Sempre più penalizzanti i dazi americani per gli USA nel 2025

I dazi americani stanno penalizzando in primis gli Stati Uniti stessi. L’economia degli Stati Uniti ha registrato una contrazione maggiore rispetto alle stime iniziali nel primo trimestre dell’anno. Secondo la terza revisione diffusa dal Bureau of Economic Analysis, il PIL americano si è ridotto dello 0,5%.

Questo dato finale si rivela peggiore rispetto alle due precedenti letture: la prima stima, pubblicata il 30 aprile, indicava una contrazione dello 0,3%, mentre la seconda, del 29 maggio, segnalava un calo dello 0,2%.

dazi americani

La reazione degli USA alle ultime novità sull’Afghanistan

Continua a far discutere la decisione degli USA, che a detta di molti avrebbero abbandonato l’Afghanistan al proprio destino. Lunedì il presidente Biden ha offerto una difesa provocatoria alla sua decisione di ritirare le truppe dall’Afghanistan, incolpando il rapido crollo del governo afghano e le scene caotiche all’aeroporto di Kabul al rifiuto dei militari del Paese di resistere e combattere di fronte al Avanzata dei talebani.

Afghanistan

Dati lavoro Usa deludenti rispetto alle aspettative

Sui mercati europei vige un clima di cautela. Nel frattempo dagli Stati Uniti giungono gli attesissimi dati sull’occupazione di agosto: l’economia americana ha fatto nascere 151mila nuovi posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto ancora al 4,9%.

Usa, a luglio occupazione sopra le aspettative

Due le notizie più importanti, quando siamo giunti a metà agosto: la prima concerne la BoE. Il governatore Mark Carney ha ridotto il costo del denaro portandolo dallo 0,5% al nuovo minimo storico dello 0,25%: è la prima sforbiciata dal 2009.

Borse europee, partenza in calo

Le borse europee faranno registrare una partenza con il freno a mano tirato dopo i progressi di Tokyo (+0,5%) e i cali di ieri di Wall Street. Prevale, tuttavia, una discreta volatilità in avvio.

Perché la fusione tra Pfizer e Allergan è saltata?

Gli Usa hanno portato avanti durante gli scorsi mesi una vera e propria battaglia contro le “inversioni fiscali”, procedure adottate dalle multinazionali per rendere più lieve il conto da versare all’Erario americano.