Successo per il buy back della Grecia

 L’operazione di riacquisto dei titoli di debito da parte del governo ellenico ha avuto gli effetti sperati. Nelle casse dello stato ellenico erano disponibili solo 15 miliardi di euro per per acquistare un ammontare della sua esposizione pari a 45 miliardi e l’unica soluzione era quindi di proporre un acquisto dei titoli di stato ad un valore minore di quello facciale (tra il 30 e il 40%).

L’operazione è partita lunedì mattina e si è conclusa ieri nel pomeriggio e l’obiettivo è stato raggiunto. Ora che il buy back si è concluso bene, le tensioni sulla Grecia si stanno allentando e, nei prossimi giorni, si attende il vertice tra Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea per decidere le modalità di aiuto per il paese. La riduzione del debito era la conditio sine qua nonper ottenere gli aiuti, ma rimane ancora da vedere se la Germania manterrà la sua promessa.Infatti, lo zoccolo duro per il rilascio degli aiuti internazionali alla Grecia è proprio la cancelliera tedesca, poco favorevole in quanto i costi di questa misura di emergenza potrebbero essere maggiori dei benefici per la Germania. E’ stato il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble in un’intervista a ‘Bild am Sonntag’ a rilanciare i dubbi sugli aiuti, dopo che Angela Merkel aveva dato un primo consenso.

Infatti sia nel caso che la Germania rinunci agli interessi o alla sua quota di partecipazione ai profitti della BCE, il costo per il paese sarebbe comunque alto (130 miliardi di euro nel primo caso e 2,7 nel secondo). Il ministro comunque ribadisce che

i vantaggi che abbiamo dalla moneta unica sono molto più grandi del costo di tutte le misure di aiuto.

Grecia: stop al buy back e protezione per le banche

 Scade oggi alle 17 (orario di Londra) l’offerta del governo greco di riacquisto dei titoli di stato. Poche ore ancora per gli istituti di credito ellenici che dovranno decidere se e in che misura aderire all’offerta di acquisto, poi l’operazione sarà conclusa.

Il governo ellenico non ha intenzione di portare avanti il buyback partito qualche giorno fa, a smentire quanto riportato dal giornale Kathimerini che aveva ventilato l’ipotesi di un possibile allungamento dei termini per la scadenza. La posizione del governo non è cambiata da quanto annunciato all’inizio dell’operazione, anzi, è molto probabile che al buyback si aggiungerà un ulteriore manovra per la salvaguardia delle banche da possibili richieste di risarcimento da parte di clienti scontenti per le perdite subite.

Infatti, i titoli di stato che sono oggetti del buyback saranno riacquistati per cifre comprese tra il 30 e il 40% del valore delle obbligazioni al momento del loro acquisto d parte degli investitori.

Se dovesse partire una richiesta di risarcimento di massa da parte di coloro che, attraverso questa operazione, rischiano di perdere una parte sostanziosa del capitale investito, le banche greche si troverebbero ad affrontare una situazioni molto difficile, che si va ad aggiungere al declassamento del debito di lungo termine della Grecia da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s

Dal 2013 la produzione Apple torna in America

Apple è pronta a lasciare la Cina e spostare nuovamente la produzione di personal computer Mac negli Usa. Lo ha reso noto Tim Cook, amministratore delegato del colosso di Cupertino, durante un’intervista rilasciata a Bloomberg:

 «Ciò non significa che la Apple farà da sola ma lavoreremo con qualcuno e investiremo il nostro denaro»

Cook ha dunque confermato che una delle brand-line di Apple saranno fabbricate solo ed esclusivamente negli States. Si tratta di una nuova politica, finalizzata ad allontanare alcune critiche piovute di recente circa lo scarso aiuto da parte di Apple all’alimentazione dell’occupazione americana. L’azienda di Cupertino è tacciata di non aiutare gli States a riprendersi dalla crisi finanziaria. Cook, però, su Nbc ha detto:

«Stiamo lavorando da anni per sostenere di più gli Stati Uniti»

Alcune ore dopo l’annuncio dell’azienda californiana, il gruppo Foxconn Technology, considerabile come il principale fornitore di Apple con base a Taiwan, ha dichiarato ieri di volersi espandere in Nord America. Foxconn Technology è un gruppo che conta 1,6 milioni di impiegati, vanta già fabbriche di componenti in California e Texas.

Bloomberg lo descrive così:

“Al momento è il principale produttore di iPod, iPad e iPhone. Sebbene la convergenza delle dichiarazioni di Apple e Foxconn non sembri casuale, non è stata espressa alcuna intenzione, da parte di Apple, di incaricare l’azienda taiwanese per la sua produzione in Usa”.

Controlli fiscali anche per Facebook Italy

 Sono le aziende tecnologiche ad interessare in modo particolare al fisco, non solo in Italia ma anche nel resto d’Europa. Dopo l’interrogazione parlamentare per Google, che non avrebbe pagato tributi in Italia per circa 96 milioni di euro, adesso è l’azienda fondata da Mark Zuckerberg a essere stata messa sotto controllo.

Le motivazioni sono le stesse: le grandi multinazionali della tecnologia sfrutterebbero le lacune delle leggi tributarie dei vari paesi per non versare quanto dovuto. Nel caso di Facebook Italy, che è una società a responsabilità limitata e appartiene al gruppo Facebook Global Holdings, LLC (Limited Liability Company) con sede nel Delaware, stato che permette alle aziende che vi hanno sede ma che non operano negli Stati Uniti di pagare solo un’imposta fissa annuale di poche centinaia di dollari e nessuna tassa sugli utili.

Per la legge italiana questa modalità operativa non è legale, in quanto la sede italiana di Facebook è una “stabile organizzazione” e quindi deve pagare la sua quota di imposte sul fatturato secondo quanto previsto dalla legislazione nostrana.

Da Facebook replicano:

che la società paga le tasse in Italia come parte della sua attività nel Paese e rispetta molto seriamente i propri obblighi ai sensi della legislazione italiana in materia fiscale. Facebook lavora a stretto contatto con le autorità fiscali di ogni Paese in cui opera per garantire la conformità con la legislazione locale. Facebook ha cooperato pienamente con la Guardia di Finanza nel corso delle indagini e intende continuare a farlo.

Le tre tappe di Van Rompuy per la ricapitalizzazione delle banche

 In sostanza il presidente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy chiede ai paesi dell’Unione Europea di delineare, entro e non oltre il mese di marzo, lo schema di funzionamento della ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del meccanismo di stabilità Esm, che dovrà lavorare in accordo con la super BCE (il controllo unico della BCE per le banche europee).

A Van Rompuy si uniscono anche le voci dei presidenti di Commissione Josè Manuel Barroso, della Bce Mario Draghi e dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, che si riuniranno la prossima settimana per ridiscutere i termini degli accordi.

Nel rapporto presentato da Van Rompuy si propone un percorso per una maggiore integrazione dei conti pubblici nei 17 paesi dell’Eurozona, che dovrà essere seguito in tre tappe, il cui obiettivo è di frenare l’attuale crisi e di mettersi al riparo da quelle future.

Il primo passo da fare è la definizione del meccanismo di vigilanza unico per il settore bancario da parte della BCE, l’armonizzazione dei sistemi nazionali di risoluzione e dei meccanismi di garanzie sui depositi, e il sistema di ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm.

A seguire, sarà necessario creare un’autorità comune per la risoluzione e un meccanismo di coordinamento delle politiche di riforme. Dopo il 2014, la terza tappa: la creazione di una “risorsa indipendente e centrale” che sia in grado di “assorbire gli shock economici”

 

Grilli ‘vede’ uscita dalla crisi

Innegabile: a novembre cassa integrazione ha fatto registrare un aumento del 5,1% rispetto a ottobre scorso e del 27,5% rispetto a novembre dello scorso anno.

E’ innegabile quanto afferma l’Inps:

“Nei primi 11 mesi si è superato il miliardo di ore (1.004 milioni), con un aumento dell’11,8% rispetto allo stesso periodo del 2011 (erano 898 milioni). Nel mese sono state autorizzate 108,3 milioni di ore di cassa”.

Ma il ministro Grilli non crede che l’Italia finisca nel baratro:

“I mercati ci guardano, il lavoro continua. L’Italia non è nel baratro.Sappiamo che sicuramente la situazione è difficile Siamo intervenuti in un momento di grande difficoltà, per l’Italia e per l’Europa, e abbiamo fatto molti progressi. Il nostro compito, finché questo governo ha il mandato di farlo, è di impegnarci, con spirito di servizio, per riuscire a introdurre e, continuare a farlo, quelle riforme che sono indispensabili per il successo dell’Italia”.

E a chi gli chiede come rapportare tutto ciò all’economia, Grilli risponde ribadendo:

“I mercati stanno sempre a guardare, noi e l’Europa, quindi dobbiamo stare sempre attenti, sempre impegnati e continuare a proseguire, con serietà, il nostro lavoro. Questo è quello che mercati e comunità internazionale stanno guardando e vorrebbero che continuassimo a fare”.

Intanto Draghi evidenzia i segnali positivi provenienti da Francia, Germania e Italia:

“Le prospettive macroeconomiche dell’area euro rimangono deboli, ma vi sono segnali di miglioramento della fiducia, come quelli giunti dall’indice Ifo tedesco e dalle statistiche dell’istituto Insee francese e dall’Istat per l’Italia. Anche in Italia la survey sui produttori del manifatturiero a novembre è migliorata più del previsto a novembre. Continueremo a monitorare”.

La Bundesbank taglia le stime di crescita della Germania

 La Bundesbank ha rivisto al ribasso le stime di crescita della Germania nel 2012 e nel 2013 a causa degli effetti della crisi del debito: per il 2013 la crescita del Pil tedesco è stata abbassata da un + 1,6% al +0,4%. Ribassata anche la stima di crescita per l’anno in corso: il 2012 si chiuderà con un + 0,7%, più basso di 0,3 punti percentuali rispetto alle stime presentate nel corso dell’anno.

Sarà la disoccupazione a crescere: il tasso dei senza lavoro tedeschi salirà al 7,2% nel 2013 (a giugno era stata stimato che il tasso dei disoccupati si sarebbe arrestato sul 6,5%) per stabilizzarsi al 7% nel 2014.

Nonostante il ribasso delle stime di crescita da Berlino arrivano rassicurazioni. Jens Weidmann, presidente della Buba, ha evidenziato che l’economia tedesca rimane comunque solida e che questo rallentamento è solamente temporaneo. Già dal 2014 ci saranno i primi segnali di crescita.

Si tratta, infatti, di una stima al ribasso in linea con le previsioni fatte dalla Banca Centrale Europea: per il 2012 nella zona Euro si attende un decremento del pil tra lo 0,6% e lo 0,4%, mentre per il 2013 stima tra un -0,9% e un +0,3%. Anche la BCE ha previsto un miglioramento per il 2014, anno per cui è stata indicata una dinamica tra +0,2% e +2,2%.

Tutte le tasse del Governo Monti

Il Governo Monti ha spinto molto sulle entrate tributarie erariali, al punto da aumentare di 12.000 miliardi gli introiti nelle casse dello Stato. Le nuove imposte riguardano chi possiede una macchina aziendale, una seconda casa, chi investe i propri risparmi, nonché pensionati, dipendenti, liberi professionisti e imprenditori.

Mario Monti ha pensato a tutti. Le tasse istituite dal suo esecutivo saranno attive a partire dal gennaio del 2013 ed avranno effetto intorno al prossimo luglio. Il rischio è che le prestazioni sanitarie aumenteranno. Il Premier nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme in merito.

Ecco, dunque, l’elenco di tutte le imposte previste dal Governo Monti, divise per settori:

TASSA SUI RIFIUTI

Iniziamo da una buona notizia. Non ci sarà più la Tarsu non ci sarà più, ma sarà sostituita da un’altra tassa: la  Tares. Come se non bastasse la Tares costerà molto di più. Va dunque in pensione la precedente imposta relativa ai rifiuti solidi urbani, rimpiazzata da una tassa che ingloba anche i “servizi indivisibili”: illuminazione, sicurezza, strade. La Tares sarà applicabile a tutti gli immobili in ragione di 30 centesimi a metro quadrato elevabili, se sarà il comune a deciderlo, a 40 centesimi. Tutti, dunque, pagheranno la Tares: aziende e proprietari di immobili. Per le aziende, secondo Confcommercio,la Tares rappresenta un aumento medio del 290 per cento rispetto a quanto pagavano precedentemente con la Tarsu.

Confcommercio da alcuni esempi per comprendere meglio i costi della Tares:

“Una pizzeria al taglio di 100 metri quadrati pagava 401 euro che nel 2013 diventeranno 3.038 euro. Un ristorante di 200 metri quadrati passerà da 802 euro a 4.734: quasi sei volte in più. Per quanto riguarda le abitazioni, il rincaro sarà come minimo di 32 euro l’anno, ma il conto finale dipende dall’esosità del comune”.

PENSIONI

Tagli alle pensioni: uno riguarda i poveri, uno i ricchi. Ecco la spiegazione degli esperti:

“Il decreto salva Italia stabilì il blocco della rivalutazione delle pensioni per la parte che supera di tre volte il minimo, cioè oltre i 1.440 euro lordi al mese. Il blocco ha riguardato il 2012 e si ripete nel 2013. E siccome nel 2013 è possibile (diciamo: probabile) che l’iva aumenti ancora, è possibile (diciamo: probabile) che aumenti anche l’inflazione rendendo più pesante la riduzione del potere d’acquisto. Il secondo intervento riguarda, invece, i ‘ricchi’. Chi riceve un assegno annuo superiore ai 90 mila euro pagherà una tassa di solidarietà del 5 per cento per la parte compresa fino ai 150 mila euro; del 10 per cento per la parte compresa tra i 150 mila e i 200 mila euro; del 15 per cento per chi incassa dai 200 mila euro l’anno in su. Certo, per i veri ricchi sarà più difficile gridare all’ingiustizia. L’ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, per esempio, incassa ogni mese 31.411 euro, che fanno circa 376 mila euro l’anno, e pagherà un contributo di solidarietà di 26.500 euro circa. L’ex dirigente Telecom Mauro Sentinelli, che invece di euro ne incassa 90 mila al mese (avete letto bene: al mese), pagherà all’incirca 176 mila euro di contributo di solidarietà”.

IMMOBILI

Eccoci a parlare di Imu. Si pagherà lunedì 17 dicembre.

Ecco ci calcoli matematici da fare per capire quale saldo versare se si è proprietari di un secondo immobile:

“Su un’abitazione di categoria A2 e di 110 metri quadrati l’Imu da pagare, ha calcolato la Cgia di Mestre, è di 337 euro. Su una seconda casa dello stesso tipo l’imposta oscilla tra 798 e 1.113 euro. Mentre gli esercizi commerciali pagheranno in media 569 euro in più di quanto pagavano con la vecchia Ici. Gli uffici pagheranno 949 euro in più e le fabbriche addirittura 1.565 euro in più. E questo considerando l’ipotesi che i comuni applichino l’aliquota più bassa, perché se applicheranno quella più alta il proprietario di un capannone viene a pagare qualcosa come 3.844 euro. Inoltre nel 2013 cala il bonus fiscale sulle ristrutturazioni edilizie. A giugno di quest’anno il governo aveva aumentato dal 36 al 50 per cento la quota delle spese deducibile dalla dichiarazione dei redditi. Da giugno 2013 si torna al 36. Scende anche la quota detraibile per gli investimenti a favore del risparmio energetico (come, per esempio, i doppi vetri): dal 55 per cento attuale si passa, dal 1° gennaio, al 50 e poi, dal 30 giugno, al 36 per cento”

AFFITTI

Minori sconti per le case date in affitto. Perché? Perché su 1.000 euro degli euro incassati come canone d’affitto il proprietario precedentemente poteva dedurre dall’Irpef il 15 per cento (e quindi pagava le tasse sull’85 per cento del canone). Dal prossimo anno, però,  la quota deducibile scenderà al 5% e dunque le tasse si pagano sul 95 per cento di quanto si incassa.

TOBIN TAX

Discorso delicato, da affrontare leggendo il parere degli esperti e seguendo il filo del ragionamento:

“La tassa sulle transazioni finanziarie dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2013 (ma i tedeschi, dopo averla sponsorizzata, ora pensano di rinviarne l’applicazione al 2016). Contrariamente a quanto si crede, se venisse applicata anche ai titoli derivati (i titoli di stato ne restano esclusi, ma la discussione al Senato è ancora aperta), non servirà per fare pagare di più le banche e le istituzioni finanziarie, ma rischia di essere una rasoiata sui conti delle imprese. Se da una parte è vero che proprio questi titoli (ipersofisticati e di difficile lettura perfino per chi li vendeva, oltre che per chi li comprava) hanno amplificato la crisi finanziaria scoppiata in America nel 2008, dall’altra è anche vero che sono strumenti utili per le imprese. Facciamo un esempio pratico. Uno dei tanti derivati scambiati in Italia si chiama Schatz e il suo valore dipende dall’andamento di un paniere di titoli di stato tedeschi del valore totale di 110 mila euro e della durata media di 2 anni. Quando un imprenditore vuole proteggere dalle oscillazioni dei tassi d’interesse il proprio debito, che potrebbe aumentare o diminuire il valore proprio in virtù dei tassi di mercato, può andare in banca e comprare uno Schatz: spendendo 360 euro protegge 110 mila euro di debito. Una tassa dello 0,05 per mille sui derivati non verrebbe però calcolata su 360 euro spesi, ma su 110 mila. Quindi per ogni derivato si pagherebbero in tasse 55 euro più altri 55 euro quando lo si vende. Spesso questi derivati vengono comprati e venduti ogni 3 mesi e ciò significa, altro esempio, che se il debito da difendere è di 1 milione, l’imprenditore dovrebbe pagare una tassa annua di 4 mila euro. Risultato: l’impresa fa a meno dei derivati, correndo rischi altissimi, e contribuisce a rendere il mercato finanziario nazionale rachitico alimentando quello dei paesi che hanno regole diverse”.

AUTO

Quello del settore auto è un nodo che preoccupa il Governo e non poco. Monti ha varato ben tre manovre. Chi possiede una sola automobile pagherà di più la tassa sull’auto. Coloro che utilizzano l’auto aziendale ai fini lavorativi non dedurranno più il 40% dal costo del contratto di leasing. Dal gennaio del 2013, infatti, potranno dedurre soltanto il 20%.

In secondo luogo, le aziende che forniscono un’auto ai propri dipendenti non potranno più dedurre il 90 per cento del contratto di leasing. A partire dal prossimo anno potranno dedurre il 20% in meno. Non finisce qui, poiché le novità riguardano anche la dichiarazione dei redditi. Da essa si poteva dedurre il 100 per cento della tassa sulla salute che viene pagata nei contratti Rc. Ma ormai si sa, il  2013 è foriero di novità in tutti i sensi e a tal proposito ci sarà una franchigia di 40 euro sotto la quale non si dedurrà nulla.

IVA E BENZINA

La parola agli esperti:

“L’Italia si è impegnata con l’Europa a chiudere il bilancio del 2013 in pareggio. Come fare? Semplice: il prossimo governo, se non trova in altro modo 4,9 miliardi, dovrà utilizzare la possibilità lasciata aperta dal governo Monti di aumentare in luglio l’iva ordinaria al 22 per cento dall’attuale 21. Si tratta, appunto, di circa 4,9 miliardi prelevati dai consumi degli italiani che farà aumentare i prezzi dei servizi professionali, delle automobili e dei prodotti di elettronica. Ma, soprattutto, farà aumentare il prezzo della benzina, che è già stata tartassata da un aumento dell’accisa di 10 centesimi e da un precedente aumento dell’iva, dal 20 al 21 per cento, a settembre. Attenzione poi: il governo ha previsto di creare un megafondo da 4,9 miliardi per finanziare il trasporto pubblico locale alimentandolo anche con una quota di compartecipazione alle accise iva sui carburanti delle regioni. Tradotto: a ogni regione è stata confermata la facoltà di aumentare le accise sui carburanti”.

 

Il discorso di Draghi: le conclusioni

 Il discorso di Mario Draghi sull’Europa è stata l’occasione per riflettere sui prossimi investimenti da fare nel mercato finanziario europeo. Non è stata soltanto fatta una fotografia del settore ma sono state elaborate anche delle conclusioni.

L’analisi della situazione europea e le prospettive per il 2013 e il 2014 lasciano intendere che la situazione dell’Eurozona potrà cambiare e migliorare soltanto nel momento in cui si raggiungerà una stabilità dei prezzi. Risultato da ottenere con il coinvolgimento attivo del settore bancario unito nelle intenzioni, del settore monetario e di quello politico.

Nel brevissimo periodo sono da tenere d’occhio gli incontri del 13 e del 14 dicembre, in cui il Consiglio Direttivo della BCE proverà a stabilire un piano per la creazione dell’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea. Questo appuntamento dovrebbe incidere anche sulla fiducia e sul sentiment dei consumatori.

Oltre alla creazione dell’Unione economica e monetaria sarà importante anche avviare e discutere delle iniziative dei singoli paesi, delle riforme strutturali che dovranno mettere in campo i membri dell’UE al fine di sostenere la crescita di tutta l’area della moneta unica.

Il discorso di Draghi ha affrontato altri aspetti molto interessanti ed utili soprattutto per chi investe in opzioni binarie: per esempio le prospettive per il 2013, la crescita e la ripresa economica, l’inflazione, l’accesso al credito e il settore bancario con relativo messaggio ai mercati. 

Draghi: “Nel 2013 ripresa lenta a livello europeo”

Mario Draghi è fiducioso. Il presidente della Bce, Banca Centrale Europea, ha detto la sua sulla situazione del Vecchio Continente a livello economico e ha illustrato quelle che sono le prospettive per il 2013:

“Ci sarà una ripresa graduale il prossimo anno per l’Eurozona. Un anno, comunque, ancora caratterizzato da debolezza economica”.

C’è da dire che la Bce ha ulteriormente abbassato le sue stime sulla crescita nel 2012 e nel 2013.

I dati dicono che

“Per il 2012 si passa tra il -0,6% e il -0,4% e per il 2013 tra il meno -0,9 e lo +0,3%. Per quanto riguarda i tassi, sono stati fermati allo 0,75%. In diminuzione l’inflazione nell’Eurozona per il 2012. Nel 2013 il tasso di inflazione dovrebbe scendere sotto il 2%”.

Draghi è stato chiaro:

“Vista la situazione di crisi ancora presente, la Bce fornirà ancora aiuto alle banche con liquidità illimitata in base alle necessità e attraverso aste trimestrali che saranno garantite almeno fino a Luglio. Gli stessi aiuti saranno garantiti anche dopo tale periodo in base alla situazione economica. La strada da seguire è quella di continuare con l’Unione bancaria e la sorveglianza bancaria unica Europea. La Bce, ha detto Draghi, segue con interesse la discussione sulla “roadmap” che sarà ripresa dall’Ue a Dicembre”.