Ritardi nei pagamenti, la disciplina europea non ha dato miglioramenti

 Lo scorso 1° gennaio 2013 è entrata in vigore anche in Italia una normativa europea che aveva lo scopo di evitare i ritardi dei pagamenti tra le imprese e tra queste e la pubblica amministrazione. A più di 15 mesi dall’entrata in vigore della disciplina, però, la situazione non sembra essere assolutamente cambiata.

Lo sostiene un’indagine effettuata dal CNA su 300 imprese artigiane presenti sul territorio nazionale, dalla quale è emerso che solo una piccola percentuale (il 17%) ha visto rispettare i termini stabiliti con i clienti per i pagamenti.

È passata la bufera? Calano protesti e ritardati pagamenti

 Secondo i dati emessi dal Cerved il terzo trimestre del 2013 ha segnato una lieve inversione di tendenza, la prima dall’inizio della crisi, nel campo dei protesti e dei tempi di pagamento.

Le imprese protestate sono scese a 62 mila, con un calo del 6% rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre i pagamenti vengono onorati nel tempo medio di 77,7 giorni, con un anticipo di 3,5 giorni.

Tra i mesi di luglio e settembre dello scorso anno in Italia si sono contati 196 mila protesti a carico di circa 62 mila aziende, segnando così una diminuzione rispettivamente del 7,2% e del 6% al confronto con i dati dell’anno precedente. Il miglior andamento è dovuto in buona parte al calo di protesti  registrato nel settore delle imprese individuali a cui carico sono stati levati 41.000 protesti, con una decrescita dell’8,5%.

 

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La diminuzione del numero dei protesti si accoppia ad un altro indice positivo che deriva dalla diminuzione del valore dei mancati pagamenti: la scorsa estate non è stato saldato il 31,7% del valore delle fatture in scadenza contro il 32,9% dello stesso periodo del 2012.

Anche i tempi di incasso delle fatture si sono ristretti: le imprese hanno infatti pagato mediamente in 77,7 giorni, ossia con una tempestività maggiore di tre giorni e mezzo rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente.

Secondo l’analisi del Cerved questi dati , sia pur marginali e prematuri rispetto all’ipotesi di una fine della crisi, rappresentano un segnale incoraggiante destinato a consolidarsi anche nei dati dell’ultimo trimestre 2013, in corso di elaborazione.

 

Le norme sul pagamento degli affitti introdotte dalla legge di Stabilità

 La Legge di Stabilità per il 2014, approvata dal governo Letta (L.147/2013), sotto espressa richiesta dell’attuale ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, porta con sé diverse novità per l’anno nuovo. Alla base c’è la lotta all’evasione fiscale e agli affitti che sfuggono al controllo dello Stato.

 

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Per combattere questo fenomeno, dall’1 gennaio 2014 non è più possibile pagare il canone di affitto attraverso l’utilizzo del denaro contante, al di là dell’importo. L’emendamento fa riferimento all’affitto di case ad uso abitativo e non comprende qielli di edilizia residenziale pubblica. I metodi di pagamento accettati prevedono l’utilizzo della moneta elettronica, gli assegni o i bonifici, in modo da rendere le transazioni più trasparenti e di più facili ad essere tracciati.

 

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La proposta è stata presentata dal capogruppo in ambito finanze del partito democratico Marco Causi, con l’obiettivo di dare battaglia all’evasione fiscale sugli affitti a carattere abitativo. Nella legge vengono considerate anche le locazioni a carattere transitorio, come gli affitti per gli studenti o le case vacanze. Non sono invece menzionati gli affitti a carattere commerciale, in cui l’uso del denaro contante è ancora possibile per un importo massimo di euro 999,99. In caso di utilizzo di pagamenti in contanti e quindi non a norma di legge, le sanzioni previste saranno a carico sia del proprietario sia del conducente dell’immobile.

Continua quindi la lotta all’evasione fiscale portata avanti dal governo di Enrico Letta. Dopo avere stabilito in 1000 euro la soglia massima per l’utilizzo del contante per ogni tipo di transazione economica tra i privati, questa nuova norma aggiunge un nuovo elemento volto a controllare il modo in cui vengono fatti i pagamenti che si registrano nel nostro Paese per provare ad arginare, almeno in parte, il fenomeno del sommerso economico.

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