La crisi non influenza il calcio

 Alla faccia della crisi. Le prime 20 squadre al mondo, senza nessuna difficoltà creata dalla situazione economica globale, hanno totalizzato un fatturato complessivo di quasi 5 miliardi di euro.

E’ quanto emerge dalla sedicesima rassegna dello studio Football Money League 2013, pubblicato da Deloitte. La notizia riguarda il nostro Paese da vicino, poichè tra le prime venti squadre ben 5 sono quelle italiane che figurano in classifica.

Tenendo in consdierazione che la prima rilevazione effettuata nel 1996-1997, facendo un rapido raffronto, ad oggi i ricavi sono quattro volte tanto.

Real Madrid in vetta

I prime club in graduatoria sono i top club del campionato spagnolo. In cima c’è il Real Madrid, il quale per la prima volta nella storia sfonda la soglia di 500 milioni (512 per la precisione).

Se messo insieme al Barcellona, altro club di spessore mondiale e massimo protagonista nella Liga, di fatto si giunge a guadagni per oltre 1 miliardo. In proporzione le due squadre si impongono nella top list con oltre un quinto di percentuale tra le prime venti in classifica. Occorre però fare caso al fatto che i diritti televisivi della Liga si configurano con una diversa assegnazione: su un totale di 655 milioni, Real e Barca hanno guadagnato 140 milioni ciascuna, dunque dieci volte di più rispetto alle altre squadre spagnole.

A loro volta le squadre in cima rappresentano circa il 20% dei ricavi totali dell’industria del calcio.

Italia

L’Italia è ben piazzata. Andiamo al Nord, dove il Milan è in ottava posizione con 256,9 milioni, subito dietro alManchester City.

Segue la Juventus, che per effetto dei primi introiti guadagnati dal nuovo stadio di proprietà è locata attualmente al decimo posto con 195,4 milioni. Per il club torinese si tratta di un considerevole salto in avanti, pari al 27%.

Successivamente, in dodicesima posizione, troviamo l’Inter a quota 185,9 milioni. Menzione d’onore per il Napoli che guadagna ben cinque posizioni in classifica, posizionandosi al quindicesimo posto con 148,4 milioni.

Fanalino di coda delle italiane (e della speciale lista) è la Roma, attualmente al diciannovesimo posto con 115,9 milioni di ricavi.

 

Tagli banche inglesi 2013

 Tremano le grandi banche. Le loro strutture, note per aver per permesso agli istituti internazionali di consolidare il loro primato in tutto il mondo,continuano ad essere vittime di tagli, per effetto di una situazione economica tutt’altro che favorevole.

I grandi istituti sono sempre più condizionati dalla pesantezza dei conti delle ultimi stagioni, i cui effetti stanno influendo non poco nella conduzione odierna.

Barclays

Fonti autorevoli affermano ad esempio che in Gran Bretagna Barclays avrebbe dato l’ok per un piano di taglio del 15% della forza lavoro in Asia, Giappone compreso, in particolar modo nel comparto dell’investment banking.

Morgan Stanley

Lo stesso provvedimento, quello dei tagli al comparto dell’investment banking, era stato già avviato in un recente passato da Morgan Stanley. La decisione è stata presa a causa dello scarso livello di marginalità creato dalle tradizionali attività di supporto alla sottoscrizione di azioni e bond, di advisory in generale e di consulenza nelle attività extra finanzarie.

Lloyds Banking Group

Quella che è la banca numero due del Regno Unito, dopo aver avviato modifiche significative ai vertici nella scorsa estate in seguito allo scoppio dello scandalo Libor, ha anche da poco intrapreso la strada per la riduzione degli organici in Europa, sempre per quanto riguarda le posizioni dell’investment banking. I tagli dovrebbero riguardare circa 2 mila dipendenti. Anche Lloyds Banking Group ha cominciato un piano di licenziamenti da oltre mille unità.

Draghi al WEF: il 2012 anno dell’euro

 Mario Draghi al WEF non solo si è scagliato contro il governo Monti, ma nel suo intervento a Davos ha anche parlato di quanto la Banca da lui governata abbia fatto per aiutare i paesi dell’Eurozona a uscire dalla drammatica situazione economica in cui ci troviamo.

Monti e Bersani: è polemica al WEF sugli esodati

Per il presidente della BCE, infatti, il 29012 è stato un anno in cui la moneta unica ha fatto da protagonista e di come abbia riguadagnato terreno, anche grazie agli interventi mirati fatti dal suo istituto. Ma non è finita, la crisi è ancora presente, ma già a partire dalla seconda metà dell’anno sarà possibile vedere i primi segni di miglioramento.

Mario Monti al WEF spiega i motivi della sua candidatura

Ora, però, dopo il tanto lavoro fatto dalla Banca Centrale Europea per evitare problemi drammatici, come i tagli ai tassi e le iniezioni di liquidità per gli istituti bancari in difficoltà, la palla passa in mano ai singoli paesi, perché proseguano la strada del consolidamento fiscale e delle riforme strutturali.

World Economic Forum Outlook 2013

Mario Draghi ha colto l’occasione anche per definire la sua opinione per quanto riguarda la supervisione bancaria: i paesi coinvolti non devono agire come singoli, ma in sinergia con tutti gli altri e con il supervisore centrale che sarà, appunto, la Banca Centrale Europea.

Draghi al WEF si scaglia contro il governo Monti

 Al World Economic Forum di Davos si sono riuniti tutti i più grandi economisti ed esperti di finanza mondiali, tra i quali c’era anche Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea. Oltre a parlare dell’euro e dell’anno appena trascorso in Europa, il presidente della BCE ne ha approfittato per dire la sua anche riguardo alla situazione italiana.

Mario Monti al WEF: polemica con Bersani sugli esodati

Una stoccata ben direzionata è arrivata direttamente a Mario Monti e alle sue scelte. Secondo Draghi l’economia italiana necessita di una riduzione sostanziosa della pressione fiscale che ora, soprattutto dopo le manovre fatte nel corso dello scorso anno dal governo tecnico, grava in modo pesante su imprese e famiglie. Solo in questo modo sarà possibile uscire fuori dalla crisi e far crescere l’economia.

Mario Monti al WEF spiega i motivi della sua candidatura

Draghi ha parlato riferendo anche della situazione degli indicatori economici: l’Italia ha riconquistato fiducia, grazie anche a quanto fatto fino ad ora, ma è arrivato il momento di fare le riforme per il sostegno e il rilancio dell’economia reale, cosa che ancora non è stata fatta.

Secondo Mario Draghi, quindi:

I paesi devono proseguire sia il consolidamento fiscale sia le riforme strutturali, che aumentano competitività e creano posti di lavoro e crescita. Se i governi dei paesi dell’area euro riusciranno a perseverare su risanamento dei conti pubblici e riforme strutturali dell’economia, le politiche della Bce favorevoli alla crescita finiranno per trasmettersi all’economia reale.

In sostanza il presidente si è schierato contro Monti e, dato che ora il premier uscente ha deciso di salire in politica, anche contro la sua lista.

Indice Pmi dà i primi segnali di ripresa

 Il PMI (Purchasing Managers Index) è un indicatore dell’attività manifatturiera di un Paese che riflette la capacità dell’acquisizione di beni e servizi da parte di un paese. Questo indice è prodotto da Markit Group che, in queste ultime ora, ha anche reso noto alcune stime di quello che sta succedendo in questo primo periodo del 2013.

FMI rivede le stime di crescita del Pil globale

A dispetto di molte altre stime, quella fatta da Markit Group sembra essere in controtendenza: gli analisti, infatti, evidenziano che, secondo i dati relativi al PMI, già dalla fine del 2012 sono stati avvistati i primi segnali di uscita dalla recessione economica, che porteranno ad una ripresa dell’attività economica a partire dalla seconda metà dell’anno in corso.

A trainare le vendite e gli acquisti è il mercato cinese, paese in cui l’attività manifatturiera ha raggiunto il livello massimo degli ultimi due anni proprio a gennaio. Stesso discorso anche negli Stati Uniti con l’indice PMI manifatturiero che è salito a 56,1 punti dai 54 di dicembre. Le buone performance di questi due paesi stanno positivamente contagiando anche la situazione della zona euro, in cui la Germania fa da protagonista, con un indice PMI globale pari a 47,5 punti ((a dicembre segnava 46,1).

Confindustria contro la crisi

Certo, non si può parlare di fine della crisi, per quello ci vorrà ancora del tempo, ma gli analisti di Markit sono convinti che questo rialzo tendenziale dell’indice PMI sia un chiaro segno di una incipiente, seppur lenta, stabilizzazione economica.

Record pensioni Germania 2012

La cassa pensioni tedesca è gonfia di credito. A fine 2012 la riserva dei fondi disponibili per il pagamento dei trattamenti pensionistici ha stabilito la nuova cifra record di 29,4 miliardi di euro, aumentata ad oltre 30 miliardi con l’aggiunta di altra liquidità. L’ottimo stato della cassa pensioni è dato dai bassi livelli di disoccupazione, all’aumento dei salari ed ai sostanziosi versamenti provocati dalle tredicesime.

Evento storico

Non era mai successo prima di oggi nella storia della Repubblica federale tedesca: mai gli ammortamenti pensionistici erano arrivati un livello tanto elevato, poiche’ il record precedente era stato raggiunto nel 1992 con 25 miliardi di euro di riserve. All’inizio degli anni ’70 le riserve dei fondi pensionistici oscillavano tra 20 milioni di euro e 22,7 milioni. Le riserve accumulate attualmente bastano per coprire gli esborsi pensionistici di 1,7 mesi.

Ritorno alla crescita

Markit Economics ha dichiarato che in Germania il dato preliminare relativo all’Indice PMI Manifatturiero, nel mese di gennaio, è aumentato da 46,0 punti a 48,8 punti. Il dato è apparso superiore alle attese degli analisti che avevano stimato un indice pari a 46,8 punti. L’Indice PMI dei servizi ora si aggira a 55,3 punti, in aumento in confronto ai 52,0 punti rilevati in dicembre e segnalando una buona espansione dell’attività del settore terziario tedesco. L’indice PMI Composito finale, che misura i risultati combinati delle attività manifatturiere e dei servizi, è sopra i 53,6 punti in gennaio dai 50,3 di dicembre, per il secondo mese di fila sopra la soglia di equilibrio di 50,0 punti. La lettura di gennaio si configura come un ritorno alla crescita, in contrasto con la crisi vista durante l’ultimo trimestre del 2012.

Aumento profitti Google 2012

 Sono in evidente rialzo i profitti di Google, che prosegue nella sua marcia positiva e continua inoltre ad affermare la sua supremazia.

Nel corso dell’ultimo trimestre l’azienda ha fatto registrare e un attivo di ben 2,89 miliardi di dollari e guadagni record. Per la prima volta i ricavi hanno superato la soglia di 50 miliardi.

Crollo Apple in Borsa 

Nel quarto trimestre del 2012, terminato con un utile netto di 3,57 miliardi di dollari, Google ha avuto un incremento in confronto ai 3,13 miliardi fatti registrare nello stesso periodo del 2011. Al momento i ricavi dell’arco di tempo preso in considerazione si attestano sui 14,42 miliardi di dollari, con un ottimo 36% in più rispetto al 2011.

Utile per azione

L’utile per azione è dunque apparso pari a 10,65 dollari. Una cifra che va oltre ogni previsione fatta dagli economisti.

Inoltre, nelle contrattazioni after-hours di Wall Strett, le azioni hanno superato il 4% di aumento.

La soddisfazione di Larry Page

Soddisfattissimo dei miglioramenti l’ad di Google, Larry Page, il quale comunica che l’azienda ha terminato il 2012 con un trimestre solido. Page ha evidenziato l’aumento dei ricavi del 36% su base annua e dell’8% su base congiunturale.

Crollo di Apple in Borsa

 Apple chiude in maniera negativa in Borsa nel primo trimestre, nonostante con la cifra record di 47,8 milioni di iPhone venduti e guadagni per 54,5 miliardi di dollari. Questi numeri non hanno fatto molto per garantire sicurezza al mercato. La casa di Cupertino ne risente comunque e il titolo è sceso di molto nelle contrattazioni after hours a Wall Street. Infatti, le quotazioni hanno ceduto fino al 10%.

Crollo vendite iPhone

L’utile netto di Apple è apparso pari a 13,1 miliardi di dollari, senza nessun rialzo in confronto allo stesso periodo del 2012. E il salto dei ricavi del 18% non è sufficiente a scongiurare i timori degli analisti circa le prospettive di crescita della società.

Mercato in ansia

Sicuramente, il titolo Apple in Borsa è stato penalizzato proprio dai timori in crescita degli analisti, perdendo il 27%. In altre parole, in confronto all’ottimo risultato dello scorso settembre sono stati persi ben 190 miliardi.

Gli analisti avevano previsto guadagni pari a 55 miliardi di dollari, con un utile per azione di 13,44 dollari. Invece, le cose sono andate diversamente e il margine lordo ha raggiunto il 38,6%, non confermando il 44,7% dell’anno precedente, attestandosi dunque in linea con le attese degli analisti.

Previsioni per secondo trimestre

Per il secondo trimestre dell’anno fiscale, Apple parla di ricavi per 41-43 miliardi di dollari e un margine lordo fra il 37,5% e il 38,5%.

La fiducia di Tim Cook

Nonostante il crollo del titolo in Borsa, Tim Cook pensa positivo e si reputa soddisfatto dei ricavi record, i quali sono sopra i 54 miliardi di dollari. Nel frattempo il Ceo di Apple è apparso abbastanza soddisfatto anche delle vendite, che hanno superato i 75 milioni per quanto riguarda i dispositivi iOS in soli tre mesi. Cook ha la sicurezza della qualità dei prodotti Apple, e continua a gettare la sfida per quanto riguarda la leadership sul mercato e sul lato dell’innovazione.

Posticipato il raggiungimento del tetto del debito

 E’ stato raggiunto alla Camera l’accordo sul tetto del debito. Il raggiungimento del limite massimo previsto è stato spostato da marzo a maggio, ma questo non vuol dure che tutti i problemi siano risolti. Sono solo stati rimandati.

Quindi, come anche accaduto nel caso del Fiscal Cliff, le due coalizioni politiche statunitensi sono riuscite a giungere ad un accordo. Questa volta il programma per allontanare, almeno di qualche mese, il rischio del default per gli Stati uniti è stato delineato dal partito repubblicano.

L’accordo sul Fiscal Cliff è solo un rinvio dei tagli alla spesa pubblica

In pratica, il Dipartimento del tesoro potrà continuare a prendere soldi fino al 19 maggio del 2013, poi sarà necessario prendere una decisione definitiva. Per ora il provvedimento è al vaglio del Senato degli Stati Uniti che, anche se in mano al partito democratico (la Camera, invece, è a maggioranza repubblicana) fa sapere che approverà il provvedimento senza apportare nessuna modifica.

Cosa succede se il tetto del debito americano non verrà alzato

Certo, spostare il termine da marzo a maggio è un provvedimento solo temporaneo che non risolve il problema, ma almeno lascia un po’ di tempo in più per poter vagliare tutte le possibili soluzioni.

FMI rivede stime di crescita del Pil globale

 Secondo le nuove stime redatte dal Fondo Monetario Internazionale, l’economia mondiale sta avendo i primi segni di ripresa, anche se il percorso da affrontare è ancora lungo.

Questo è quanto detto da Olivier Blanchard, capo economista del FMI, alla presentazione delle nuove stime, che sono tutte al ribasso ma con speranze di miglioramento a partire dal 2014. Il 2013 sarà l’anno della svolta: l’economia tornerà a girare, ma ad un ritmo più graduale rispetto a quanto stimato in ottobre nell’l’Outlook autunnale. Quello che fa comunque sperare è che tutti i grandi economisti riuniti al World Economic Forum di Davos sono concordi nelle prospettive si miglioramento per i prossimi anni.

Anche Christine Lagarde ha lasciato intendere che il 2013 sarà l’anno cruciale per il definitivo superamento della crisi

Abbiamo evitato il collasso ma dobbiamo evitare ricadute. Il 2013 sarà l’anno dell’o la va o la spacca.

Si tratta di espressioni ottimistiche, anche se è stato lo stesso FMI a tagliare le prospettive di crescita di molti paesi, in primis l’Italia, per la quale nel 2013 è prevista una flessione del Pil dell’1%, quindi scesa di ulteriori 3 punti percentuali rispetto a quanto detto in ottobre. Solo nel 2014 la situazione inizierà a migliorare, con una crescita prevista dello 0,5%.

Fmi mette sotto controllo l’economia italiana

Dal FMI è arrivato anche il plauso per l’operato del governo tecnico guidato da Mario Monti che, per quanto le sue scelte abbiamo richiesto dei grandi sacrifici all’Italia, sono state fondamentali per mettere in atto quelle riforma strutturali per far guadagnare fiducia al paese agli occhi degli investitori stranieri.

Mario Monti spiega i motivi della sua candidatura

Ma non è solo il nostro paese ad essere stato coinvolto in questa revisione al ribasso: la Germania ha delle previsioni di crescita dello 0,6% (-0,3% rispetto a ottobre) per il 2013 e dell’1,4% per il 2014, per la Francia si prospetta un +0,3% quest’anno (-0,1%) e un +0,9% il prossimo (-0,2%). La Spagna è attesa in calo dell’1,5% nel 2013 (-0,1%) con un’inversione di tendenza per il 2014 quando il pil crescerà dello 0,8% (ad ottobre la stima di crescita era dell’1%).

Dati Pil Spagna

Nel complesso l’economia della zona Euro si contrarrà dello 0,2% quest’anno (-0,3% rispetto al rapporto precedente), per poi avviare un trend positivo per il 2014 (+1%). La lentezza della ripresa del vecchio continente ha le sue ripercussioni anche sul resto del mondo: il FMI ha stimato che il Pil globale per il 2013 crescerà dal 3,5% (0,1 punti in meno rispetto a quanto previsto in ottobre) ma che comunque dimostra come ci sarà un miglioramento rispetto al 2012, quando i dati parlano di una crescita che si è fermata al +3,2%.

Ripercussioni che lambiranno anche il 2014, anno per cui le stime di crescita del Pil sono state riviste dal 4,1% al 4%.