L’abolizione dell’IMU deve essere compensata da altre tasse secondo il FMI

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 Non è ancora un capitolo del tutto chiuso quello dell’IMU, l. Non lo è per il Governo ancora alle prese con i vari emendamenti al decreto, dai quali sono recentemente scaturite novità per la Tares, per il regime della cedolare secca nelle locazioni e per il pagamento dell’anticipo stesso dell’IMU alle regioni a Statuto speciale. Ma non lo è neanche per il Fondo Monetario Internazionale, che monitora con costanza la situazione delle tasse italiane.

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L’Italia e le sue misure fiscali sono dunque ancora sotto i riflettori di Washington, in particolare sotto gli occhi di Michael Keen, vicedirettore del dipartimento affari fiscali del Fondo Monetario Internazionale, che ha presentato una relazione sul caso dell’Italia al Fiscal Monitor 2013. Compito di Keen è infatti quello di monitorare la situazione fiscale dei paesi che aderiscono al FMI.

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Secondo Keen, la questione dell’IMU non è ancora chiusa perché la sua abolizione impone allo Stato italiano due nuove scelte: o l’introduzione di nuove tasse in compensazione o l’effettuazione di una serie di tagli alla spesa. Le tasse sugli immobili, cioè quelle sulle proprietà, invece, sono più adatte ad un profilo economico di crescita e molti paesi aderenti al FMI le raccomandano come più giuste e più progressive.

Il Fondo Monetario Internazionale, del resto, ha più volte dichiarato di essere stato a favore dell‘introduzione di tasse sugli immobili, in particolare di quelle sulla prima casa, cosa di cui Keen torna ora a farsi portavoce. Ma alcune parole del vicedirettore vengono spese anche in favore dell’IVA, di cui è necessario esigere il pagamento allargando la base contributiva.

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