Tassa bot, analisti sono divisi sui vantaggi dell’applicazione

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 Davide Serra, a capo del fondo d’investimento Algebris, noto sostenitore di Renzi, da tempo insiste sul bisogno di alzare la tassa sulle rendite finanziarie. Questa sarebbe una delle prime mosse che Renzi vorrebbe fare, aumentando l’aliquota (oggi pari al 20%) di cinque punti percentuali. Però se avesse sbocco concreto nella realtà, potrebbe riflettersi negativamente sui nostri titoli di stato, provocando una fuga degli operatori domestici.

Il Tesoro deve rifinanziare 122 miliardi di Bot e Btp

«È soprattutto grazie alle banche e ai risparmiatori locali che sono state assorbite finora le emissioni del Tesoro», spiega Donatella Principe di Schroders Italia, «nel caso la tassa sulle rendite finanziarie subisse un innalzamento è prevedibile che ciò inneschi una contrazione della domanda domestica per compensare la quale occorrerebbe ridare appeal al nostro debito pubblico, allo scopo di attirare gli investitori internazionali». Ma per attirare gli operatori esteri sui Btp del Tesoro, gli analisti sono d’accordo sulla necessità della partenza delle riforme.

Conti deposito in alternativa ai Bot

L’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie potrebbe anche far risaltare altre tipologie di risparmio. Ma la tassazione sui rendimenti dei titoli di Stato deve essere equiparata a quella in vigore per le altre asset class. Ne è convinto Vincenzo Longo, analista di Ig Markets: «Aumentare la tassa sulle rendite finanziarie rischia certamente di avere un effetto deprimente, in particolare per quanto riguarda gli investitori italiani, già alle prese con la Tobin Tax. Ma i titoli di Stato continueranno a essere competitivi, a meno che non si decida di mettere mano all’aliquota sui Btp, pari oggi al 12,5%, ritoccandola verso l’alto. Noi di Ig Markets siamo piuttosto scettici al riguardo e continuiamo a non capire come tale trattamento di favore possa essere giustificabile».

 

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