Fondi pensione sostitutivi Ago

 I fondi sostitutivi dell’assicurazione generale obbligatoria sono, come sottolinea il termine stesso, fondi per i quali le procedure di managment del conto, rendimento e calcolo rimpiazzano in maniera definitiva quelle in uso per la generalità dei lavoratori dipendenti (Assicurazione Generale Obbligatoria)

Successivamente al rilascio dei decreti di armonizzazione ed alla soppressione di alcuni fondi, le norme che li disciplinano si sono conformate alle norme applicate nell’Assicurazione Generale Obbligatoria. Tali norme sono:

– vecchiaia;

– vecchiaia contributiva;

– anzianità;

– inabilità;

– assegno ordinario di invalidità;

– superstiti.

 

Lavoratori iscritti

 

Per quanto riguarda i Fondi Trasporti (ET), erano iscritti:

tutti i dipendenti di ruolo, anche se provvisoriamente, delle imprese private che esercitano l’attività nei seguenti settori: ferrovie, tramvie, autolinee, filovie, funivie cumulabili per atto di concessione alle ferrovie e linee di navigazione interna, tenute all’applicazione del R.D. n. 148/1931;

il personale, effettivo o adibito in modo continuativo ai pubblici servizi di trasporto, dipendente da aziende, non tenute all’applicazione del R.D. 148/1931;

il personale dipendenti da Comuni, Province e Regioni esercenti direttamente in economia il pubblico servizio di trasporto che è stato iscritto al Fondo sino al 30.9.1991.

 

Per quanto riguarda i Fondi Telefonici (TT), erano iscritti:

tutti i dipendenti delle aziende che avevano in concessione il pubblico servizio di telefonia, nonché i dirigenti non iscritti al Fondo ex Inpdai.

 

Per quanto concerne i Fondi Elettrici (EL) erano iscritti:

i dipendenti dell’Enel nonché i dipendenti di aziende private, i quali producono trasformano, commercializzano l’energia elettrica, con almeno quindici lavoratori.

Era, invece, iscritto al Fondo Dazio (DZ) il personale avente un rapporto di lavoro di natura privatistica, già dipendente dagli appaltatori delle imposte di consumo oppure dai Comuni che portavano in economia il relativo servizio di riscossione.

Successivamente all’abolizione delle imposte comunali di consumo il personale, dal primo gennaio del 1973, è stato fatto traslocare alle dipendenze dell’Amministrazione statale istituito presso il Ministero delle Finanze. In altre circostanze il personale è stato mantenuto in servizio presso i Comuni dai quali dipendeva. Hanno mantenuto un iscrizione al Fondo coloro che hanno optato per il mantenimento dell’iscrizione.

Prestazioni del fondo

Il fondo ottempera a tutte le prestazioni di natura pensionistica contemplate dall’Assicurazione Generale Obbligatoria con i medesimi requisiti e le medesime modalità:

– vecchiaia;

– vecchiaia contributiva;

– anzianità;

– inabilità;

– assegno ordinario di invalidità;

– superstiti.

Erano previste pensioni concesse con leggi specifiche ai singoli Fondi, alcune delle quali ancora oggi in vigore.

Come presentare domanda per ottenere il Fondo

– Domanda via Web: servendosi dei servizi telematici accessibili direttamente dal cittadino tramite PIN attraverso il portale dell’Istituto http://www.inps.it

– Domanda via telefono: chiamando al numero 803164 il contact center integrato. Il numero è gratuito da rete fissa. Inoltre, è possibile chiamare il numero 06164164 da rete mobile. Il numero è a pagamento secondo la tariffa del proprio gestore telefonico

– Domanda nei patronati e presso tutti i centri intermediari dell’Istituto, avvalendosi dei servizi telematici offerti dagli stessi

 

Fondi pensione sostitutivi: quando spettano

I lavoratori che arrivano a possedere i requisiti anagrafici e contributivi nel fondo per il diritto alle prestazioni possono avere ingresso al pensionamento. Quando? A partire dal mese successivo al mese in cui viene perfezionata la presentazione della domanda. Occorre agire, qualora siano previste, nel rispetto delle finestre di ingresso.

Fondi pensione sostitutivi: quanto spetta

L’importo della pensione va determinato mediante un determinato sistema di calcolo:

calcolo retributivo: nel caso in cui il lavoratore può far valere almeno 18 anni di contributi al 31.12.1995;

calcolo misto: Si calcola una quota con il sistema retributivo e una quota con il sistema contributivo.

calcolo contributivo: nel caso in cui il lavoratore abbia iniziato l’attività lavorativa dopo il 31.12.1995.

L’assicurato, iscritto Fondo Trasporti o Fondo Elettrici o Fondo Telefonici può fare richiesta, in concomitanza con la domanda di pensione, la liquidazione nella gestione (Fondo o AGO) che eroga la pensione di importo più favorevole.

 

 

A Gennaio la riforma delle pensioni

Sarà attiva tra un mese la riforma delle pensioni. Chiesta dall’Unione europea nel 2011, la riforma entrerà in vigore all’inizio del prossimo anno, sulla base dei miglioramenti già avvenuti negli ultimi mesi.

In virtù della riforma lo Stato italiano risparmierà una cifra che si aggira intorno ai 22 miliardi di Euro dal 2013 al 2020. Un ottimo presupposto per alleggerire la crisi.

Gli esperti spiegano così le principali modifiche in seno alla legge:

“Alla base della riforma, che porta quindi molti soldi allo Stato, ci sono l’allungamento dell’età pensionabile e il passaggio al sistema contributivo, mentre prima c’era quello retributivo. Dal 2013, quindi, i lavoratori andranno in pensione con le nuove regole, a parte gli autonomi che hanno aspettato 18 mesi per la finestra mobile. Dal 2013 si andrà in pensione a 66 anni e 3 mesi per gli uomini e a 63 anni e 3 mesi per le donne, che diventano 63 anni e 9 mesi nel caso di lavoratrici donne. Per la pensione anticipata ci vogliono 42 anni e 5 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne”.

Lo Stato tira dunque un sospiro di sollievo, gli  italiani no, come si legge dall’analisi degli esperti:

“Per le donne l’età pensionabile crescerà fino al 2018 per arrivare a essere uguale a quella degli uomini. Per il futuro è previsto anche l’adeguamento della pensione alle statistiche della vita media”.

Prestazioni della previdenza complementare: il riscatto

 Se un soggetto si iscrive ad un fondo pensione integrativo e poi, a causa di vari fattori quali possono essere una diversa posizione lavorativa, perde i requisiti per parteciparvi, ha due possibilità per mantenere il fondo: il trasferimento e il riscatto.

Attraverso la procedura di riscatto, che può essere diversa in base al fondo pensionistico prescelto e sottoposta a diverse condizioni, il lavoratore può richiedere la posizione individuale accumulata o la conservazione della posizione individuale già accantonata presso il fondo, ma senza continuare a contribuire.

Esistono due tipologie di riscatto:

il riscatto parziale: fino al 50% del montante maturato se la disoccupazione dopo la cessazione della precedente attività lavorativa è compreso tra 12 e 48 mesi o nel caso di mobilità e cassa integrazione:

il riscatto totale: nel caso in cui il periodo di disoccupazione sia superiore ai 48 mesi o sia occorsa una invalidità permanente grave.

Il riscatto della posizione maturata può essere richiesto anche in caso di decesso dell’aderente prima della maturazione del diritto alla prestazione pensionistica. In questa eventualità sono gli eredi o le persone indicate dal sottoscrittore del fondo a beneficiare del montante.

 

Prestazioni della previdenza complementare: il trasferimento

 Oltre alla possibilità di ottenere un’anticipazione su quanto versato al fondo che si è scelto per la propria previdenza integrativa, si può anche accedere al capitale attraverso la formula del trasferimento. In realtà non si tratta di una vera e propria possibilità di avere una parte del montante accumulato in liquidità, ma della possibilità di passare ad un altro fondo pensione.

Con l’entrata in vigore della riforma delle pensioni del 2007, chi ha sottoscritto un fondo di previdenza integrativa ha il diritto al trasferimento volontario verso un’altra forma pensionistica di sua scelta, a patto che siano passati almeno due anni dalla prima sottoscrizione.

Il trasferimento è stato previsto soprattutto per quei lavoratori che perdono i requisiti di partecipazione ad un determinato fondo, come accade, ad esempio, nel caso di una sottoscrizione ad un fondo pensione negoziale se si cambia la tipologia di lavoro, senza perdere nulla del montante accumulato.

Infatti, qualunque sia la motivazione del trasferimento ad un altro fondo pensione, il lavoratore ha diritto a mantenere intatta la sua contribuzione, sia per quanto riguarda il TFR maturato fino a quel momento sia per quanto riguarda la contribuzione del datore di lavoro se prevista dal contratto del fondo pensione che si abbandona.

Pensioni, in Italia la maggior parte sono sotto i 1000 euro

Italia e povertà sono ormai quasi sinonimi. I giovani fanno fatica a trovare un posto lavoro e la disoccupazione è dilagante. Anche quando il lavoro c’è, i salari percepiti sono comunque molto bassi, al punto che i giovani non riescono a rendersi indipendenti dalla famiglia.

Se la lente di ingrandimento inquadra gli anziani, poi, la situazione è peggiore. Come stanno?

Leggendo i dati del bilancio sociale dell’Inps la situazione appare ben delineata: i pensionati versano in grosse difficoltà economica. Il 77%, degli appartenenti a questa fascia, ovvero poco più di tre pensionati su quattro, percepisce una pensione che è sotto ai 1000 Euro. I benestanti, come al solito, sono molto pochi. Il 2,9% dei pensionati infatti percepisce una pensione che è sopra i 3000 Euro.

Il rischio di indigenza quindi c’è.

L’Inps ha anche illustrato come il reddito pensionistico medio lordo mensile erogato nel 2011, sia dall’Inps sia dagli enti previdenziali è stato di 1.131 Euro.

Dagli altri dati in possesso dell’Inps, si evince che le pensioni previdenziali nel 2011 sono state 14,8 milioni con un aumento dello 0,6% rispetto all’anno precedente, che la spesa è cresciuta fino a 169,9 miliardi e che è aumentato il numero delle pensioni di vecchiaia e di anzianità di 155.205 e quello ai superstiti di 39.792, mentre le prestazioni di invalidità previdenziale sono calate di 102.087.

 

 

La Corte dei Conti richiede un tempestivo risanamento dei fondi pensione

 Due le priorità evidenziate dal referto della Corte dei Conti per quanto riguarda la gestione dei fondi pensionistici  dell’Inps: in primo luogo un controllo più attento delle conseguenze che le riforme del lavoro e della previdenza obbligatoria hanno sulla spesa pensionistica, in secondo luogo la necessità di ripensare la previdenza integrativa e complementare.

Sono i fondi pensione complementari a preoccupare in modo particolare la Corte, in quanto l’adesione a queste forme di previdenza integrativa sono a livelli molto bassi tra i lavoratori dipendenti italiani, con una percentuale che si assesta intorno al 127% del totale.

Le misure intraprese dal governo in tal senso, come l’abbassamento dei tassi di sostituzione tra l’ultimo stipendio e il primo assegno pensionistico, non si sono dimostrate efficaci per incentivare i dipendenti a intraprendere questa strada. Il report della Corte dei Conti è un invito piuttosto perentorio al Governo: è necessario educare e informare i lavoratori sulla previdenza integrativa, come già succede da molti anni in diversi paesi d’Europa, anche attraverso un ripensamento dell’offerta previdenziale, che dovrebbe risultare più chiara e univoca.

Solo grazie ad una riduzione della parcellizzazione dell’offerta, che per ora è spalmata su proposte troppo spesso in contrasto (piani individuali pensionistici (Pip), fondi negoziali e di categoria), si potranno convincere i lavoratoti dipendenti ad assicurarsi una adeguata copertura pensionistica.