In questo momento gli operatori di mercato stanno già guardando al prossimo trimestre, e sui mercati si nota un certo scetticismo sulla sostenibilità della ripresa economica globale alla luce dei segnali di rallentamento negli Stati Uniti e in Cina, della continua pressione sulle valute emergenti e delle crescenti preoccupazioni geopolitiche sulla crisi Ucraina. Il nervosismo è particolarmente acuto, considerato che finora i mercati azionari hanno ignorato i segnali di debolezza lanciati dagli ultimi dati macro.
Crisi
2013, anno orribile per le aziende italiane
Il 2013 è stato l’anno più duro della crisi con 111mila chiusure aziendali, il 7,3% in più rispetto al 2012. Lo dicono dati Cerved: male l’industria, crolla il Nord Est. Nel 2013 si è avuto un boom dei concordati preventivi (+103% rispetto all’anno precedente) mentre per quel che riguarda i fallimenti sono stati oltre 14mila, il 12% in più rispetto al 2012.
I mercati finanziari snobbano la crisi Ucraina
Il dato sull’occupazione Usa riporta la crescita occupazionale US più vicino al trend del 2013, sebbene la distanza con i livelli dello scorso autunno sia ancora significativa. Sembra sensato attendersi un rimbalzo nei prossimi mesi, in quanto l’attenuarsi della morsa del clima potrebbe permettere un accelerazione dell’attività nei settori più impattati.
Tanti i fallimenti e le chiusure per la crisi
Fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi degli anni precedenti
L’impatto della crisi dei Paesi emergenti sull’economia globale
I motivi della maggiore vulnerabilità includono il fatto che i mercati in via di sviluppo hanno ora un impatto più forte sulla economia del mondo




