Apple cresce nei ricavi ma non è al top

 Apple è da troppo tempo associata insieme a Google al reato di elusione fiscale. Il problema è che l’azienda di Cupertino ha subito un calo delle vendite dopo la morte di Steve Jobs che ha avuto come effetto la depressione del titolo in borsa.

L’ultima notizia diffusa dalla cronaca finanziaria, però, non è così negativa, visto che si parla di vendite superiori alle previsioni per il prodotto di punta della Mela Morsicata: l’iPhone. Sono stati vendute infatti ben 31,2 milioni di esemplari nell’ultimo periodo.

Riconoscere l’elusione dai prezzi dell’outsourcing

Questa ottima performance ha fatto sì che crescessero anche i ricavi della Apple che sono aumentati dello 0,9 per cento fino a 35,3 miliardi di dollari. Gli analisti, di fronte a questo risultato, hanno reagito positivamente, come non erano riusciti a fare con i risultati di Google e di Microsoft.

Il cartello Apple sugli eBook

L’unica nota stonata nella ricognizione documentata riguarda il calo degli utili che adesso sono arrivati a 6,9 miliardi di dollari. La reazione è stata comunque positiva perché di tutti i dati trimestrali delle aziende, quello di Google era quello che destava maggiore preoccupazione.

Il fatto è che aziende grandi ed importanti come Apple, Google e Microsoft riescono ad influire anche sul Nasdaq. Questo è stato il listino più penalizzato, ad esempio, dopo che sono stati diffusi i dati deludenti di Google e Microsoft.

Assunzioni Apple per 100 ingegneri

 Apple, per tenere fede alle novità tecnologiche proposte dall’azienda informatica statunitense, si rinforza. Proprio alcuni mesi, in concomitanza con la scelta di lanciare sul mercato l’innovativo iWatch Apple, orologio smart che consentirà di leggere email, notifiche e sms, sono sorti alcuni problemi nella progettazione del nuovo prodotto e per tale motivo è stato approntato un piano che contempla nuove assunzioni Apple per gli ingegneri che dovranno lavorare al fine di accelerare la messa a punto dello smart watch.

Apple cerca dunque 100 ingegneri che andranno a rinfoltire la squadra di Cupertino, in California, al fine di risolvere i problemi tecnici inerenti alla progettazione dell’iWatch che, peraltro, utilizza la “wearable technology“. Si tratta di una tecnologia “indossabile” che consente di collegare i dispositivi mediante il sistema bluetooth, più complessa rispetto a quella di iPod, iPhone e iPad.

Inoltre Tim Cook, CEO dell’azienda, ha dichiarato che nel 2014 arriveranno nuove componenti hardware e software. Le nuove assunzioni Apple, pertanto, integreranno le squadre inviate a lavorare sui suddetti prodotti.

Cupertino cerca dunque nuovi talenti delle tecnologie “wearable” e Apple dovrà fare i conti con concorrenti del calibro di Google, Samsung, Dell e Microsoft, e con gli smart watch che hanno in cantiere.

Coloro che desiderano saperne di più sulle future assunzioni Apple e sulle offerte di lavoro attive in questo periodo possono candidarsi tramite la pagina lavora con noi del gruppo, sulla quale è possibile prendere visione di tutte le ricerche in corso, dei dettagli relativi ai requisiti e alle mansioni per ciascuna posizione aperta e di tutte le opportunità di carriera internazionale.

Apple contro Samsung ma vince la seconda

 Ancora un colpo al cuore per l’azienda di Steve Jobs che dalla morte del suo fondatore è stata assalita da una serie di “sfortune”. L’azienda ha perso quota in borsa, ma la ragione fondamentale del declino è da legare alla diminuzione delle vendite, ancora più preoccupante della perdita d’appeal finanziario.

Acer vuole il mercato dei mini tablet

L’ultima questione che ha interessato il colosso di Cupertino è l’annosa contrapposizione alla Samsung. Le due aziende, infatti, competono ormai su tutti i fronti, si combattono il dominio del settore degli smartphone e dei tablet. A vincere, però, ancora una volta è l’azienda coreana.

Boom smartphone premia Samsung

L’International Trade Commission, infatti, che si occupa della concorrenza americana, ha detto che non si possono più accettare in ingresso nel paese alcuni prodotti della Mela Morsicata, in particolare sono “banditi” dall’importazione iPhone4 e iPad 2 3G. La decisione deve essere ancora ratificata da Obama ma è già pronto il ricorso della Apple.

Spiegata la diatriba c’è da chiedersi il perché di una decisione tanto eclatante. Presto fatto: l’elusione fiscale che aveva messo nel mirino la Apple, ha dato il via ad una serie di approfondimenti sul mercato della Apple e si è arrivati alla conclusione che Cupertino ha violato il brevetto della Samsung.

Per “punizione” non possono essere importati in America i dispositivi Apple prodotti ad esempio in Cina. Che effetto farà questa scelta sul titolo in borsa?

Apple rischia il blocco delle importazioni negli USA

 Ancora guai legali per il colosso hi – tech di Cupertino. Questa volta l’ accusa che pende sulla testa di Apple è quella di aver violato un brevetto del principale concorrente, la coreana Samsung. E a dirlo è una voce più che autorevole, l’ Agenzia americana per la concorrenza, ovvero l’ International Trade Commission (Itc), che ha di conseguenza deciso il blocco delle importazioni negli Stati  Uniti di alcuni prodotti a marchio Apple, come i modelli At&t dell’iPhone 4, l’ iPhone 3, l’iPad 3G e l’iPad 2 3G.

La Commissione europea indaga sulla distribuzione degli iPhone

 Dopo lo scandalo della presunta elusione fiscale sollevato dal Congresso americano, che riguardava in particolare l’ esistenza di controllate estere in Irlanda, la Apple, il colosso di Cupertino, torna all’ attenzione della cronaca e nel mirino dei commissari europei.

Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

La Commissione Europea ha infatti recentemente aperto una inchiesta sugli accordi di distribuzione relativi al noto smartphone prodotto dall’ azienda, a causa del sospetto dell’ esistenza di imposizioni di politiche di vendita e di scelte tecniche volte a tagliare fuori dai giochi la concorrenza.

> Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

La notizia, riportata oggi dal Financial Times, riguarda cioè, da parte di Apple, la stipula di accordi con le società di telecomunicazioni che garantirebbero alla azienda di Cupertino, nel mercato europeo, le migliori condizioni di vendita.

Per il momento, quindi, l’ indagine dei Commissari europei ha prodotto un questionario indirizzato agli operatori di reti mobili, i quali sono stati chiamati a precisare i termini di distribuzione degli smartphone e la presenza di eventuali accordi di marketing o di restrizioni tecniche o contrattuali.

E dai primi risultati dei questionari la Commissione Europea ha potuto quindi evincere che da parte di Apple vi sono stati dei comportamenti, che, se confermati, potrebbero costituire una violazione delle leggi sull’ Antitrust.

Letta non dà tregua agli evasori fiscali

 Il tema dell’elusione delle tasse, nel giorno in cui un rapporto del Senato Usa inchioda Apple, il Premier Enrico Letta ha voluto dire la sua sulla questione. E lo ha fatto illustrando ai parlamentari che domani si parlerà anche del grande tema della lotta alla frode e all’evasione fiscale internazionale.

Così il Premier: “In questa difficile stagione in cui tutti i Paesi membri chiedono sacrifici pesanti ai propri cittadini per il risanamento delle finanze pubbliche, la lotta all’evasione e alla frode fiscale è anzitutto imperativo morale, dovere ineludibile, senza dimenticare che si tratta di un elemento essenziale per assicurare l’equità e la fiducia nell’efficienza del sistema fiscale”.

Il nodo focale della discussione di domani verterà sull’affermazione del principio dello scambio automatico d’informazioni fiscali come standard di trasparenza nelle relazioni tra Stati membri all’interno dell’Unione e tra l’Unione e i Paesi terzi. Si tratta di estendere in questo campo la collaborazione tra autorità fiscali, includendo tutte le tipologie di redditi attraverso una revisione della direttiva del 2011 sulla cooperazione amministrativa.

Il Consiglio europeo dovrà fornire alla Commissione il mandato ad avviare negoziati con Paesi terzi per rafforzare gli accordi in materia di cooperazione fiscale.

Letta ha sottolineato che il Governo vuole che il Consiglio opti per una serie di priorità d’azione per il futuro nel campo dell’evasione e della frode fiscale.

Elusione tasse, il documento che inchioda Apple

Continuano a gravare su Cupertino le accuse da parte del Senato americano. Apple avrebbe eluso le tasse per 74 miliardi di euro. In giornata è arrivato un rapporto di quaranta pagine che mette seriamente nei guai l’azienda californiana, rea di non aver ottemperato alle sue responsabilità fiscali. Dettagli, dati, riferimenti e statistiche sembrano inchiodare Tim Cook e i suoi.

Il documento illustra il modo in cui la società fondata dal compianto Steve Jobs sarebbe riuscita a gabbare il Fisco.

Meccanismi ai confini della legalità le hanno consentito di pagare meno tasse.

In breve, Apple è una società Apolide. Come tutte le società Apolide non paga le tasse. Tim Cook, probabilmente, lo sa benissimo ma ha cercato di rispondere colpo su colpo alla commissione del Senato senza far capire che il suo è stato un vero e proprio escamotage.

Nel contempo, dinanzi ai suoi capi d’accusa, Cook ne ha approfittato per chiedere un regime fiscale più equo Apple vorrebbe un’aliquota non superiore al 10%.

Dall’Irlanda a Singapore: la ‘ragnatela’ intorno alla mela morsa

In risposta, però, è arrivato solo un pesante rapporto da parte del Senato. Un diagramma a pagina venti illustra la tessitura delle società Apple. Una vera e propria ‘ragnatela’ cucita ad hoc per non pagare tasse. Dalla maggiore Apple Inc. con sede negli Stati Uniti si passa immediatamente alla Apple operations international (AOI), con sede in Irlanda e nessuna residenza fiscale dichiarata. Nell’attività della Aoi confluirebbero – sempre secondo la ricostruzione del Senato – almeno altre quattordici società.

Tutte operanti in Irlanda (con o senza residenza fiscale), tranne Una, la Apple South Asia Pte Ltd, che ha sede a Singapore. Forse non un caso, visto che uno studio recente ha sentenziato che, in fatto di paradisi fiscali, entro il 2020 Singapore sarà la nuova Svizzera.

Per Apple un’elusione fiscale da 74 miliardi di dollari

Neanche il tempo di gioire per il primo posto nella classifica dei marchi con più valore al mondo, che Apple deve fare i conti con il Fisco.

Tra il 2009 e il 2012, infatti, l’azienda di Cupertino avrebbe utilizzato una serie di ‘trucchi’ per pagare meno tasse arrivando ad eludere il Fisco per un totale di 74 miliardi di dollari.

E’ questa l’accusa che proviene dalla commissione parlamentare istituita dal Senato degli Stati Uniti al fine di indagare sulle aziende che sfruttano i paradisi fiscali e altri mezzi in modo tale da evadere il pagamento della tasse.

Secondo i dati resi noti nel corso dell’inchiesta, il marchio creato da Steve Jobs ha messo in moto numerosi “trucchetti” così da non versare le tasse al governo Usa.

In primis, Apple avrebbe trasferito una fetta dei suoi profitti in paradisi offshore. Nel contempo, Apple avrebbe anche generato delle “finte” filiali all’estero, in Paesi dove la pressione fiscale è minore rispetto agli Usa.

Per esempio, negli ultimi anni Apple ha aperto alcune filiali in Irlanda. In teoria, Cupertino avrebbe dovuto pagare le tasse come le altre aziende lì residenti.

Nella pratica, però, le cose non sono andate così. In base alla legge irlandese, infatti, un’azienda è considerata residente nel Paese (e dunque è tenuta a pagare le tasse come le altre) solo se il suo managment principale in loco. Tali filiali di Apple, invece, sono gestite direttamente dalla sede centrale, che si trova come tutti sanno in California. Non hanno nessun dipendente in Irlanda, sono “vere” solo di nome.

Seguendo questa metodologia, è come se la filiale non stesse in nessun luogo dal punto di vista della residenza(non in Usa, non in Irlanda) e dunque non paga le tasse in nessun luogo (o le paga meno, come un’azienda non residente).

Lo stesso meccanismo è stato messo in atto in altri Stati del mondo, le cui leggi lasciano spazio a questo tipo di trucchi. Si tratta di meccanismi legali, ma certo non onesti.

Classifica dei brand che valgono di più al mondo

Per l’ottavo anno di fila è disponibile la classifica “BrandZ Top 100“, stilata da “Millward Brown OPtimor“. Al primo posto si piazza Apple, proprio nel giorno in cui il Senato americano ha attaccato l’azienda fondata dal compianto Steve Jobs accusandola di evasione fiscale.

Apple è ancora il marchio che vale di più al mondo. Il suo valore è pari a 185,07 miliardi di dollari. Dietro si piazza, invece, Google. 113,66 miliardi di dollari. Medaglia di bronzo per Ibm, con 112,53 miliardi. Si segnala l’ottima tendenza al rialzo da parte di Samsung, che ha guadagnato posizioni su posizioni rispetto allo scorso anno. E’ ancora presto per arrivare tra le prime 10 posizioni, ma di questo passo i presupposti ci sono tutti. Attualmente, dopo un aumento di valore del 51%, quello del colosso coreano è pari a 21 miliardi di dollari.

L’escalation di Samsung

Proprio Nick Cooper, il managing director di Millward Brown Optimor, si è soffermato sull’escalation del marchio in questione. “La competizione per la leadership nel mercato smartphone ha consentito a Samsung di ottenere una crescita significativa nel valore del suo brand, bilanciando uno straordinario periodo di innovazione con un aumento della quota di mercato”.

Due italiane tra le prime 100 aziende

Tra le prime 100 posizioni ci sono anche due aziende italiane: la prima è Gucci, al sessantottesimo posto. La seconda è Prada, al novantottesimo.

Top 10 

Ecco le prime dieci aziende con più valore al mondo:

1 – Apple 185,07 miliardi dollari

2 – Google 113,66 miliardi dollari

3 – Ibm 112,53 miliardi dollari

4 – McDonald’s 90,25 miliardi dollari

5 – Coca Cola 78,41 miliardi dollari

6 – At&T 75,50 miliardi dollari

7 – Microsoft 69,81 miliardi dollari

8 – Marlboro 69,38 miliardi dollari

9 – Visa 56,06 miliardi dollari

10 –China Mobile 55,36 miliardi dollari