Prezzi bassi del petrolio, la posizione dell’Amministratore Delegato di Eni

Si è da poco conclusa la conferenza “Middle East and North Africa Energy”, occasione di confronto tra alcuni dei maggiori esponenti a livello mondiale di politica, cultura ed economia. La conferenza si è tenuta a Londra il 25 e il 26 gennaio e ha visto, tra i relatori, Claudio Descalzi. L’Amministratore Delegato di Eni ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni in merito alla situazione dell’attuale prezzo del petrolio in un momento di forte trasformazione in ambito internazionale.
Secondo quanto affermato dall’Ad, il Medio Oriente ed il Nord Africa potrebbero svolgere un ruolo di grande importanza nell’allineamento tra i prezzi del petrolio e del gas e la struttura dei costi. Negli ultimi due anni il prezzo del petrolio è sceso del 70% e con esso, nella maggior parte dei casi, anche quello del gas.
Purtroppo, però, i principi fondamentali del mercato non sono attualmente allineati con tale livello di prezzi, in quanto la spare capacity mondiale è al momento al suo livello più basso da decenni. Come se non bastasse le compagnie internazionali stanno rimandando o addirittura annullando gli investimenti e la crescita della domanda registrata nel 2015 è giunta ad uno dei livelli più alti dal 2010, ma viene comunque ancora superata dall’offerta. Il tutto in un clima dominato da evidenti rischi geopolitici.
In una tale situazione il settore energia potrebbe uscirne danneggiato: secondo Descalzi un possibile punto di partenza sarebbe quello di raggiungere un allineamento tra i prezzi di olio e gas e la struttura dei costi.
Le nazioni favorite in tale settore sono attualmente il Medio Oriente ed il Nord Africa. Entrambe detengono il 36% della produzione globale di petrolio e hanno tra le mani un grande potenziale, potendo contare su costi di produzione competitivi, bassi costi di esercizio, molteplici riserve di olio e gas e adeguate riserve monetarie. Non solo, il Medio Oriente può fare leva su ulteriori risorse di gas nell’East Med gas hub oltre alle possibili sorprese che potrebbero riservare il delta del Nilo e il Bacino di Levante.
Definendo strategie comuni e condividendo le infrastrutture esistenti, Medio Oriente e Nord Africa potrebbero riuscire nell’impresa di abbassare i livelli di investimento, ridurre i costi e velocizzare lo sfruttamento delle risorse disponibili, favorendo una crescita veloce.

Petrolio, nuovo stop per le Borse europee

L’Iran boccia senza mezzi termini la proposta di congelamento della produzione e il petrolio crolla di nuovo sotto quota 31 dollari, facendo affondare le Borse europee e non solo. Da Wall Street all’Asia, fino al Vecchio continente, la caduta è immediata.

Petrolio, trattative ancora incerte

Il petrolio prosegue nella sua fase di oscillazioni intorno alle prospettive di un taglio della produzione da parte dei Paesi Opec e della Russia. Nel frattempo i listini europei provano a consolidare i rialzi, in scia ai listini asiatici. Milano sale del 2,1%, sfruttando il rimbalzo di Telecom e l’andamento di Mps. In linea le altre: Londra aggiunge lo 1,45%, Francoforte 1,8%)e Parigi il 2%.

Petrolio giù, Arabia Saudita chiede un prestito

Il petrolio va giù e le conseguenze sono gravi. L’Arabia Saudita ha scelto di chiedere un prestito. Riad, pur non avendo ancora accantonato il progetto di quotazione in Borsa della società Aramco (azienda di stato che controlla le più grandi riserve di greggio del mondo), sarebbe sul punto di ricorrere a un prestito internazionale, sotto forma di emissione obbligazionaria.

Il petrolio affossa i listini

Il petrolio crea nuovi problemi alle Borse e agli investitori. Durante gli ultimi mesi la correlazione tra andamento del prezzo dei brarili e mercati azionari è sempre più marcata.

Il petrolio cala, i prezzi dei biglietti aerei no

Il prezzo del carburante per i jet crolla a picco. Ma i biglietti aerei costano sempre allo stesso modo. O quasi. Il calo vertiginoso del petrolio continua dunque a non creare risparmi presso i consumatori.

Prezzo petrolio a rischio crollo, a cosa si deve questo movimento?

L’inverno particolarmente caldo e questo determina una riduzione importante del prezzo del petrolio e delle altre materie prime energetiche, ancor più che per quelle agricole. Lo evidenzia un ampio report di Goldman Sachs dedicato alle materie prime, “Winter weather a bigger risk for energy than agriculture”.