Cooperative e crisi, l’esempio dell’Emilia Romagna

Home > Lavoro > Cooperative e crisi, l’esempio dell’Emilia Romagna

 Negli ultimi cinque anni l’occupazione globale in Emilia-Romagna è scesa, ma è salita quella del sistema della cooperazione, che ha tenuto anche nel 2013. Questo emerge da un’analisi di Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con le Camere di commercio della regione e con Gruppo Clas, resa possibile dalla banca dati Smail. A metà 2013 l’occupazione delle cooperative emiliano romagnole (che contano circa 5.600 unità con 174.800 addetti) è aumentata di oltre il 3% rispetto al giugno 2008, a fronte di una variazione complessiva a livello regionale del -3,8%; la quota di occupazione delle cooperative sul totale delle imprese è passata dal 10% all’11%.

La questione del lavoro dei giovani in Italia tra poche opportunità e formazione carente

Le imprese cooperative sono aumentate più del 5%, passando da 5.300 a quasi 5.600 unità, mentre il numero totale di imprese attive in regione si è ridotto (-1,9%). Questo secondo l’analisi di Unioncamere perchè le imprese della cooperazione operano più che altro nei servizi, nei quali è posto il 73% dei loro addetti. Tra questi  sanità e assistenza sociale (28.600 addetti), trasporti e logistica (23.600), servizi di pulizia e altri servizi operativi (22.500) e dal commercio (18.600).

>  Lavoro: urgono strategie più efficaci per i giovani

Le cooperative industriali occupano 27.700 addetti e quelle agricole 10.800. A livello settoriale si riscontrano alcune variazioni piuttosto marcate, sia in aumento (altri servizi alle persone +15%, sanità e assistenza +11%, industria +7%, servizi di pulizia e altri servizi operativi +6%) che in diminuzione (trasporti e logistica -10%, costruzioni -13%). Per quanto riguarda il settore del credito, il forte incremento tra 2008 e 2013 (+32%) riflette alcune acquisizioni da parte di imprese cooperative di aziende con altra forma giuridica (in particolare la riorganizzazione di Banco Popolare).

Lascia un commento