Attesa per l’ultima riunione della FED

 La Federal Reserve, in questo momento, è l’istituto più atteso dai mercati. Nella serata di oggi si dovrebbero avere le trascrizioni dell’ultima riunione che potrebbero indirizzare i mercati in modo nuovo, visto che ci sarà qualche dettaglio in più sul modo in cui si pensa di gestire la riduzione degli stimoli monetari.

Lo spread e le attese per la FED

Nel frattempo le borse asiatiche appaiono molto contrastate con un piccolissimo guadagno di Tokyo che avanza dello 0,2 per cento. Sul versante europeo, invece, colpisce il passo falso di Piazza Affari che non riesce a rimbalzare come previsto e torna ad osservare con ansia l’aumento dello spread. Il differenziale tra Bund e BTp, infatti, è salito di nuovo sopra i 250 punti.

Le news dalla FED arriveranno soltanto quando le Borse del Vecchio Continente avranno chiuso. Saranno quindi gli altri mercati del mondo ad aggiudicarsi la “primissima” reazione ai verbali. Si parla della trascrizione della riunione del FOMC che è quell’organismo che, essendo parte della Federal Reserve, decide la politica monetaria americana.

Cambio in corsa della BoE

Le notizie sono molto attese perché è già stato annunciato l’abbandono progressivo del quantitative easing ma si cerca di capire l’entità del restringimento degli stimoli. Molti prevedono comunque un allentamento della presenza della FED sul mercato valutario a stelle strisce.

Lo spread e le attese per la FED

 Il giorno dopo Ferragosto è stato molto interessante, sia per l’apertura delle borse, sia per l’andamento dello spread. Il differenziale tra i Bund tedeschi e gli omologhi italiani è arrivato ai livelli  minimi da due anni a questa parte. La situazione dell’Italia è molto buona visto che scendono anche i rendimenti dei titoli di stato che sul mercato secondario fruttano “soltanto” il 4,2 per cento.

L’Eurozona è fuori dalla recessione

Mentre per il nostro paese le cose si mettono bene, le borse di tutto il mondo sono contraddistinte dall’incertezza. C’è infatti moltissima attesa per le prossime decisione della Federal Reserve. La FED, in questi mesi, si sta rendendo conto che il mercato del lavoro americano è in ripresa e l’uscita dalla crisi potrebbe essere più veloce del previsto visto con il conseguente e subitaneo abbandono del piano d’acquisto dei bond.

Spread e borsa italiana da record

Se in America potremmo dire che tutto tace, non si può dire altrettanto di quello che sta succedendo a Tokyo dove il mercato è arretrato ancora dello 0,75 per cento. Gli analisti sono perplessi dall’andamento degli scambi a Shanghai.

Riassumendo abbiamo da un lato il crollo dei mercati asiatici, dall’altro il mercato americano che avanza in modo molto interessante e nel mezzo i mercati europei un po’ incerti, Italia a parte.

La FED mantiene invariati i tassi

 Non subisce alcuna modifica la politica monetaria decisa dalla Federal Reserve. I tassi di interesse restano al loro minimo storico, in un range che oscilla tra lo 0 e lo 0,25%, i valori più bassi a partire dal 2008.

Non subisce nessuna modifica, inoltre, anche il piano di allentamento monetario deciso dall FED che prevede un acquisto da 85 miliardi di dollari al mese di bond ipotecari e di Treasury. 

Si sceglie il nuovo capo della FED

 Se è vero che con le opzioni binarie si riesce a scommettere su tutto allora si starà sicuramente preparando la strada per le puntate sul nuovo capo della FED. I nomi in ballo sono diversi e nonostante l’incertezza sulle elezioni, si sa già che il nuovo governatore dovrà affrontare una situazione molto delicata.

La FED mantiene invariati i tassi

Gli Stati Uniti sono in una fase di ripresa ma visto che  molto del business americano è legato anche alle esportazioni, non è stato piacevole, nelle scorse settimane, prendere atto del rallentamento cinese. Si è deciso perciò di chiedere nuovamente aiuto alle politiche monetarie definite a livello centrale dalla Federal Reserve.

Bernanke gioca a fare l’alleato di Draghi

Attualmente a capo della FED troviamo Ben Bernanke che è stato nominato da George W. Bush nel 2006. Il suo mandato di quattro anni, scadeva nel 2010 ed è stato riconfermato da Obama per altri 4 anni. L’anno prossimo, però, ci potrebbe essere una modifica e per la prima volta, il presidente Obama, lancia in pasto ad investitori e giornalisti tre nomi di papabili successori di Bernanke: Lawrence H. Summers che è un economista ed è stato nella sua carriera anche preside dei Harvard nonché ministro di Clinton e consigliere sui temi economi dell’attuale presidente; Janet L. Yellen che attualmente è il vicepresidente della FED e poi infine Donald L. Khon che in passato ha ricoperto l’incarico di vice presidente della FED tra il 2006 e il 2010.

Bernanke sulla stessa linea di Draghi

 La FED si allinea con la BCE in fatto di politiche monetarie accomodanti. E’ questo, infatti, il concetto che sta alla base delle ultime dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, davanti al Congresso Americano.  

L’ economia americana ha bisogno di politiche accomodanti

 Così come avviene per i mercati europei, che hanno gli occhi puntati sulle decisioni dell’ Eurotower in fatti di politiche monetarie, anche l’ economia americana è decisamente sensibile alle decisioni della FED, la Federal Reserve.

Cambio di vertice alla FED

 Si prospettano grandi cambiamenti presso la Federal Reserve entro il prossimo anno. Per lo meno ai piani alti. In una intervista recentemente rilasciata ad una giornalista della televisione pubblica Pbs, il Presidente degli Stati Uniti d’ America, Barack Obama, ha infatti lasciato intendere che sono prossimi cambi al vertice.

Ben Bernake difende la FED e la sua politica monetaria

 Ben Bernake, chief della Banca Centrale americana, è intervenuto di fronte al Senato degli Stati Uniti per difendere le sue posizioni e la sua linea di azione, in primo luogo per quanto riguarda l‘operazione di acquisto dei titoli di stati americani in quanto i benefici di tale operazione sono di molto superiori ai costi.La sua è una politica che andrà avanti fino a che il mercato del lavoro americano non avrà ripreso i ritmi naturali e il programma è sostenibile a livello di costi, così come ha dichiarato che la Fed potrà cambiare rotta al momento che riterrà più opportuno.

Il suo intervento si è poi spostato al suo pubblico, i componenti del Senato degli Stati Uniti, e a tutti i parlamentari in genere, chiedendo che si prendano immediatamente delle misure atte a non far entrare in vigore i tagli alla spesa pubblica previsti dall’inizio del prossimo mese.

Sono i sequester, ossia i tagli automatici alla spesa pubblica, che rischiano di mettere in serio pericolo l’occupazione e l’economia in genere del paese, soprattutto perché queste misure si andrebbero ad aggiungere a quelle già messe in atto come l’aumento delle tasse e potrebbero portare ad una brusca inversione di marcia per un’economia, quella americana, che solo da poco sta manifestando i primi segnali di ripresa.

La politica monetaria accomodante può aumentare alcuni tipi di presa di rischio, ma nelle circostanze attuali aiuta a ridurre il rischio nel sistema in generale, e soprattutto rafforza l’economia nel suo complesso. Al momento non riteniamo che i potenziali costi di un aumento delle prese di rischio in alcuni mercati finanziari possano superare i benefici del promuovere una più forte ripresa economica

ha concluso Bernake.

Bernanke interviene su tetto del debito americano

 Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve, appena conclusa la conferenza stampa di Barack Obama, ha voluto ribadire i concetti espressi dal presidente americano: il tetto del debito deve essere alzato, e questo deve essere fatto in tempi ristretti, altrimenti ci sarà il crollo dell’economia del paese.

Il suo appello è rivolto soprattutto a quella fascia di resistenza repubblicana che osteggia apertamente le decisioni del presidente, ma che, per un gioco politico, rischia di mettere a repentaglio le sorti dell’intero paese.

► Obama preoccupato per il rischio default

Per Bernanke, se l’accordo non viene raggiunto, il default si verificherà alla fine di febbraio o, al massimo, all’inizio del mese di marzo.

Bisogna agire il prima possibile per evitare di mettere a rischio gli 80 milioni di spese mensili per Previdenza, Sanità, sussidi di disoccupazione e stipendi di militari.

► Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Ribadendo anche che non si devono ripetere gli errori de 2011, quando il rating del paese fu abbassato a causa della lentezza nell’evitare il default.

Bernanke ammonisce: il tunnel fiscale americano non è ancora terminato e saranno ancora molti gli ostacoli che si presenteranno sul cammino del risanamento economico americano, smentendo anche le voci sulla fine del programma di acquisto dei titoli (85 miliardi di dollari al mese).

 

AIG farà causa al governo americano?

 Il ringraziamento di AIG per i 182 miliardi di dollari ricevuti dal governo americano – che l’hanno salvata da un sicuro fallimento – dopo la crisi dei mutui subprime del 2008 è una causa per un risarcimento di 25 miliardi di dollari.

► Altri guai per Obama: le compagnie assicurative aumentano i prezzi

La proposta di fare causa al governo americano, che ha già richiesto un rimborso dalle banche per i mutui immobiliari,  è stata fatta nel 2011 da Hank Greenberg, ex-a.d. della Aig ora alla guida della società Starr International – tra i principali azionisti della compagnia assicurativa – perché i termini per il rimborso del pacchetto di aiuti ricevuti sono troppo onerosi (in effetti, il tasso di interesse sul debito è del 14%) e anche perché il governo Usa ha ricavato un profitto di circa 22 miliardi di dollari con la vendita delle azioni dell’Aig ricevute durante la parziale nazionalizzazione della società.

► Assicurazioni nel mirino dell’Antitrust

In questo modo il governo, secondo l’accusa di Greenberg, avrebbe favorito i  colossi di Wall Strett, primo fra tutti Goldman Sachs, a discapito degli azionisti della AIG.

In questi giorni la proposta di Greenberg verrà vagliata dal consiglio di amministrazione di AIG. Dalla Casa bianca ancora nessun commento, ma dalla FED fanno sapere che il pacchetto di aiuti e le relative modalità di restituzione del debito, sono state il frutto di una scelta comune tra le due parti. Anche perché, se non fossero stati emessi, la AIG non avrebbe avuto nessuna via di fuga dal fallimento certo.

Il problema è che il cda della AIG deve per forza di cose prendere in considerazione la possibilità di fare causa al governo insieme ai suoi azionisti, che, in caso di esito positivo della loro causa contro il governo, potrebbero continuare la loro azione legale anche contro la compagnia stessa.