Nuovo record del debito pubblico

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 Il debito delle amministrazioni pubbliche in Italia ha raggiunto il record storico: 2104 miliardi di euro, ivi compreso l’aumento di 18,7 miliardi registrato nel mese di novembre del 2013.

Il fabbisogno, secondo una nota emessa da Bankitalia, per una quota di 12,8 miliardi deriva in gran parte dal sostegno finanziario versato ai Paesi dell’area euro.

In particolare, l’aliquota di competenza italiana dei prestiti erogati dall’European Financial Stability Facility (EFSF) è stata pari a 6,7 miliardi, mentre i versamenti del terzo e quarto rateo della sottoscrizione di capitale dell’European Stability Mechanism (ESM), effettuati rispettivamente nei mesi di aprile e ottobre, hanno comportato oneri per complessivi 5,7 miliardi.

 

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Il contributo italiano al sostegno finanziario dei Paesi euro, dal 2010 ad oggi, è stato pari a 55,1 miliardi, così suddivisi: 33,6 miliardi relativi alla quota di partecipazione ai prestiti in ambito EFSF; 11,5 miliardi per la sottoscrizione del capitale dell’ESM; 10 miliardi per la partecipazione ai prestiti bilaterali in favore della Grecia, la cui erogazione si è conclusa nel 2011.

Tra gennaio e novembre del 2013 le entrate tributarie assegnate al bilancio dello Stato hanno prodotto un gettito di 339,1 miliardi (di cui 31,2 nel mese di novembre), registrando una lieve diminuzione rispetto alle entrate dello stesso periodo del 2012, che si era assestato su 340,7 miliardi.

 

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Gli investitori  non residenti detengono in portafoglio titoli di Stato italiani per un ammontare di 693,061 miliardi di euro (ottobre 2013) con un incremento rispetto ai 684,208 miliardi del mese di settembre.

La percentuale dei titoli del debito pubblico italiano in mano a soggetti esteri si è attestata in ottobre al 39,4% del totale (stesso livello del mese precedente) includendo in essa anche i titoli di Stato sottoscritti dalle banche centrali estere e dalla BCE ,nonché dagli da investitori nazionali attraverso soggetti non residenti.

A giugno del 2011 la quota dei titoli pubblici italiani in mano a soggetti esteri superava, sia pur di pochi decimi, il 50%.

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