In Europa cresce il settore privato e rimane il problema inflazione

 Il settore privato della zona euro ha iniziato il secondo trimestre nel modo migliore da quasi tre anni, con la rapida crescita di nuovi ordini sostenuti soprattutto dal taglio dei prezzi delle imprese. Il settore dei servizi in Europa ha fatto meglio delle previsioni.

I dati sono incoraggianti considerando quello che si è visto per anni. L’economia cresce, ma la preoccupazione principale sono sempre le forze deflazionistiche ancora molto evidenti. Un aspetto che preoccupa la banca centrale europea (Bce) che sta lottando per portare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento. L’inflazione è scesa ad appena lo 0,5 per cento in marzo, il sesto mese consecutivo di quel livello che il presidente della Bce Mario Draghi ha definito una “zona pericolosa”, sotto l’1 per cento che mantiene la pressione della Bce su un possibile intervento.

 

La deflazione, il vero pericolo per i Paesi dell’Europa

 

La Bce ha già tagliato il suo tasso di interesse principale quasi a zero e ha lasciato invariata la sua politica monetaria di questo mese, ma ha aperto la porta a misure per rilanciare l’economia e riportare l’inflazione a un livello che non sia troppo basso. Tuttavia, l’indice composito Purchasing Managers di Markit, che è ampiamente considerato come un buon indicatore della crescita, ha suggerito che il sostegno economico potrebbe non essere necessario. L’indice è salito a 54 ad aprile dal 53,1 di marzo, al di sopra della soglia dei 50 che separa la crescita dalla contrazione per il 10° mese. La crescita è ancora una volta guidata dalla Germania con il resto dei Paesi europei che hanno fatto meno bene. La Francia ha mantenuto l’indice sopra 50 per il secondo mese consecutivo, ma il dato è minore della lettura precedente.

La Bce compatta contro la bassa inflazione

 Non più tardi dello scorso novembre, il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann era fermamente contrario a ogni mossa da parte della Banca centrale europea (Bce) che andasse nella direzione di stampare denaro per sostenere l’economia della zona euro. Ora le cose sono cambiate. In effetti, il capo della Bundesbank, noto per le sue posizioni intransigenti presso la Bce, è ora pronto a sostenere il quantitative easing se i suoi colleghi della Bce lo riterranno necessario.

Questo cambiamento di posizione si basa sul cambiamento della situazione. L’inflazione della zona euro ha rallentato allo 0,5 per cento dallo 0,9 per cento del mese di novembre, scendendo ben al di sotto dell’obiettivo della Bce di poco inferiore al 2 per cento. Ciò alimenta il timore che l’Europa possa essere bloccata in un prolungato periodo di bassa inflazione  o che si arrivi alla deflazione.

 

Inflazione Eurozona, non infiamma il cambio euro dollaro

 

Tale scenario rischia di minare gli sforzi fatto dai Paesi colpiti dalla crisi economica della zona euro per modellare le loro economie, e potrebbe colpire la crescita a tutti i livelli se le famiglie rimanderanno gli acquisti in previsione di prezzi più bassi in futuro.

Cercando di scongiurare il calo dell’inflazione, il Consiglio direttivo della Bce ha affermato all’inizio di questo mese che c’è unanime accordo nell’impegno a utilizzare strumenti non convenzionali per contrastare un periodo prolungato di bassa inflazione.

L’unanimità significava che anche Weidmann è d’accordo. Questo è importante perché, come leader della fazione che sostiene la linea dura, questi può limitare le misure politiche. Lo scorso maggio, per esempio, ha prevalso nel limitare la dimensione del taglio dei tassi di interesse.

In Gran Bretagna l’inflazione scende

 In Gran Bretagna, l’inflazione è scesa al livello più basso in 4 anni a marzo anche per effetto dei prezzi di benzina e abbigliamento, spostando più avanti il target del 2% della Banca d’Inghilterra.

I prezzi al consumo sono aumentati dell’1,6% annuale e sono scesi rispetto all’1,7 per cento del mese di febbraio, come ha mostrato l’Office for National Statistics. Questo è il tasso più basso da ottobre 2009 con l’inflazione core che ha rallentato.

 

La Gran Bretagna continua a crescere nella produzione industriale

 

L’inflazione è rimasta al di sotto dell’obiettivo della BoE per gli ultimi tre mesi, contribuendo al supporto del governatore della banca centrale inglese Mark Carney che ha mantenuto il tasso di riferimento a un record basso dello 0,5 per cento. I dati di questa settimana potrebbero mostrare che gli aumenti salariali stanno cominciando a superare l’inflazione.

Il potere di acquisto delle famiglie in Gran Bretagna è in una tendenza al miglioramento. La crescita dei consumi è amplificata dal risparmio in calo ed è in aumento l’indebitamento. Se i redditi reali continueranno a migliorare nei prossimi trimestri, la crescita e quindi la spesa sarà sempre più sostenuta da fondamentali solidi piuttosto che da fattori di benessere associati a un mercato immobiliare in forte espansione.

La sterlina è a 1,6718 dollari in calo dello 0,1 per cento. Negli ultimi sei mesi è cresciuta di circa il 4,5 per cento.

La retribuzione media settimanale è aumentata in un anno dell’1,8 per cento nel trimestre a febbraio, rispetto all’1,4 per cento previsto dagli economisti.

Il calo del tasso annuo di inflazione a marzo è stato condotto dai costi dei trasporto, in particolare i prezzi della benzina, dell’abbigliamento e dei mobili.

L’inflazione è ancora bassa con una crescita dello 0,4% annuo

 In Italia l’inflazione continua a essere bassa e a non crescere a un ritmo adeguato. L’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato a marzo dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,4% nei confronti dello stesso mese dello scorso anno confermando la stima preliminare.

Per l’Istat, il rallentamento dell’inflazione è dovuto al fatto che sono scesi i prezzi dei beni energetici e degli alimentari non lavorati. L’inflazione di base, che non considera gli alimentari freschi e i beni energetici, è scesa dello 0,9%.

 

Bce, difficile la situazione a causa della discesa dell’inflazione

 

La piccola crescita dei prezzi a marzo dipende soprattutto dai prezzi dei trasporti, che sono cresciuti dello 0,6%, e di quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona, che sono aumentati dello 0,2%. In crescita congiunturale anche i prezzi dei servizi relativi all’abitazione dello 0,3%.

Secondo Confcommercio, questi dati mostrano come la dinamica della domanda per i consumi è ancora molto debole. L’associazione ha spiegato i dati affermando che “È ancora più evidente se si considera il peso delle tariffe, il cui aumento spiega da solo oltre la metà dell’inflazione generale”.

Per il Codacons, la crescita lieve dell’inflazione ha comunque un impatto sul costo della vita che è quantificabile in 134 euro per una famiglia di 3 persone e in 115 euro per una coppia di pensionati con più di 65 anni.

Anche i prodotti dell’agricoltura hanno contribuito a frenare l’inflazione e i consumi comunque non sono in aumento. I prezzi della frutta sono scesi del 3,7% e quelli della verdura del 6%, ma i consumi non mostrano miglioramenti.

La Bce pensa a tassi ancora bassi

 Il membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea (Bce) Benoit Coeuré in un’intervista ha affermato che i Paesi della zona euro stanno vivendo una ripresa, ma possono essere necessari tassi di interesse inferiori per nutrirla. Per Coeuré, i mercati anticipano una ripresa economica e alla Bce si considera che la ripresa è già arrivata, ma si sa anche che sarà graduale e fragile. L’impegno della Bce è quello di accompagnare la ripresa probabilmente anche con tassi di interesse bassi o minori per un periodo prolungato.

Il membro della Bce ha anche affermato che non si prevedono ulteriori misure di allentamento quantitativo, ma ha aggiunto che si continuerà a seguire molto da vicino gli sviluppi e si agirà se necessario.

 

Deflazione in Europa, la Bce ha pronte misure non convenzionali

 

Giovedì la Bce ha previsto azioni per rilanciare l’economia della zona euro e per rilanciare l’inflazione troppo bassa. La banca centrale ha mantenuto i tassi di interesse stabili allo 0,25 per cento nella sua riunione ordinaria, ma il presidente Mario Draghi ha detto che si è raggiunta l’unanimità sugli acquisti di asset, noto anche come allentamento quantitativo, che potrebbe essere necessario per affrontare l’inflazione che si è dimostrata persistentemente bassa.

Coeuré ha anche detto che la Francia deve rispettare i suoi impegni in Europa per quanto riguarda la riduzione del deficit parlando di questione di credibilità e di fiducia. Il governo francese, dopo il rimpasto, non ha perso tempo nell’indicare che cercherà di rinegoziare la scadenza per la riduzione del deficit con la Commissione europea, mettendosi in rotta di collisione con i suoi partner europei. La Francia aveva precedentemente promesso di portare il suo deficit pubblico sotto il limite trattato Ue del 3 per cento del reddito nazionale nel 2015.

Il settore privato in Europa registrail migliore trimestre in tre anni

 Le imprese della zona Euro hanno registrato il trimestre più trafficato in tre anni in questo inizio del 2014, ma il risultato è stato raggiunto tagliando i prezzi e questo aumenta le preoccupazioni che la deflazione possa affliggere la regione.

La Banca centrale europea (Bce) non prevede di allentare ulteriormente la politica monetaria. C’è invece una certa fiducia che non si arriverà alla deflazione e la garanzia che si metteranno in atto tutte le strategie di sostegno all’economia.

 

Inflazione, in Europa è troppo bassa. Quali sono le conseguenze

 

Mentre la ripresa dalla profonda crisi economica in Europa è stata guidata dalla Germania, diversi indicatori mostrano che anche altri Paesi stanno crescendo.L’indice degli acquisti compositi è in crescita nel primo trimestre dello 0,5 per cento. L’indice Markit Pmi Composito, che è ampiamente considerato come un buon indicatore della crescita, è a 53,1 a marzo, sopra la di 50 che divide la crescita dalla contrazione.

Anche se i costi di produzione sono aumentati, le imprese tagliano le spese per i beni e i servizi che sono venduti a un ritmo più veloce rispetto a febbraio. I dati finali Pmi per marzo completano il miglior trimestre per l’Europa da tre anni. Ma le preoccupazioni ci sono e sono relative ai dati sui prezzi. I prezzi bassi aumentano le paure che le forze deflazionistiche si possano aggravano tra domanda debole e disoccupazione quasi da record. L’inflazione dell’Eurozona è scesa ad appena lo 0,5 per cento il mese scorso, il più basso dal novembre 2009 e ben al di sotto dell’obiettivo del 2 per cento della Bce.

La Bce tra euro e disoccupazione

 L’euro delle 18 nazioni è sceso dello 0,6 per cento contro un paniere di valute di nove mercati sviluppati, poiché il presidente della banca centrale europea (Bce) Mario Draghi ha affermato il 13 marzo che il tasso di cambio è sempre più rilevante nella valutazione della stabilità dei prezzi.

La Bce, che si riunisce domani, è sotto pressione per arginare un anticipo di 20 mesi in euro che ha pesato sulla crescita e per l’inflazione che ha rallentato ad appena un quarto del suo obiettivo del 2 per cento. Tra le azioni che Draghi potrebbe prendere c’è tagliare i tassi di interesse ai minimi storici o interrompere il programma di acquisto di asset. I responsabili politici della Bce potrebbero mantenere il  tasso di riferimento a un record di 0,25 per cento, secondo molti.

 

La Bce prepara la riunione di giovedì

 

L’ euro si è rafforzato dell’8,1 per cento rispetto all’anno passato dopo quattro flessioni annuali dal 2009 al 2012. La valuta si è rafforzata dello 0,2 per cento contro il dollaro a 1,3769 nel primo trimestre. Alcuni economisti prevedono che la moneta comune possa crescere a 1,40 dollari quest’anno. L’euro è stato sostenuto dai segni di ripresa dell’economia della regione.

Mentre la forza dell’euro è un successo di Draghi al culmine della crisi del debito sovrano, il rischio concerne la disoccupazione quasi record.

Gli indici sugli acquisti rilasciati la scorsa settimana hanno mostrato che la produzione e i servizi di attività nel primo trimestre sono stati al livello più forte in quasi tre anni, e la fiducia in Europa è stata la più alto dal 2011. Nella zona euro, il tasso di disoccupazione era al 11,9 per cento nel mese di febbraio, mentre in Italia è salito al 13 per cento, sottolineando il dilemma funzionari della Bce.

In Giappone l’inflazione torna a crescere

 Le misure del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe per liberare l’economia da 15 anni di deflazione hanno ricevuto una spinta dalle aziende che prevedono sostenuti aumenti dei prezzi. Il tasso di inflazione si prevede che sarà dell’1,5 per cento in un anno e dell’1,7 per cento in tre e in cinque anni, secondo le previsioni della Banca del Giappone. Le previsioni mostrano che il presidente Abe e il governatore della banca del Giappone Haruhiko Kuroda stanno riuscendo ad alimentare le aspettative di inflazione.

I dati forniscono alla banca centrale un altro motivo per evitare un immediato allentamento monetario supplementare. I dati consentono così alla Banca del Giappone di affermare che le politiche messe in atto stanno funzionando abbastanza bene.

 

Il Giappone tra inflazione e disocupazione bassa

 

L’indice azionario Topix della Borsa di Tokyo è aumentato per l’ottavo giorno, guadagnando l’1,3 per cento grazie ai dati che hanno mostrato una crescita nel settore manifatturiero degli Stati Uniti. Lo yen è sceso dello 0,2 per cento rispetto al dollaro a 103,86.

Le famiglie giapponesi vedono un tasso di inflazione del 3 per cento in un anno e del2 per cento in cinque anni, secondo un sondaggio separato rilasciato dalla banca del Giappone.

 

L’economia del Giappone cresce meno di quanto stimato

 

Le probabilità di un immediato allentamento ulteriore della politica monetaria si sono abbassate. La Banca del Giappone ha iniziato la sua campagna di allentamento attuale nell’aprile dello scorso anno, e ha detto che questa aveva lo scopo di raggiungere il 2 per cento di inflazione il più presto possibile, con un orizzonte temporale di circa due anni.

L’inflazione europea al livello più basso dal 2009

 L’ inflazione nella zona euro è arrivata a marzo al  livello più basso dal novembre 2009. Un calo shock che è al di là delle aspettative della Banca centrale europea (Bce), che intende adottare misure radicali per fermare la minaccia di deflazione nel blocco dell’euro.

L’inflazione al consumo annuale nei 18 paesi che condividono l’euro è stata dello 0,5 per cento a marzo, come ha comunicato Eurostat. le previsioni dello 0,6 per cento sono preoccupanti per un’economia che sta appena uscendo da una recessione lunga dopo una crisi che ha rischiato di fare saltare l’euro.

 

L’inflazione nell’Eurozona scende a febbraio

 

L’inflazione è ormai in “zona pericolo” della Bce al di sotto dell’1 per cento per sei mesi consecutivi, e la lettura del flash aumenta le probabilità la Bce taglierà i tassi di interesse nella riunione del Consiglio direttivo tra qualche giorno. La speculazione e si può ricorrere ad altre misure di allentamento quali un tasso di deposito negativo o addirittura l’acquisto di obbligazioni in stile americano.

Quest’anno con la Pasqua che arriva tardi c’è un’impatto sull’economia turistica relativa a viaggi e hotel in un periodo in cui molte persone in Europa viaggiano. Questo potrebbe incoraggiare la Banca centrale della zona euro ad aspettare fino alla sua riunione di giugno per agire. Ciò potrebbe mantenere alta la possibilità di un ulteriore allentamento della politica monetaria. Tuttavia, la Bce ha mostrato di recente un po’ di tolleranza per la bassa inflazione.

La Bce, che ha l’obiettivo dell’inflazione di poco inferiore al 2 per cento, ha lasciato gli oneri finanziari invariati allo 0,25 per cento a marzo e ha sostenuto che i rischi di deflazione del blocco sono limitati. Il presidente della Bce Mario Draghi ha affermato che saranno pronte delle misure politiche supplementari per evitare possibili rischi di deflazione.

Il Giappone tra inflazione e disoccupazione bassa

 I prezzi di mobili e altri beni di consumo in Giappone sono aumentati al ritmo più rapido dall’inizio degli anni ottanta nel mese di febbraio, mostrando che le pressioni inflazionistiche si stanno diffondendo nell’economia. I prezzi di mobili e articoli per la casa sono aumentati del 2,1 per cento rispetto all’anno precedente, il più alto dal 1981, mentre i prezzi dei beni di consumo durevoli, quali forni a microonde e aspirapolvere, sono aumentati del 7,3 per cento, l’aumento più grande dal 1980. Più in generale, i dati del governo hanno mostrato la scorsa settimana che i prezzi al consumo esclusi energia e alimentari freschi sono saliti dello 0,8 per cento, il più alto in 16 anni.

Le cifre indicano che l’inflazione, inizialmente guidata da un aumento dei prezzi dell’energia e da uno yen più debole, sta attraverso l’economia. Allo stesso tempo, con gli aumenti dei prezzi superiori alla crescita dei salari e le tasse che entreranno in vigore, il potere di spesa delle famiglie potrebbe risentirne e limitare lo sforzo del Primo Ministro Shinzo Abe per guidare la crescita nella terza più grande economia del mondo.

 

Il Giappone c’è il rischio deflazione

 

La crescita dei salari sarà probabilmente limitata ed è improbabile un aumento dell’inflazione. Questo è chiaramente negativo per l’economia del Giappone.

Il mercato del lavoro potrebbe alterare il quadro per i salari nei mesi a venire, alleviando parte della pressione sulle famiglie. Il tasso di disoccupazione è sceso al 3,6 per cento. Il governatore  della Banca del Giappone Haruhiko Kuroda ha affermato che questo mese la nazione è vicino alla piena occupazione , e questo sta cominciando a incidere sui salari e sui prezzi.