OCSE preoccupata per le economie BRIC

 Le economie emergenti sono sempre considerate la chiave di volta per le economie avanzate che tramite accordi bilaterali con i paesi dei BRIC riescono a risparmiare sul loro business ed aiutare quello dei paesi più in difficoltà.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

L’OCSE, però, in questo momento è preoccupata di come stanno andando le cose. Nel suo ultimo rapporto spiega che le economie cosiddette BRIC, quindi Brasile, Russia, India e Cina, stanno rallentando il ritmo della loro crescita e questo rallentamento potrebbe inficiare la ripresa economica, seppur lenta, degli Stati Uniti, del Regno Unito, del Giappone e del Vecchio Continente in generale.

L’OCSE, tra l’altro, a sua disposizione, ha anche i Composite Leading Indicators che sono importanti per conoscere in anticipo i momenti in cui il mercato cambia trend. I CLI, però, dicono che adesso le economie emergenti e le economie principali, vanno in direzioni opposte.

Pronta una banca mondiale per gestire l’ascesa

Direzioni che sono tenute da un mese a questa parte tanto da poter concludere che l’economia mondiale viaggia a tre velocità. Da un lato  i CLI parlano di Stati Uniti, Giappone e Regno Unito come un terzetto in crescita. Ognuno di questi paesi sta rafforzando in modo interessante la sua economia.

Poi abbiamo i paesi dell’Eurozona che potrebbero avere una maggiore trazione economica e migliorare in prospettiva, ma che adesso, sono in una fase di lenta ripresa.

Poi ci sono i paesi BRIC che attraversano la nuova fase di rallentamento, con la sola India che è sull’ottovolante.

Assunzioni Ocse per impieghi nella cooperazione internazionale

 L’Ocse offre nuove opportunità di lavoro a coloro che cercano un impiego nel campo della cooperazione internazionale. Sono aperte le selezioni di personale per assunzioni nella città di Parigi.

L’Ocse – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico è un’organizzazione europea, che ha sede proprio a Parigi. Fanno parte dell’Ocse trentaquattro Paesi aventi sistema di governo di tipo democratico ed economia di mercato. Tale organizzazione internazionale si occupa di studi economici e funge da assemblea consultiva per i Paesi membri, agevolando il confronto politico tra gli stessi, operando per la soluzione delle problematiche comuni, identificandone le pratiche commerciali e coordinandone politiche commerciali ed estere. L’Ocse ha oggi espanso i propri obiettivi e punta ad una integrazione e cooperazione economica e finanziaria tra i maggiori paesi dell’Occidente, anche fuori dai confini europei.

L’Ocse è attualmente in cerca di diverse figure per assunzioni a tempo determinato, in molti casi con possibilità di rinnovo, presso la propria sede principale (quella parigina). L’Organizzazione è alla ricerca di esperti in risorse umane, direttori, economisti, analisti, coordinatori, impiegati, web master, consiglieri ed addetti comunicazione, con esperienza.

A chi è rivolta l’offerta di lavoro?

Candidati laureati o specializzati in ambiti quali Economia, Statistica, Psicologia, Matematica, Risorse Umane, Business Administration, Scienze Sociali, Ingegneria, Finanza, Diritto e Scienze Politiche, o affini. Per tutte le posizioni è richiesta, come requisito fondamentale, la conoscenza di almeno una delle lingue ufficiali dell’organizzazione, cioè inglese e francese.

Figure ricercate

Al momento le opportunità di impiego disponibili presso l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sono numerose. Ecco un elenco delle ricerche attualmente in corso:
– Human Resources Analyst;
– Human Resources Business Partner;
– Director, Directorate for Education and Skills (EDU) ;
– Director General Nuclear Energy Agency (NEA);
– Economists;
– Financial and HR Officer SIGMA;
– Policy Analyst Tax and Development;
– Senior Economist Natural Resource Taxation;
– Deputy Chief Economist, Director of Policy Studies Branch;
– Head of the Electronic Printing Workshop;
– Governance Specialist Political Economy of Institutional Reform;
– Energy Technology Policy Analyst Transport;
– Senior Policy Analyst (International Finance);
– Energy Policy Analyst, Energy Efficiency;
– Gender Co-ordinator;
– Head of IPEEC Secretariat;
– Webmaster;
– Deputy Director;
– Counselor, Corporate Relations;
– Communications Officer;
– Senior Economist Green Growth Indicators.

Come candidarsi alle offerte di lavoro Ocse
Coloro che desiderano informarsi sulle offerte di lavoro Ocse e sulle future assunzioni a Parigi possono candidarsi visitando la pagina dedicata alle Carriere dell’organizzazione. Fatto ciò occorre registrare il curriculum vitae in risposta agli annunci di interesse entro i termini di scadenza indicati.

L’OCSE contro l’elusione fiscale

 Più di una volta siamo stati costretti a riportare casi di elusione fiscali attribuiti ad aziende anche molto importanti come Google ed Apple. Oggi dobbiamo riflettere sul fatto che l’elusione fiscale comporta dei danni anche all’economia dei singoli paesi, per questo a livello nazionale e sovranazionale, si deve correre ai ripari.

Per FT l’Italia sta toccando il fondo

L’ultimo intervento in ordine cronologico sull’argomento è stato quello dell’OCSE che ha preso spunto per riflettere, proprio da quanto accaduto a Google, Apple e Yahoo!. L’idea, infatti, è quella di stabilire delle regole maggiormente sanzionatorie ed attivare un monitoraggio costante sulle industrie che spostano l’asse del loro business all’estero.

Con l’attività di elusione fiscale, infatti, i fondi che dovrebbero essere destinati alla comunità d’appartenenza, vanno a finire altrove. Del piano dell’OCSE si è parlato in modo specifico al G20 di Mosca dove è stato presentato l’Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting.

Il Regno Unito se la prende con Google

In questo documento sono contenuti ben 15 suggerimenti. Il primo problema da affrontare è proprio la fiscalità delle imprese digitali che operano “naturalmente” a livello sovranazionale. Nel momento in cui non si lavora soltanto nella propria nazione d’origine, infatti, ci sono problemi con la tassazione diretta e indiretta. Di questi problemi, spesso, si avvantaggiano soltanto le società e non i loro lavoratori.

L’ Ocse presenta al G20 il piano anti – elusione

 Si intitola “Action Plan on Base Erosion and Profit Shifting” il piano anti  – elusione presentato nelle scorse ore dall’ Ocse sul tavolo delle conferenze di Mosca per il G20, il cui scopo è quello di porre un freno alla pratica dell’ evasione delle imposizioni fiscali da parte delle grandi aziende internazionali. 

La Svizzera apre allo scambio di informazioni con i paesi Ocse

 Si preannunciano tempi sempre più duri per chi ha l’abitudine di portare i propri capitali nei cosiddetti paradisi fiscali. La Svizzera, da sempre uno dei paesi che mette a disposizione di chi detiene grandi capitali condizioni fiscali agevolate e il segreto bancario, sta aprendo le sue porte.

► Problemi sull’accordo fiscale tra Italia e Svizzera

In questi giorni, infatti, il governo svizzero ha annunciato di essere pronto a partecipare attivamente alla creazione di uno standard globale per lo scambio automatico delle informazioni bancarie anche con tutti i paesi che fanno capo all’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa).

Da sempre un tabù per la Svizzera, il segreto bancario è pronto ad essere smantellato. Un gruppo di esperti, come annuncia il comunicato rilasciato ieri da Berna, ha raccomandato al paese elvetico di aderire e partecipare attivamente alla creazione di questo standard internazionale, per non perdere la possibilità di essere una piazza competitiva quando tutti i paesi si saranno adeguati.

Il ministro delle finanze svizzero Evelyne Widmer-Schlumpf ha comunque tranquillizzato tutti coloro che hanno un conto corrente in Svizzera, annunciando che il segreto bancario non sarà totalmente cancellato, ma che si lavorerà per trovare un accordo che permetta comunque la tutela di dei dati e che sia basato sulla reciprocità dello scambio di informazioni.

► Accordo fiscale tra Svizzera e Usa

Il prossimo appuntamento è per settembre, quando il ministro delle finanze elvetico dovrà relazionare ai cittadini e ai correntisti le sue prossime mosse.

Ocse: “Italia eviti riduzioni fiscali premature”

Senza ombra di dubbio, sono molti i tentativi per risanare i conti pubblici. E anche l’Ocse se ne è accorta. Il Governo, però, è invitato dall’Organizzazione a evitare riduzioni fiscali “premature”.

La valutazione contemplata nell’Outlook di primavera è arrivata. E in sintesi c’è scritto che la principale causa della prolungata recessione è la stretta creditizia.

L’organizzazione francese rivede ancora al ribasso le prospettive economiche italiane.

Stando alle previsioni dell’Ocse, la frenata del 2013 (-1,8%) sarà infatti superiore a quella contenuta nel rapporto di novembre (-1%) ma anche a quella stimata nel survey presentato a inizio maggio (-1,5%).

Solo Portogallo, Grecia e Slovenia hanno fatto e faranno peggio del nostro Paese. Ci ha surclassati anche la Spagna, che dovrebbe chiudere il 2013 con un calo del Prodotto Interno Lordo meno forte (attestandosi al -1,7%). Così, attenzione anche a considerare forte la ripresa del prossimo anno. Sarà più timida del previsto.

Pier Carlo Padoan, vice-segretario e capo economista dell’Organizzazione francese ha dichiarato: “Sul peggioramento delle prospettive le condizioni del credito hanno influito più della stretta fiscale. Ciò è accaduto dal momento che le banche, impegnate nell’aggiustamento dei bilanci e nella ricapitalizzazione, impediscono che la politica monetaria molto espansiva della Bce di traduca pienamente in uno stimolo all’economia reale”.

Padoan ha messo in evidenza che l’Italia è seconda solo alla Grecia quanto a costo medio del credito alle imprese, mentre è al terzo posto, dopo Grecia e Irlanda, per la quota di prestiti non produttivi (non performing) sul totale. L’Ocse insiste quindi sull’urgenza di realizzare al più presto l’unione bancaria europea, che dovrebbe contribuire a risolvere, almeno in parte, il problema.

Il prolungarsi della recessione ha ovviamente un impatto sulla disoccupazione, che dovrebbe passare dall’11,9% del 2013 al 12,5% del 2014, e sul ratio debito/Pil, che dovrebbe salire ancora, dal 131,7% di quest’anno al 134,3% del prossimo. Mentre arrivano buone notizie dal fronte del deficit, previsto al 3% quest’anno e al 2,3% nel 2014.

Prudenti invece le valutazioni sull’impatto del rimborso di parte dei debiti della Pa accumulati negli anni, che «non dovrebbe essere superiore allo 0,5% del Pil nel biennio 2013-2014».

Italia in pole per il consolidamento dei conti pubblici

 Qualcosa di buon è stato fatto fino ad oggi. Altrimenti l’Ocse non avrebbe considerato l’Italia uno degli Stati europei piu’ virtuosi per quanto concerne il consolidamento dei conti pubblici.

In particolar modo se i conti si fanno sul lungo periodo. In virtù di una simulazione al 2030 riportata dall’Outlook semestrale dell’organizzazione, per raggiungere l’obiettivo di un debito al 60% del Pil a quella data il nostro Paese dovrebbe fare uno sforzo dello 0,4% del Pil medio annuo in confronto al sovraccarico primario segnato nel 2014.

La Spagna, volendo fare un paragone quantomai calzante, dovrebbe fare uno sforzo del 2,5%; la Francia del 2,4%, l’area euro dell’1,1% in media e gli Usa del 4%.

In altri termini, come commenta il il capo-economista dell’Ocse Pier Carlo Padoan, “l’Italia e’ tra i Paesi che hanno fatto piu’ progressi nell’aggiustamento fiscale. Ha fatto cose che permettono di raggiungere la stabilizzazione del debito molto presto e poi di iniziare a ridurlo”.

Ma c’è di più: il rapporto dell‘Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico contempla anche che l’Italia, malgrado abbia uno dei debiti pubblici più alti dell’area vanta livelli di debito privati tra i più bassi, pari al 75% del reddito disponibile lordo contro il 121,3% della media Ocse.

Un dato, quest’ultimo, che risente tra le altre cose dell’impatto della crisi, come mostra il netto aumento rispetto al 41,7% del 2000.

Nello scenario di lungo termine l’Outlook segnala d’altro canto che a politiche invariate la crescita della Penisola è destinata a rimanere di poco conto nei prossimi anni (+0,3% nel 2012-2017 in media, uno dei dati minori dell’Ocse).

L’accelerazione avverrà in seguito, con un +2% nel 2018-2030.

Aumenta il divario tra ricchi e poveri

 Continuano a crescere in maniera vistosa le ineguaglianze di reddito. Un aumento incredibile quello verificatosi nei primi tre anni della crisi.

A rivelarlo è l’Ocse che ha preso in considerazione il periodo che va dal 2007 al 2010. Secondo l’Ente la crescita avuta nei tre anni presi in considerazione è più marcata di quella verificatasi nei dodici anni precedenti. Nei paesi Ocse il dieci per cento della popolazione più ricca dispone di un reddito 9,5 volte superiore a quello del dieci per cento della popolazione più povera, da mettere in raffronto con le nove volte del 2007.

Nel nostro Paese il gap è 10,2 volte nel 2010 a fronte delle 8,7 volte nel 2007.

L’indagine effettuata dall’Ocse fa emergere che i tagli alla spesa nei paesi più avanzati rischia di far aumentare ancora l’ineguaglianza e la povertà nel prossimi anni. Nel contempo, l’indagine afferma che sono in particolar modo i più poveri i più colpiti dalla crisi.

Il divario, come ha registrato l’Ocse, è più elevato in Stati quali Messico, Cile, Usa, Israele e Turchia, mentre è più ristretto in paesi quali l’Islanda, la Slovenia, la Norvegia e la Danimarca.

Secondo i numeri forniti dall’indagine vi è la necessità di proteggere la parte più vulnerabile della popolazione, in particolar modo se i governi perseguono la necessità di tenere sotto controllo la spesa pubblica.