Argentina minacciata da Fitch

 Non abbiamo ancora dimenticato le scene di disperazione degli investitori italiani che avevano creduto nei titoli argentini e che all’epoca della prima grande crisi del paese, si sono trovati con un pugno di mosche tra le mani.

Oggi questo rischio sembra di nuovo alle porte dopo la decisione del dell’agenzia di rating Fitch, di effettuare il downgrade dei titoli argentini, facendoli passare dalla categoria B alla categoria CC.

Secondo molti analisti si tratta di un altro passo verso il default dei pagamenti del paese. Le avvisaglie sulla condizione critica del paese si erano già avuti in questi mesi. Il governo della Kirchner, rinnovata al secondo mandato, si è concentrato molto sul consolidamento del consenso.

Un’eterna campagna elettorale che ha insistito molto sulla spesa e sulle opere pubbliche. I conti argentini, però, non sono stati messi in ordine e dietro una ripresa di facciata, si è celato il default. Ecco perché tanti economisti non ritenevano che l’Argentina fosse un esempio per l’Europa in crisi.

L’accelerazione della situazione del paese latinoamericano si è avuta con la decisione di un giudice della corte federale di Manhattan di condannare l’Argentina al pagamento di 1,33 miliardi di dollari a coloro che possiedono titoli del debito del paese e avevano rifiutato nel 2001 lo scambio dei ditoli. 

Montezemolo vuole che Monti resti Premier

Fino a qualche tempo fa si pensava che Luca Cordero di Montezemolo scendesse in politica.

Così non sarà, ma Montezemolo proseguirà tuttavia nel suo intento di migliorare l’Italia dal punto di vista economico.

L’uomo scelto da Montezemolo per il futuro del Nostro Paese è l’attuale Presidente del Consiglio: Mario Monti per Montezemolo, dunque, dovrebbe fare il bis.

Se ne è parlato durante il meeting del “Manifesto Verso la Terza Repubblica” svoltosi a Napoli.

Montezemolo ha sottolineato

“Credibilità, competenza e moralità di Monti che conferma di lavorare per dare legittimità ad un eventuale prossimo governo Monti”

Inoltre l’ex presidente di Confindustria ha aggiunto:

“Guardiamo a lui, ma attraverso una legittimazione che porti a un rinnovamento del Parlamento. Monti, quindi, come il migliore capo del governo possibile in questo periodo e come il migliore rappresentante all’estero per credibilità, affidabilità e competenza”.

In occasione del meeting, Montezemolo ha proseguito il suo discorso soffermandosi sul sistema politico, da criticare aspramente:

“Non voglio più vedere l’amica, la fidanzata, l’amico personale in Parlamento. Non li porterei in una mia azienda. Non vogliamo più vedere un rapporto tra forze politiche che sembra un derby all’ultimo sangue. Dobbiamo avere una visione comune. Bisogna modernizzare le Province, la Camera e il Senato per rendere l’Italia meno lenta e più all’altezza della situazione”.

Confindustria: “Crisi in Italia peggiora”

Alla faccia delle previsioni positive di Goldman Sachs per il 2013. Il quarto trimestre non è positivo. I dati economici italiani, analizzati da Confindustria, non lasciano intravedere nulla di buono. Nello specifico, il Centro studi dell’Ente dimostra che in corso c’è un aggravamento. Il Pil è in flessione e la situazione da Settembre ad oggi è peggiorata.

Nello specifico, gli economisti di Confindustria hanno dichiarato che

“Il Pil italiano ha registrato nel terzo trimestre 2012 il quinto calo consecutivo, ma si è attenuato il ritmo di contrazione: -0,2% congiunturale dopo il -0,7% del secondo e il -0,8% del primo. Si delinea un contesto molto negativo nei mesi autunnali. Anche l’attività industriale segna una flessione con un -0,5% a Novembre, mentre a Ottobre la flessione era dello 0,4%, arrivando al -1,2% nel quarto trimestre. In calo anche le commesse in volume dell’1%”.

Un altro dato negativo che interessa l’Italia è la disoccupazione che aumenta. A rilevarlo è sempre Confindustria:

“L’espansione della forza lavoro ed il conseguente aumento del tasso di disoccupazione dovrebbero proseguire in quanto originati dalla spinta delle persone inattive a cercare un impiego per salvaguardare i redditi familiari in calo. Inoltre aumenta la paura delle persone di perdere il lavoro, aspetto che può influenzare i consumi visto anche che la contrazione dell’occupazione è effettivamente presente”.

 

Grilli crede nella delega fiscale

La delega fiscale si farà, parola di Vittorio Grilli. Il suo iter parlamentare per il momento è minato da diversi ostacoli in Senato, che hanno costretto i redattori dell’emendamento a riportare indietro il testo in Commissione.

A latere del meeting The Future of European Equity Market in Borsa Italiana, Grilli ha però dichiarato:

“Credo che non si sia arenata. Lo spero, perché la delega fiscale é un provvedimento molto importante che contiene questioni fondamentali per chiarire il nostro apparato sia tributario, sia relativamente al nostro Catasto”.

Grilli ha voluto ribadire l’impegno del governo nella normativa riguardante la delega fiscale:

“Spero che sia soltanto una pausa, ma il Governo si impegnerà perché si possa concludere con successo questo provvedimento. Per quanto riguarda i tempi, questo fa parte delle procedure parlamentari, quindi penso che con la collaborazione del Parlamento si possa definire un percorso che stia nei tempi utili per finalizzare questo provvedimento”.

Grilli non ha dubbi sulla possibile simbiosi tra Governo e Parlamento:

“Abbiamo sempre avuto grande collaborazione con il Parlamento e speriamo che questa possa continuare fino alla fine del nostro mandato, sottolinea il ministro dell’economia, a Milano per un convegno organizzato da Assonime. Noi ce la stiamo mettendo tutta e spero proprio che riusciremo a fare tutti i provvedimenti che riterremo cruciali”.

 

 

Obama ottimista, accordo su Fiscal Cliff entro Natale

C’è ottimismo alla Casa Bianca sugli accordi relativi al Fiscal Cliff. Barack Obama è fiducioso sulla possibilità di trovare un’intesa con il partito Repubblicano già prima di Natale. Nel suo discorso in merito, il Presidente da poco rieletto ha dichiarato:

“L’importante è non toccare la classe media, per la quale le tasse non vanno aumentate, altrimenti si avrà un impatto sull’economia mondiale”.

Il discorso di Obama, che anticipa quello di domani sullo stesso argomento in Pennsylvania, ha avuto un ottimo effetto su Wall Street, allentando i timori sulle trattative inerenti al precipizio fiscale.

L’intervento di Obama, che venerdì tornerà a parlare di tasse sulla classe media in Pennsylvania, ha come risultato quello di allentare, momentaneamente, i timori di Wall Street sulle trattative sul fiscal cliff, dopo l’allarme sullo stallo delle negoziazioni segnalato nelle ultime ore dal leader della maggioranza in Senato, Harry Reid.

Il fiscal cliff, intanto, sta già facendo percepire il proprio eco sull’economia. Nel Beige Book della Fed si legge:

“L’economia degli Stati Uniti è cresciuta a un ritmo “misurato” tra ottobre e novembre, con molti distretti che temono gli effetti negativi del fiscal cliff e stanno facendo i conti con le conseguenze dell’uragano Sandy. La maggior parte dei 12 distretti della Fed ha visto un miglioramento nelle assunzioni di lavoratori e nei consumi, a fronte però di un indebolimento del comparto manifatturiero. Per il Wall Street Journal la Federal Reserve probabilmente proseguirà anche nel 2013 con gli acquisti di mortgage backed security di lungo termine e di Treasury per affrontare il rallentamento della crescita dell’economia e i rischi provenienti dal fiscal cliff. Alla riunione dell’11 e del 12 dicembre, la Fed dovrà dunque prendere molte decisioni importanti, tra le quali quella che riguarda i programmi di acquisto asset”.

 

L’OCSE sul deficit italiano

 L’OCSE ha ritoccato le stime sulla crescita dell’Italia. Il nostro paese, ormai da diversi mesi, è dato in peggioramento dal punto di vista finanziario ed economico. Adesso l’OCSE ha modificato leggermente le previsioni sull’Italia e ci potrebbe essere un piccolo miglioramento delle stime. L’Organizzazione invita comunque alla prudenza perchè la recessione nel breve termine continuerà.

Nel dettaglio l’OCSE aveva stimato una contrazione del 2,3 per cento del Prodotto Interno Lordo italiano per il 2012 ed ha ribadito che anche nel 2013 ci sarà una flessione ma sarà al massimo dello 0,2 per cento sull’interno anno. Il ritorno alla crescita che tutti aspettano dovrebbe esserci nel 2014 ma sarà comunque lieve. Il PIL italiano, tra due anni, potrebbe registrare un saldo positivo dello 0,8 per cento.

Secondo l’Organizzazione parigina l’Italia, in questo momento, deve mettere in pratica delle misure finanziarie supplementari, che hanno come obiettivo sempre quello del risanamento ma che intervengono in maniera prioritaria sui conti pubblici.

Per quanto riguarda il rapporto deficit-PIL, l’OCSE lo dà al 3 per cento per il 2012 anche se prima aveva stimato che si fermasse all’1,7 per cento. Per il 2013 questo rapporto dovrebbe assestarsi sul 2,9 per cento e nel 2014 è probabile che risalga al 3,4 per cento andando oltre la soglia definta da Maastricht.

Per Goldman Sachs l’Italia è un’ottima opportunità di investimento

 Da un lato c’è Morgan Stanley che rivede al ribasso le prospettive di crescita italiana, dall’altro c’è Goldam Sachs che, invece, parla di una ripresa dell’Italia che, grazie alle misure di emergenza prese in questo ultimo periodo, potrebbe diventare uno dei paesi in cui sarà più conveniente investire.

Dall’ultimo report della Goldman Sachs Asset Management, infatti, in Italia il restringimento del differenziale tra i Bund e i Btp è stato solo il primo segnale della ripresa, che ora viene supportato anche da altri fattori. A parlare è Jim O’Neill, presidente della Goldman Sachs, che, dopo aver analizzato i i principali trend macro e di investimento, parla di una economia italiana che ha toccato il fondo e che quindi ora sarebbe pronta a risalire.

In Italia, in questa nuova prospettiva, per quanto rimangano ancora dei pesanti fardelli che il sistema si porta appresso (uno fra tutti è la rigidità del mercato del lavoro) per il prossimo anno il mercato azionario italiano mostrerà una buona performance, grazie ad una rinnovata propensione al rischio da parte degli investitori istituzionali e privati, tanto da essere considerata alla stregua di economie emergenti e molto interessanti come Cina, Russia e Brasile.

Nel 2013 prezzi degli appartamenti in discesa

Il mercato immobiliare sta attraversando un periodo di grossa crisi. Le numerose indagini portate a termine dagli addetti ai lavoro sottolineano che la maggior parte degli italiani considera quello attuale non di certo il miglior momento per acquistare e vendere casa. Nello specifico soltanto il 45% considera questo momento adatto per comprare casa. Lo dice un’indagine di Gruppo Immobiliare.it. l’Ad Carlo Giordano, a tal proposito, conferma:

“Lo scenario particolarmente critico in cui gli operatori del settore sono costretti a muoversi, tra contrazione dei volumi delle compravendite immobiliari e difficoltà conclamate per l’ottenimento di un mutuo condiziona anche la percezione dei cittadini, che reagiscono con l’attendismo.

Effettivamente, il dato che raccoglie la crescita più elevata è la percentuale di chi pensa che nel prossimo anno ci saranno tempi migliori per acquistare casa: in tre mesi la percentuale passa dal 21% al 35%. Cala solo di un punto percentuale, infine, la percentuale dei pessimisti, che ritengono questo sia un brutto momento per investire nel mattone: passiamo dal 16% di luglio ad un 15%, che conferma un trend in discesa da diverse rilevazioni”.

Ma allora perché nel 2013 la situazione potrebbe cambiare e i prezzi potrebbero essere nuovamente in discesa? Lo spiega ancora Giordano:

“Analizzando più nel dettaglio le ragioni per cui si valuta sia un buon momento per comprare è emerso in maniera chiara come questa opinione sia legata alla consapevolezza che, data la difficoltà del momento, sia possibile trovare occasioni dettate dalla necessità del venditore di realizzare”.

Diminuisce il potere d’acquisto delle famiglie

Si avvicina il Natale e, si sa, dovrebbe essere il periodo migliore per concedersi qualche sfizio. Mettere mano ai propri risparmi, oppure sfruttare la tredicesima, è un buon modo per farlo.

Sorge un problema: risparmi e tredicesima si riducono di anno in anno. Al pari del potere d’acquisto delle famiglie italiane, ulteriormente sceso di 5,2 punti in percentuale rispetto al 2011.

Ciò si evince dalle tabelle contemplate nel bilancio sociale dell’Inps. In base ai dati dell’Istituto, elaborati dall’Adnkronos, i redditi lordi primari del 2007 sono rimasti stabili rispetto al 2011. Il reddito complessivo, invece, ha fatto registrare un aumento del 3,3%, in virtù delle prestazioni sociali.

Soffermiamoci dunque sui redditi familiari, i quali ammontano nel complesso a 1.529 miliardi. Essi sono divisi in:

redditi primari (1.165 miliardi);

– prestazioni sociali Inps: pensioni, trattamenti temporanei etc. (219 miliardi);

– altre prestazioni sociali emesse da diversi soggetti (26 miliardi)

Fatti i dovuti conti, detratti ciò contributi ed imposte del caso, quanto resta in mano alle famiglie italiane1.053 miliardi, molto meno rispetto agli anni passati.

Osserva, dunque l’Inps:

“Il reddito delle famiglie consumatrici, senza considerare l’effetto dell’inflazione, dal 2008 al 2011 è aumentato di 5 miliardi di euro (+0,4%); il potere d’acquisto si è però ridotto di 38,6 miliardi (-3,7%). Il reddito primario lordo disponibile in tre anni è sceso di 23 miliardi, mentre in termini di potere d’acquisto si registra un crollo di 70,5 miliardi (-6,7%)”.

 

Al Sud la crisi riporta il Pil ai livelli del 2009

Il Sud sente la crisi più di ogni altra area d’Italia. Il Pil in volume è diminuito in ogni regione, ma nel meridione è tornato ai livelli del 2000. I dati sono stati forniti dall’Istat, la quale ha precisato che malgrado il recupero del 2011 (verificatosi ovunque tranne che al Sud) soltanto a Bolzano la situazione è tornata uguale ai livelli precedenti alla crisi.

Nel resto d’Italia il recupero è stato solo parziale. Al Nord ci sono ancora analogie di livello tra il 2005 e il 2011. Al Centro si è sulla stessa lunghezza d’onda del 2004. Al Sud no. Al Sud bisogna risalire al 2000 per trovare un Pil in volume identico.

Il Prodotto Interno Lordo pro-capite nel Nord – Ovest è il doppio rispetto a quello del Meridione. Lo rendono note le statistiche Istat riguardanti i conti economici regionali. In base a questi dati sappiamo che il Pil pro-capite cambia in base alle diverse regioni d’Italia:

Nord-ovest: 31.452 euro;

Nord-est: 30.847 euro;

Centro: 28.240 euro;

Dichiara l’Istat:

“Nel Mezzogiorno è stato invece pari a 17.689 euro, un valore più basso di quello del Nord-ovest del 43,8% e inferiore alla media nazionale del 32%. Al top la Provincia autonoma di Bolzano (oltre 36.600euro), all’ultimo posto la Campania (16.600 euro)”.