Che cos’è l’exit tax dell’Agenzia delle Entrate

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 Negli ultimi anni è andato sempre più aumentando il numero delle imprese italiane che decide di trasferire il proprio business all’estero.

In questo post vedremo quindi più da vicino in che cosa consiste la cosiddetta exit tax, l’imposta il cui pagamento è richiesto dall’Agenzia delle Entrate  a quei soggetti italiani titolari di impresa che perdono la residenza fiscale in Italia trasferendola all’estero. 

Sempre più alto il numero delle imprese italiane che trasloca all’estero

Che cos’è l’exit tax dell’Agenzia delle Entrate

La cosiddetta exit tax è infatti un’imposta che grava sulle plusvalenze generate in una particolare situazione reddituale.

Quando, ad esempio, un soggetto che esercita impresa si trasferisce all’estero, perdendo la residenza fiscale in Italia, tale fatto è trattato dall’Agenzia delle Entrate come realizzazione, al valore normale, delle componenti dell’azienda o del complesso aziendale – fatto salvo il caso in cui i componenti stessi dell’azienda non confluiscano in una stabile organizzazione situata nel territorio dello Stato.

> Come aderire ai regimi fiscali opzionali dell’Agenzia delle Entrate

Sulle plusvalenze che vengono in questo modo generate grava  appunto l‘exit tax, che è quindi una delle imposte sul reddito.

La plusvalenza viene calcolata come realizzata nel periodo del trasferimento, viene calcolata in modo unitario e può essere soggetta, a seconda dei casi, a Irpef o Ires.

Nel caso di un trasferimento all’estero, però, le perdite relative ai periodi di esercizio precedenti che non siano ancora state utilizzate possono compensare in via prioritaria il reddito dell’ultimo periodo di imposta della residenza in Italia.

Qualora fosse stata maturata anche una eccedenza, insieme alla perdita dell’ultimo esercizio, questa potrebbe abbattere la plusvalenza soggetta a tassazione.

 

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