Elusione fiscale: colpiti Google, Amazon e Starbucks

 La lotta all’elusione fiscale è diventata prioritaria per l’Europa visto che le istituzioni nazionali ed europee sono oggi costrette a battere cassa. Perché non farlo partendo proprio dalla lotta all’evasione? In realtà l’elusione fiscale è qualcosa di diverso e sul confine tra legittimo/illegittimo.

L’elusione è la pratica adottata da molte aziende che consiste nello spostamento delle attività più remunerative e tassate dell’azienda nei paradisi fiscali al fine di ottenere uno sconto sulle imposte o poter invece approfittare della fiscalità privilegiata.

Per quanto riguarda l’Unione Europea, nel mirino delle istituzioni ci sono alcuni colossi della tecnologia come Google ed Amazon ma anche aziende importanti come Starbucks che fanno affari in numerosi paesi dell’Eurozona. Le aziende citate non fanno altro che pagare le tasse in paesi diversi rispetto a quelli in cui è realizzato l’utile di gestione.

Nelle casse degli stati “abbandonati” da queste aziende, ogni anno, vengono a mancare cifre abbastanza grandi, che sono quantificate in tesoretti che sfiorano i 60 miliardi di dollari l’anno. La Commissione europea ha deciso di arginare questo flusso di denaro impedendo alle aziende di usare i paesi a fiscalità agevolata.

Sono stati dunque definiti gli elementi per identificare i paradisi fiscali, sarà incentivato lo scambio di informazioni e saranno scoraggiate le agevolazioni per i non residenti.

S.E.A. deposita il prospetto informativo

 S.E.A. è l’acronimo che indica la Società per Azioni Esercizi Aeroportuali e in questi giorni è sulle prime pagine dei giornali finanziari in virtù del fatto che il 16 novembre ha depositato il Prospetto informativo per l’Offerta Globale di Vendita e Sottoscrizione il cui obiettivo è l’ammissione alle negoziazioni delle azioni ordinarie della società sul MTA, il mercato Telematico Azionario.

La pubblicazione è stata regolarmente autorizzata dalla Consob il 14 novembre.  Questa Offerta Globale di Vendita e Sottoscrizione riguarda più di 58 milioni di azioni, di cui 24.400.000 Azioni rivenienti dall’Aumento di Capitale e le altre 34.120.000 messe a disposizione dall’Azionista venditore.

L’Offerta Globale di Vendita e Sottoscrizione è divisa in un’offerta pubblica che riguarda il 15 per cento delle azioni ed è rivolta al pubblico italiano indistinto ad eccezione degli Investitori Istituzionali. Questi ultimi possono invece prendere parte ad un contestuale Collocamento Istituzionale dell’85 per cento delle azioni.

Nell’ambito di questa Offerta Globale di Vendita e Sottoscrizione, la S.E.A. ricorda che sono previsti una serie d’incentivi sia per il cosiddetto Pubblico Indistinto che mantiene la piena proprietà delle azioni per 12 mesi dal momento del pagamento delle Azioni assegnate, sia per i dipendenti che si assicurano un lotto minimo e potranno comprare la loro quota anche con un anticipo del TFR.

Fiscal cliff, le borse chiudono con entusiasmo

 Il fiscal cliff è stato considerato bloccante per gli affari degli Stati Uniti, sia per i traffici verso questo paese, penalizzato dall’apprezzamento del dollaro, sia per i traffici in uscita dall’America che ha frenato gli investimenti stranieri per paura di dover far fronte a gravi dissesti interni.

Oggi il precipizio fiscale, ad un giorno dalla soluzione trovata dall’amministrazione Obama, sembra un ricordo vago, soprattutto se si considera la reazione delle borse che già a metà mattinata erano fiduciose, benché in attesa di conoscere l’esito della riunione europea dedicata al caso greco.

Wall Street, alla fine della giornata può contare sul rialzo di tutti i suoi maggiori indici: il Dow Jones guadagna l’1,65 per cento, il Nasdaq cresce del 2,21 per cento e lo S&P 500 fa registrare un buon +1,98 per cento.

In Europa è molto interessante il progresso di Milano. Piazza Affari è incoronata migliore borsa europea nella giornata di ieri con una crescita del Ftse Mib del 3,05 per cento. Vanno bene anche Parigi il cui Cac 40 recupera il 2,93 per cento, Londra con un Ftse 100 al +2,36%, Francoforte che cresce del 2,49 per cento e Madrid che segna un balzo in avanti di 2,31 punti percentuali.

Interessante anche la reazione di Atene che alla fine della giornata fa registrare un +5,54 per cento.

Fiscal cliff, le borse si riprendono

 Sembra quasi un controsenso: il pericolo del fiscal cliff incombe e le borse si riprendono. In realtà questo accade perché i mercati e gli investitori sono convinti del fatto che gli Stati Uniti, presto, raggiungeranno un accordo sulla questione.

Le borse europee, dunque, nella giornata di ieri, fino a metà mattina si sono dimostrate molto vivaci. In America si vociferava che l’accordo sarebbe stato raggiunto in pochissimo tempo. In realtà a fare da traino ai listini del Vecchio Continente ha contribuito anche l’attesa per la riunione europea in cui i ministri delle finanze degli stati membri dovranno decidere sul pacchetto di aiuti da “versare” alla Grecia.

Interessante, quindi, il balzo in avanti di 1,5 punti percentuali del Ftse Mib che si è riportato prossimo a quota 15 mila punti. Le altre borse europee sono apparse comunque in rialzo, grazie ad esempio al +1,5 per cento di Parigi.

Le buone notizie sul fiscal cliff hanno influito sulle contrattazioni perché nel momento in cui l’America troverà una tregua sotto il profilo fiscale, dovrebbero riprendere le spese e gli investimenti degli USA.

Riguardo Piazza Affari che c’interessa più da vicino, osserviamo con piacere che lo spread è fermo nel range dei 350-355 punti che erano quelli della chiusura di venerdì. L’euro è scambiato a 1,276 dollari.

Lagarde: trovare un’intesa sulla Grecia

 Queste ultime ore sono diventate cruciali per la Grecia che nonostante gli aiuti ottenuti fino ad oggi, non è riuscita a mettere in sicurezza i conti dello Stato ed oggi chiede un nuovo finanziamento e un tempo maggiore per restituirlo.

Diventa così fondamentale l’intervento delle istituzioni internazionali. La prima a prendere parola sulla Grecia è Christine Lagarde, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale che – in un’intervista rilasciata alla Reuters, spiega l’importanza di raggiungere un accordo tra i creditori della Grecia.

Un accordo reale e non più promesse ed illusioni. Secondo la Lagarde la Grecia e l’Europa hanno bisogno di questo per raggiungere una tranquillità economica duratura evitando periodi lunghi, come quello attuale, pieni d’incertezza e di episodi che possono incrinare ancora l’economia greca.

Le parole del direttore del Fondo Monetario Internazionale arrivano dopo una dichiarazione un po’ pessimistica di Junker che la settimana scorsa ha espresso i suoi dubbi sulla possibilità che la Grecia riesca a portare il debito al 120 per cento entro il 2020. Il presidente dell’Eurogruppo ha previsto un rinvio almeno di due anni di questa scadenza ma è stata la dichiarazione di sfiducia a fare la differenza.

Si rischia così di posticipare ancora la tranche di aiuti richiesti dalla Grecia. Atene è in attesa di 31,5 miliardi di euro per sbloccare la situazione.

I prossimi passi di Fiat

 Fiat è una delle aziende italiane che ancora fa parlare di sé e non sempre in positivo. In questi giorni sono le dichiarazioni di Marchionne a condizionare un po’ il mercato finanziario. Il manager di Fiat e Chrysler ha ribadito le sue intenzioni riguardo l’azienda torinese e l’Alfa Romeo.

Il primo anatema di Marchionne che fa in parte respirare il titolo Fiat e in parte impensierisce i lavoratori italiani riguarda la fusione con il colosso Chrysler: la fusione o integrazione che dir si voglia sarà inevitabile ed è stata inserita in calendario per il 2014.

Perché preoccupa il passaggio? Perché al di là del respiro finanziario occorre poi rendersi conto che in Europa diminuirà la capacità di Fiat e questo potrebbe voler dire che alcune nazioni tenteranno la strada della difesa degli interessi nazionali con una serie d’interventi statali.

Marchionne, nell’intervista rilasciata ad Automotive News fa anche una stima della vendita di macchine per l’anno prossimo e spiega che tra Fiat e Chrysler, nel 2013, saranno piazzate sul mercato da 2,6 milioni a 4,3 milioni di veicoli. Ma la possibilità di scostarsi dalla “produzione minima” dipende tutta da quello che succederà in Europa.

Rispetto all’Alfa Romeo, gli analisti e gli azionisti possono stare tranquilli: non c’è alcuna intenzione di “vendere” il ramo.

Dati lavoro usa mandano in tilt le borse

 Il mercato è molto sensibile alla pubblicazione dei rapporti ufficiali che hanno a che fare con la vita economica e finanziaria dei grandi paesi in virtù del fatto che un paese che non se la passa bene può influire negativamente anche sulle performance delle economie correlate.

E’ il caso dell’America che riesce ad influenzare in positivo e in negativo le borse del Vecchio Continente. L’analisi della giornata di ieri è emblematica. Proviamo a riepilogarla in modo da dare indizi per il futuro.

L’apertura di Wall Street è stata decisamente buona ed è riuscita ad incidere positivamente anche sulle piazze dell’Eurozona. Milano ha reagito immediatamente portandosi in territorio positivo, come si dice in gergo e anche per quanto riguarda Madrid si segna un +0,44 per cento.

Parigi, Francoforte e Londra, invece, chiudono con una lieve flessione ma riescono a limitare i danni. Ad influenzare questa altalena di dati c’è stata la pubblicazione del report sul mercato del lavoro statunitense. Negli Stati Uniti, infatti, ufficialmente sono state attivate ad ottobre circa 78 mila richieste di sussidi di disoccupazione.

Richieste che hanno portato il numero complessivo a quota 439 mila. Gli analisti avevano previsto che il dato si fermasse a quoa 375 mila. L’incremento del numero di richieste di sussidi di disoccupazione si è legato all’aumento dei prezzi al consumo che per il mese scorso è cresciuto dello 0,1%.

Windows cambia leader

 Il mondo della finanza è ipersensibile ai cambiamenti al vertice delle aziende. Ecco perché all’inizio della settimana, molti azionisti Windows hanno tremato scoprendo le dimissioni di Sinofsky. Proviamo a raccontare cos’è successo per capire come il titolo di Redmond ha reagito.

Steven Sinofsky era un manager di Windows a capo di due divisioni molto importanti dell’azienda: Windows e Windows Live. Quest’ultima ha contribuito o meglio è alla base di Windows 8, la nuova versione del sistema operativo dell’azienda. Tanto è stato un successo questo nuovo prodotto, che molti consideravano Sinofsky, uno dei possibili delfini e successori di Ballmer alla guida di Microsoft.

E’ chiaro allora che lunedì gli analisti erano assolutamente sorpresi alla notizia delle dimissioni di un uomo chiave. Le dimissioni sono state interpretate come un segnale del cambiamento dell’assetto di Microsoft che nell’ultimo periodo ha provato ad interpretare il nuovo trend della tecnologia hardware.

L’obiettivo è quello di andare oltre il PC, concentrando le energie su smartphone e tablet. Il suo grande merito, riconosciuto anche nell’annuncio delle dimissioni, è stato quello di aver contribuito con Windows 7 a far dimenticare il tanto amato Windows XP. Peccato il suo caratteraccio.

All’uscita di scena di Sinofsky l’azienda ha risposto con una pronta riorganizzazione delle divisioni da lui presiedute in modo da dare continuità al lavoro. Adesso c’è da capire nella prossima settimana se il mercato sarà d’accordo con la scelta del colosso di Redmond.

Mercati nervosi, perde terreno piazza Affari

 Il nervosismo dei mercati si è tradotto in performance pessime di Piazza Affari su cui pesano da un lato le preoccupazioni sui vicini di casa e dall’altro i timori Oltreoceano. Ecco cosa ha influito sul leggero tonfo del nostro mercato finanziario.

Nella giornata di contrattazioni di ieri, i mercati sono apparsi molto nervosi e così piazza Affari è stata colonizzata dalla volatilità degli scambi. In fondo ha pesato il fatto che gli investitori non abbiano preso una direzione certa.

Sicuramente Atene influisce sull’andamento degli investimenti, ma è necessario aspettare ancora un po’ visto che nel corso della settimana prossima i vertici greci incontreranno i rappresentati dell’Eurogruppo, chiamati a decidere sulla prossima tranche di aiuti per il paese in difficoltà.

Come se non bastasse il peso del fiscal cliff ostacola la serenità degli scambi di Wall Street che sono peggiorati parecchio nell’ultima seduta. Sul fronte italiano non ci sono stati tanti movimenti riguardo lo spread tra Btp e Bund che è rimasto intorno ai 360 punti base, mentre il Ftse Mib e il Ftse Italia All Share hanno chiuso a -0,52 e -0,53 punti percentuali.

Riguardo i titoli di Piazza Affari c’è stata una battuta d’arresto dei bancari che nei giorni scorsi non erano andati affatto male con un recupero più deciso di A2A ed Enel.

Trimestrali: crolla Mediaset

 Nella storia di Mediaset questo è forse uno dei momenti più drammatici visto che il titolo in borsa ha subito un brusco calo dopo la pubblicazione dei dati trimestrali.

Forse sarà ricordato come il primo trimestre in rosso della storia quello di Mediaset e la borsa lo ricorderà come i manager dell’azienda visto che l’oscillazione del titolo è stata a dir poco “preoccupante”. Il titolo dell’impero televisivo della famiglia Berlusconi ha perso circa 5 punti percentuali.

Vuol dire che le azioni Mediaset sono crollate a 1,204 euro. Un crollo che appunto deriva dalla pubblicazione dei dati trimestrali. Nell’ultimo periodo di rilevazioni, infatti, è stata segnalata una perdita di 88,4 milioni di euro.

In particolare è stata emblematica la crisi della raccolta pubblicitaria che nel periodo che va da luglio a settembre del 2012, è stata del 24 per cento in meno rispetto al precedente periodo d’analisi. Il problema è stato aggravato dalla constatazione che ad ottobre non si è registrata alcuna “inversione di tendenza”.

Il calo dei proventi legati alla raccolta pubblicitaria sarà ancora più deciso nell’ultimo trimestre dell’anno come confermato dalla società. Le stime per il 2012 legate a Mediaset si sono abbassate molto e potrebbe partire a breve un piano aziendale per la riduzione dei costi.