Petrolio: il prezzo scenderà ancora?

Il prossimo 27 novembre si terrà il vertice dell’OPEC. Intanto, le quotazioni del petrolio si attestano di poco superiori agli 85 dollari al barile. La settimana scorsa sono stati toccati al rialzo i minimi, ma ben al di sotto dei 106 dollari della media dell’ultimo quadriennio.

Petrolio, prezzi in caduta libera

Continuano a scendere le quotazioni del petrolio. Attualmente il Wti, future con scadenza a nocembre di quest’anno, è di poco superiore alla soglia degli ottanta dollari al barile. Il Brent, invece, ha raggiunto i suoi minimi storici dagli ultimi quattro anni ad oggi. In rapporto alle previsioni della vigilia, si registra un calo del 2%.

Perchè la Scozia vuole diventare indipendente

La scoperta delle ricchezze del Mare del Nord, nel 1970, ha rappresentato la cosa più fruttuosa dell’odierno nazionalismo scozzese e ciò che ha consentito il rinascere dello spirito indipendentista al grido “è il nostro petrolio”.

In Libia i disordini danneggiano l’economia

 Il conflitto in Libia con una situazione ai limiti della guerra civile potrebbe danneggiare l’economia che dipende dal petrolio ha affermato l’Ue. Per l’Unione europea, il conflitto politico in Libia significa che l’economia che è in gran parte dipendente dalla produzione di petrolio non ha spazio per crescere.

Una relazione da parte della Commissione europea sulla Libia ha detto che il blocco alle esportazioni di petrolio da parte dei federalisti orientali è una situazione da tenere sotto controllo. Il rapporto parla della chiusura dei terminali di esportazione orientali che ha tagliato la produzione di petrolio libico da un livello pre guerra di 1,6 milioni di barili al giorno a circa 250 mila barili al giorno. Con un’economia che si basa sul settore petrolifero per il 90 per cento del suo fatturato e da cui dipende oltre il 70 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), la situazione della sicurezza è direttamente responsabile della stagnazione economica del Paese.

 

Gli elementi finanziari da considerare per gli investimenti

 

La mancanza di sicurezza ha un impatto negativo sul clima aziendale, come si legge nella relazione. In Libia, si legge ancora nel rapporto, finora poca attenzione è stata rivolta alla diversificazione dell’economia e alla creazione di posti di lavoro.

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la scorsa settimana ha approvato una risoluzione capitolo VII che autorizza gli Stati membri dell’ONU a ridare al governo libico il petrolio sequestrato a navi che lo trasportano illegalmente. La risoluzione era in risposta alla cattura della US Navy, su richiesta di Tripoli, della petroliera Morning Glory, una nave battente bandiera della Corea del Nord, nelle acque internazionali del Mediterraneo. La nave aveva assunto un carico di petrolio da un porto in mano ai ribelli in Libia orientale.

La crisi in Ucraina e la politica monetaria della Bce

 La produzione di energia è il più grande rischio economico dalla crisi in Ucraina, ma ci sono anche altre implicazioni. I mercati azionari di tutto il mondo probabilmente apriranno in ribasso in questi giorni con gli investitori che temono che le problematiche geopolitiche inibiscano l’attività economica. Tali timori portano anche gli investitori in fuga verso attività più sicure, con un basso rischio di default, come quelle del Tesoro Usa. Questo potrebbe portare a tassi di interesse più bassi e perturbare i mercati azionari nelle economie emergenti.

 

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 

La Banca centrale europea si riunisce Giovedi per impostare la politica monetaria. La Banca centrale europea (Bce) ha cercato di fermare la deflazione che sta prendendo piede in tutta l’area euro. Nel mese di novembre, ha inaspettatamente tagliato i tassi di interesse allo 0,25% e li ha tenuto così a febbraio. La crisi in Ucraina potrebbe influenzare il processo decisionale della Bce, ma potrebbe dare loro un incentivo in più per allentare ulteriormente la politica monetaria al fine di combattere eventuali crescenti timori degli investitori.

Infine, l’eventuale congelamento dei beni o sanzioni economiche  alla Russia avrebbero anche un impatto più significativo sulle economie europee e americane, soprattutto se Putin risponde con le forniture di petrolio greggio e gas. Ma data la volatilità di tutta la situazione, è difficile prevedere come tutti gli eventi influenzeranno l’economia globale con certezza.

Se l’Europa è in parte dipendennte dal petrolio e dal gas russo, la Russia ha bisogno degli introiti che ne derivano per avere una stabilità economica adeguata. La situazione potrebbe quindi trovare un equilibrio ma le possibilità che precipiti sono ancora attuali.

Le ricadute economiche della crisi in Ucraina

 La crisi ucraina continua a preoccupare il mondo. Il conflitto in Crimea potrebbe trasformarsi in guerra con la Russia di Putin che dichiara di volere difendere la popolazione russa che vi risiede e che è la maggioranza. La Russia ha inviato i suoi soldati in Crimea e si sta preparando all’eventualità di un intervento, mentre Obama chiede a Putin di non scatenare la guerra e i Paesi occidentali sono in apprensione.

Russia, Ucraina e Crimea sono i Paesi del gas che attraverso queste strade arriva anche in Europa. L’importanza geopolitica di questo conflitto e quindi particolarmente monitorata dai Paesi europei e dagli Stati Uniti. Le ricadute sull’economia riguardano per prima l’Ucraina, ma anche l’Unione Europea. Il gigante russo Gazprom ha affermato che l’Ucraina ha un debito molto grande di 1,55 miliardi di dollari per le forniture arretrate di gas.

 

La crisi in Ucraina e il rischio di costi più alti per i consumatori

 

Inoltre, dopo le ultime vicende politiche, Gazprom potrebbe rimettere in discussione il prezzo preferenziale accordato a Kiev.

Un aspetto importante è che buona parte del gas che arriva in Europa e anche in Italia passa attraverso l’Ucraina e questa crisi potrebbe quindi condizionare la fornitura di cui molti Paesi hanno bisogno. Proprio Gazprom ha detto che le ultime situazioni politiche potrebbero influenzare la fornitura di gas ai Paesi europei, tra cui l’Italia che ne ha un grande bisogno. Anche per questi motivi il conflitto è particolarmente rilevante e le diplomazie provano a evitare che la situazione diventi più complessa.

Il nostro Paese ha una particolare dipendenza dal gas che arriva soprattutto dalla siberia visto che questa risorsa naturale è scarsa nel territorio.

La crisi in Ucraina e il rischio di costi più alti per i consumatori

 Con le truppe russe in Crimea, la possibilità di un conflitto armato in Ucraina sta crescendo di ora in ora. Se ciò accade, ci sarebbero delle conseguenze economiche che riguarderebbero i costi e che inluenzerebbero l’economia globale provocando prezzi del gas più elevati e tariffe aeree più alte in Europa e negli Stati Uniti.

In generale, gli Stati Uniti e l’economia ucraina non sono collegati in maniera profonda. Il rischio maggiore è per l’Europa considerata la sua dipendenza dal petrolio greggio e dal gas naturale della Russia. Nel 2010, il 34,5% delle importazioni di petrolio dell’Unione Europea e il 31,8% delle importazioni di gas naturale sono arrivate dalla Russia.

 

I giochi economici e politici tra Ucraina e Russia

 

Quelle del gas naturale e del petrolio sono entrambe industrie statali in Russia. Se la crisi continua a crescere, il rischio è che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe rispondere a qualsiasi azione da parte della comunità internazionale tagliando le esportazioni di petrolio e gas naturale della Russia verso l’Unione europea.

Gli Stati Uniti non sono legati alla Russia per il petrolio greggio (meno del 5% delle importazioni di petrolio degli Stati Uniti provengono dalla Russia) o per il gas naturale, ma i prezzi sono fissati dal mercato globale e la crisi in Ucraina potrebbe avere ripercussioni a livello globale. Gli eventuali aumenti dei prezzi avranno un effetto domino che porterebbe alla crescita dei prezzi del gas in Europa e negli Stati Uniti. Le compagnie aeree e le industrie che dipendono dal petrolio sarebbero più colpite dal rincaro dei prezzi e questo porterà all’aumento di tariffe e prezzi che peseranno sui consumatori danneggiando l’intera economia.

La Russia ha dimostrato in passato che userà le sue esportazioni di energia per fini politici, ma tagliare le esportazioni di gas naturale e di petrolio greggio per l’intera Unione europea sarebbe un passo drastico per il Cremlino, che si basa sui ricavi da tali esportazioni per finanziare il governo. Nel 2012, l’84% delle esportazioni di petrolio della Russia e quasi l’80% delle  esportazioni di gas naturale sono andati verso l’Unione europea. La chiusura delle condotte per la maggior parte d’Europa avrebbe lasciato un buco enorme nel bilancio del Paese.

Le turbolenze nei mercati emergenti influenzano il petrolio

 La crescita dei mercati emergenti è stato uno dei motivi principali per i guadagni delle materie prime negli ultimi anni. La crescita economica della Cina però rallenta e problemi hanno colpito le valute delle nazioni in via di sviluppo. L’oro e il petrolio sono quindi pronti ad andare per la propria strada.

Le preoccupazioni circa i rischi di contagio per le turbolenze nei mercati emergenti di questi giorni non ha scosso particolarmente il commercio di materie prime. Ma se le preoccupazioni per i mercati in via di sviluppo peggiorano, gli analisti si aspettano che sia il petrolio a soffrirne e l’oro a beneficiarne.

 

La Cina potrebbe rallentare e creare disagio

 

I mercati emergenti hanno beneficiato di forti afflussi di investimenti con la politica monetaria degli Stati Uniti e di altri mercati sviluppati che è rimasta accomodante.

Il rallentamento economico in Cina e le aspettative di aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti come anche il fatto che la Federal Reserve assottiglia il suo programma di acquisto di bond, conduce gli investitori lontano dai mercati emergenti. E, naturalmente, un rallentamento nei mercati emergenti ha causato preoccupazione per la domanda di materie prime.

I dati provenienti dalla Cina hanno mostrato una contrazione del settore manifatturiero del Paese nel mese di gennaio. La conseguenza di questa situazione è stato il ritiro dalle valute dai mercati emergenti. Questi mercati emergenti dipendono dalla crescita della Cina e per questo sono stati influenzati. Le valute dall’Argentina alla Turchia, dal Sud Africa alla Russia sono stati sotto i riflettori ultimamente per le preoccupazioni di svalutazione delle valute.

Questi Paesi dovranno alzare i tassi di interesse per proteggere le loro valute con le banche centrali in Turchia e Sud Africa che lo hanno già fatto questa settimana.

La combinazione di aumento dei tassi e dei dati cinesi rallenterà la parte più rapida della crescita dell’economia mondiale e quindi la domanda di materie prime tra cui il petrolio. La crescita economica nei mercati emergenti ha contribuito alla forza della domanda di petrolio, e dei prezzi, negli ultimi anni, quindi ha senso supporre che i problemi in questi mercati possano mettere sotto pressione il greggio.