Indagato per Frode Ministro Francese Fisco

Paradossale. Eppure è vero. Jérôme Cahuzac è nella bufera. Cahuzac, ministro francese che detiene la responsabilità del Budget e del Fisco è incredibilmente indagato per  frode fiscale. Proprio lui, che è l’uomo che ha proposto, senza alcun successo, la famosa tassa del 75% contro i ricchi. Ora, quasi come se fosse uno scherzo del destino (o una manovra?) Cahuzac è accusato di avere tenuto per vent’anni un conto segreto in Svizzera, e di avere nel 2010 trasferito i fondi in una più lontana banca di Singapore.

Jérôme Cahuzac  ha sessant’anni. Ha un fisico aitante essendo appassionato di boxe, ciclismo e sci ed era cardiologo convertito alla politica e al più conveniente mercato dei trapianti per capelli. Cahuzac ha accolto il comunicato della Procura di Parigi dimostrandosi forte è sicuro di sé. Questa la sua dichiarazione: “Finalmente potrò provare la mia completa innocenza”.

In Francia lo sperano. Lo sperano soprattutto François Hollande e il Presidente del Consiglio Jean-Marc Ayrault, costretti da trenta giorni ad affrontare le lamentele contro le tasse con un responsabile sospettato di frode che qualsiasi accertamento fiscale potrebbe facilmente verificare. Il problema è che, sembra uno scherzo, solo Cahuzac può mettere nei guai Cahuzac.

Ora, però, sono i magistrati a aprire un fascicolo, con buona pace dei giornalisti di Mediapart esultano, i quali il 4 dicembre scorso hanno svelato il dossier, diffondendo nel giorno seguente una registrazione audio. In questo file si sente un uomo (similissimo al ministro dal punto di vista vocale, come conferma l’accusa), dire al telefono frasi tipo la seguente:

«Mi scoccia troppo avere un conto aperto là (Ginevra, ndr), l’Ubs non è certo la più imboscata delle banche».

Staremo a vedere.

Network Unico Compagnie Telefoniche Europee

Questa mattina il Titolo Telecom ha conquistato Piazza Affari, facendo registrare un buon rialzo. L’effetto Telecom ha una spiegazione ben precisa.

Nelle scorse ore, il Financial Times ha pubblicato la notizia di una trattativa abbastanza ben avviata tra i top manager delle principali compagnie telefoniche europee che starebbero pensando alla creazione di un Network unico per consolidare la loro presenza nel mercato e combattere la sempre più impellente crisi di settore.

L’incontro sarebbe avvenuto a Bruxelles alla presenza del Commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, il quale avrebbe ovviamente fatto da mediatore tra i ‘capi’ dei vari colossi.

L’esigenza di creare un’unica rete europea per le diverse piattaforme telefoniche è stata letta come un’occasione per darsi man forte in un momento così difficile.

Quasi come se le varie compagnie top volessero innalzare un unico muro per difendersi dai ‘competitor’.

In questo momento, infatti, la frustrazione per l’andamento economico è molto alta.

Creare un network unico significherebbe evitare la frammentazione dei singoli mercati e indebolire gli agenti esterni che utilizzano le reti messe a disposizione dai grandi operatori.

Apple lancia iPhone Low Cost 2013

A Cupertino preparano le grandi manovre per quest’anno.

Apple continua infatti imperterrita nel suo lavoro di creazione di un iPhone low cost, atto a inglobare nel proprio parco clienti anche i meno abbienti. Le voci di corridoio provengono dal sempre ben informato Wall Street Journal. Il quotidiano americano è da sempre abbastanza tempestivo ed efficace nell’anticipazione delle strategie dell’azienda guidata prima da Steve Jobs e ora dal Ceo Tim Cook.

Il nuovo modello di Iphone potrebbe arrivare già entro fine 2013. Costerà meno. Per abbassare i costi del cliente Apple lo sta programmando pensando a nuovi materiali meno dispendiosi in termini di denaro.

Il nuovo melafonino sarà realizzato dunque in policarbonato e non più in alluminio come era successo per l’iPhone 5, ultimo modello uscito.

Questa soluzione appare la più conveniente anche se non sono da escludere modifiche dell’ultim’ora. Sul tavolo, infatti ci sono diverse alternative. La certezza, tuttavia, è che il team di Cupertino fondato da Jobs è pronto a scatenare una nuova rivoluzione di mercato nella telefonia mobile, così da contrastare Samsung e Android.

Android è più giovane rispetto a iOs di Apple. Si è però ben piazzato sul mercato replicando il modello della mela morsa, ma cambiando strategia (la sua è più approfondita dal punto di vista della tecnologia e meglio inserita nel mercato). La sua virtù è quella di essere open source e di ‘montare’ dispositivi appartenenti a brand diversi, anche a brand low cost.

Il nuovo iPhone Low Cost nasce con il preciso intento di battere non solo Android, ma anche Samsung, così da permettere ad Apple di strappare il primo posto nelle vendite del settore al colosso coreano.

AIG farà causa al governo americano?

 Il ringraziamento di AIG per i 182 miliardi di dollari ricevuti dal governo americano – che l’hanno salvata da un sicuro fallimento – dopo la crisi dei mutui subprime del 2008 è una causa per un risarcimento di 25 miliardi di dollari.

► Altri guai per Obama: le compagnie assicurative aumentano i prezzi

La proposta di fare causa al governo americano, che ha già richiesto un rimborso dalle banche per i mutui immobiliari,  è stata fatta nel 2011 da Hank Greenberg, ex-a.d. della Aig ora alla guida della società Starr International – tra i principali azionisti della compagnia assicurativa – perché i termini per il rimborso del pacchetto di aiuti ricevuti sono troppo onerosi (in effetti, il tasso di interesse sul debito è del 14%) e anche perché il governo Usa ha ricavato un profitto di circa 22 miliardi di dollari con la vendita delle azioni dell’Aig ricevute durante la parziale nazionalizzazione della società.

► Assicurazioni nel mirino dell’Antitrust

In questo modo il governo, secondo l’accusa di Greenberg, avrebbe favorito i  colossi di Wall Strett, primo fra tutti Goldman Sachs, a discapito degli azionisti della AIG.

In questi giorni la proposta di Greenberg verrà vagliata dal consiglio di amministrazione di AIG. Dalla Casa bianca ancora nessun commento, ma dalla FED fanno sapere che il pacchetto di aiuti e le relative modalità di restituzione del debito, sono state il frutto di una scelta comune tra le due parti. Anche perché, se non fossero stati emessi, la AIG non avrebbe avuto nessuna via di fuga dal fallimento certo.

Il problema è che il cda della AIG deve per forza di cose prendere in considerazione la possibilità di fare causa al governo insieme ai suoi azionisti, che, in caso di esito positivo della loro causa contro il governo, potrebbero continuare la loro azione legale anche contro la compagnia stessa.

Consumi elettronica in ripresa grazie all’Asia

 L’Asia continua a crescere e a produrre ricchezza. Ed è in questi paesi che si concentreranno maggiormente le vendite di apparecchi elettronici, soprattutto di smartphone e tablet.

Tassa governativa cellulari: è legittima

Se nel 2011 la crescita di questo mercato ha visto una contrazione dell’1% del volume delle vendite, per quest’anno appena iniziato le prospettive sono molto diverse. A dirlo una ricerca effettuata dalle imprese del settore dell’elettronica riunite nell’associazione Cea e dall’ufficio di ricerca Gfk che è stata presentata a Las Vegas in occasione dell’apertura del salone internazionale del Ces, secondo la quale la spesa mondiale per gli apparecchi elettronici in grado di connettersi ad internet nel 2013 raggiungerà quota 1.100 miliardi, con una concentrazione importante nei mercati asiatici (44% della spesa mondiale).

Samsung batte Nokia

Questa differente distribuzione delle vendite di apparecchi elettronici – le vendite maggiori saranno per smartphone (+22%) e tablet (+25%) – è dovuta a due motivi principali. Da un lato l’allargamento della gamma di prodotti disponibili, soprattutto di prodotti a prezzi vantaggiosi, e, dall’altro, una diversa scelta negli acquisti: le famiglie, piuttosto che acquistare un televisore o una macchina fotografica, acquisteranno un table, ritenuto in grado di espletare entrambe le funzioni.

 

 

Paesi in crescita nel 2013

 La classifica stilata dall’Economist Intelligence Unit (EIU) – società indipendente che fa capo al gruppo dell’Economist –  riserva delle grandi novità: in questo 2013 il paese che crescerà di più in assoluto è Macao, piccola regione sotto il controllo amministrativo della Cina, che, grazie alla legalizzazione del gioco d’azzardo, vedrà una crescita del Prodotto Interno Lordo pari al 14%.

Anche le altre posizioni della classifica sono riservate a paesi lontani dal vecchio continente. Al secondo posto c’è, infatti, la Mongolia – la cui economia sarà spinta dallo sfruttamento dei giacimenti di rame e oro – seguita dalla Libia, sulla scorta del cambio ai vertici del governo.

A seguire troviamo Gambia, l’Angola e Bhutan e, solo al settimo posto, la Cina, il cui PIL crescerà dell’8%.

Una classifica a parte è stata fatta per l’Europa. Il Vecchio Continente soffre e i suoi paesi non hanno buone prospettive. La Grecia sarà il paese che dovrà affrontare le maggiori difficoltà, e con lei anche la Spagna e il Portogallo. Ma alla fine di tutto c’è anche una buona notizia: l’Italia, con tutti i suoi problemi, potrebbe avere un anno migliore di quello dell’Olanda.

E gli Stati Uniti? Nessun posto in classifica per la federazione di Obama. Il Fiscal Cliff è stato evitato, ma la situazione rimane in stallo.

Revisione dello standard di liquidità per le banche

 Il comitato di Basilea, si è riunito nei giorni scorsi e ha deciso che le banche avranno più tempo per adeguarsi agli standard di liquidità (Lcr). Gli attivi al momento disponibili dovranno essere utilizzati per sostenere l’economia reale.

Banche: chiesto il rinvio di Basilea3

La decisione, seppur sofferta, ha un fine molto importante: in un periodo di crisi, e in alcuni casi di vera e propria recessione, la stretta del credito, dovuto alla mancanza di liquidità delle banche, avrebbe rischiato di soffocare l’economia europea. Infatti, in questi ultimi tempi, le banche hanno dovuto utilizzare le loro riserve per l’acquisto di titoli di stato, un’attività che, se da un lato aiuta le amministrazioni centrali, mette in difficoltà l’economia reale (imprese e cittadini) che si vedono rifiutare la concessione di prestiti e mutui per le loro attività.

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Quindi le regole sono state cambiate e l’adeguamento al Liquid coverage ratio avverrà a più scaglioni, a partire dal gennaio del 2015, con una copertura iniziale pari al 60% che, gradualmente fino al 2019, salirà al 100%. Un approccio più flessibili, quindi, necessario per evitare che un adeguamento immediato si trasformasse in una ennesima stretta al finanziamento delle attività economiche.

 

 

 

Rimborso record dalle banche americane per i mutui immobiliari

 18,5 miliardi. Questo è l’ammontare del rimborso record che alcune delle più grandi banche americane dovranno versare come indennizzo a coloro che, a causa di insolvenze nei pagamenti dei mutui immobiliari, hanno avuto la casa pignorata.

La faccenda è piuttosto complicata. Tutto inizia, in realtà tutto si conclude, con la grande bolla speculativa del settore immobiliare scoppiata in America tra il 2007 e il 2008. In quel periodo tantissimi cittadini che avevano chiesto un mutuo per l’acquisto della casa si trovarono nell’impossibilità di onorarlo e le banche, ovviamente, iniziarono immediatamente le procedure per riavere indietro i loro soldi.

Dal momenti che le banche avevano una certa fretta di recuperare il denaro, molte delle procedure furono falsate (un esempio è l’utilizzo incondizionato delle firme robotizzate: i funzionari, molto spesso, neanche si curavano di leggere le pratiche).

Ora si è arrivati ad un accordo tra le banche che hanno usato questi metodi (tra le quali figurano JP Morgan Chase, Citibank e la Bank of America) e le autorità federali di vigilanza, che ha portato ad un maxi rimborso di 18,5 miliardi di dollari. 3,3 miliardi finiranno direttamente nelle tasche delle famiglie con la casa pignorata e 5,2 miliardi saranno destinati a coloro che hanno difficoltà con le rate dei mutui.

 

 

Twitter prepara il terreno per l’ipo

 Sono in tanti a pensare che anche Twitter sta preparando il suo approdo in borsa. Soprattutto GreenCrest Capital, una società specializzata nello studio delle offerte pubbliche di acquisto, che, dati i cambiamenti che si stanno facendo sul social network, ha parlato di una possibile quotazione sul Nasdaq nel 2014.

Infatti, in questo ultimo periodo, Twitter sta subendo un riassetto del management e delle sue funzionalità, oltre che una maggiore concentrazione sull’advertising, tutte mosse che porterebbero a delle buone quotazioni. Secondo gli analisti, la capitalizzazione del sito di microblogging dovrebbe valere intorno agli 11 miliardi di dollari, molti di più di quanto Forbes ha stimato nel 2011 (circa 8 miliardi).

I social network quotati in borsa, ad oggi, sono due: Facebook e Linkedin, che hanno avuto dei destini opposti. Facebook, dopo la quotazione, ha perso circa un quarto del suo valore iniziale, mentre Linkedin ne ha guadagnato circa un quinto.

Quale sarà la sorte di Twitter? I dati che si hanno a disposizione fanno ben sperare, soprattutto il fatto che da qualche giorno si mormora di una possibile acquisizione del social da parte di Apple, che ha fatto subito alzare il valore dei titoli sul mercato secondario.

Altri guai per Obama: le compagnie assicurative aumentano i prezzi

 Non c’è pace per Barack Obama. Risolto, anche se solo temporaneamente, il problema del Fiscal Cliff, il presidente americano si trova alle prese con un altro problema non da poco, quello della sanità.

Sono molte le compagnie assicurative che, in attesa che nel 2014 entri definitivamente in vigore la riforma della sanità voluta dal presidente, stanno applicando dei prezzi particolarmente alti a chi deve comperare una polizza sanitaria, a discapito, ovviamente, delle fasce più deboli. E’ il New York Timesa gridare allo scandalo.La riforma Obama-care è stata varata nel 2010 (anche in quel caso si trattò di un compromesso strappato da Obama al Congresso all’ultimo minuto) ma entrerà definitivamente in vigore solo nel 2014 e nel frattempo le compagnie assicurative private ne approfittano per aumentare i loro margini di guadagno. Secondo il N.Y Times i rincari si aggirano tra il 20 e il 30%, un balzo pesantissimo per chi deve acquistare una singola polizza o per quelle aziende che devono farlo per un numero ridotto di dipendenti.Secondo il quotidiano la situazione non è destinata a migliorare neanche il prossimo anno, perché la riforma ha una grande lacuna: sono i singoli stati a poter decidere fino a che punto far arrivare i rialzi, non esistendo una legge federale comune.