9 milioni di disoccupati nel 2012, per la CGIL si tratta di un anno nero

 Il Centro Studi della CGIL ha rilasciato i dati sulla disoccupazione italiana nel 2012, dati che hanno immediatamente allarmato Susanna Camusso, il segretario generale del sindacato. 9 milioni di persone in difficoltà, un numero enorme in cui rientrano tutti i senza lavoro, compresi disoccupati, scoraggiati, cassintegrati e lavoratori precari.

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La Camusso lancia così il suo allarme, che si rivolge in prima istanza al problema delle tutele. In questa Italia di tagli, infatti, anche le tutele ai lavoratori spesso finiscono per essere ignorate, quando invece sono essenziali per

la crescita dell’impresa e del Paese. Dobbiamo cercare di ricostruire una capacità di retribuzione del lavoro che permetta alle persone di non sentirsi povere e precarie, ma di essere in grado di progettare la loro vita

Il segretario della CGIL parla di un paese in cui si è dimenticata la relazione fondamentale che esiste tra lavoro e dignità, e il recupero di questa condizione è l’unico modo perché il Paese possa iniziare davvero il percorso verso la ricostruzione di se stesso e di una unità popolare che si sta perdendo.

Il disagio lavorativo colpisce 9 milioni di italiani, tutte persone che vorrebbero lavorare ma che non trovano sbocchi. Solo negli ultimi tre mesi del 2012 sono andati persi quasi 200mila posti di lavoro, con un tasso di disoccupazione che è risalito ai livelli di 14 anni fa.

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Oltre a questo, a rendere ancor più drammatica la situazione il fatto che la progressione nei dodici mesi risulta molto più marcata rispetto alla media europea: circa un quarto dei nuovi disoccupati in Europa nel 2012 è italiano.

Previsioni indotto economico Expo 2015

 L’Expo 2015 sarà un’occasione unica per la città di Milano e per l’Italia intera. Un grande evento che attirerà investimenti sia dal nostro paese che dall’estero, per un totale di 25 miliardi di euro di produzione aggiuntiva. E’ quanto ha preventivato lo studio realizzato da team di analisti economici coordinati da Alberto Dell’Acqua, professore della Bocconi.

Di questi 25 miliardi di produzione aggiuntiva previsti nel periodo 2012/2020, generati da investimenti della società di gestione e dei Paesi partecipanti, aumento dei consumi, turismo e nuove imprese create, di guadagno puro, ossia calcolato al netto di costi, ci saranno 10,5 miliardi, quindi meno della metà, di cui potranno beneficiare lavoratori, imprese e investitori. Il settore che maggiormente beneficerà di questo evento è quello del turismo.

► La ricetta OCSE per salvare il mondo del lavoro italiano

Secondo Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano:

Expo sarà un volano per la crescita, capace di dare una svolta importante alla nostra economia. Le imprese saranno il motore dell’evento ma per farlo funzionare bene c’è bisogno di uno sforzo da parte di tutti e dello spirito di squadra tra istituzioni.

Dichiarazione, questa, che ben si adegua al mercato del lavoro dell’Expo. Infatti, secondo le stime, l’esposizione universale di Milano potrà generare circa 200mila posti di lavoro, ma, per ottenere un tale risultato, è necessario comprendere le tipologie di professionalità necessarie al buon svolgimento dell’evento e trovare un collegamento coerente tra domanda ed offerta.

La ricetta OCSE per salvare il mondo del lavoro italiano

 Oltre a dare indicazioni all’Italia su come potrebbe essere risolto il grave problema della corruzione in Italia, nel rapporto Going for Growth 2013 l’Ocse dà anche delle chiare indicazioni su come si può risollevare il mercato del lavoro e dare una nuova speranza ai giovani italiani.

► In Italia ogni giorno si perdono 480 posti di lavoro

Il succo del discorso è semplice: servono assunzioni e licenziamenti più flessibili. Il paese deve

proseguire la riforma del mercato del lavoro rendendo più flessibili le assunzioni e i licenziamenti e accorciando i tempi dei procedimenti giudiziari, realizzando contemporaneamente la rete universale di protezione sociale già in programma.

Nel capitolo del rapporto biennale dell’Ocse dedicato all’Italia l’organizzazione si concentra sull‘importanza delle riforme strutturali che devono tendere al riequilibrio della tutela del lavoro, ma non, come si potrebbe pensare, alla tutela del singolo posto di lavoro, ma spostando l’attenzione sulla tutela del reddito del lavoratore.

► Previsioni di assunzione per i giovani

Il problema italiano, infatti, sono questa eccessiva concentrazione sul singolo posto e una rete sociale di protezione frammentata che hannoostacolato una distribuzione efficiente della forza lavoro. Solo una migliore formazione e un sostegno reale ai programmi di apprendistato possono aiutare ad incrementare il capitale umano e migliorare la distribuzione del reddito.

Imprese italiane travolte dalla crisi

 104 mila sono un numero altissimo. Ma è questo l’ammontare delle aziende che durante lo scorso anno hanno dovuto chiudere i battenti.

A dirlo è l’analisi del Cerved, secondo la quale nel 2012 ci sono stati 12.000 fallimenti, 2.000 procedure non fallimentari e 90.000 liquidazioni.

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Secondo il Cerved il 2012 è stato l’anno che ha messo più a dura prova le aziende italiane, con una particolare sofferenza rilevata soprattutto nei settori distintivi del made in Italy (moda e sistema casa). Per questo inizio 2013 il trend non sembra migliorare e si sta assistendo ad una esplosione dei concordati preventivi, nati con la riforma entrata in vigore a settembre. Negli ultimi quattro mesi del 2012 ne sono stati registrati ben 1.000, la stessa cifre registrata lungo tutto il corso dell’anno precedente.

Secondo Gianandrea De Bernardis, amministratore delegato Cerved

Il picco toccato l’anno scorso in particolare dai fallimenti supera del 64% il valore registrato nel 2008, l’ultimo anno precrisi: sono stati superati anche i livelli precedenti al 2007, quando i tribunali potevano dichiarare fallimenti anche per aziende di dimensioni microscopiche.

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Analizzando nel dettaglio la situazione i comparti che hanno sofferto di più sono stati il sistema casa (7,9%), la moda (7,1%), la produzione di beni intermedi (5,5%) e la meccanica (5,1%). Dal punto di vista territoriale la crisi nata nel 2008 ha colpito maggiormente il Nord (3,5% nel Nord Ovest e 3,2% nel Nord Est), rispetto al Centro-Sud (2,7%).

 

Pregi e difetti della rivoluzione tecnologica nel mercato del lavoro

 Questo è quanto emerge da un’analisi pubblicata nell’ultima edizione dell’Hays Journal, nella quale si mette in evidenza come Internet abbia moltiplicato le opportunità di lavoro, tanto per le aziende quanto per i professionisti, allargando il raggio d’azione in entrambi i sensi, ma queste nuove opportunità non possono sostituire la comunicazione diretta.

L’analisi muove delle critiche precise all’eccessivo utilizzo della tecnologia nelle dinamiche lavorative e ne mette in evidenza alcuni rischi specifici, tra i quali spicca quello della perdita delle abilità interpersonali dirette, come la capacità di gestire un network di conoscenze utile dal punto di vista lavorativo.

Secondo Carlos Manuel Soave, managing director Hays Italia, nonostante Internet abbia permesso di accedere a dei grandi network di comunicazione e di conoscenze anche in ambito internazionale

non deve sostituire in toto la comunicazione diretta: sarebbe meglio evitare che email e chat prendano il posto del contatto umano. Il perché è presto detto: un rapporto tecnologico perde di sfumature e di calore e, la comunicazione virata sull’on line, indebolisce la capacità dei professionisti di creare un network di conoscenze e di contatti forte e strutturato.

Quindi, Internet è un validissimo aiuto per una maggiore condivisione della conoscenza, ma questo non vuol dire che sia possibile non coltivare e allenare la capacità degli staff aziendali di avere dei rapporti diretti, sia in gruppo che singolarmente. Secondo Soave, il ruolo di Internet a livello lavorativo deve essere quello di punto di partenza per la gestione dei rapporti ‘in’ ed ‘extra’ lavorativi, ma, dopo aver dato inizio a queste relazioni, è necessario che queste poi si concretizzino nella realtà.

A questo proposito l’Hays Journal dà cinque consigli per il rafforzamento dei network di contatti, sia per le aziende che per i professionisti. Vediamoli nello specifico.

1. Coltivare le conoscenze, che spesso nascono e si cementano in momenti altri dal lavoro, per questo le aziende, e con loro i professionisti, dovrebbero prendere parte ad incontri anche al di fuori dell’ambito lavorativo.

2. Dare la giusta importanza alla preparazione culturale. Non si tratta, quindi, delle specifiche conoscenze -pratiche e teoriche- necessarie allo svolgimento del proprio lavoro, ma di, appunto, cultura generale, ossia quello che si conosce del mondo esterno al proprio ambiente professionale. In questo senso le aziende dovrebbero promuovere incontri e workshop dedicati alla cultura, anche usufruendo di scontistiche e convenzioni con musei ed istituzioni artistiche.

3. Mantenere attivo il  confronto intergenerazionale. Si tratta, in sostanza, di permettere la libera circolazione di idee tra  professionalità senior e junior, confronto dal quale possono nascere nuovi progetti e nuove possibilità di collaborazione, in incontri in cui i senior si avvalgono della freschezza e delle competenze tecnologiche dei junior e questi ultimi, allo stesso tempo, possono usufruire della rete di conoscenze avviata dai senior in tanti anni di attività.

4. Incentivare la collaborazione tra le figure intermedie. E’ quello che viene definito come middle managment, che spesso si trova in uno stato di frustrazione a causa dell’eccessiva burocrazia.

5. Curiosità come primo alleato nella scoperta e conoscenza di quanto offre il mercato. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario impegnarsi e condividere informazioni, così da poter generare nuove idee e business plan in grado di sorprendere e sbaragliare la concorrenza.

Previsioni di assunzione per i giovani

 Secondo l’analisi compiuta da Datagiovani in base alle previsioni di assunzione per i giovani fino ai 29 anni nelle aziende italiane per il primo trimestre 2013 fatta da Unioncamere-Ministero del Lavoro, saranno circa 38.000 i giovani che riusciranno a trovare un impiego.

Rispetto allo stesso periodo dello scorso si attesta una diminuzione del 26%, cioè circa 13mila assunzioni in meno. I dati mostrano come la situazione lavorativa in Italia sia particolarmente difficile proprio per i giovani: su un totale di  138mila assunzioni programmate, solo un terzo sono riservate ai giovani con meno di trent’anni.

► Proposte per risolvere il problema della disoccupazione

Analizzando la dislocazione geografica, emerge un dato tipico italiano, cioè una condizione più difficile nelle regioni del Mezzogiorno, dove si registra un calo del 40% di assunzioni previste per ragazzi con meno di 29 anni, con punte di -55% in Puglia e di -48% in Sardegna.

Una situazione che comunque è comune a tutta Italia, con diminuzioni delle assunzioni giovanili del 29% per il NOrdovest, del 21% del Nordest e del 17% per il Centro.

► Continua incubo disoccupazione

Le professioni maggiormente richieste sono cuochi, camerieri e altre professioni dei servizi turistici, con 4.379 assunzioni previste (-7,3% rispetto al primo trimestre del 2012). Tante le richieste per gli ingegneri, con un incremento di richieste del 40,5%, e di professioni legate all’accoglienza, informazione e assistenza alla clientela (2.253 richieste di assunzione, con una crescita del 32% rispetto al primo trimestre del 2012).

 

ThyssenKrupp taglia 2000 posti di lavoro

 Sono circa duemila i posti di lavoro che potrebbero andare in fumo alla ThyssenKrupp. La motivazione di questi tagli, secondo quanto riportato da Spiegel online, è il tentativo di risparmiare ben 500 milioni di euro l’anno entro il 2015. Oltre al taglio del personale, il colosso potrebbe anche optare per la dismissione di alcuni comparti per avere un’azienda meno pesante e più facile da salvaguardare contro la crisi.

► Rischi e soluzioni per l’Eurozona

Non è così vero, quindi, che la Germania non ha subito la crisi. In misura minore rispetto a molti altri paesi, forse, ma i tentacoli della congiuntura economica difficile sono arrivati anche nel paese della Merkel e il primo comparto a farne le spese è quello dell’acciaio.

Per questo la ThyssenKrupp sta mettendo in atto questa doppia strategia (tagli occupazionali e dismissione di alcune attività) che andrà a toccare circa duemila dei 27.600 dipendenti di  Steel Europe, ossia il comparto siderurgico di ThyssenKrupp. Oltre a questo comparto, potrebbe essere interessata dai tagli al personale anche la centrale amministrativa di Duisburg.

► Sindacati firmano l’accordo per lo stabilimento di Pomigliano

Ancora tutto da decidere, comunque, perché la proposta deve ancora passare al vaglio della direzione aziendale e dei sindacati, che potrebbero essere l’ostacolo maggiore, ma, come fanno sapere da Steel Europe, il comparto non riesce più a coprire i suoi costi di produzione.

Sindacati firmano l’accordo per lo stabilimento di Pomigliano

 E’ arrivata poco fa la notizia che la trattativa tra i sindacati e la newco Fabbrica Italia di Pomigliano d’Arco (Napoli) è andata in porto. L’accordo e’ stato sottoscritto da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Associazione quadri e capi Fiat.

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Un buon risultato, che permetterà di trasferire il ramo di Fabbrica Italia e le attività connesse in Fiat Group Automobiles e la rotazione dei i 2.374 lavoratori coinvolti nel periodo di cassa integrazione previsto per la riorganizzazione delle attività produttive. La cassa integrazione inizierà dal primo marzo 2013 e dovrebbe terminare, se tutto andrà come previsto, esattamente un anno dopo, il 31 marzo 2014.

Come si legge nella nota diramata dalla Fim Cisl, sarà una sola società a prendere in carico tutti i dipendenti dell’azienda, il che permetterà sia di evitare la mobilità per i 19 dipendenti iscritti alla Fiom sia di evitare il licenziamento che sarebbe arrivato alla fine del periodo di cassa integrazione per gli oltre 1400 lavoratori del sito campano.

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Grazie anche alla rotazione prevista dall’accordo i lavoratori potranno ruotare su alcune postazioni di lavoro cosa fino ad oggi non permessa proprio perché i lavoratori risultavano dipendenti di due diverse società.

Proposte per risolvere il problema della disoccupazione

 Il più grave problema dell’Italia, in questo ultimo periodo, è quello della disoccupazione. I giovani, e non solo, che non hanno un lavoro hanno raggiunto quota tre milioni.

Ci sono delle soluzioni pratiche ed efficaci a questo problema? Secondo alcuni esperti interrogati da Il Sole 24 Ore le soluzioni esistono e sono la formazione, l’aumento della produttività del lavoro e un maggiore flessibilità.

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Le prime due soluzioni sono state avanzate da Vincenzo Spiezia, ricercatore dell’Istituto studi internazionali del lavoro dell’Ilo di Ginevra, secondo il quale il problema della disoccupazione non è solo italiano, ma riguarda tutti i paesi europei e si origina, principalmente, dalla debolezza del settore manifatturiero, che ha diminuito la sua capacità produttive e, di conseguenza, la sua concorrenzialità rispetto agli altri paesi. Per questo, ciò che andrebbe fatto, nell’immediato, sono investimenti reali nel capitale umano e un abbattimento importante dei costi del lavoro per le aziende.

La flessibilità su base territoriale, invece, è la proposta di Giuseppe Ragusa, economista del lavoro e docente di econometria alla Luiss di Roma, che divide i problemi congiunturali (la crisi degli ultimi anni) da quelli strutturali (la rigidità delle mansioni all’interno delle aziende italiane). In quest’ottica, quindi, ciò che veramente serve per rilanciare il mercato del lavoro e cercare di abbattere questo muro di disoccupazione è una maggiore flessibilità dei contratti su base territoriale, correlata alla produttività:

il modello virtuoso tedesco a cui tanti fanno riferimento nasce dalle proposte della Commissione Hartz, che hanno lasciato ampi margini alla contrattazione territoriale e hanno permesso una riduzione salariale nell’area meno produttiva del paese, che era la Germania dell’Est.

Dati casa integrazione gennaio 2013

 Se i dati dell’inflazione a gennaio risultano essere positivi, non lo sono quelli relativi alla cassa integrazione. Infatti, secondo i calcoli dell’Inps, per il mese appena concluso è stato rilevato un aumento delle richiesta da parte delle aziende del 61,6% rispetto al 2012.

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A gennaio 2013 le ore di cassa integrazione autorizzate sono state 88,9 milioni, pari ad un aumento del 2,7% su dicembre del 2012. Ad aumentare ad un ritmo più sostenuto sono le ore di cig ordinaria e straordinaria, mentre la cassa in deroga ha mostrato un rialzo rispetto allo scorso anno, ma una diminuzione su base mensile rispetto a dicembre (-41,1%).

Per il mese di gennaio l’Inps ha erogato le seguenti prestazioni:

Cigo: 30,9 milioni di ore

Cigs: 42,2 milioni di ore

Cigd: 15,8 milioni di ore

► Dati cassa integrazione 2007-2012

Oltre alla cassa integrazione ha mostrare un aumento sono anche le percentuali relative al numero di disoccupati nel nostro paese. Lo scorso anno, infatti, sono state effettuate 1.558.471 domande di disoccupazione con un aumento del 14,26% sul 2011. Dati preoccupanti che però sembrano migliorare: nell’ultimo mese del 2012 le domande di disoccupazione sono state 113.269 con un calo del 23,02% su novembre e del 4,79% su dicembre 2011.