Ocse, Gurria promuove Renzi

Qui Davos. Ieri è stato l’ultimo giorno di lavori del Forum e sono giunte buone notizie per l’Italia e nello specifico per il Governo italiano guidato da circa un anno dall’ex Sindaco di Firenze Matteo Renzi.

Ocse, preoccupazioni per la ripresa

La ripresa? Per l’Ocse è poco più che un miraggio. Nel 2015 sarà timida e poco consistente. Nel 2016 in virtù di un ritorno degli investimenti e di un buon andamento dell’export migliorerà.

Molti Paesi collaboreranno per limitare l’evasione fiscale internazionale

 La battaglia contro l’evasione fiscale è sempre uno degli obiettivi dei governi che si sono succeduti in questi anni. In Italia il fenomeno è imponente, anche più alto di altri Paesi europei. Tra gli evasori ci sono diversi casi, da quelli clamorosi a quelli che si definiscono tali per sopravvivenza.

Certo la pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa. Questo, ovviamente, non giustifica l’evasione fiscale, ma anzi l’accentua. La pressione fiscale quindi sale proprio per l’eccessiva evasione fiscale, in quanto lo Stato ha bisogno di entrate per mandare avanti le attività.

 

Nuove misure contro l’evasione fiscale

 

Negli ultimi anni sono stati recuperati diversi fondi e si è anche lavorato su un piano per smascherare quanti più evasori possibili con un nuovo redditometro e con l’incrocio dei dati tra le spese e quanto dichiarato in termini di redditi. Il fenomeno però è sempre presente in maniera eccessiva.

Qualche giorno fa si è fatto un passo in avanti per affrontare il problema a livello internazionale attraverso collaborazione di diversi Paesi nel mondo. L’Ocse alla fine di gennaio ha approvato un nuovo sistema per combattere il fenomeno a livello internazionale. Più di quaranta Paesi hanno accettato il nuovo sistema di lotta all’evasione fiscale che si basa su uno standard globale di scambio dati fiscali. Con l’approvazione di questo sistema, gli Stati si impegnano il Common reporting standard, che si basa appunto sul trasferimento di dati finalizzato alla lotta all’evasione fiscale internazionale. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha affermato che questa operazione è “Una pietra miliare per la lotta all’evasione”.

 

 

 

Evasione fiscale

Ocse

Per l’Ocse l’Italia ha pagato maggiormente la recessione

 Da un recentissimo studio dell’Ocse emerge che il reddito medio in Italia, dal 2008 ad oggi, ha subìto una contrazione di circa 2.400 euro annui scendendo a 16.200 euro pro capite: nello stesso periodo la riduzione media dei redditi nei paesi dell’ Eurozona è stata di 1.100 euro in termini reali.

L’Italia, ventesima in classifica sui 34 paesi aderenti all’Ocse, si colloca appena sopra la media. In particolare il reddito del 10% più disagiato della popolazione si è limitato a 5.600 dollari annui contro i 6.700 dollari del periodo pre-crisi.In questo caso la media dei paesi Eurozona è di 7.700 dollari, quella dei paesi Ocse di 7.100. Lo studio rileva anche che la diminuzione (-12%) che ha riguardato i redditi delle fasce svantaggiate è stata più rilevante della diminuzione subita dal 10% di popolazione più abbiente (-2%).

 

Ocse, Italia crescita lumaca

 

Il numero degli italiani che dichiarano di non disporre di soldi sufficienti per acquistare cibo è salita al 13,2% dal 9,5% degli anni ante-crisi, contro una media europea dell’11,5%.
Nello stesso periodo il tasso di disoccupazione è raddoppiato (dal 6% al 12,3%), con un picco del + 40% tra i giovani. Tra il 2008 ed il 2013 la disoccupazione è aumentata in pratica ad un ritmo di 5.100 lavoratori per settimana: più di un quinto dell’aumento totale della disoccupazione nell’Eurozona è dovuto all’Italia.

Anche l’andamento demografico manda segnali non incoraggianti per l’Italia: il tasso di fertilità resta a 1,4 figli per donna, al di sotto dell’ “indice di rimpiazzo” della popolazione pari a 2,1 figli. Per ogni ultra-65enne, sono solo tre le persone in età lavorativa: il secondo livello più basso in ambito Ocse dove la “media di sostegno” è di 4,2 persone attive. Il nuovo fenomeno dell’emigrazione, poi, colloca l’Italia al quarto posto tra i paesi industrializzati: dal 2008 ad oggi il numero di cittadini italiani che si è trasferito all’estero è aumentato del 50%.

Le donne italiane oberate dalle faccende domestiche

 Dopo i dati della Commissione Europea, che hanno attestato quanto le remunerazioni del lavoro femminile siano arretrate rispetto a quelle degli uomini, l’Ocse certifica ora anche il livello di iniquità nella gestione di un’altra preziosa risorsa personale, il tempo.

Secondo questa indagine infatti, le donne italiane occupano mediamente 90 minuti al giorno in un lavoro retribuito o nello studio, marcando una netta distanza dalla media dei Paesi economicamente più sviluppati, nei quali una donna dedica 158 minuti al giorno ad attività lavorative. Secondo le rilevazioni, le spagnole dedicano il doppio del tempo (187 minuti) alle occupazioni retribuite, meno delle americane (192 minuti), ma più delle tedesche e delle francesi, che sono impegnate nel lavoro rispettivamente per 134 e 116 minuti al giorno.

 

Le dieci migliori aziende per le donne in carriera

 

Discreta la collaborazione alle attività domestiche da parte degli uomini europei: i francesi dedicano 143 minuti al giorno ai “lavori di famiglia non retribuiti”, e in particolare a quelli prettamente domestici (98 minuti). Meglio fanno i danesi, che alle faccende di casa dedicano 107 minuti, superati però dai recordmen norvegesi con 180 minuti.
In questa classifica collaborativa, gli uomini italiani occupano posizioni di coda , riservando meno di un’ora e mezza complessiva ai servizi gratuiti per la famiglia, ed in particolare solo 57 minuti alle attività di manutenzione domestica: di contro le donne italiane dedicano alle “pulizie” 204 minuti al dì, rispetto ad una media Ocse di 168 minuti. In Turchia le donne dedicano addirittura 377 minuti ai lavori di famiglia non remunerati.

Nel settore “tempo libero” primeggiano le donne norvegesi con 367 minuti, mentre le italiane riescono a dedicarvi solo 279 minuti al giorno, contro i 342 minuti dei loro compagni.

Disoccupazione in lieve calo nei Paesi Ocse. Italia in controtendenza

 Nel mese di novembre dello scorso anno il tasso di disoccupazione in area OCSE, dopo essersi fermato per più di 5 mesi sul livello del 7,9%, è sceso al 7,8%. Ciò significa, in valori assoluti,che il totale dei disoccupati dell’area OCSE è oggi pari a 47,1 milioni di unità, con un incremento di ben di 12,4 milioni di persone rispetto al luglio 2008.

Sempre nel mese di novembre, in Italia l’indice di disoccupazione ha raggiunto un nuovo picco record portandosi al 12,7%, in crescita rispetto al dato rilevato ad ottobre (12,5%). La disoccupazione giovanile nel nostro Paese è sopra al 40% ed è una emergenza. Il dato considera i giovani dai 15 ai 24 anni.

 

► Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record

 

Una peggior situazione occupazionale si evidenzia solo per la Spagna (26,7%), il Portogallo (15,5%) e la Slovacchia (14%), mentre i dati sulla Grecia,aggiornati però al mese di settembre, segnalano una percentuale del 27,4%.

A livello mondiale i dati migliori arrivano dalla Corea del Sud, con appena il 2,9% di disoccupati, seguita da Giappone (4%) e Messico (4,6%).

 

► In calo la disoccupazione negli Stati Uniti

 

Complessivamente nell’Eurozona il tasso di disoccupazione è rimasto saldamente attestato a quota 12,1%, così come stabili si sono mantenuti anche gli indici di Francia (10,8%) e Germania (5,2%).

Negli Stati Uniti la disoccupazione continua a scalare su livelli sempre più bassi, scendendo dal 7,2% di ottobre al 7% di novembre: i primi dati disponibili per il mese di dicembre fanno intravvedere un’ulteriore flessione al 6,7%.

Per quanto riguarda specificamente la disoccupazione giovanile in area OCSE, a novembre il tasso è sceso al 15,4%  rispetto al 15,7% di ottobre, ma in diversi paesi dell’Eurozona è rimasto stabile su livelli di massimo storico: Spagna (57,7%), Italia (41,6%), Portogallo (36,8%), Slovacchia (33,3%), Grecia (54,8%).

 

La pressione fiscale italiana sale al 44,4% del PIL secondo l’OCSE

 Nel corso dell’ultimo anno e più ancora nel corso degli ultimi anni caratterizzati da un clima di recessione e di crisi economica che non si è ancora concluso, nel nostro paese la pressione fiscale è andata diventando sempre più elevata, tanto da far guadagnare all’Italia un altro premio in ambito internazionale.  

Ocse, nuovo allarme per le pensioni e i precari

 I giovani italiani conoscono bene la loro situazione lavorativa e previdenziale: il lavoro scarseggia ed è sempre più precario, oltre che mal pagato, e il sistema pensionistico del paese, così come è stato riformato dalla Fornero, non garantirà loro una pensione dignitosa per la loro vecchiaia.

Il problema è che, anche se il passaggio dal metodo retributivo a quello contributivo, ha reso più sostenibile la previdenza per il paese, almeno sul breve termine, le effettive condizioni lavorative dei giovani non permettono di accumulare contributi utili allo scopo. L’allarme sul futuro dei precari e del welfare stesso l’ha lanciato l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) che evidenzia la possibile presenza di effetti distorsivi sul lungo periodo.

La situazione è grave a livello globale, ma in Italia la situazione sembra essere particolarmente allarmante. Se, infatti, grazie alla riforma Fornero si è cercato di salvare l’Inps dal fallimento, il passaggio dal retributivo al contributivo mette a rischio il futuro di tutti coloro che oggi sono precari o senza lavoro (ad ottobre 2013 i disoccupati in Italia hanno raggiunto i 3 milioni).

Ciò che potrebbe accadere secondo le previsioni dell’Ocse se il sistema non verrà ridisegnato in base alle nuove esigenze, è che i giovani di oggi, che hanno di fronte una carriera professionale con stipendi più bassi dei loro genitori e anche meno sicura, non arriveranno mai a raggiungere i requisiti pensionistici richiesti per avere una pensione decorosa.

Il problema, secondo l’Ocse, non è solo nella mancanza di fondi da destinare al welfare, ma, in special modo in Italia, è l’età pensionistica troppo bassa e la scarsa inclusione nel mondo del lavoro della fascia di età compresa tra i 55 e i 64 anni.

Per l’Ocse rallenta la flessione del PIL italiano

 Anche per l’ Ocse l’ Italia sembra finalmente aver imboccato la strada della ripresa. E se ancora non è possibile parlare di una inversione di tendenza vera e propria, le ultime rilevazioni sul PIL del Belpaese sembrano indicare la presenza di segnali incoraggianti. Nel secondo trimestre del 2013, infatti, da aprile a giugno, l’ Italia non ha ancora sfiorato i numeri positivi, ma almeno la caduta del prodotto interno lordo ha subito un rallentamento.