Il Giappone torna a crescere

 Mentre nella Vecchia Europa spirano, sempre più insistenti, venti di recessione, dal lato opposto del globo, in estremo oriente la situazione va migliorando a vista d’ occhio. Si trova, infatti, in uno straordinario periodo di ripresa e di crescita economica il Giappone, che dopo anni di numeri negativi, torna a realizzare valori superiori anche a quelli degli Stati Uniti, grazie alle misure sull’ economia reale adottate dal Primo Ministro Shinzo Abe.

> Giapponesi verso i bond esteri

Nel primo trimestre del 2013 il prodotto interno lordo del Giappone è salito del 3,55 su base annuale e dello 0,9% su base congiunturale: due risultati, tanto per cominciare, decisamente superiori alle attese degli analisti. L’ economia giapponese cresce, dunque, ad un tasso superiore di quello che è stato possibile registrare negli Stati Uniti e ha avuto in generale una espansione dello 0,4%.

Tutta l’Eurozona è in recessione

A questi risultati hanno senza dubbio contribuito tutta una serie di misure e di riforme varate negli ultimi mesi, tra cui la politica monetaria ultra – espansiva e la recente manovra fiscale realizzata dal premier che comincia a dare ora i suoi risultati. A ciò si deve aggiungere un clima di maggiore fiducia da parte dei consumatori, con i consumi saliti nell’ ultimo trimestre dello 0,9% e un decisivo aumento delle esportazioni.

Quale yen aiuta Toyota

 Una delle aziende più importanti del mondo e del Giappone è la Toyota che ha chiuso l’anno fiscale con un utile operativo di 1320 miliardi di yen che in euro si traducono in circa 10 miliardi. L’anno scorso l’utile operativo era stato di soli 335 miliardi e si era andati ben al di là delle stime di febbraio che fermavano questo utile a 860 miliardi.

► In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Il fatturato della Toyota, dunque, è cresciuto del 18,7 per cento arrivando fino a 22 mila miliardi di yen con un utile netto che è passato da 283,5 a 962,1 miliardi. Questi numeri non raccontano soltanto della ripresa economica Giapponese ma anche della capacità di Toyota di tornare leader mondiale della quattro ruote.

► Le evoluzioni del mercato dell’auto

Molto di questo successo è dovuto all’indebolimento dello yen rispetto al dollaro e all’euro. Senza l’effetto positivo e propulsivo della valuta nazionale, l’utile operativo avrebbe avuto ben 150 miliardi di yen in meno.

Akio Toyoda ha commentato gli ottimi dati della sua azienda spiegando che questo effetto monetario sta aiutando moltissimo i produttori di auto. Una specie di traino anche se la competizione è ancora molto dura. Probabilmente pesa ancora l’effetto del terremoto del marzo del 2011.

Per il FMI l’economia mondiale è in ripresa, anche se l’Europa rallenta

 Secondo il Fondo Monetario Internazionale le prospettive economiche globali stanno lentamente migliorando. Persistono ancore dei grandi rischi, che hanno fatto rivedere al ribasso l’output mondiale per l’anno in corso: 3,2% ridimensionato rispetto al 3,5% atteso a gennaio, mentre la previsione rimane invariata al 4% per il 2014.

► Il FMI trova la soluzione nell’unione bancaria

Il 2013 è iniziato al rallentatore ma l’attività economica dovrebbe gradualmente accelerare nelle grandi economie avanzate, con gli Stati Uniti nel ruolo di guida.

Questo perché, secondo gli esperti del FMI e della Banca Mondiale sarebbero stati scongiurati i due rischi più grandi: la spaccatura dell’euro e la contrazione fiscale negli Stati Uniti causata dal fiscal cliff. Diversa, la situazione dei paesi emergenti, dove l’attività economica è iniziata con un ottimo slancio fin dall’inizio dell’anno.

Sono proprio queste due realtà troppo differenziate a mettere in pericolo la ripresa, almeno secondo quanto detto da Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, a costituire il rischio più grande per un ripresa solida e duratura:

la ripresa globale a due velocità, solida nei mercati emergenti e più debole in quelle avanzate, sta diventando a tre velocità, con i mercati emergenti ancora forti e, tra le economie avanzate, una divaricazione tra Stati Uniti ed Eurozona. E una simile ripresa squilibrata è ancora pericolosa.

► Il traino dei paesi emergenti funziona

Una situazione, questa, che deve essere evitata e lo stesso Blanchard prevede che si potrà evitare il rischio solo con un graduale e sostenuto aggiustamento fiscale per le economie avanzate e politiche monetarie accomodanti, soprattutto nel caso degli Stati Uniti e del Giappone; mentre all’Europa chiede che un rafforzamento dell’Unione monetaria ed economica.

Come USA e Giappone sostengono le borse

 Abbiamo già visto insieme come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone e la risposta, da diversi mesi è la stessa: a colpi di svalutazione del dollaro e dello yen. Questo atteggiamento ha influito sul mercato valutario ma non ha praticamente avuto effetto sul mercato, inteso come borse.

In Giappone aumenta il Nikkei e perde lo yen

Anzi, le scelte compiute dalle amministrazioni giapponese e americana, in qualche modo, hanno tenuto a galla i mercati. In America la Fed ha deciso di porre fine al QE facendo presagire che l’economia del paese è in ripresa. Poi è arrivato anche l’annuncio di Obama riguardo gli investimenti pubblici.

Come spingono la crescita gli Stati Uniti e il Giappone

A questa notizia si è aggiunta quella relativa alla Bank of Japon che ha offerto nuova liquidità al paese, svalutando lo yen, nella speranza di far riprendere l’economia. Così la borsa di Tokyo ha toccato i livelli di crescita che non raggiungeva dal 2008.

Anche Wall Street, in questi giorni, sta toccando i suoi massimi livelli. Il tutto mentre l’Europa entra in una nuova fase d’incertezza per via della fragilità dei debiti sovrani. Si attendono però i dati sul mercato del lavoro americano. Oggi saranno pubblicati i numeri sui sussidi di disoccupazione.

Piazza Affari, tanto per fare uno zoom sul mercato italiano, guadagna lo 0,6 per cento e prosegue nella “giusta direzione” come Francoforte, Londra e Parigi. Lo spread è sceso sotto la soglia critica dei 300 punti con i titoli che hanno un rendimento pari al 4,3 per cento.

Il governatore giapponese lancia un allarme

 Tutta la storia della guerra di valute, termine coniato dal presidente brasiliano diversi anni fa, è stata rinverdita dalle decisioni molto audaci della banca nazionale giapponese che ha iniziato a svalutare lo yen per renderlo competitivo con euro e dollaro. Una decisione che, dal sembrare assolutamente “battagliera” è stata poi inquadrata in un’altra prospettiva: la banca nazionale giapponese sta facendo quello per cui ha ottenuto il mandato.

Sui bond giapponesi l’effetto-Kuroda

A distanza di un paio di mesi dalla tensione sul mercato valutario, il governatore della banca centrale nipponica ha lanciato un allarme agli investitori: la fiducia che si ripone nelle finanze pubbliche è in calo e questo sentimento, a livello economico, potrebbe avere un impatto negativo sull’economia interna. Realmente, poi, il rapporto tra debito è PIL resta molto elevato, bene il 245% ma sembra che molto del debito sia nelle mani dei creditori giapponesi e questo riduce le possibilità di crisi.

I mercati asiatici accelerano la ripresa

Il neo governatore della Bank of Japon si chiama Haruhito Kuroda ed ha parlato di recente davanti al Parlamento spiegando che il problema del debito giapponese non è da prendere sottogamba perché le sue proporzioni sono insostenibili per un’economia che punta alla ripresa. L’allarme è stato poi reso ancora più ampio dall’eco che il discorso di Kuroda ha avuto sulla stampa internazionale.

Gli ostacoli al new deal di Shinzo Abe

 Da quando il Giappone ha deciso di lavorare sullo yen, d’indebolirlo per rilanciare l’economia in difficoltà, si è tornati a parlare, a livello internazionale, di guerra delle valute. Ci è voluto un po’ di tempo e un meeting europeo, per ricucire gli strappi e arrivare alla conclusione che non esiste alcuna battaglia valutaria.

Con Abe cambia il Giappone e il suo futuro

Di fatto la strategia scelta da Shinzo Abe per il suo paese è la definizione di una politica monetaria piuttosto che l’insistenza sul rilancio della produttività del paese. Questa caparbietà ha fatto sì che il primo ministro perdesse il sostegno di alcuni uomini chiave ed ora, del suo nuovo obiettivo, quello di raggiungere il 2 per cento d’inflazione, si parla con  molto scetticismo.

L’avvio di settimana di Wall Street e Tokyo

Fino a questo momento Abe ha proposto la stampa illimitata di denaro ed ha indebolito lo yen del 13 per cento rispetto al dollaro. Per raggiungere il traguardo del 2 per cento d’inflazione, bisogna rintuzzare l’aggressività della politica monetaria. Non è d’accordo con la linea definita, il ministro delle finanze, contrario all’acquisto di titoli di Stato stranieri per indebolire lo yen.

Sembra sia venuto a mancare anche il sostegno della Banca centrale giapponese che dichiara di non avere gli strumenti necessari per raggiungere i nuovi obiettivi che comunque diventeranno tangibili soltanto a distanza di mesi. L’ultimo ostacolo al new deal di Abe è rappresentato dal fatto che questa insistenza sulla debolezza dello yen sta diventano ingestibile e presto provocherà si una guerra, ma interna al Giappone.

G20 di Mosca pronto al via

 Il primo ricevimento ufficiale al Cremlino domani, poi, tra sabato e domenica, il G20 di MOsca entrerà nel vivo delle discussioni. I rappresentanti delle 20 economia mondiali più importanti saranno chiamati a confrontarsi sui due temi più caldi del panorama economico-finanziario attuale: da un lato la guerra delle valute-chiamando in causa, prima di tutti, il Giappone- e la riforma del Fondo Monetario Internazionale.

Giappone e guerra delle valute

Poco tempo fa il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha dato il via ad un processo di svalutazione dello yen, con l’obiettivo di risollevare un’economia allo stremo, che ha scatenato la paura di tutti i mercati finanziari per una possibile guerra delle valute.

► Draghi ripete ancora che non c’è una guerra di valute

Un tema, quindi, che riguarda tutti i partecipanti che si stanno preparando per richiamare l’attenzione dei paesi coinvolti nelle svalutazioni monetarie a evitare processi del genere che possono portare alla destabilizzazione dell’economia globale.

La riforma del Fondo Monetario Internazionale

Tema che sta particolarmente a cuore a Putin che preme per accelerare il processo di riforma dell’FMI soprattutto per quanto riguarda la nuova formula di ripartizione delle quote, processo del quale il presidente russo vuole, a tutti i costi, una road map.

► Fondo Monetario Internazionale chiede taglio tassi BCE

Impresa quasi impossibile, visto che già dall’inizio i negoziati per questa riforma si sono rivelati più difficili del previsto e gli analisti prevedono che una risoluzione potrebbe arrivare non prima della fine dell’anno.