Lavoro, aumentano i posti per le donne ma non basta

Cresce il numero delle donne che lavorano anche se la crescita non è sufficiente a colmare il gap con l’Europa, principalmente a causa della scarsa partecipazione nel Sud del Paese: alla vigilia della Festa della donna il mercato del lavoro italiano – stando ai dati Istat riferiti al 2014 – si presenta molto segmentato con appena il 46,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni occupate nel complesso risultato di tassi del 64,3% a Bolzano e del 27,4% in Sicilia.

Donne meno sostituibili degli uomini da parte dei robot

Lo studio che ha originato questa notizia flash è molto approfondito a riguardo. Spiega che le donne sono meno sostituibili degli uomini da parte dei robot. A parlarne è Internazionale che fornisce anche i link agli approfondimenti. 

Meno ricchezza e maggiori difficoltà di accesso ai prestiti per le donne

 Le donne italiane, anche quando sono a capo di un nucleo familiare detengono in genere una ricchezza inferiore rispetto agli uomini e ancora oggi, per questo motivo ma non solo, faticano ad accedere a prestiti e mutui. E’ questa infatti la fotografia che è stata scattata da una recente ricerca compiuta da Red Sintesi, che ha utilizzato e reinterpretato i dati forniti dalla Banca d’Italia relativi ai bilanci familiari del 2012. 

Donne e lavoro, ancora troppo bassa la partecipazione femminile

 Christine Lagarde ha pesantemente bacchettato l’Italia: nel Paese c’è un’evidente arretratezza nella partecipazione delle donne al mondo del lavoro, una mancanza che rischia di creare non pochi problemi per tutta l’economia.

Il tutto, mentre si continua a parlare della necessità di introdurre delle quote rosa al Governo.

I paesi dove le donne lavorano come gli uomini

 Da sempre e ovunque le donne hanno avuto delle difficoltà oggettive di inserimento e di carriera nel mondo del lavoro che i loro colleghi maschi non hanno mai dovuto affrontare.

Negli ultimi tempi la situazione sta migliorando, ma si è ancora ben lontani dall’avere una vera e propria parità dei sessi nel mondo del lavoro in quanto a possibilità di fare carriera e di retribuzione.

Ci sono però alcuni paesi dove le donne hanno ormai raggiunto questa agognata parità, vediamo quali sono.

► Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

La classifica dei paesi in cui le donne sono considerate al pari dell’uomo è stata stilata dal The Economist, che ha redatto la classifica in base ai seguenti parametri: istruzione, partecipazione in termini di forza lavoro, salario, costo degli asili, regolamentazione della maternità, numero di iscrizioni nelle business school e rappresentatività tra le posizioni senior.

La classifica dell’Economist sulle possibilità lavorative delle donne

I paesi del Nord Europa sono quelli in cui le donne sembrano avere delle maggiori possibilità di essere al pari dei colleghi uomini almeno per quanto riguarda i livelli di istruzione raggiunti e le partecipazione alla forza lavoro, anche se la retribuzione continua ad essere inferiore rispetto a quella degli uomini.

Nella parte bassa della classifica troviamo paesi come la Corea del Sud e il Giappone che hanno un tasso scarsissimo di inclusione al lavoro delle donne: qui, infatti, non ci sono donne tra i quadri e i manager aziendali e le retribuzioni sono anche del 37% più basse di quelle degli uomini.

► Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

Anche l’Italia si trova nella parte bassa della classifica, posizione dovuta soprattutto alla scarsa presenza delle donne nel mercato del lavoro.

Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

 Dopo i dati della Commissione Europea, che hanno attestato quanto le remunerazioni del lavoro femminile siano arretrate rispetto a quelle degli uomini, l’Ocse certifica ora anche il livello di iniquità nella gestione di un’altra preziosa risorsa personale, il tempo.

Secondo questa indagine infatti, le donne italiane occupano mediamente 90 minuti al giorno in un lavoro retribuito o nello studio, marcando una netta distanza dalla media dei Paesi economicamente più sviluppati, nei quali una donna dedica 158 minuti al giorno ad attività lavorative. Secondo le rilevazioni, le spagnole dedicano il doppio del tempo (187 minuti) alle occupazioni retribuite, meno delle americane (192 minuti), ma più delle tedesche e delle francesi, che sono impegnate nel lavoro rispettivamente per 134 e 116 minuti al giorno.

 

Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

 

Discreta la collaborazione alle attività domestiche da parte degli uomini europei: i francesi dedicano 143 minuti al giorno ai “lavori di famiglia non retribuiti”, e in particolare a quelli prettamente domestici (98 minuti). Meglio fanno i danesi, che alle faccende di casa dedicano 107 minuti, superati però dai recordmen norvegesi con 180 minuti.
In questa classifica collaborativa, gli uomini italiani occupano posizioni di coda , riservando meno di un’ora e mezza complessiva ai servizi gratuiti per la famiglia, ed in particolare solo 57 minuti alle attività di manutenzione domestica: di contro le donne italiane dedicano alle “pulizie” 204 minuti al dì, rispetto ad una media Ocse di 168 minuti. In Turchia le donne dedicano addirittura 377 minuti ai lavori di famiglia non remunerati.

Nel settore “tempo libero” primeggiano le donne norvegesi con 367 minuti, mentre le italiane riescono a dedicarvi solo 279 minuti al giorno, contro i 342 minuti dei loro compagni.

Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

 Le donne nel mondo del lavoro non hanno vita facile, anzi, la storia ci insegna che molto spesso, nonostante un evidente talento e una grande preparazione, le donne hanno una maggiore difficoltà degli uomini nell’ottenere il lavoro che vorrebbero.

Ma le cose stanno rapidamente cambiando e cresce costantemente il numero delle aziende che punta sul gentil sesso e sulle sue qualità, preferendole agli uomini anche nei posti di comando.

Si alza l’età pensionabile delle donne

 Si alza l’età in cui le donne potranno andare in pensione. Dal 1 gennaio 2014 serviranno 64 anni e 9 mesi. Un’innalzamento quello dell’età che prosegue da circa 10 anni, dalla riforma Amato del 1993 con l’età che è arrivata in maniera graduale fino ai 60 anni agli ultimi anni con la legge Fornero del governo Monti.
La riforma delle pensioni del governo Monti ha avvicinato l’età pensionabile delle donne a quella degli uomini. Il precedente governo Berlusconi aveva lavorato nella stessa direzione pensando a una equiparazione che iniziava nel 2014 e doveva arrivare al 2026. Poi la riforma è stata superata da quella del governo Monti.
Dal 1 gennaio 2012, l’età delle donne utile per andare in pensione è salita a 62 anni. Dal 2014 questa passerà a 63 anni e 9 mesi. Per le lavoratrici autonome, dal 1 gennaio 2014 l’età pensionabile si eleverà a 64 anni e 9 mesi. Per chi non ha raggiunto l’età si potrà andare in pensione se si sono versati 42 anni e 6 mesi di contributi.
Le donne possono scegliere di andare in pensione con le vecchie regole fino al 2015, che comprendono 57 anni di età e 35 anni di contributi. Questa però sarà una scelta esosa visto che il riferimento economico sarà basato sul sistema contributivo. Un aspetto meno vantaggioso rispetto a quello retributivo che si basa sugli stipendi degli ultimi anni. Per chi decide di andare in pensione con le vecchie regole si stima che la pensione sia minore di circa il 25%-30%.
Le pensioni delle donne sono più basse di quelle degli uomini perché c’è ancora una disparità nelle retribuzioni tra i due sessi. Verso l’equiparazione dell’età pensionabile, ma con retribuzioni ancora non simili.
La Commissione europea ha deciso di aprire una procedura d’infrazione contro l’Italia per quanto riguarda le pensioni rosa. La legge che stabilisce una differenza tra i sessi negli anni di contributi necessari per andare in pensione in maniera anticipata sarebbe contro i regolamenti Ue in termini di parità tra i due sessi. In Italia, i contributi per la pensione anticipata sono 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 anni e 5 mesi per le donne.