Il paradosso delle pensioni dei co.co.co

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 Parasubordinati, collaboratori, associati in partecipazione e professionisti senza cassa, in una sola parola co.co.co, ovvero tutti quei lavoratori che non hanno un contratto di lavoro dipendente e che si pagano da soli i contributi.

Questa ampia categoria di lavoratori è alla ribalta della cronaca in questi giorni dopo la forte denuncia presentata da Italia Oggi, che ha messo in evidenza come questi lavoratori siano di fondamentale importanza per la sopravvivenza dell’Inps e per l’erogazione delle pensioni di tutti i lavoratori dipendenti ma che, di contro, potrebbero non vedersi corrisposto nessun rateo quando sarà il loro momento di mettersi a riposo.

Il motivo di questo paradosso è presto detto: i lavoratori co.co.co e i co.co.pro, categorie che non hanno alcuna tutela da parte dell’Inps, si pagano i contributi da soli ma per loro, diversamente dai lavoratori dipendenti, esiste un minimale di stipendio (1.295 euro al mese) da raggiungere per vedersi accreditato un intero mese di contributi pagati.

Se non si raggiunge questo minimale, i contributi pagati valgono meno di un mese, il che vuol dire che il lavoro di un anno potrebbe valere anche solo 3 mesi di contributi pagati ai fini pensionistici.

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A questo si aggiunge anche il fatto che l’aliquota contributiva per questo tipo di lavoratori è arrivata al 28% e presto si alzerà di altri 5 punti percentuali, senza contare che il minimale di retribuzione mensile stabilito dall’Inps viene raggiunto davvero in pochissimi casi.

Tutti fattori, questi, che hanno portato Italia Oggi a parlare di una vera e propria estorsione contributiva a danno di una categoria già scarsamente tutelata.

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