Taglio stipendi dei dipendenti pubblici: le due opzioni allo studio del Governo

 Un tempo un posto nelle Pubbliche Amministrazioni era il traguardo che tutti speravano di raggiungere, ma la situazione sta rapidamente cambiando.

In queste ultime settimane, infatti, con l’arrivo del piano di spending review di Cottarelli e con l’entrata in vigore di alcune norme emanate nelle legislazioni precedenti al Governo Renzi, la tranquillità del posto pubblico, soprattutto per quelli delle sfere dirigenziali, sta svanendo. Vediamo cosa sta accadendo.

Lupi risponde a Moretti sugli stpendi dei manager pubblici

 Il governo ha deciso di affrontare la questione degli stipendi dei manager pubblici. Qualche giorno fa sono state fatte affermazioni circa la necessità di contenere gli stipendi e da tempo si parla di un tetto massimo degli stessi. Ancora non ci sono proposte di tagli specifici ma queste potrebbero arrivare dalla scelta da fare nella lista del commissario Carlo Cottarelli.

L’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Moretti aveva risposto in maniera pungente a quanto proposto dal governo, divulgando il suo stipendio annuale di 850 mila euro e affermando di non essere disposto a tagli di stipendio. Un’esternazione che ha creato abbastanza risentimento in alcune associazioni di consumatori e in diversi cittadini. Non tanto lo stipendio, quanto la sua riposta di non esser disposto alla decurtazione ha suscitato le critiche. Il Codacons ha detto di essere pronto a comprargli il biglietto.

 

L’utile delle Ferrovie dello Stato

 

Alle parole di Moretti ha risposto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che ha affermato: “Credo che se un manager ha voglia di andare via è libero di trovare sul mercato chi lo assume e uno stipendio maggiore”. In modo un po’ ironico, il ministro Lupi ha aggiunto che Moretti “è un manager efficiente, ma se il padrone, in questo caso lo Stato, decide che bisogna dare un segnale nella direzione dei cittadini, siamo in un mercato libero e se Moretti vuole andare alle Ferrovie tedesche può farlo”.

La replica del ministro Maurizio Lupi è quindi un messaggio per tutti i manager super pagati in Italia. La spending review si potrebbe applicare anche per i loro stipendi e chi non ci sta può andare a cercare un altro impiego.

 

Aumento di 1.000 euro l’anno per gli stipendi fino a 1.500 euro netti al mese

 Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, in una conferenza stampa dal tono informale e spavaldo a cui ci ha abituati e con le slides ha presentato il pacchetto di tagli fiscali e riforme economiche approvate dal Consiglio dei Ministri.

Un ambizioso programma di tagli fiscali e di riforme del mercato del lavoro nei primi passi del suo governo di coalizione per invertire le politiche di austerità e far ripartire l’economia in Italia. Questi i pressupposti.

Sfidando le pressioni della Commissione europea di non allocare le risorse da proiezioni incerte sui futuri risparmi e ricavi, Renzi ha detto in una conferenza stampa che dal 1° maggio gli italiani che guadagnano meno di 1.500 euro netti al mese riceveranno un supplemento di 1.000 euro l’anno attraverso il taglio di alcune tasse nelle loro buste paga, per un costo totale di 10 miliardi di euro nel prossimo anno.

 

I sindacati appoggiano le riforme del governo Renzi

 

“Trovo le polemiche sulla copertura incredibili”, ha affermato Renzi, insistendo che le risorse sarebbero rese disponibili attraverso tagli alla spesa pubblica ed altri proventi, compresi i risparmi previsti sui costi del debito e un maggiore gettito Iva.  Il Presidente del Consiglio ha anche annunciato un taglio del 10% del costo del lavoro finanziato da un aumento delletasse sui guadagni finanziari, ma non comprensivo dei proventi da titoli di Stato.

Entro luglio il governo garantisce il pagamento degli arretrati dovuti al settore privato pari a 68 miliardi di euro. Renzi ha anche detto che l’Italia si manterrà entro il limite del deficit di bilancio al 3% fissato dalla Commissione.
Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia, ha detto che l’Italia sta iniziando a uscire dalla recessione, ma che la ripresa è ancora debole. La Commissione europea lo scorso mese ha declassato le sue previsioni di crescita per l’Italia per quest’anno allo 0,6% dopo un calo dell’1,8% del prodotto interno lordo del passato anno.

Le aziende tecnologiche indiane assumono con stipendi più alti

 Le aziende tecnologiche indiane hanno investito molto negli ultimi anni concentrandosi sulla progettazione di prodotti e tecnologie emergenti come la telefonia mobile e il cloud. I giganti tecnologici indiani sono alla ricerca di talenti in tutti i Paesi offrendo uno stipendio che è più alto del 40%-50% di alcune nazioni per uno stesso ruolo.

Le società indiane guardano anche al design e reclutano studenti di ingegneria e anche quelli che vengono da importanti scuole di design e progettazione come il National Institute of Fashion Technology (NIFT), la Srishti School of Arts, il National Institute of Design (NID ) e il MIT Institute of Design.

Le aziende IT in genere si rivolgono a studenti di design e progettazione sia per i prodotti tangibili o di progettazione hardware sia per prodotti intangibili come software, siti web e supporti virtuali. Le aziende hanno pochi secondi per catturare l’attenzione dei potenziali clienti o utenti finali. Hanno bisogno quindi di utilizzare un tipo audio-video multisensoriale con un approccio basato sul vendere il loro prodotto. Più che le professionalità con un background di codifica come ingegneri del software sono gli studenti di design e progettazione che hanno la formazione più utile per collegare le aziende con i clienti.

 

L’economist spega il mondo del lavoro in India

 

A Myntra, studenti di design vengono assunti per lavorare in collaborazione con i team di marketing, controllo qualità, esperienza utente e per l’equivalente online di visual merchandising. Persone con competenze di fondo in tecnologia, ma miscelati con capacità creativa e di design.

Microsoft India Design Studio assume progettisti per lavorare con i product manager e gli ingegneri del NID, IIT-Bombay, Pune Simbiosi, e MIT-Pune. L’assunzione dalle scuole di design e progettazione è sicuramente una strategia chiave per queste aziende, in quanto l’industria del software ha raggiunto una fase di maturità in cui il design e l’esperienza sono oggi i fattori chiave di differenziazione.

Gli aumenti salariali poco più dell’inflazione

 La crisi appesantisce gli stipendi degli italiani.Nel 2013 le retribuzioni orarie sono cresciute in media solo dell’1,4%, il picco più basso dall’anno 1982 ad oggi.

Secondo l’Istat, che ha effettuato le rilevazioni, gli aumenti salariali nel 2013 hanno superato di pochissimi punti gli aumenti dei prezzi che su base annua hanno registrato un +1,2%: a dicembre in particolare le retribuzioni orarie sono rimaste sullo stesso livello di novembre, segnando però un +1,3% rispetto al dicembre 2012.

 

Nel 2014 resceraqnno i salari negli Usa?

 

Più dettagliatamente, le retribuzioni del settore privato sono salite in media dell’1,7% mentre nel settore del pubblico impiego esse sono rimaste invariate, soprattutto a causa del blocco dei contratti. Nel settore privato sono aumentati gli stipendi in agricoltura del +2,7% e nell’ industria (1,8%): in quest’ultimo comparto si sono incrementate in particolare le retribuzioni del settore alimentare (+4,1%), chimico (+2,3%) e metalmeccanico (+2,2%).

Nell’edilizia i salari orari sono aumentati solo di una minima percentuale dello 0,4%. Per quanto riguarda i servizi privati, le retribuzioni del commercio sono salite del 2,1%, quelle di alberghi e pubblici esercizi del 2,2% mentre gli stipendi nel settore credito e assicurazioni sono lievitati in misura più modesta dell’1,8%.

Alla fine dell’anno scorso, ben 6,3 milioni di lavoratori, ossia il 48,9% del totale degli occupati, erano in attesa di rinnovo del contratto e tra questi si contano 2,9 milioni di dipendenti pubblici, in attesa del rinnovo contrattuale da fine 2009.

Nel settore privato sono in attesa di rinnovo contrattuale il 34% dei dipendenti, una percentuale molto superiore rispetto a quella rilevata a fine 2012 che era del 7,9%. I tempi per i rinnovi contrattuali si attestano mediamente sui 32,2 mesi.

Il caso Electrolux, le possibili soluzioni

 Il gruppo svedese degli elettrodomestici minaccia di tagliare gli investimenti e chiudere gli stabilimenti nella Penisola. Per non farlo i salari dovrebbero scendere da 1400 a 700-800 euro, avvicinandosi agli stipendi dei dipendenti polacchi dell’azienda. I sindacati: “Proposta irricevibile”. Zanonato: “In Italia costo del lavoro troppo alto”

Nel 2014 cresceranno i salari negli Usa?

 La situazione economica negli Stati Uniti è diversa  da quella europea. La crescita è più alta di quella europea, che ha previsioni più deboli, e il tasso di disoccupazione è più o meno la metà. La caduta del tasso di disoccupazione negli Stati Uniti aumenta le speranze per gli aumenti salariali entro fine anno.

 

La Cina potrebbe rallentare e creare contagio

 

Con il tasso di disoccupazione destinato a scendere vicino ai livelli pre recessione entro la fine del 2014 potrebbe essere l’anno del rilancio. Per milioni di lavoratori il reddito familiare mediano è sceso del 6,4% dal picco del 2007.

La questione è se questa possibilità si presenterà quest’anno. Nella posizione più forte sono i lavoratori con qualifiche scarse che lavorano nelle città e industrie, dove la quasi piena occupazione arriverà entro la fine dell’anno. La disoccupazione, ora al 6,7%, potrebbe essere minore del 6% entro dicembre. Escludendo i lavoratori disoccupati da oltre sei mesi, la disoccupazione è solo del 4,2%. In alcune città c’è già in una carenza di manodopera e in alcuni Stati la disoccupazione sarà al 5 % entro l’anno.

Alcuni effetti sono visibili. Un sondaggio della Federal Reserve di questo mese ha riportato moderate pressioni salariali in alcune città e segnalazioni di aumenti retributivi.

I tassi di disoccupazione in luoghi duramente colpiti dalla recessione sono ben al di sotto della media nazionale. Gran parte della Florida ha una disoccupazione del 6,3% o minore. A livello nazionale, 155 delle 372 aree metropolitane sono al 6%  meno, probabilmente per avvicinarsi al 5% entro la fine dell’anno.

 

Il 12% degli italiani non riesce a vivere con lo stipendio

 Solo in Romania e in Grecia, dove si toccano punte del 14%, la situazione è più grave. Sono questi i risultati più notevoli che emergono dal recente “Rapporto su occupazione e sviluppi sociali” presentato alcuni giorni fa da Lazlo Andor, Commissario Europeo al Lavoro.

Dal 2010 ad oggi le entrate di una grande maggioranza delle famiglie europee hanno subìto una diminuzione in termini reali, ma i cali sono stati mediamente più pesanti in Grecia, Spagna, Italia, Irlanda, Cipro e Portogallo con picchi a -5%.

Per Barroso la recessione è superata ma la crisi permane

Più in generale tra il 2008 ed il 2012 in Europa le persone a rischio di povertà ed emarginazione sociale sono aumentate di 7,4 milioni, col risultato che ad oggi ben un quarto della popolazione europea, ossia 125 milioni su un totale di 507 milioni, vivono al limite o sotto il bordo dell’indigenza.

Lo scenario si è deteriorato più velocemente ed in maggior misura proprio in Italia, Grecia e Irlanda, che nell’arco di quattro anni hanno registrato un incremento del numero di persone in difficoltà economica del 5% e oltre.

A ciò si aggiunga che chi perde il lavoro in Italia ha scarse possibilità (14-15%) di trovarne un altro entro un anno, una delle percentuali più basse fra gli Stati membri dell’Ue.

Il Rapporto dell’Unione Europea esce in concomitanza con i dati Ocse che per la prima volta, da due anni a questa parte, segnalano una ripresa dell’occupazione, salita a quota 63,5% (+ 0,1%).

L’Italia registra invece un andamento in controtendenza: la percentuale di occupati tra la popolazione attiva è infatti scesa dal 55,6% del secondo semestre 2013 al 55,4% del terzo.

Insegnati, a rischio restituzione scatti anzianità

 Il ministero dell’Economia ha chiesto ai docenti la restituzione degli scatti stipendiali, già percepiti nel 2013, per una cifra pari a 150 euro mensili a partire da gennaio. Inevitabile la protesta, i sindacati minacciano sciopero generale e dal Pd arriva al ministro Maria Chiara Carrozza e al premier Enrico Letta una lettera-petizione che in poche ore ha raccolto migliaia di adesioni.

Gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro al mese

 La scuola è uno di quei settori in cui il caos regna spesso incontrastato. Per questioni organizzative, di formazione, di reclutamento, legislative e anche economiche. Oggi è arrivata la soluzione a un problema che poteva veramente portare a battaglie politiche e sindacali.

Nei giorni scorsi era montata una polemica relativa al blocco degli stipendi che ha portato alla richiesta agli insegnanti, certo non tra le categorie più pagate della pubblica amministrazione, di restituire 150 euro per il 2013.

 

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Il Ministero dell’Economia aveva prorogato fino al 31 dicembre 2013 il blocco degli automatismi stipendiali per i lavoratori del mondo  della scuola. La decisione è arrivata a dicembre, mentre il blocco era previsto fino al 2012. Una situazione che ha quindi  cambiato le regole in un certo senso in corso.

 

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Risultato? Gli insegnanti dovevano essere oggetto di una ritenuta mensile fino a 150 euro al mese per permettere al Ministero dell’Economia di recuperare le somme. Una decisione che ha fatto arrabbiare e non poco il ministro dell’Istruzione Maria Chaira Carrozza. La polemica è quindi balzata e i sindacati hanno promesso battaglia minacciando uno sciopero generale.

A salvare la busta paga degli insegnanti ci ha pensato oggi il governo che, in una nota, spiega come risolvere il problema e mette fine al sollevamento delle categorie della scuola. La nota afferma che “Gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti”.

La decisione emerge dopo l’incontro di ieri sera tra il Presidente del Consiglio Enrico Letta, il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni.