La legge svizzera contro gli stipendi dei manager

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 I cittadini svizzeri hanno dato il loro pieno appoggio, attraverso un referendum che ha ricevuto il 68% di voti positivi, ad una proposta di legge avanzata dal deputato indipendente Thomas Minder, con la quale viene restituita alle assemblee degli azionisti la facoltà di decidere le retribuzioni dei manager e dei dirigenti delle relative società.

A partire dal 2014, dunque, quando questa proposta di legge verrà ufficialmente inserita come normativa all’interno della Costituzione  elvetica, per i manager svizzeri non sarà più possibile fare affidamento su indennità di entrata, buoneuscite, indennizzi e altri tipi di bonus milionari che ad oggi costituiscono una parte importante delle retribuzioni da favola percepite dai  numeri uno aziendali.

Fino ad oggi, infatti, è stata appannaggio dei soli consigli di amministrazione la facoltà di decidere in merito a questioni inerenti gli stipendi iridati dei supermanager, che, da venti anni a questa parte, hanno di conseguenza scelto di allinearsi al modello americano delle retribuzioni a sei zero e più.

Questa prassi ha permesso a manager come Daniel Vasella, della Novartis, di guadagnare oltre 300 milioni di euro nel corso della sua carriera e a numeri uno come, Brady Dougan del  Credit Suisse, di percepire oltre 50 milioni di euro in un anno. 

Secondo alcuni addetti ai lavori la nuova legge svizzera potrebbe incidere negativamente sulle possibilità di afflusso nel territorio elvetico dei capitali internazionali, o potrebbe comunque generare la proliferazione di escamotage finanziari volti all’aggiramento dei divieti. Per i trasgressori, tuttavia, sono previsti fino a 3 anni di carcere.

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