Situazione critica per i prestiti bancari dell’Eurozona

 Si chiama crowding out, ossia effetto spiazzamento, quello che si è verificato nel mese di ottobre nei paesi dell’Eurozona. Mentre la crescita della massa monetaria si è attestata su di un +3,9% su base annua e i prestiti bancari per il finanziamento del debito sovrano dei vari stati continuano a salire, i prestiti destinati alle imprese, invece, continuano a scendere, contribuendo a creare maggiori difficoltà di reperimento di liquidi.

Nello specifico, nel mese di ottobre l’offerta di credito bancario ai governi e’ salita dell’8,8% su base annua (+ 0,6% rispetto al mese precedente), mentre nel settore privato la contrazione dei prestiti è stata pari a -0,7% (-0,9% a settembre, che si trasforma in un una contrazione pari a -1,8% su base annua. Tra le cause soprattutto pesa la diminuzione della domanda e le nuove regole adottate dalle banche per la concessione dei prestiti.

Nessuna tipologia di prestito per le imprese è stata risparmiata dalla contrazione. I prestiti per il finanziamento del circolante hanno registrato un -2% su base annua, i prestiti per gli investimenti sono scesi del  -4,4% e anche quelli superiori ai cinque anni hanno registrato registrano una flessione pari a -0,8%.

I prestiti alle famiglie, invece, si trovano in una situazione di sostanziale equilibrio, i mutui per l’acquisto della casa hanno subito un aumento del +1,3% su base annua (+0,7% a settembre), mentre il credito al consumo ha registrato una contrazione dello -0,8%.

Aumento del rateo per i pensionati tedeschi

 Era il 2005 quando c’è stata, in Germania, l’ultima riforma del sistema pensionistico. Ora, dopo tanta attesa, il governo della cancelliera Merkel ha deciso di aumentare il reddito di coloro che percepiscono solo la pensione minima pubblica.

Si tratta di circa 20 milioni di persone che, entro il 2016, vedranno aumentare il rateo delle loro pensioni dell’8,27% nell’Ovest della Repubblica federale e dell’11,01% nella ex Ddr, la zona meno ricca della repubblica tedesca.

L’aumento del rateo delle pensioni è dedicato a coloro che percepiscono la pensione minima di anzianità, coloro, cioè, che hanno aderito a fondi pensionistici aziendali integrativi o a polizze private (un numero di persone particolarmente esiguo, quindi, dato che in Germania, come in altri paesi dell’Europa, i fondi pensione integrativi sono una comune forma di previdenza).

A darne notizia il Bild online, il quale pubblica il rapporto governativo: già dal prossimo anno i pensionati dell’est avranno un aumento del 3,49 per cento, mentre i pensionati dell’est dovranno accontentarsi, per il 2013, di un aumento dell’1%, che diventerà del 2,55% nel 2015.

Grazie a questo nuovo aumento, le pensione pubblica media dopo 45 anni di lavoro e senza aver sottoscritto nessuna forma di integrazione pensionistica sarà di di 1276 euro, circa il 48% della retribuzione percepita in età lavorativa.

 

Le dieci aziende in cui si lavora meglio

Volete conoscere i dieci posti di lavoro migliori al mondo? Great Place to Work ha stilato una classifica delle 25 migliori multinazionali su scala globale, in base a criteri ben precisi. La lista è stata presentata per il secondo anno consecutivo a San Francisco. Great Place to Work si occupa da più di vent’anni di statistiche inerenti alla qualità dell’ambiente di lavoro. Studia l’organizzazione aziendale, offrendo servizi diagnostici e strumenti di consulenza. Ogni anno fornisce una graduatoria nazionale, europea e mondiale.

Perché sono le aziende in cui si lavora meglio? 

Prima di conoscere quali sono le aziende in cui si lavora meglio al mondo, scopriamo i criteri previsti da Great Place to Work per stilare questo speciale elenco.

In primis è necessario che la società sia presente in minimo cinque classifiche nazionali di Great Place to Work (GPTW) e che possegga almeno il 40% dei dipendenti (che nel complesso devono esser più di 5.000) trasferito fuori dal Paese in cui c’è la sede principale dell’azienda. 251 sono le corporazioni sulle quali GPTW ha effettuato il proprio prestigioso sondaggio.

I DIECI MIGLIORI POSTI DI LAVORO AL MONDO DEL 2012

1) SAS Institute

2) Google

3) NetApp

4) Kimberly‐Clark

5) Microsoft

6) Marriott

7) FedEx Express

8) W. L. Gore & Associates

9) Diageo

10)Autodesk

Il primo posto, per il secondo anno di fila, è appannaggio di un’azienda che si occupa di tecnologie informatiche. A conquistarlo è il SAS Institute. Si tratta nello specifico di una casa che produce software e servizi di business analytics. L’anno scorso SAS era seconda dietro Microsoft. Quest’anno il colosso fondato da Bill Gates è sceso in quinta posizione.

Sale dal quarto al secondo posto Google, mentre NetApp conserva il gradino più basso del podio. Negli altri posti della classifica troviamo alcune Multinazionali lievemente in salita tra le quali Marriott, Net Institute e Diageo, nonché alcune grandi aziende che perdono qualche posizione (Intel e FedEx Express su tutte). McDonald’s scende vertiginosamente dalla posizione numero 8 alla posizione numero 20.

Quali sono gli ingredienti per far si che la propria azienda entri in questa speciale classifica? Di certo occorre nutrire una grande fiducia nel management, amare il proprio lavoro e costruire degli ottimi rapporti con i colleghi. Così si crea un ottimo ambiente di lavoro e sono diverse le corporazioni che riescono in questo con grande maestria.

Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia fornisce i segreti per diventare un’azienda leader in tal senso:

«Per ottenere l’eccellenza della top 25 non esistono però ricette generali, perché la stessa pratica declinata su due diverse imprese può restituire differenti risultati: Tutto però ruota intorno alla fiducia: tra dipendenti, manager e HR. Da lì derivano le motivazioni e anche i risultati in termini economici. Basti pensare che le cento best companies della classifica di Fortune, dal ’97 al 2010, hanno avuto performance finanziarie tre volte migliori rispetto a quelle del resto del mercato (prendendo a riferimento i principali indici Usa)».

Zollo, inoltre, si è soffermato su metodo risorse umane, due fattori fondamentali per la riuscita di qualsiasi progetto. Great Place to Work vanta diversi analisti in grado di valutare le corporation mediante due strumenti: sondaggio in forma anonima e questionario di gestione.

Il sondaggio in forma anonima riguarda i dipendenti (metodo Trust Index) ed è molto influente sulla valutazione finale. Il Culture Audit o questionario di gestione viene invece compilato dai responsabili del settore risorse umane, così da comprendere le politiche intraprese. Una parte finale del documento concerne invece i commenti liberi. Zollo ne parla così:

«Il ruolo dell’HR è basilare. Perché deve supportare i dipendenti a fare bene il proprio mestiere: definire le pratiche, più che le procedure. Per creare un ambiente positivo è bene avere un ‘champion’ all’interno dei vari dipartimenti, per gestire la formazione continua dei manager, che son coloro che in primo luogo verificano la fiducia sul campo».

 

Anticipo dividendi Usa, le aziende temono la supertassa

 Una delle prime preoccupazioni di Barack Obama dopo la sua rielezione è stata quella, ovviamente, di provare a porre un freno alla crisi economica degli Stati Uniti. Tutta, fin dal’inizio, ha ruotato intorno al Fiscal Cliff, e ancora gli Stati Uniti non sono totalmente esenti da questo pericoli, tanto che parecchie aziende americane hanno deciso di iniziare i pagamenti dei dividendi ai loro maggiori azionisti prima che possa aumentare la tassa sui guadagni in conto capitale.

Sono state cinquantanove le imprese quotate nell’indice Russell 3000, che da settembre a novembre hanno annunciato pagamenti extra rispetto a quanto era accaduto nello stesso periodo dell’anno precedente. La paura, condivisa sia dalle aziende che da Wall Street, è che le aliquote sulle rendite finanziarie possano passare, dall’inizio del 2013, dal 15% previsto dalla precedente amministrazione Bush, al circa il 40%.E’ dall’inizio della campagna elettorale che Barack Obama ha annunciato la possibilità di una revisione al rialzo delle aliquote sui dividendi e sui guadagni in conto capitale. Una mossa strategica utilizzata proprio contro il suo diretto avversario. Mitt Romney, infatti, ha potuto accumulare una fortuna equivalente a circa 250 milioni di dollari proprio grazie alle precedenti aliquote di imposta sul reddito.

Se il Congresso degli Stati Uniti n on interverrà in tal senso, la tassa sui guadagni e i profitti in conto capitale potrebbe diventare,  automaticamente, del 39,6 per cento.

 

Niente accordo Svizzera Germania, a rischio anche trattative con l’Italia

 I socialdemocratici tedeschi voleva infliggere una sconfitta ad Angela Merkel e l’hanno fatto affossando la possibilità di un accordo fiscale con la Svizzera. La proposta di applicare un’imposta liberatoria tra il 21 ed il 41 per cento ai capitali tedeschi in Svizzera garantendo però l’anonimato dei titolari dei conti non è stato accettata, nonostante alla Camera dei Deputati il voto fosse stato favorevole.

La motivazione: la proposta così fatta si configura, per Spd e Verdiche alla camera dei Länder hanno la maggioranza, come un regalo agli evasori.I due governi in causa sperano quindi che la situazione possa risolversi entro il 14 dicembre, giorno in cui si riunirà la commissione di conciliazione, in modo che l’accordo fiscale possa entrare in vigore già dal primo gennaio del 2013.

Se la situazione non dovesse risolversi lo stesso problema si potrebbe presentare anche in Italia, dove la prossima data attesa per giungere ad un risultato è il 21 dicembre. Il governo Monti, per mezzo del ministro dell’economia Grilli, è a buon punto con le trattative ma se la Germania si tira indietro tutto potrebbe rivelarsi più difficile.

Anche in Italia, infatti, nel caso l’accordo dovesse slittare a quando ci sarà un nuovo esecutivo, potrebbero presentarsi le stesse rimostranze.

 

Crisi auto? Ci pensa Volkswagen

Volkswagen non ha paura della crisi dell’auto generata dall’euro e dai problemi economici internazionali. Il colosso di Wolfsburg prepara la contromossa. Come? Lanciando al mercato la sfida più grande. L’azienda tedesca ha pronti sul piatto 50,2 miliardi di euro da investire dilazionati nei prossimi tre anni.

Non solo. In Cina Vw investirà ulteriori 10 miliardi per confermare la sua leadership nel marketing. Una sorta di terapia d’urto che si spera offra i suoi risultati in breve tempo, coadiuvata dai miglioramenti in campo tecnico.

L’obiettivo principale per la casa di Wolfsburg è presto detto: rincorrere, eguagliare e superare due competitor che portano il nome di Toyota e General Motors, entro il 2018.

Entrambi i concorrenti sono due spauracchi, ma Volskwagen non ha paura. Vuole essere il primo marchio per quanto concerne fatturato, auto prodotte e vendute, capitalizzazione, utili. La casa tedesca vuole dominare il mondo delle quattro ruote.

Così, dopo aver investito 63 miliardi di euro durante il 2011, quest’anno Volkswagen raddoppia. Alza la posta e programma un futuro all’insegna del rinnovamento di un intero settore, che ha bisogno di linfa vitale per competere con gli altri segmenti che trainano l’economia.

Certo, il piano è ambizioso e i tempi rispetto a quello precedente (investimenti spalmati su 5 anni) si sono ridotti per portarlo a termine quanto prima. A parlarne è Martin Winterkorn, amministratore delegato di Vw:

“Malgrado le sfide della situazione economica attuale, noi abbiamo deciso di investire più di quanto non abbiamo mai fatto nella nostra storia, per raggiungere i nostri obiettivi di lungo termine”.

L’Argentina rischia un nuovo default

 Inoltre, fino a che il governo argentino non riuscirà assolvere al debito contratto, non potrà neanche pagare gli interessi ai proprietari delle obbligazioni ristrutturate.

A deciderlo è stato Thomas Griesa, giudice distrettuale di Manhattan, che si occupa del caso già da più di dieci anni e che anche in una precedente sentenza aveva imposto all’Argentina di trattare i detentori di bond insolventi allo stesso modo di quelli che avevano accettato la ristrutturazione, decisione a cui Buenos Aires si oppose ricorrendo alla corte d’appello.

L’istanza di ricorso fu rigettata perché

meno tempo avrà l’Argentina per sottrarsi ai suoi doveri, meno probabilità ci saranno che lo faccia.

Gli investitori che si trovano in questa situazione sono coloro che, in seguito al default da 95 miliardi di dollari dell’Argentina, non accettarono la proposta del governo di nuovi bond con uno sconto del 70%, investitori che hanno fatto causa al governo di Buenos Aires.

Griesa ha imposto al paese l’apertura di un fondo di garanzia prima di continuare i rimborsi a coloro che hanno accettato la ristrutturazione dei bond, ma l’Argentina non accetta, nuovamente, la decisione e dichiara che farà ricorso, anche se dovesse trattarsi di arrivare alla  Corte Suprema. Con il paese, tutti coloro che hanno in mano bond ristrutturati e che, se la sentenza del giudice Griesa sarà convalidata, rischiano di perdere i loro soldi.

Bilancio UE: cosa prevede e quali sono gli schieramenti in campo

 Nessun accodo tra i leader riuniti a Bruxelles per l’approvazione del bilancio UE per i prossimi anni. Le posizioni dei paesi sono ancora troppo distanti e la questione dei veti incrociati, lanciata dal premier Cameron, rischia di creare ancora maggiore contrasto tra i paesi.

La bozza del bilancio del presidente UE Van Rompuy non ha cambiato molto quello che era stato già preventivato e la proposta non ha accontentato nessuno.

Il bilancio UE per il 2014/2020 prevede un tetto di spesa massimo di  973 mld (1,01% del pil Ue), un aumento a 8 mld alla politica agricola e di 10,6 mld alla politica di coesione per le regioni più svantaggiate. 20,3 mld sarebbero stanziati per progetti crescita e grandi infrastrutture e per l’azione esterna.

I tagli, rispetto alla proposta della della Commissione Ue sono molto pesanti, ma non sono stati fatti dove si era chiesto. Infatti, gli stipendi di dei funzionari dell’Ue sono stati lasciati invariati, se non per l’aumento delle ore di lavoro a 40 settimanali a busta paga invariata.

Tra i 27 leader in campo si sono create quattro fazioni contrapposte. C’è la Germania, seguita da Olanda, Danimarca, Finlandia e Austria, che non vuole alcun taglio ai fondi per la ricerca e lo sviluppo e sulle politiche agricole.

Poi ci sono Francia e Italia che, insieme a Spagna, Lussemburgo e Belgio, sono favorevoli ai tagli, ma che devono essere moderati e non toccare i fondi per l politiche agricole.

Euroscettici Gran Bretagna e Svezia che si schierano contro i 15 paesi a cui andrebbero i fondi per la coesione (i cosiddetti recipienti netti: Portogallo e Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Irlanda, Cipro, Malta, Lettonia, Lituania, Estonia, Slovenia, Slovacchia e Polonia)

Ulteriore rinvio per il bilancio UE

 I 27 capi di stato e primi ministri riuniti a Bruxelles per l’approvazione del bilancio UE per il 2014/2020 non sono ancora arrivati ad un accordo.

La bozza di bilancio presentata dal presidente Ue Herman Van Rompuy è passata solo di sfuggita tra le mani dei diretti interessati, troppo poco tempo perché si possa approvare un documento di una tale importanza. I leader torneranno a discutere oggi a mezzogiorno, ma la possibilità di un accordo in tempi brevi è molto lontana e c’è chi già parla di un possibile slittamento a febbraio o marzo del prossimo anno.

Per il primo ministro italiano questo slittamento non è un dramma, e assicura che farà tutto ciò che è possibile per evitare delle soluzioni non accettabili per il nostro paese. L’Italia ha il diritto di veto, ma Monti non è ancora giunto a questo passo estremo, più per esigenze diplomatiche, fino ad ora, che per reali motivazioni economiche.

Mario Monti, però, apre anche uno spiraglio: nella bozza di bilancio c’è stata una maggiore attenzione alle esigenze del nostro paese, soprattutto per quel che riguarda i fondi di coesione e quelli per l’agricoltura, ma si tratta di un documento troppo lungo e complesso per essere vagliato in tempi ristretti, soprattutto pensando al passato, quando, dopo l’approvazione del bilancio UE precedente, l’Italia non fu certo tra i paesi che ne uscirono meglio.

Angela Merkel, dal canto suo, è molto meno ottimista del premier italiano: secondo la cancelliera di ferro non si arriverà ad una accordo, in quanto le posizioni dei diversi paesi sono ancora troppo distanti.

La Merkel apre alla Grecia, lunedì la decisione

 L’ultimo vertice dell’Eurogruppo per le decisioni sulle modalità e l’ammontare degli aiuti che l’Europa dovrebbe mandare alla Grecia non ha portato a nessun accordo, se non quello di rinviare il tavolo di discussione a lunedì prossimo.

Ma, durante la presentazione del bilancio 2013 al parlamento tedesco, la Merkel ha anche parlato del problema della Grecia e ha annunciato, a sorpresa, che entro lunedì si spera di riuscire a giungere davvero ad un accordo, anche se

Decenni di inadempienze non si risolvono di certo in una notte, ci vuole calma e pazienza. Dire che la Grecia deve restare nell’euro non vuol dire che non dobbiamo prestare attenzione a che le riforme siano applicate per il benessere della gente in quel Paese.

La cancelliera di ferro ha proposto le sue soluzioni. La prima è quella di aumentare la disponibilità del fondo salva-stati Efsf messo a disposizione della Grecia di almeno 10 miliardi di euro, in modo che il paese possa iniziare di nuovo gli acquisti sul proprio debito. La seconda possibilità è quella di tagliare i tassi che Atene paga sul suo debito.

Due soluzioni difficili che faranno sicuramente discutere gli altri membri dell’Eurogruppo e che, forse, ritarderanno ancora la decisione.