La crisi non si ferma per Natale

Tagli e crisi. Due parole che ormai da tempo viaggiano di pari passo. Eccezion fatta per le spese dei cenoni e dei pranzi con i parenti, sarà un Natale “magro”. Gli italiani tirano la cinghia, rinuncianso a regali e viaggi. Non rinunceranno, però, a cibi e bevande. In particolar modo privilegeranno cibi e bevande Made in Italy. Il potere d’acquisto per le famiglie scende, e si taglia quasi tutto:

Lo rivela Coldiretti, in un’analisi basata sull’indagine “Xmas Survey 2012” effettuata Deloitte.

Si evince che alimentari, vini e bevande rappresentino il 36% delle spese per le festività.

Coldiretti afferma che:

“Gli italiani spenderanno 197 euro per famiglia per imbandire le tavole della feste di fine anno 2012 con cibi e bevande, con una crescita del 2,1% rispetto allo scorso anno. Non si rinuncia a preparare pranzi e cenoni o a gratificare parenti e amici con gustosi omaggi ma si qualifica la spesa con una netta preferenza di prodotti del territorio locali e Made in Italy”.

Non è d’accordo Confcommercio, la quale afferma che le famiglie sono preoccupate.

7 italiani su 10 temono il Natale 2012 e mai come ora “percepiscono” la crisi. Confcommercio-Format ha stilato un’analisi in cui si evince quanto segue:

“Emerge l’aumento della quota di chi non farà acquisti per regali (dall’11,8% del 2011 al 13,7%), anche se oltre 8 italiani su 10 (86,3%) i regali continueranno a farli. Al primo posto tra i destinatari ci sono i familiari (50,2%), ma subito dopo, prima di amici e colleghi di lavoro, il 41,4% il regalo lo farà a se stesso”.

 

 

Evasione fiscale, gli italiani fuggono in Svizzera

Tasse troppo alte. Chi può fugge dall’Italia alla volta della Svizzera. Un posto sicuro per liberarsi dal peso delle tasse. I dati in nostro possesso dicono che due anni fa gli italiani che richiedevano la residenza nella vicina Lugano erano circa 700. Oggi sono 6.000. I motivi? La crisi, la gestione del Paese di Berlusconi e Monti e, ovviamente, il conseguente aumento delle tasse.

Il Canton Ticino, dunque, diventa una meta ambita per i più benestanti. Coloro che vogliono salvaguardare il proprio patrimonio e la sua gestione, scelgono la Svizzera per il management di denaro, partecipazioni e fondi. Non è un fenomeno migratorio con valigie di cartone, bensì le valigie sono griffate.

Ci si trasferisce alla ricerca del benessere, della volontà di mantenere uno stile di vita agiato, cosa che l’Italia non permette più.

Il Consolato di Lugano conferma i dati sulle richieste di domicilio in Svizzera:

“6.000 persone, e sempre persone famose, conosciute e benestanti. Da quando, nel 2009, la Confederazione Elvetica ha aderito al trattato di Schengen, entrare a Lugano è diventato più facile. Ci vogliono interessi legati al Paese elvetico e una casa in affitto o acquistata e si può fare richiesta per trasferire la propria residenza. Interessi e case fanno però la differenza. Infatti, in pochi si possono permettere di acquistare una casa a Lugano. Allora chi può ne approfitta, potendo contare su una tassazione generale del 20% e una buona qualità della vita”.

 

La crisi colpisce 4 milioni di lavoratori

Quattro milioni di lavoratori soffrono la crisi. Sono dipendenti a tempo determinato oppure stabilmente occupati in lavori part-time. Per scelta? No, per condizione. Perché “fuori”, sul mercato, non c’è di meglio.

Rispetto a quattro anni fa, come si evince dai dati messi a disposizione dall’Istat, l’occupazione è calata di 456mila unità. Sono in aumento di 718.000 unità (+ 21,4%) i lavoratori “instabili“. Un trend da non prendere in positivo.

In soldoni dunque, aumenta il numero delle persone in età di lavoro (di 500.000) unità, ma diminuisce il numero di coloro che possono “contare” sulla propria occupazione.

Le statistiche fornite dall’Istat sono state vagliate e studiate da Ires Cgil, che ha rilasciato uno studio su crisi e occupazione:

“Chi è occupato lavora meno di quanto vorrebbe ed a condizioni diverse da quelle auspicate. I dipendenti stabili a tempo pieno calano di 544mila unità (-4,2%) e gli autonomi full time dì 305mila (-6,1%). Se si aggiunge il calo dei part time stabili volontari (-215mila) si supera il milione di persone. Aumentano invece i lavori involontari, quelli che si è costretti ad accettare: nel 2012 solo il 17,2% delle nuove assunzioni è a tempo indeterminato. Meno lavoro, peggioramento delle condizioni e diminuzione delle ore lavorate sono la realtà che emerge dall’indagine”.

Crisi economica? Non per la mafia

Quelli delle organizzazioni criminali sparse lungo il territorio italiano sono i giri di affari più grossi in circolazione. C’è una vera e propria economia parallela, che passa in rassegna con il nome di “economia criminale” e che, come dicono i dati messi a disposizione dalla Cgia di Mestre, alza un quantitativo monetario di affari pari a circa 170 miliardi di euro all’anno.

Tradotto: lo Stato perde ogni anno in termini di tasse 75 miliardi di euro, non versati da evasori di stampo mafioso. Un fenomeno che da anni si cerca di combattere in ogni maniera, non sempre con buoni risultati.

Per la Cgia si tratta ovviamente di un’enorme montagna di soldi. Il giro di affari tratta infatti cifre astronomiche, generate da attività illegali e riversate sul mercato. Per l’associazione degli artigiani questo processo inquina e travolge il mercato stesso.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia,  spiega:

“La stima del valore economico prodotto dalle attività criminali è il frutto di una nostra elaborazione realizzata su dati della Banca d’Italia. Va ricordato, in base alle definizioni stabilite a livello Ocse, che i dati prodotti dall’Istituto di via Nazionale non includono i reati violenti come l’usura e le estorsioni. Detto ciò, questi 170 miliardi di fatturato prodotti dalle mafie corrispondono al Pil annuo di una regione come il Lazio”.

 

 

Detrazione degli scontrini dalla tasse, il voto mercoledì

 L’emendamento presentato da Giuliano Barbolini (Pd), relatore di maggioranza, per dare la possibilità gli italiani di scaricare dalla dichiarazione dei redditi gli scontrini e le ricevute, è passato alla commissione Finanze di Palazzo Madama.

Ora la decisione sul contrasto di interessi passa in aula, dove la decisione dovrebbe arrivare al massimo entro giovedì. Si tratta di un emendamento importante che si inserisce nelle norme per combattere l’evasione fiscale. Dopo un iniziale parere negativo del governo, l’emendamento ha ricevuto l’ok di Palazzo Chigi grazie a delle piccole modifiche adottate, per le quali:

si delega l’esecutivo a emanare disposizioni per l’attuazione di misure finalizzate al contrasto di interessi fra contribuenti, selettivo e con particolare riguardo alle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria, definendo attraverso i decreti legislativi le più opportune fasi applicative e le eventuali misure di copertura finanziaria.

Ma non tutti sono d’accordo sulle detrazioni Irpef. Tra gli scettici il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani e il presidente della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, secondo i quali il provvedimento, anziché essere uno strumento per combattere l’evasione fiscale, potrebbe rivelarsi esattamente il contrario, come accaduto per le deduzioni edilizie introdotte dal governo Prodi nel 1998, che in realtà sono costate all’erario 2,4 miliardi di euro l’anno.

 

 

 

 

Fiducia dei consumatori ai minimi storici dal 1996

 I consumatori italiani non esprimono buoni giudizi su questa economia e sul futuro che aspetta i loro risparmi. In questo novembre, secondo i dati dell’Istat, l’indice di fiducia dei consumatori italiani è sceso da 86,2 a 84,8. Si tratta dell’indice più basso mai registrato dal 1996, anno in cui sono iniziate le serie storiche.

A far scendere in picchiata l’indice di fiducia è soprattutto la mancanza di fiducia che gli italiani ripongono nelle futuro, soprattutto riguardo alle prospettive di occupazione. A diminuire, comunque, sono sia la componente riferita al clima economico generale (da 71,5 a 69,4) che quella relativa alla dimensione personale (da 91,0 a 90,9); la fiducia nella situazione corrente ha un lieve miglioramento  (da 91,9 a 92,3), ma si scontra con il peggioramento delle attese per il futuro (da 78,2 a 75,2).

Sono soprattutto le prospettive famigliari a destare maggiore preoccupazione nei consumatori italiani: si abbassa il saldo sui giudizi sul bilancio familiare, anche se il risparmio e le speranze nel futuro registrano un lieve miglioramento. E’ nel mezzogiorno che il clima di fiducia è maggiormente positivo, mentre si abbassa nel resto d’Italia.

Assicurazioni nel mirino dell’Antitrust

 Generali, Ina, Fondiaria SaiUnipol. Questi i nomi delle compagnie assicurative che, secondo l’Antitrust, avrebbero concordato un’intesa restrittiva della concorrenza per le coperture Rc Auto del trasporto pubblico locale di diverse città.

L’istruttoria è iniziata il 14 novembre, dopo che diverse segnalazione e le successive indagini eseguite, hanno mostrato uno strano andamento delle gare per l’attribuzione dei servizi di trasporto pubblico.

Le gare pubbliche continuano ad essere disertate e l’aggiudicazione del servizio, in più di un’occasione, è avvenuto per trattativa privata, sempre alle stesse compagnie e , quindi, con un conseguente aumento, anche piuttosto sostanzioso, del premio annuo. Secondo l’Antitrust questa situazione si ripete, con ciclicità, almeno dal 2005.

Tra le aziende di trasporto pubblico coinvolte nella vicenda ci sono: Amtab Bari, Cstp Salerno, Aps Padova, Autoservizi Irpini Avellino, Società Trasporti Pubblici di Terra d’Otranto, Ctp Napoli, Gtt Torino e Amt Catania.

In totale, si hanno 35 procedure di affidamento disertate e almeno ulteriori 10 affidamenti per i quali l’unica offerta pervenuta proveniva dalla compagnia già erogatrice del servizio. Questo vuol dire che il confronto tra le varie compagnie non è stato assicurato, come prevedono le leggi della concorrenza , e si tratta di elementi che dimostrano un coordinamento tra le quattro società.

Nel lavoro la parità tra uomini e donne è utopia

Emancipazione femminile e diritti? A volte sono solo parole, come nel caso del lavoro. Perché diciamo questo?

Una classifica elaborata dal Global Gender Gap Report 2012, improntata su un’analisi Inps, sottolinea che l’uguaglianza di genere è ancora lontana. Solo un terzo della popolazione femminile è popolata e le retribuzioni sono inferiori a quelle percepite dai colleghi maschi. Ma qualche segnale positivo esiste.

Il Ministro Elsa Fornero ha dichiarato sull’argomento:

“Ho sempre creduto nella parità, ma credo che oggi l’Italia è un Paese nel quale essere donna è un motivo di differenziazione, un ostacolo oggettivo e un motivo per prendersela. Così il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso della registrazione della puntata di Porta a Porta, in onda domani sera su Rai1, ha parlato della condizione disparità di trattamento tra i generi. Lo dico nei riguardi di un Paese civile: il fatto che una persona sia uomo o donna fa una differenza nell’interlocuzione, nei luoghi di lavoro, nell’accesso e nella progressione delle carriere, praticamente in tutti gli ambienti della vita e questo è la radice per cui poi la violenza è quasi una sorta di continuità, rispetto a comportamenti che hanno radici profonde. Credo che ci sia un accanimento nei confronti delle donne”.

Mercato immobiliare in caduta libera

Il mercato immobiliare ha fatto registrare un nuovo crollo nel terzo trimestre del 2012. Un crollo che rappresenta la caduta più forte dall’inizio delle serie storiche, ovvero dal 2004.

Da luglio e settembre 2012, se confrontiamo questi mesi allo stesso periodo del 2011, le compravendite sono scese del 25,8%.

Per quanto concerne il comparto residenziale il crollo è del 26,8%. Se la tendenza dell’ultimo trimestre dell’anno si manterrà come quello degli ultimi tre, allora nel 2012 le compravendite di appartamenti scenderanno sotto quota 500 mila, riportandosi ai livelli di trenta anni fa.

Il direttore centrale dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia del Territorio, Gianni Guerrieri, ha tal proposito afferma:

“Il calo (repentino e violento) delle compravendite di abitazione oltre a risentire di fattori come l’incremento della tassazione e la difficoltà di accesso al credito” probabilmente è dovuto a qualcosa di più profondo, che interessa i piani di investimento delle famiglie, spiega Guerrieri. I consumi delle famiglie si stanno modificando, non si investe più a lungo termine perché c’è un grado più forte di incertezza sul futuro, che comporta un allungamento delle attese e il ritiro da acquisti importanti come quello per le abitazioni,provando a delineare le cause del crollo”.

Guerrieri sottolinea, inoltre, che l’altro fattore fondamentale è quello del credito:

“I mutui sono sempre più piccoli e sempre più difficili da ottenere. Negli ultimi sei mesi l’erogato ha subìto una nuova contrazione, calando del 4% e fermandosi a 116mila euro, contro i 121mila del maggio scorso. Analizzando le richieste di preventivo di mutuo registrate ad aprile scorso, e confrontandole con quelle di ottobre 2012, si registra un nuovo aumento della differenza tra la somma media richiesta e quella effettivamente erogata. Sei mesi fa era di 6 punti percentuali, a ottobre è diventata dell’11%. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’analisi dell’Ufficio studi di Mutui.it per il semestre maggio-ottobre 2012”.

Cnh e Fiat pronte alla fusione

C’è l’intesa: Cnh dice sì a Fiat Industrial. Lo Special Committee, che è un comitato super partes costituito dal cda di Cnh (Case New Holland), considera positiva l’ultima offerta presentata da Fiat Industrial alla controllata americana per l’accorpamento e, dopo quasi sei mesi di trattative, indica ai propri advisor di lavorare con Fiat Industrial per portare la negoziazione al termine e consegnare la documentazione definitiva.

Lo Special Committee di Cnh ha affermato in una nota quanto segue:

“I termini dell’offerta sono il risultato di un «robusto e costruttivo scambio con Fiat Industrial nel corso degli ultimi mesi», afferma in una nota lo Special Committee di Cnh. Fiat Industrial ha migliorato nei giorni scorsi la propria offerta del 25%, mettendo sul piatto un dividendo straordinario di 10 euro per azione ai soci Cnh prima della fusione da erogare, se possibile, prima della fine dell’anno. L’offerta implica la fusione di Fiat Industrial e di Cnh in una società di nuova costituzione con sede in Olanda (la NewCo) in cui gli azionisti di Cnh riceveranno 3,828 azioni di NewCo per ciascuna azione Cnh da loro detenuta e gli azionisti di Fiat Industrial riceveranno una azione di NewCo per ogni azione di Fiat Industrial”.

Un’offerta che sembra essere dunque vantaggiosa per entrambi gli universi di riferimento.