Per Squinzi lavoro priorità e la Tasi e una “botta”

 Il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha parlato dei progetti del governo su ripresa economica e lavoro esposti dal Presidente del Consiglio durante il suo discorso di insediamento. Squinzi è sembrato fiducioso e disponibile sulle parole di Renzi, ma aspetta i dati di fatto e si mostra critico sulla Tasi.

Il Presidente di Confindustria ha affermato: “Serve un intervento forte sul cuneo fiscale nel lavoro. Mi sembra che Renzi condivida questa impostazione: mi auguro interventi incisivi in tempi rapidi”.

 

► Squinzi, Confindustria: “liberarsi dalla burocrazia”

 

D’accordo quindi sulla necessità di ridurre il cuneo fiscale, ma è importante agire rapidamente. Il numero uno di Confindustria ha anche fatto riferimento all’energia e alla voglia con cui Matteo Renzi si è proposto nel ruolo di premier e ha detto: “Mi sembra che Renzi potenza nel motore ce l’ha, auguriamoci che sia capace di scaricarla per terra”.

Il riferimento è quindi sempre alla realizzabilità di quanto proposto dal governo.

Per il leader dell’associazione degli industriali, il lavoro è l’emergenza del Paese, tema su cui Renzi si è mostrato sulla stessa linea. Squinzi parla dell’importanza di iniziare con un taglio dell’Irap sull’Irpef che porterebbe velocemente a una maggiore competitività delle imprese e agirebbe sul costo del lavoro.

Giorgio Squinzi ha poi rilevato come la Tasi è “Un’alttra botta” per le imprese in quanto aumenta il carico fiscale anziché incidere sui costi. Con i comuni che avranno la possibilità di aumentare l’aliquota di base, il rischio che per le imprese sia un ulteriore peso è elevato e Confindustria lo rimarca.

Soluzioni per evitare un crollo degli investimenti pubblici

 I dati parlano chiaro. Il 2013 è stato l’anno del crollo degli investimenti pubblici, che dopo aver perso terreno dal 2009 al 2012 faranno registrare un’ulteriore flessione sino al 2015. Nel contempo, cresce la spesa corrente. L’andamento ha messo in evidenza una perdita di competitività e di abilità imprenditoriali, così da gravare sull’occupazione.

Per Confindustria la pirateria digitale minaccia 20 mila posti di lavoro

 I danni economici causati alle aziende multimediali dalla riproduzione, dalla diffusione e dall’uso illegale di prodotti digitali ammontano, solo nell’arco degli ultimi tre anni, a più di tre miliardi di euro, metà dei quali a carico dei prodotti audiovisivi e metà a danno del software informatico.

 

In crescita il fatturato delle aziende

 

L’illegalità diffusa nel comparto mette ogni anno a repentaglio 20 mila posti di lavoro solo in Italia.

L’allarme viene dal Settore Radio Tv di Confindustria che, sottolineando l’importanza della recente emanazione del regolamento sul copyright da parte dell’Agenzia per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), ha evidenziato alcuni dati riguardanti la cosiddetta “ pirateria digitale” in Italia.

Nel nostro paese, il fenomeno ha oggi raggiunto un picco del 48% superando di parecchi punti la media europea, che si colloca intorno al 33%, mentre la media mondiale è del 45%. In Italia più di un utente su tre ritiene che l’uso illegale e la pirateria in questo settore non provochino alcun danno economico, tanto che con l’arrivo dei nuovi terminali mobili lo streaming illegale è praticato abitualmente dal 37% degli utenti.

La nota di Confindustria evidenzia anche che molta dell’offerta illegale passa attraverso i risultati dei motori di ricerca, settore nel quale l’operatore Google detiene una quota di mercato superiore all’80%, senza tuttavia che siano attuate iniziative concrete ed efficaci per eliminare i file pirata dalle indicizzazioni.

La tutela del copyright, conclude la nota, viene rafforzata dal regolamento dell’AGCOM e va nella giusta direzione di difendere i diritti anche economici derivanti dalla proprietà intellettuale, senza ledere né limitare in alcun modo la libertà degli utenti.

Confindustria, Pil al ribasso vale 200 miliardi l’anno

 In Italia il PIL viaggia sempre lentamente e a quote basse. Rispetto alle già non esaltanti performance del decennio precedente, dal 2008 ad oggi si è dispersa e volatilizzata una fetta di reddito nazionale pari a 200 miliardi all’anno. Su base individuale questa perdita corrisponde ad un reddito “bruciato” pari a 3.500 euro per abitante.

È questo il segnale di allarme lanciato in questi giorni dal Centro Studi di Confindustria, che in un suo recente rapporto enumera tutte le criticità e le strozzature dell’economia italiana, ed esprime forti riserve circa l’effettiva capacità del nostro Paese di superare l’attuale e persistente fase di fiacca che caratterizza la produzione nazionale.

 

Le previsioni di Confindustria per il 2014 alla luce della Legge di Stabilità

Rispetto al picco raggiunto nel 2007,ultimo anno prima della crisi, il PIL italiano è diminuito del 9,1% , ma questo dato è reso ancor più preoccupante dai modesti tassi della ripresa ipotizzata.

Secondo Confindustria, l’Italia non sarà infatti in grado di recuperare la metà di questa flessione prima del 2019, mentre il recupero dell’altra metà richiederà tempi ancora superiori a questa data limite.

La profondità e la durata dell’attuale recessione gettano quindi molte ombre anche sulle possibilità future di sviluppo e sulle potenzialità di crescita nel medio periodo che allo stato calano da un punto a mezzo punto percentuale. In altre parole l’economia italiana, dopo avere subìto una brusca caduta, ora ha minori capacità di slancio e dinamismo per ritornare ai livelli precedenti la crisi.

Anche secondo l’FMI gli interventi varati dall’esecutivo nel biennio 2011-12 dovranno essere attuati pienamente per innalzare il PIL italiano del 10% nei prossimi 10 anni, al ritmo di un punto percentuale all’anno.

Produzione industriale in crescita dopo più di due anni

 La produzione industriale in Italia torna a crescere dopo 26 mesi. Gli anni della crisi economica, che non è ancora stata superata, sono stati contraddistinti da risultati negativi, mentre gli ultimi dati mostrano un aumento tendenziale a novembre dell’1,4%. Se la crescita non è ancora di livello alto, si può anche dire che il calo non è più il dato principale. La situazione oscilla, secondo le valutazioni, tra produzione industriale in crescita debole e produzione industriale stabile.

► Il Pil ferma la caduta e la produzione industriale cresce

I dati sono stati comunicati dall’Istat che mostra anche l’aumento dello 0,3% dell’indice destagionalizzato. L’Istituto Nazionale di Statistica ha specificato che l’indice è sceso del 3,1% nel confronto tra i primi undici mesi dello scorso anno e lo stesso periodo del 2012. Nel trimestre da settembre a novembre c’è invece una crescita dello 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Questi dati si uniscono a quelli del centro studi di Confindustria, le cui stime per dicembre sulla produzione industriale sono di nessuna variazione rispetto al mese di novembre. Questo quanto afferma il centro studi di Confindustria: “Nel 2013 si è avuta una riduzione del 2,8% sul 2012. La produzione, al netto del diverso numero di giornate lavorative, è aumentata dell’1,3% rispetto a dicembre del 2012; in novembre si era avuto un incremento dell’1,4% sullo stesso mese dell’anno precedente”.

Da viale dell’Agricoltura si dice che il primo aumento significativo si ha nel quarto trimestre 2013 con un +1% congiunturale dopo che il calo è stato del del 10,7% in 10 trimestri. Il primo trimestre del 2014 dovrebbe avere una variazione congiunturale di +0,1%.

► La produzione industriale in Italia cresce oltre le previsioni

Bankitalia ha affermato invece che a dicembre le imprese industriali e dei servizi hanno fatto valutazioni stabili per quanto concerne la situazione economica generale del Paese.

 

Per Squinzi la disoccupazione giovanile fomenta l’antieuropeismo

 La situazione della disoccupazione in Italia, con il tasso al 12,1%, è un problema che ha diverse conseguenze su diversi settori. Nello specifico, il tasso di disoccupazione giovanile al di sopra del 40% è una fonte di allarme che riguarda diversi aspetti, dal dramma dei giovani senza prospettiva al loro distacco dalla società e dalla possibilità di crescere.

 

Disoccupazione in crescita e quella giovanile è da record

 

Un problema, quello della disoccupazione e del mercato del lavoro, che è al centro dei piani del governo e che porta Confindustria e sindacati a chiedere riforme.

Il Presidente del Consiglio Enrico Letta ha affermato che questo è un tema prioritario del suo governo e del nuovo accordo della maggioranza. Si propone il taglio del cuneo fiscale e si cercano modi per creare nuovi posti di lavoro.

Il segretario del Pd Matteo Renzi ha proposto il suo Jobs act e cerca di influenzare il governo verso l’adesione alle sue proposte per il lavoro.

 

► Nuovo record disoccupazione, ad ottobre sono più di 3 milioni

 

Oggi ha parlato anche il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha proposito del problema della disoccupazione giovanile. Squinzi ha tenuto una lezione magistrale all’Università di Modena ed ha legato il problema ei giovani che non hanno un lavoro con l’antieuropeismo in vista delle prossime elezioni europee.

Il Presidente di Confindustria ha affermato: “Povertà crescente e disoccupazione sono il perfetto brodo di coltura dello scetticismo anti-europeo”. Squinzi ha parlato delle elezioni europee dicendo che sono “Una tappa di fondamentale importanza per il nostro futuro. Dobbiamo rivolgere un appello chiaro, accorato e sincero ai nostri giovani perché siano partecipi di questo momento”.

Per Squinzi bisogna convincere i giovani che è importante partecipare alle elezioni europee. Una sorta di richiamo a non lasciarsi andare di fronte alle situazioni negative e ad avere fiducia credendo nelle istituzioni.

Calano i prestiti alle imprese, il peggior dato dal 2001

 Non  accenna ad arrestarsi  il calo dei prestiti erogati dalle banche italiane alle imprese. Nel mese di  novembre 2013, comunica Bankitalia in una sua nota, la contrazione di prestiti alle società non finanziarie si è ampliata su base annua al 6 per cento, rispetto al già negativo -4,9 per cento di ottobre.

 

► In calo i prestiti alle Pmi e in aumento quelli ai grossi gruppi

 

Ma anche le famiglie soffrono: in generale i prestiti al settore privato hanno infatti registrato una contrazione su base annua del 4,3 per cento, con erogazioni scese dell’1,5 per cento sui dodici mesi.

 

► Ancora una flessione nei prestiti ai privati nel mese di novembre 2013

 

In valori assoluti tra il mese di ottobre del 2013 (ultimo dato disponibile) e lo stesso mese del 2012, la riduzione complessiva dei prestiti alle realtà imprenditoriali è stata pari a 6,6 miliardi di euro.

Anche il 2014, secondo le previsioni del Centro studi di Confindustria, le banche non si riveleranno prodighe nella concessione di finanziamenti: -1%,  per un valore complessivo di 8 miliardi in meno di erogazioni.

Previsione decisamente negativa considerato che il calo dei prestiti bancari in Italia, dal settembre 2011 ad oggi, ha già superato i 95 miliardi di euro. Un’inversione di tendenza potrebbe registrarsi solo a partire dal 2015, con un aumento di finanziamenti del 2,8%, pari a 22 miliardi di euro in più.

Anche in tal caso, precisa la nota di Confindustria, l’andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 difficilmente sarà in condizioni di esaudire il fabbisogno finanziario dell’attività economica.

Con i finanziamenti così difficili da ottenere, le conseguenze per le famiglie e le imprese sono pesanti. In effetti, l’aria di immobilismo che si vive a livello economico è anche conseguenza di questa sorta di meccanismo inceppato. Pochi finanziamenti significano pochi investimenti e poco sviluppo.

Le previsioni di Confindustria per il 2014 alla luce della Legge di Stabilità

 L’Associazione degli Industriali Italiani – Confindustria – torna a tracciare in questi giorni un quadro e un bilancio della situazione italiana, facendo riferimento in particolare alla Legge di Stabilità, che in questi giorni è passata finalmente all’esame del Senato per avere l’approvazione definitiva dopo molti giorni di modifiche e di emendamenti. 

Il primo ministro Letta attacca Confindustria

 L’esponente di Confindustria manifesta la sua delusione per la manovra che “non è sufficiente per far ripartire il Paese”. E a Letta replica: “Noi non abbiamo chiesto di sfasciare i conti”

Il rapporto di Confindustria mostra i dati della crisi economica e parla di effetti di una guerra

 Il rapporto del Centro studi di Confindustria parla della crisi e utilizza termini molto pesanti. Nel rapporto dell’associazione degli industriali si legge “L’Italia si presenta alle porte del 2014 con pesanti danni, commisurabili solo con quelli di una guerra”. Dopo una guerra di solito c’è la ripresa e un probabile boom economico, ma Confindustria non sembra ottimista visto che nel rapporto si legge “L’uso del termine ripresa per descrivere il probabile aumento dell’attività produttiva e della domanda interna nel prossimo biennio è per molti versi improprio. Sul piano politico e sociale è derisorio nei confronti di quanti, imprenditori e lavoratori, a lungo resteranno in difficoltà”. Il Centro Studi di Confindustria afferma che “La profonda recessione dell’economia italiana, la seconda in sei anni, e’ finita, ma i suoi effetti no”.
Da Viale dell’Agricoltura, quindi, non si prevedono miglioramenti decisi dell’economia a breve termine e si dice: “Il percorso di risalita sarà lento e difficile: la ridotta capacità produttiva, intaccata dalla prolungata della domanda interna, rappresenterà una zavorra nella fase di ripartenza. Il Pil potrebbe tornare positivo a partire dal trimestre finale del 2013, tuttavia esistono rischi al ribasso, tanto che viene presentato uno scenario alternativo, più pessimistico e non ipotetico, nel quale la risalita del Pil si interrompe già nel 2015 e il peso del debito pubblico e’ più elevato”.
Confindustria rileva come l’Italia è arretrata di molto a livello economico e come la situazione sociale è peggiorata rispetto a qualche anno fa. Le previsioni parlano di un Pil negativo quest’anno a -1,8% e di una ripresa il prossimo anno al +0,7% e nel 2015 a +1,2%.
Per migliorare l’economia è accelerare il ritmo di crescita sono utili le riforme, che possono far crescere di un punto il Pil, per Confindustria. Nel 2014 è previsto che si fermi l’aumento del tasso di disoccupazione.
Per quanto concerne il debito pubblico, Confindustria afferma: “Il debito pubblico, al netto dei sostegni europei e in rapporto al Pil, sale ancora nel 2014 (al 129,8%) per poi iniziare a flettere nel 2015 (128,2%). Una flessione tutta dovuta a un punto di privatizzazioni e dimissioni omogeneamente distribuiti.