Brexit, cosa uscirà dai negoziati?

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A breve riprenderanno i negoziati tra l’Unione Europea e la Gran Bretagna in merito alla Brexit. Cosa ci si dovrà aspettare? Saranno pronte le parti a trovare un accordo? Dalle prime indiscrezioni a riguardo, il confronto sarà ancora molto serrato.

Gli inglesi hanno cambiato idea, meglio l’Europa

È innegabile, e lo si è visto anche in questi anni passati, che la Brexit, ovvero l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, è destinata a portare con sé molti cambiamenti politici ed economici importanti. Misure che impatteranno senza dubbio sulla vita dei cittadini che secondo un sondaggio recentemente condotto, con il senno del poi, vorrebbero in maggioranza rimanere nell’Unione Europea.

Lo raccontano i dati dell’European Social Survey, un questionario che viene svolto ogni due anni e che, conclusosi nel 2019 e quindi nel periodo pre-pandemia di coronavirus, ha visto il 56,8% degli inglesi intervistati non volere abbandonare l’Unione Europea. Un risultato interessante,  reso noto nel quarto anniversario del referendum e prima dell’inizio della nuova tornata di negoziati dove Johnson, non è un mistero, è pronto a portare a casa anche  una Brexit no deal, ovvero senza accordi.

Tempi per un accordo molto stretti

A livello politico non si può non notare come siano rimasti solo sei mesi di tempo (nominali) per trovare un accordo visto che a metà giugno, nonostante Irlanda del Nord, Scozia e Galles fossero contrarie, il governo di Boris Johnson ha reso noto di non avere nessuna intenzione di richiedere una proroga del periodo di transizione che arriverà a scadenza il prossimo 31 dicembre 2020.

Teoricamente il testo dell’accordo deve essere ratificato entro quella data ma deve essere pronto prima e deve essere accettato da tutti i 27 paesi dell’UE.  Ecco che un deal deve in realtà essere trovato al massimo tra settembre e ottobre: nel caso non venisse stabilito un accordo di libero scambio (FTA) soddisfacente, le conseguenze, soprattutto per il popolo della Regina Elisabetta sarebbero molteplici.

Johnson, è risaputo, ha già preventivato di applicare le norme standard dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) in caso di No deal ed ha organizzato una potenziale transizione in tre fasi per non rendere traumatico il passaggio al proprio paese: tra le misure presenti anche una temporanea sospensione dei dazi e controlli non estremi nei primi mesi del 2021.

Il problema principale dei negoziati consta nel fatto che sia l’Unione Europea che la Gran Bretagna sono molto ferme nelle loro rispettive posizioni, tanto che lo scorso 19 maggio, il capo negoziatore britannico David Frost ha confermato a nome del premier la proposta già presentata qualche mese fa che ricalca, con alcune sensibili modifiche, gli accordi di libero scambio tra Europa e Canada.

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