La produzione di petrolio in Arabia Saudita e la crescita degli Usa

 Secondo le ultime previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia degli Stati Uniti, grazie al boom di gas di scisto, gli Stati Uniti saranno quasi autosufficienti a livello energetico entro il 2015, superando sia la Russia sia  l’Arabia Saudita nella produzione di energia. Tutto questo potrebbe sembrare una cattiva notizia per l’Arabia Saudita , che potrebbe vedere la sua influenza in declino e il suo boom economico pluridecennale giunto al termine.

 

In calo la disoccupazione negli Stati Uniti

 

Ma l’abbondanza di petrolio negli Stati Uniti è in realtà una buona cosa per Riyadh. Negli ultimi decenni, i mercati petroliferi hanno registrato forti fluttuazioni dei prezzi, in particolare con la crescente domanda di petrolio nelle economie asiatiche emergenti. Il petrolio è la principale fonte d entrate per l’Arabia Saudita, quindi eventuali oscillazioni di prezzo creano grossi rischi per il regno.

 

Migliora l’occupazione negli Stati Uniti

 

Nei prossimi anni, l’aumento della produzione di energia in località diverse contribuirà a mitigare tali oscillazioni. Alla fine, l’aumento dell’offerta aiuterà anche a creare piani di prezzi del petrolio più stabili, che ora è stimato a circa 80 dollari al barile.

Nello stesso tempo, l’Arabia Saudita ha motivo di preoccuparsi per la sua posizione come fornitore mondiale. Storicamente, l’Arabia Saudita ha mantenuto oltre la metà della riserva del mondo. In futuro, la sua riserva di  due milioni di barili di petrolio si potrebbe rivelare cruciale in caso di crisi di approvvigionamento. I mercati che hanno sempre utilizzato l’Arabia Saudita continueranno a farlo, e nessun altro Paese è in grado di avere una capacità produttiva sufficiente per accumulare una grande riserva di questo tipo.

Dal momento che la domanda di petrolio è destinata a crescere , Riyadh non vede nella produzione degli Stati Uniti una concorrenza che può portare rischi.

Secondo l’Energy Information Agency, tra il 2010 e il 2040 la domanda da parte di Paesi che non sono membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico aumenterà di 19,3 milioni di barili. Tra il 2011 e il 2030, la Cina aumenterà il consumo di petrolio di ben il 66% e in l’India di oltre il 100%. Inoltre, secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, ci vorranno decenni prima che gli Usa raggiungano l’indipendenza energetica totale. A causa di tutto ciò, la domanda per le esportazioni energetiche saudite è destinata a crescere.

Il mercato degli smartphone tra Apple e Samsung

 Apple e Samsung continuano il loro duello e sono le due aziende che dominano nella vendita degli smartphone. La società di Cupertino e quella sud coreana si sfidano in tutti gli ambiti, da quello tecnologico, con ricerca e innovazione ad alto livello, al mercato, con vendite in crescita in tutto il mondo, e a quello giudiziario, con diverse cause in corso in cui Apple accusa di plagio Samsung.

 

L’accordo tra Apple e China Mobile promette affari da capogiro

 

La notizia di ieri è che Apple ha fatto un accordo con China Mobile per la vendita degli iPhone in Cina. Per la società americana si apre quindi un mercato molto grande nel Paese, con China Mobile che ha potenziali clienti che superano di 7 volte quelli di Verizon Wireless, cioè la principale compagnia telefonica americana. In Cina Samsung e leader e la situazione ora potrebbe cambiare.

 

Apple, si espande in Cina

 

Come Coca-Cola e Pepsi nel mercato soft drink, Apple e Samsung insieme dominano le vendite di smartphone negli Stati Uniti. I due giganti hanno insieme il 68% degli smartphone nel quarto trimestre. La Apple è la prima negli Stati Uniti con il 42% del mercato, mentre Samsung ha il 26%.

Un anno fa, Apple aveva il 35% del mercato negli Stati Uniti e Samsung il 22% per Samsung. Al terzo posto Motorola e LG Electronics sono ben distanziati.

Anche in Europa lo schema e simile con il mercato che si divide soprattutto tra i due colossi. Apple è primo nelle vendite con l’iPhone, ma anche Samsung ha un buon mercato con il Galaxy 4s. Per la società della Corea del Sud il rischio è l’aumento della concorrenza, mentre Apple sembra al riparo da questo rischio e ha un mercato più saldo.

In calo la disoccupazione negli Stati Uniti

 Negli Stati Uniti il tasso di disoccupazione scende ancora e arriva a dicembre al 6,7%, un livello che non si vedeva dal 2008, cioè l’anno in cui è  iniziata la crisi economica. La Federal Reserve (Fed) nelle scorse settimane aveva dato l’avvio al tapering, ma le notizie che arrivano dal mercato del lavoro non sono buone. In effetti, il calo del tasso di disoccupazione non è riferito a un miglioramento del mercato del lavoro e quindi la Fed deve valutare come gestire il tapering e la sua velocità.

 

Richieste sussidi disoccupazione Usa, in discesa

 

Le notizie non buone per il mercato del lavoro degli Stati Uniti arrivano dal dato, sempre di dicembre, sulla forza lavoro. Il tasso di partecipazione alla forza lavoro è  calato ed è al 62,8%. Questo dato è il più basso da 35 anni. Il peso di questo dato è importante. Il tasso di disoccupazione è calato, ma le notizie sono negative perché il tasso di partecipazione alla forza lavoro è un elemento da considerare.

 

► I buoni dati macro economici Usa, spingono il tapering a marzo

 

Un indicatore più ampio del mercato del lavoro negli Stati Uniti, che comprende anche le persone con un lavoro occasionale o part time, è invece al 13,1%, invariato a dicembre nel confronto con il mese precedente.

Nel 2013 negli Stati Uniti sono stati creati circa 182 mila nuovi posti di lavoro al mese. Questi nuovi posti di lavoro sono circa mille in meno al mese rispetto al precedente anno. Dati, quindi, che sembrano ottimi, ma in verità ci sono molte cose cui bisogna prestare attenzione. E su questi aspetti potrebbe intervenire la Fed per gestire la velocità del tapering che è stato iniziato.

Bene il mercato del lavoro negli Stati Uniti

 L’Istat ha mostrato oggi i dati sulla disoccupazione in Italia, mettendo in evidenza una situazione difficile, soprattutto per quanto riguarda quella giovanile che è arrivata al livello più alto dal 1977. In Europa la situazione non è molto diversa, anche se a livello giovanile le cose stanno un po’ meglio che nel nostro Paese.

 

► Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record

 

In Europa in mercato del lavoro è alquanto immobile, mentre lo stesso non si può dire per gli Stati Uniti. Le stime di Adp per dicembre parlano di 238 mila nuovi posti di lavoro che sono stati creati. Un dato superiore alle previsioni, che erano di 200 mila posti di lavoro, e in rialzo rispetto al precedente di 229 mila posti di lavoro.

 

► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

 

Le assunzioni sono maggiori nelle piccole aziende, con 108 mila posti di lavoro, poi in quelle grandi, con 71 mila posti di lavoro, e in quelle piccole, con 59 mila posti di lavoro. Tra i settori, in quello dei servizi i posti di lavoro sono 170 mila e in quello della produzione di beni sono 69 mila.

Il 10 gennaio arriveranno i dati sull’occupazione del mese di dicembre e le previsioni sono del tasso di disoccupazione confermato al 7%.

Negli Stati Uniti, ma anche nei mercati finanziari di tutto il mondo, si aspetta la pubblicazione dei verbali del Fomc relativi alla riunione del 17 e del 18 dicembre. In quell’incontro si è dato il via al tapering e i verbali sono importanti in ambito finanziario. Le minute permetteranno con molta probabilità di capire quale sarà il ritmo delle riduzioni degli stimoli monetari all’economia da parte della Federal Reserve (Fed) nei prossimi mesi.

L’eccessivo Export tedesco crea tensioni con gli Usa

 Nuove critiche degli Stati Uniti alla Germania sull’andamento della bilancia commerciale tedesca. L’aumento ulteriore a novembre del surplus commerciale della Germania è stato l’argomento che ha fatto scaturire le nuove critiche.

La tensione tra Stati Uniti e Germania sull’export è stata espressa questa mattina dal segretario al Tesoro Usa Jacob Lew dopo l’incontro con il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble e si basa sugli eccessivi avanzi.

 

► In miglioramento la bilancia commerciale italiana

 

Jacob Lew e Wolfgang Schaeuble hanno tenuto una conferenza stampa congiunta. Il segretario al Tesoro americano ha affermato che nel 2013 la Germania ha fatto sforzi utili al riequilibrio della bilancia commerciale, ma ha anche puntualizzato che è necessario un riequilibrio ancora migliore. Jacon Lew ha riconosciuto le difficoltà della Germania a muoversi verso questo obiettivo nel breve termine.

 

► Bilancia commerciale in attivo grazie all’export

 

A novembre, il surplus della bilancia commerciale tedesca è di 17,8 miliardi di euro. A ottobre era a 16,7 miliardi di euro e quindi il surplus è in rialzo. Gli economisti prevedevano il rialzo a 17,5 miliardi di euro, quando di poco minore a quello realizzato.

L’export della Germania a novembre è cresciuto dello 0,3% nel confronto con il mese precedente e dell’1% annuo. L’import è invece calato dell’1,1% nel confronto con il mese precedente e dello 0,4% annuo.

Il segretario al tesoro Usa Jacob Lew ha mostrato il suo appoggio all’aumento degli stipendi e agli investimenti nelle infrastrutture su cui lavora il governo tedesco. La Germania, però, deve avere più domanda interna. Critica all’eccessivo export e alla debolezza dei consumi interni, è questa è la considerazione degli Stati Uniti.

Gli Usa si interrogano sullo strano caso Ferrero

 Qualche giorno fa, il Wall Street Journal si è interessato al gruppo Ferrero. L’azienda di Alba, creata da Pietro Ferrero, ha un successo crescente a livello internazionale ma non è interessata ad essere quotata in Borsa. Da quando il creatore dell’azienda, circa 60 anni fa, ha proposta la sua “crema gianduia”, che poi sarebbe diventata la famosa nutella, la crescita è stata continua e di grande livello. Ferrero ha il 7,7% del mercato del cioccolato a livello mondiale, veramente un livello importante.
Ferrero compete in un mercato internazionale in cui ci sono grossi gruppi come Mondelez, Mars e Nestlé, che hanno un parte di mercato superiore all’azienda di Alba, e con Hershey e Lindt, che invece sono sovrastati da Ferrero.
L’interesse del Wall Street Journal è per i risultati e non solo. In effetti, il fatto che Ferrero abbia sempre rifiutato l’offerta delle banche di trasformazione in società per azione o della vendita ai colossi del mercato ha suscitato la curiosità. Mars e Nestlé hanno provato a intavolare una trattativa per assicurarsi Ferrero, ma la società si è sempre dimostrata chiusa verso questa possibilità.
Ferrero segue la sua politica aziendale che da anni è contraddistinta da utili reinvestiti nella produzione. Legame con il territorio e ottima strategia di marketing hanno salvato e anzi rafforzato Ferrero a livello internazionale in una fase in cui la globalizzazione è sempre più contraddistinta da grandi colossi che fagocitano le realtà locali. Il successo di Ferrero rispetto alla concorrenza sta proprio nell’avere creato dei marchi che sono diventate delle icone, dalla nutella su tutti fino alle barrette e all’ovetto.
L’obiettivo dell’azienda è quindi quello di rimanere a livello familiare, ma questo non vuol dire non espandersi, anzi è una strategia di crescita che si volge oltre  l’Europa, dove Ferrero ha l’80% del suo business. La sfida negli Stati Uniti e in Asia è lanciata. Ferrero si concentra sui propri prodotti e non sembra temere la concorrenza di Mars e Hershey che in questi mercati sono potenti.
Una multinazionale a gestione famigliare è quindi un caso a livello mondiale. La crescita di Ferrero negli ultimi sei anni è stata del 45% grazie soprattutto a Kinder e Nutella, ma il mercato a livello internazionale è molto competitivo e per continuare a crescere è fondamentale guardare ai mercati emergenti e nordamericani dove la crisi non c’è o è stata superata.

Obama invita il Congresso a riconquistare la fiducia dei cittadini

 Gli Stati Uniti sono appena usciti fuori dalla peggiore crisi politica dell’intero, secondo, mandato di Barack Obama, una crisi che sembrava prospettare scenari, quello dello shutdown e del default, a tratti anche spaventosi. Ma quasi alll’ultimo minuto, in verità con un solo giorno di anticipo, è stato infine raggiunto l’accordo tra Democratici e Repubblicani sull’innalzamento del tetto del debito dello Stato americano. 

Gli Stati Uniti trovano l’accordo sul debito e di avviano al dopo shutdown

 Negli Stati Uniti Repubblicani e Democratici hanno finalmente trovato accordo sulla questione del debito e possono passare oggi oltre le ristrettezze dello shutdown. L’accordo è arrivato due giorni fa in Senato, grazie all’intesa trovata dai senatori di parte opposta Harry Reid, democratico, e Mitch McConnell, repubblicano, che hanno siglato per primi l’accordo che ha impedito agli Stati Uniti di precipitare verso il default

Il Senato degli Stati Uniti prova ad innalzare il tetto del debito

 Dura ormai da più di due settimane negli Stati Uniti il regime di funzionamento ridotto della macchina federale americana, il cosiddetto shutdown che ha tagliato di netto i servizi non essenziali erogati ai cittadini, a causa della fine delle risorse a disposizione. Gli Stati Uniti d’America sono ancora sotto la stretta del problema dell’innalzamento del debito e la data del default del 17 ottobre, in cui lo Stato potrebbe non esser più in grado di onorare gli impegni finanziari assunti, si avvicina sempre di più.

Obama invita ad aumentare il tetto del debito

 Per gli Stati Uniti si avvicina sempre di più la data del 17 ottobre, giorno in cui, se non verrà alzato il livello del tetto del debito americano, l’America potrebbe correre il rischio di soccombere sotto le conseguenze di un catastrofico default. Così, in questi giorni anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha invitato con toni severi i repubblicani ad accrescere il tetto del debito, in modo tale da risparmiare spiacevoli conseguenze a tutto il paese.