Prima riunione Bce 2013

Durante la prima riunione dell’anno nuovo, la Banca Centrale europea ha confermato i dati degli ultimi giorni del 2012. In primo luogo, il tasso di riferimento della Zona Euro è ancora allo 0,75%.

► Draghi è l’uomo dell’anno per ‘The Times’

Nel contempo, restano invariati tanto il tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento, all’1,50%, quanto il tasso sui depositi, a zero.

RIDUZIONE SPREAD

Si registra un’ulteriore riduzione dello spread tra BTp e Bund, il quale durante l’ultima seduta di borsa torna a più riprese sotto la soglia dei 260 punti base. Fondamentali per il raggiungimento di questo risultato sono state le parole del presidente della Bce Mario Draghi, in merito alla crescita economica europea del 2013. Lo spread tra i decennali benchmark di Italia e Germania si attesta così a circa 20 punti in meno della chiusura di ieri e ai minimi da luglio 2011. In grande calo c’è anche il rendimento dei decennali italiani che va sotto il 4,16%, raggiungendo minimi da oltre due anni.

► Salvati fondi stanziati da Ue

BORSE

Intanto, nella giornata di oggi, brilla Piazza Affari. E’ stata una seduta tutto sommato variegata per le Borse Europee, con Milano in grande ascesa.

Piazza Affari chiude la seduta con un +0,72%. Bene anche Madrid. Chiusura sotto la parità, invece, per Parigi, Francoforte e Londra. Wall Street procede invece maluccio.

 

Salvati fondi stanziati da Ue

Alla fine dello scorso anno la spesa dei programmi che hanno ricevuto i fondi stanziati dall’Ue ha raggiunto il 37% del totale progettato in relazione al periodo 2007-2013.

A fine 2011 in percentuale era stato raggiunto il 22%.

Si tratta dunque di un considerevole salto in avanti di 15 punti su scala nazionale, il quale ha permesso di evitare la perdita di consistenti fondi comunitari.

Soltanto uno dei 52 programmi finanziati (Il programma interregionale degli “attrattori culturali”) non ha toccato il target prefissato dall’Unione, e per tale ragione deve restituire 33 milioni a Bruxelles.

► Evasione fiscale, a Marzo il nuovo Redditometro

Si tratta dunque di una larga vittoria, soprattutto dal momento che il rischi era la perdita di fondi molto consistenti.

OBIETTIVI RAGGIUNTI E SUPERATI

I risultati resi noti dall’Unione europea sono soddisfacenti. In primo luogo la spesa nazionale certificata dal Parlamento europeo ha eguagliato e superato di 5,5 punti l’obiettivo minimo richiesto, che era del 31,5 per cento.

Il banco di prova è ovviamente soprattutto il Sud.

C’era infatti un programma specifico concernente Puglia, Campania, Calabria, Sicilia, Basilicata, considerate come le cinque Regioni “convergenza”. Nelle cinque aree suddette è stata raggiunta la spesa del 33,2% sul programmato totale. L’obiettivo minimo era del 27,4.

Anche le altre Regioni vanno molto bene, in quanto hanno raggiunto il 45,2% a fronte di un obiettivo minimo del 41,6.

Il raggiungimento degli obiettivi prefissati è giustificato in parte dalla riduzione del cofinanziamento nazionale ai programmi di spesa, successo in tre tranche dal novembre 2011 a fine 2012.

Due sono le soddisfazioni maggiori dopo il raggiungimento degli obiettivi:

in primo luogo c’è la soddisfazione di aver salvato i fondi.

Successivamente è positivo il fatto che le Regioni ‘Convergenza’ abbiano superato gli obiettivi minimi preposti.

La Cina lascia l’Italia

 La crisi mina il giro di affari della comunità cinese insediata in Italia. Nelle maggiori città italiane, Roma e Milano in testa, il fenomeno è già molto evidente. Serrande chiuse nei quartieri a maggior concentrazione cinese, come già preannunciato dal Financial Times.

La ristorazione continua a tenere bene. A sentire il peso della crisi e delle rinunce degli italiani sono soprattutto i negozi di abbigliamento e di casalinghi. L’Italia, insomma, non è più l’Eldorado di qualche tempo fa, quando arrivarono i primi emigranti della profonda Asia, l’economia non gira e tenere un negozio aperto è un problema anche per i cinesi.

► Auto, Cina pronta a sorpassare l’Europa nel 2013

Secondo le prime stime sul fenomeno, a partire per tornare in patria è la prima generazione di cinesi, i pionieri dell’emigrazione in Italia, che, in una buona percentuale, lasciano in Italia moglie e figli e si dirigono verso lo Zehjang, loro regione d’origine, attirati dalla situazione economica cinese e dal suo forte sviluppo.

I più giovani, invece, vanno a cercare altrove un’occasione di fare fortuna. Le mete predilette sono l’Africa e l’America Latina.

► Paesi in crescita nel 2013

Un dato accomuna tutti i cinesi che stanno andando via dall’Italia: nella maggior parte dei casi si tratta di un allontanamento momentaneo con previsione di ritorno non appena l’economia italiana riprenderà il suo corso.

AIG non farà causa al governo degli Stati Uniti

 E’ di ieri la notizia che Hank Greenberg, ex-a.d. della Aig ora alla guida della società Starr International, società che compare tra le principali azioniste della compagnia assicurativa American International Group, avrebbe voluto chiedere un pesante rimborso (intorno ai 25 miliardi di dollari) al governo degli Stati Uniti.

► AIG farà causa al governo americano?

La motivazione della richiesta di Greenberg era molto semplice: le condizioni applicate al prestito erano troppo onerose e il governo degli Stati Uniti ha ottenuto un ottimo guadagno dalla vendita delle azioni della compagnia al momento della sua nazionalizzazione.

In molti hanno storto il naso. Il prestito fatto dalla Casa Bianca è stato il mezzo attraverso il quale la compagnia ha potuto salvarsi da un sicuro fallimento e le condizioni per la restituzione erano state concordate da entrambe le parti. E così è stato e il consiglio di amministrazione di American International Group ha rifiutato in toto la proposta di Greenberg di partecipare alla causa.

► Altri guai per Obama: le compagnie assicurative aumentano i prezzi

Il commento di Robert “Steve” Miller, presidente del consiglio di amministrazione di AIG, è stato molto chiaro e deciso: il prestito fatto dalla Casa Bianca ha salvato il posto di lavoro ai 62 mila dipendenti di AIG e solo grazie a quel prestito è stato possibile ricostruire una grande società.

A oggi AIG ha restituito all’America 205 miliardi di dollari, comprendenti un utile di 22,7 miliardi di dollari. Noi continuiamo a ringraziare l’America per il suo sostegno.

Indagato per Frode Ministro Francese Fisco

Paradossale. Eppure è vero. Jérôme Cahuzac è nella bufera. Cahuzac, ministro francese che detiene la responsabilità del Budget e del Fisco è incredibilmente indagato per  frode fiscale. Proprio lui, che è l’uomo che ha proposto, senza alcun successo, la famosa tassa del 75% contro i ricchi. Ora, quasi come se fosse uno scherzo del destino (o una manovra?) Cahuzac è accusato di avere tenuto per vent’anni un conto segreto in Svizzera, e di avere nel 2010 trasferito i fondi in una più lontana banca di Singapore.

Jérôme Cahuzac  ha sessant’anni. Ha un fisico aitante essendo appassionato di boxe, ciclismo e sci ed era cardiologo convertito alla politica e al più conveniente mercato dei trapianti per capelli. Cahuzac ha accolto il comunicato della Procura di Parigi dimostrandosi forte è sicuro di sé. Questa la sua dichiarazione: “Finalmente potrò provare la mia completa innocenza”.

In Francia lo sperano. Lo sperano soprattutto François Hollande e il Presidente del Consiglio Jean-Marc Ayrault, costretti da trenta giorni ad affrontare le lamentele contro le tasse con un responsabile sospettato di frode che qualsiasi accertamento fiscale potrebbe facilmente verificare. Il problema è che, sembra uno scherzo, solo Cahuzac può mettere nei guai Cahuzac.

Ora, però, sono i magistrati a aprire un fascicolo, con buona pace dei giornalisti di Mediapart esultano, i quali il 4 dicembre scorso hanno svelato il dossier, diffondendo nel giorno seguente una registrazione audio. In questo file si sente un uomo (similissimo al ministro dal punto di vista vocale, come conferma l’accusa), dire al telefono frasi tipo la seguente:

«Mi scoccia troppo avere un conto aperto là (Ginevra, ndr), l’Ubs non è certo la più imboscata delle banche».

Staremo a vedere.

Network Unico Compagnie Telefoniche Europee

Questa mattina il Titolo Telecom ha conquistato Piazza Affari, facendo registrare un buon rialzo. L’effetto Telecom ha una spiegazione ben precisa.

Nelle scorse ore, il Financial Times ha pubblicato la notizia di una trattativa abbastanza ben avviata tra i top manager delle principali compagnie telefoniche europee che starebbero pensando alla creazione di un Network unico per consolidare la loro presenza nel mercato e combattere la sempre più impellente crisi di settore.

L’incontro sarebbe avvenuto a Bruxelles alla presenza del Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, il quale avrebbe ovviamente fatto da mediatore tra i ‘capi’ dei vari colossi.

L’esigenza di creare un’unica rete europea per le diverse piattaforme telefoniche è stata letta come un’occasione per darsi man forte in un momento così difficile.

Quasi come se le varie compagnie top volessero innalzare un unico muro per difendersi dai ‘competitor’.

In questo momento, infatti, la frustrazione per l’andamento economico è molto alta.

Creare un network unico significherebbe evitare la frammentazione dei singoli mercati e indebolire gli agenti esterni che utilizzano le reti messe a disposizione dai grandi operatori.

Le rinunce degli italiani

 La situazione economica italiana, a detta degli esperti, dovrebbe iniziare a migliorare solo a partire dal 2014. Quindi anche quest’anno sarà costellato di sacrifici e rinunce che permetteranno, non sempre agevolmente, di arrivare fino a fine mese.

► Disoccupazione record dal 1992

Dopo il 2012 che ha visto una diminuzione record dei consumi, il trend continuerà ad essere lo stesso anche per questo anno in corso, quando circa la metà delle famiglie italiane si vedrà costretta non solo a rinunciare a ciò che può essere definito un lusso, ma anche a risparmiare il più possibile su ciò che serve per la vita di tutti i giorni.

Secondo l’indagine di Swg commissionata da Coldiretti il 48% delle famiglie italiane crede che la situazione economica sia destinata a peggiorare, il 42% non vede nessun miglioramento, e solo il 10% spera in una ripresa. E non si tratta solo di sensazioni, ma di dati reali che mettono ancora più in crisi un’economia che avrebbe bisogno, invece, di un’iniezione di fiducia e, soprattutto, di una buona dose di contante da spendere e da far circolare.

► Affittare camere per resistere alla crisi

Ma non c’è nulla di tutto questo e, per quest’anno, molti desideri diventeranno proibiti  Di seguito la lista delle rinunce di cui ci dovremo fare carico:

1. Abbigliamento: 53%
2. Viaggi o vacanze: 51%
3. Tempo libero: 48%
4. Beni tecnologici: 42%
5. Ristrutturazioni della casa: 40%
6. Arredamento: 38%
7. Auto/moto: 38%
8. Attività culturali: 37%
9. Generi alimentari: 17%
10. Spese per i figli: 9%

Come usare il Redditometro

A partire da quest’anno, il contribuente dovrà dimostrare che il proprio reddito è congruo a quanto stabilito dal livello di consumi controllato dal Fisco. È questa una delle priorità disciplinari alla base del nuovo Redditometro, strumento con il quale sarà applicabile la lotta anti evasione, a partire dal controllo delle dichiarazioni dei redditi firmate nel 2010.

COME FUNZIONA IL REDDITOMETRO

Evasione fiscale, a Marzo il nuovo Redditometro

Per ogni anno  da controllare, l’Agenzia delle Entrate sceglierà le categorie di contribuenti da prendere in considerazione e ne esaminerà le singole dichiarazioni. Mediante questa procedura gli ispettori utilizzeranno le banche-dati che compongono  l’Anagrafe tributaria.

Supponiamo, ad esempio che da questa verifica balzi fuori un acquisto esorbitante rispetto al reddito dichiarato da un contribuente. Cosa succede?

Visto e considerato un siffatto dato, gli ispettori capiranno come ricostruire il profilo del contribuente riempendo le caselle inerenti alle 56 voci di spesa del Redditometro.

COME LEGGERE LE VOCI DI SPESA

Sono cinquantasei. Analizziamo le prime 30 e poi le successive 26:

In merito alle prime 30voci, il Fisco avrà a disposizione statistiche fornite dalle banche-dati. Volendo fare un esempio per i consumi elettrici assumerà i dati dalle bollette.

Le ltre 26 voci di spesa sono così contemplate: il Fisco confronterà, se esistono, eventuali dati provenienti dall’Anagrafe tributaria con le medie dell’Istat relative al tipo di famiglia cui appartiene il contribuente e alla sua area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud o Isole), tra i due dati sarà preso per buono il più alto; se il dato disponibile è solo quello presuntivo dell’Istat, terrà conto di questo.

Apple lancia iPhone Low Cost 2013

A Cupertino preparano le grandi manovre per quest’anno.

Apple continua infatti imperterrita nel suo lavoro di creazione di un iPhone low cost, atto a inglobare nel proprio parco clienti anche i meno abbienti. Le voci di corridoio provengono dal sempre ben informato Wall Street Journal. Il quotidiano americano è da sempre abbastanza tempestivo ed efficace nell’anticipazione delle strategie dell’azienda guidata prima da Steve Jobs e ora dal Ceo Tim Cook.

Il nuovo modello di Iphone potrebbe arrivare già entro fine 2013. Costerà meno. Per abbassare i costi del cliente Apple lo sta programmando pensando a nuovi materiali meno dispendiosi in termini di denaro.

Il nuovo melafonino sarà realizzato dunque in policarbonato e non più in alluminio come era successo per l’iPhone 5, ultimo modello uscito.

Questa soluzione appare la più conveniente anche se non sono da escludere modifiche dell’ultim’ora. Sul tavolo, infatti ci sono diverse alternative. La certezza, tuttavia, è che il team di Cupertino fondato da Jobs è pronto a scatenare una nuova rivoluzione di mercato nella telefonia mobile, così da contrastare Samsung e Android.

Android è più giovane rispetto a iOs di Apple. Si è però ben piazzato sul mercato replicando il modello della mela morsa, ma cambiando strategia (la sua è più approfondita dal punto di vista della tecnologia e meglio inserita nel mercato). La sua virtù è quella di essere open source e di ‘montare’ dispositivi appartenenti a brand diversi, anche a brand low cost.

Il nuovo iPhone Low Cost nasce con il preciso intento di battere non solo Android, ma anche Samsung, così da permettere ad Apple di strappare il primo posto nelle vendite del settore al colosso coreano.

Diminuiscono i costi pubblici

Continua il trend positivo dei conti pubblici, i quali sono in netto miglioramento. A rilevarlo è l’Istat, la quale ha fornito i dati del terzo trimestre del 2012.

Le statistiche parlano di un indebitamento netto delle Amministrazioni Pubbliche in rapporto al Prodotto interno lordo (parliamo dei dati grezzi) il quale è stato pari all’1,8%, facendo dunque scaturire un risultato inferiore di 0,7 punti percentuali rispetto a quello del corrispondente trimestre di due anni fa.

Un ottimo passo in avanti, dunque, si è verificato tra il 2011 e il 2012.

Nei primi nove mesi dello scorso anno è stato raggiunto un rapporto tra indebitamento netto e Pil uguale al 3,7%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo dell’anno 2011. Il dato ingloba revisioni al ribasso di tale rapporto, in rapporto alla precedente stima, di 0,3 punti percentuali per il primo trimestre e 0,4 punti per il secondo.

L‘Istat ragguaglia anche sulle cifre generali del terzo trimestre concernenti il saldo primario (ovvero l’indebitamento al netto degli interessi passivi), il quale e’ sembrato positivo e pari a 11.548 milioni di euro (+7.023 milioni di euro nel corrispondente trimestre del 2011).

Nei primi nove mesi dello scorso anno, in forma di incidenza sul Prodotto Interno lordo il saldo primario positivo e’ stato pari all’1,6% del Pil, con un miglioramento di 1,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2011.