale già domani. La proposta dell’Esecutivo comunitario è quella di applicare la tassa sia alle banche che risiedono in uno degli 11 paesi dell’UE che hanno deciso di aderire a questa imposta, sia a tutti gli strumenti finanziari emessi dagli stati, indipendentemente da dove poi abbia sede l’investitore.

 IVA, IRPEF E Tobin Tax: cosa cambia per l’Italia

In pratica sono chiamati in casa due principi complementari: il principio di residenza e il principio di emissione. Per quanto riguarda il primo, è stabilito che debbano pagare la Tobin Tax tutte le banche che operano ed hanno stabilito la sede in uno degli 11 stati aderenti al “patto”. Con il secondo principio, invece, si vanno a toccare tutti gli strumenti finanziari emessi.

Ampliando la portata della tassa, si è deciso sostanzialmente di ridurre al mimino i comportamenti scorretti ed elusivi dei soggetti finanziari dell’UE.

2013 anno di pressione fiscale record

 In campagna elettorale tutti parlano di riduzione delle tasse e anche gli analisti economici e finanziari, ai quali i processi del consenso politico non interessano, sono concordi nel dire che per la ripresa dell’Italia il primo passo da fare è quello della riduzione delle tasse.

Tasse cruciali luglio e dicembre

Ma, secondo quanto riportato da uno studio condotto da Prometeia, questo non accadrà nel 2013, anno in cui, invece, è previsto il record della pressione fiscale su imprese e famiglie italiane, stimata al 45% del prodotto interno lordo del paese.

nello specifico, a gravare di più sul portafogli degli italiani, saranno le imposte indirette: in primis l’Iva, le cui aliquote saranno portate dal 21 al 22% a partire dal primo luglio, poi c’è la Tobi tax, la tassa sulle transazioni finanziarie, e, in ultimo, la Tares, che sarà molto più cara delle precedenti tasse sui rifiuti.

La Tares sarà più alta della Tarsu

Se aumentano le tasse, poi, diminuiscono i consumi e, di conseguenza, diminuisce il Pil. Lo studio di Prometeia ha rivisto al ribasso, infatti, le stime di crescita del paese  (-0,6%) e anche quelle dei consumi (-1,5%).

In linea con quanto già detto a proposito di ripresa economica e di crescita del paese da Bankitalia e FMI, quindi, anche Prometeia ritarda la comparsa dei primi segni di miglioramento all’ultima parte dell’anno in corso.

Il 2013 è l’anno di Tares e Tobin Tax

Gli italiani hanno appena finito di saldare il pagamento dell’Imu, ma devono già pensare a tre nuove tasse che stanno per collocarsi sul groppone dei contribuenti. Stiamo parlando di Ivie, Tares e Tobin Tax.

Sono i principali ‘doni’ del 2013, in quanto saranno tutte e tre attive a partire da quest’anno. Morale? La pressione fiscale aumenterà.

Le stime del Governo parlano di un aumento dello 0,6% (dal 44,7% al 45,3%).

C’è di più: Tobin Tax, Tares e Ivie saranno solo una sorta di ‘allenamento’. Già, perché da luglio gli italiani torneranno a fare i conti con l’Iva e troveranno l’aliquota aumentata dal 21% al 22%. Un bel grattacapo, insomma.

Forse, dunque, è il caso di concentrarsi sul presente. E il presente, come accennato, dice “Tobin Tax“, “Tares” e “Ivie“. Fanno parte delle tasse introdotte dal Governo Monti.

TARES

La nuova tassa sui rifiuti, battezzata con il nome di Tares, è attiva sin da ora. La prima rata, però, si pagherà solo ad aprile. Questa imposta sostituisce la vecchia ‘Tarsu’, che gli italiani già rimpiangono. La nuova Tares, infatti, graverà di ben 80 euro in più sul bilancio delle famiglie.

TOBIN TAX

E’ la seconda delle tasse al debutto nel 2013. Più volte discussa, approfondita e modificata, la Tobin Tax concerne le transazioni finanziarie. Si pagherà nel mese di marzo in relazione ai titoli partecipativi e al trasferimento delle azioni.

 

 

A Londra non piace la Tobin Tax

 L’Europa in queste settimane è al centro della cronaca finanziaria visto che l’UE ha raggiunto importanti traguardi per la sua vita politica e finanziaria. Per esempio è stato siglato l’accordo, dopo mesi di dibattito, sulla supervisione del sistema bancario europeo. Si occuperà di questo compito molto delicato la Banca Centrale Europea.

Non c’è accordo, anzi ci si preoccupa, invece, della Tobin Tax, l’imposta sulle transazioni finanziarie che sarebbe stata pensata per allargare il prelievo fiscale “ai danni” dei più ricchi. Per capirci qualcosa di più proviamo a riassumere le opinioni di Xavier Rolet, CEO di London stock exchange Group, intervistato dal Sole 24 Ore.

Secondo Rolet, la Tobin Tax finirà soltanto per bruciare posti di lavoro e il suo effetto non sarà affatto benefico per la società, anzi si potrebbe dire che l’imposta sulle transazioni finanziare potrà avere un esito cattivo, molto cattivo o pessimo sulle economie nazionali.

Le imposte, per essere efficaci dovrebbero o proporre aliquote più alte sui redditi maggiormente elevati, oppure applicare una tassazione più soft ma sostanzialmente a tutti i cittadini.

Secondo Rolet un altro grande equivoco legato alla Tobin Tax, sta nel credere che sia un’imposta che esprime la responsabilità politica di una classe dirigente visto che le spese di questa “manovra” la fanno soprattutto i cittadini e le imprese.

Il Parlamento approva la Tobin Tax

Disco verde per la Tobin Tax. Il Parlamento Europeo approva a pieni voti il progetto di lancio della cooperazione rafforzata per la realizzazione di una Tassa inerente alle Transazioni Finanziarie. Un progetto che si riassume nella nomenclatura Tobin Tax.

Tra gli stati aderenti all’iniziativa c’è anche l’Italia, in compagnia di Austria, Belgio, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna. Si tratta di 11 Nazioni che contribuiscono già per il 90% al Pil della zona Euro. ”

Ecco il resoconto della giornata di ieri a Bruxelles. Si attende il raggiungimento della maggioranza qualificata. In questo caso la Commissione sarà in grado di rendere le cooperazioni e l’imposta negli undici paesi esecutive. Il Commissario dell’Unione Europea per la Fiscalità e l’Unione doganale, la lotta antifrode e l’audit, Algirdas Semeta, vuole accogliere di buon grado il supporto di Bruxelles in merito alla cooperazione rafforzata sulla Ftt.

Il sollecito di Semeta è rivolto ai Ministri dell’Economia e delle Finanz, chiamati a rendere tema prioritario per il prossimo anno, in maniera tale da dare il Nulla Osta di cui si ha bisogno per procedere con la Ttf. Sono già contrarie al provvedimento Gran Bretagna, Svezia e Polonia. Se così dovesse essere alla fine dell’Iter non si potrebbe passare all’Ecofin, per il quale è richiesta l’unanimità.

Tobin Tax, lobby cercano esenzione sul trading

Uscita dalla Camera nella forma contemplata nel Ddl sulla Stabilità, la Tobin Tax non convince l’opinione pubblica.

Su questa tassa si è scatenato un putiferio nelle ultime settimane. Segnaliamo, nello specifico, una forte azione di lobbyng. Le banche voglio ottenere l’esenzione in relazione ad alcune fonti di entrata. Si tratta delle commissioni sull’attività quotidiana di trading. Parliamo dei trader che utilizzano le loro piattaforme per le operazioni on line. Le banche richiedono inoltre l’esenzione su:

obbligazioni (in questo contesto le banche svolgono il ruolo di intermediari e di emittenti)

derivati delle obbligazioni.

Nel contempo il Ministro dell’Economia è d’accordo con il ragionamento delle banche.

L’ipotesi è che si arriverà a pochi minuti prima dalla scadenza dei termini per evitare discussioni superflue. Con ogni probabilità il Governo (sulla base delle politiche francesi) farà pagare l’iposta soltanto sul saldo unico, evitando day trading e fast trading, lasciando esenti obbligazioni e derivati (quasi tutti).

Nel contempo il governo potrebbe aumentare la tassazione sugli scambi azionari per preservare il gettito.

Se le cose dovessero andare così, il ddl sulla Stabilità arriverà alla Camera dopo essere stato modificato. I tempi però sono molto stretti e si prevede un ricorso alla fiducia.