La Fornero non si ricandiderà

 Non ci sarà per l’Italia e per il  suo futuro governo un Fornero – bis, cioè una ricandidatura da parte dell’attuale, uscente, Ministro del Welfare Elsa Fornero.

E il motivo lo ha spiegato il Ministro stesso in occasione dell’apertura del Forum Lavoro 2013 organizzato dal Sole-24 Ore e dal Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro. Chi infatti realizza delle riforme così importanti nel mondo del lavoro e in quello pensionistico, come quelle firmate da lei stessa, non può che diventare un Ministro impopolare.

Anche la Fornero è preoccupata per la cassa integrazione

Due poi sono stati gli altri temi principali che il Ministro ha toccato nel corso del suo discorso: il problema degli esodati e la riforma del mercato del lavoro.

Come cambia la pensione anticipata con la Riforma Fornero

In merito alla prima questione Elsa Fornero si è dichiarata ancora una volta particolarmente rammaricata dal disagio e dalle preoccupazioni che stanno ancora interessando il popolo dei cosiddetti esodati, fetta pensionistica la cui effettiva ampiezza, a tutt’oggi, a detta del Ministro non resta affatto prevedibile.

Quanto al secondo tema, invece, quello della riforma del mercato del lavoro, il Ministro ha tenuto a spiegare nel suo discorso, la riforma ha rappresentato un impegno preso con l’Europa ma in Italia sono mancate le giuste riusorse economiche per vararla nella maniera più ottimale: il costo del lavoro, nel Paese, è e resta troppo elevato.

L’aut aut di Weidmann all’Italia: o riforme o niente aiuti

 Il governo di Mario Monti ha fatto storcere il naso alla maggior parte degli italiani ma, d’altra parte, è stato molto apprezzato dall’Europa e dalle istituzioni internazionali. Un governo di rigore, pronto a mettere in campo qualsiasi, o quasi, richiesta provenisse dalle alte sfere dell’Eurotower.
► Le dichiarazioni di Beppe Grillo su euro e Europa

Adesso non c’è più Monti, in realtà ancora non c’è neanche un governo, ma stanno già arrivando i primi avvertimenti da coloro che ci guardano da fuori. Una delle voci che si è levata con maggior forza è quella di Jens Weidmannpresidente della Bundesbank, il quale, in una intervista a Focus, ha dato un aut aut all’Italia: se il nuovo governo, come sembra stia già succedendo, non porterà avanti le riforme intraprese, la Banca Centrale Europea non sarà più disposta a dare aiuti.

Se in Italia protagonisti importanti della politica discutono di una marcia indietro sulle riforme o addirittura sull’uscita dell’Italia dall’euro e come conseguenza aumenta lo spread dei titoli italiani, allora ciò non può e non deve essere un motivo per interventi della banca centrale.

Noi abbiamo sempre sottolineato che la crisi dell’euro sarà superata quando saranno stati risolti i problemi strutturali, soprattutto la mancanza di competitività e l’elevato indebitamento.

I trattati europei parlano chiaro: ogni stato è responsabile delle sue azioni e la BCE non può prendersi carico di problematiche che nascono da un atteggiamento sconsiderato dei singoli governi. Come potrebbe accadere se l’idea di questi giorni, ridurre il debito statale tollerando una maggiore inflazione, prendesse piede:

► Italia senza governo. A pagarne le spese sono i cittadini

Considero pericolosissima questa idea poiché se si tollera l’inflazione, dopo non si riesce più a controllarla.

Quali soluzioni per gli esodati con il nuovo governo?

 Tutti, nessuno escluso, ha lasciato in disparte l’argomento degli esodati in campagna elettorale, ogni schieramento con il suo programma. Ora le elezioni sono terminate, i risultati li sappiamo, come sappiano che non ci sarà un governo di maggioranza a prendere decisioni ma una grande coalizione, anche se restano dei grandi dubbi su quale potrà essere la sua composizione.

Gli esodati sono un esercito di quasi trecento mila persone, che sono rimaste senza lavoro e non hanno un reddito da pensione. Effetto della riforma Fornero. Ma il ministro ha messo in campo anche qualche soluzione per risolvere il problema -due decreti per le garanzie di copertura per un totale di 120 mila persona- ma ancora non sono sufficienti a garantire la tranquillità per tutti.

► Obiettivo Welfare: le proposte dei partiti in lizza per le elezioni

Ora, anche se tutti i partiti hanno messo in campo le loro soluzioni, l’esito delle elezioni è molto difficile da gestire, come lo è anche la situazione politica generale del paese, il che potrebbe portare ad un ulteriore slittamento dei provvedimenti di salvaguardia.

Nello specifico il Partito Democratico di Pierluigi Bersani ha detto, fin dall’inizio, che l’obiettivo sul welfare sarebbe stato quello di rivedere e rendere più flessibili i criteri di accesso alla pensione stabiliti con la riforma del governo uscente, portando l’età minima pensionabile tra 62 e 66 anni con un criterio di gradualità e l’abolizione degli assegni di anzianità. In pratica si necessita di una maggiore gradualità del passaggio da un sistema all’altro, soprattutto nel caso di situazioni problematiche come possono essere quelle degli esodati.

Il PDL vorrebbe fare in modo che i fondi recuperati con la riforma non vadano sprecati – con possibili tagli alle pensioni d’oro – e un turnover “leggero” tra lavoratori in uscita e in entrata, con passaggio al part time nelle fasi finali di attività lavorativa.

► Ancora polemiche sulla copertura per gli esodati

Cosa pensa, invece, il Movimento 5 stelle che, in fin dei conti, si è rivelato essere il vero vincitore delle elezioni politiche del 2013?

Nel programma elettorale di Beppe Grillo non si parla specificatamente del problema degli esodati, ma si accenna comunque ad una riforma generale del welfare che lo renda più umano ed accessibile. In primo luogo Beppe Grilllo ha proposto l’introduzione di un reddito di cittadinanza per garantire delle condizioni di vita dignitose alle fasce più deboli della popolazione. Nello specifico delle pensioni Grillo e il suo Movimento propongono, prima di tutto, un taglio alle famose pensioni d’oro che superano i 5mila euro mensili e, poi, riportare l’età pensionabile al 1992, quando per uscire dal lavoro erano sufficienti i 60 anni di età.

 

Per Schaeuble l’Italia rischia di contagiare l’Europa

La situazione politica che si è venuta a creare in Italia dopo le elezioni politiche, con l’ingovernabilità che non è facile da superare, fa preoccupare la Germania per la situazione economica. Secondo il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble c’è il rischio contagio Schaeuble si riferisce a quanto successo in Grecia e parla della crisi dell’Euro che non è ancora finita.

Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Il ministro delle Finanze della Germania ha detto: “L’Italia è ormai un caso grave, contagioso, infettivo per il futuro dell’Europa. I politici italiani devono sbrigarsi a formare un governo e a dare garanzie di continuità della politica pro-euro dell’esecutivo precedente, bisogna evitare un caso Grecia con un paese molto più grande della Grecia, quanto più in fretta a Roma creeranno una maggioranza tanto più in fretta la pericolosa incertezza sarà superata”.

Un commento duro e la richiesta di fare velocemente un governo, quindi. Per Schaeuble la situazione italiana mette a rischio l’economia europea e quindi bisogna sbrigarsi nel risolvere la situazione politica.

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Wolfgang Schaeuble ha detto: “Il risultato elettorale in Italia ha diffuso dubbi sui mercati sulla possibilità che un governo stabile a Roma possa essere formato. Tocca ora a chi è stato eletto in Italia formare un governo stabile, prima lo faranno e tanto più rapidamente l’incertezza sui mercati e politica verrà superata”.

In Germania c’è quindi preoccupazione per i risultati di Berlusconi e di Grillo e si chiede un governo, con gli aiuti che saranno sbloccati dopo che si avranno garanzie sulla stabilità, sulle riforme e sulla linea politica.

Giorgio Squinzi chiede azioni forti al nuovo governo e boccia Grillo

 Un governo forte e subito. Questa è la richiesta di Giorgio Squinzi alle forze politiche che formeranno il nuovo esecutivo. Il paese non può assolutamente rimanere in una situazione di stallo che metterebbe a dura prova la resistenza dei nostri mercati agli attacchi speculativi di quelli internazionali.

► Ultimatum di Squinzi ai politici: ora servono i fatti

Giorgio Squinzi lancia un accorato appello ai vincitori delle elezioni, anche se definirli tali è improprio: un governo forte e stabile che ponga la crescita come priorità del paese. A tale scopo servono

forti interventi sul cuneo fiscale e sull’abolizione progressiva dell’Irap, in seguito saranno necessarie riforme profonde sul fisco e sulla revisione del titolo quinto della Costituzione.

Interventi, questi, che si pongono come unico mezzo di salvataggio dell’economia italiana, altrimenti destinata al declino, secondo gli obiettivi fissati da Confindustria: crescita del 2% annuo, riduzione del rapporto debito/pil al 100% e crescita del peso del manifatturiero al 20% del pil.

Le potenzialità per farlo ci sono ma è il nuovo governo che deve fare tutto il possibile perché queste si possano trasformare in realtà, con interventi decisi e coraggiosi che devono essere fatti subito, non oltre i primi cento giorni di vita del nuovo esecutivo.

► Per Confindustria il Pil peggiora nel 2013

Squinzi auspica una grande coalizione alla guida dell’esecutivo composta da Pd, Pdl e Monti. Chiusura totale a Grillo e alla sua politica:

Se applicassimo il programma di Grillo l’industria italiana sarebbe finita. Diventeremmo un Paese tra l’agreste e il bucolico. Grillo vuole bloccare le infrastrutture, noi pensiamo che si debba colmare un grave ritardo infrastrutturale.

I risultati definitivi delle elezioni

 Elezioni concluse ma nessun vero vincitore proclamato. Come dice Angelino Alfano ‘too close to call‘, ossia troppo poco scarto tra un candidato e l’altro per poter davvero decretare il vincitore. Tutti i media parlano di un risultato che porterà, molto probabilmente, a dover ripetere il voto forse anche prima della fine dell’anno.

Il motivo? Una sostanziale parità di preferenze espresse dagli italiani ai tre maggiori partiti in gara, che non danno la possibilità di creare un governo di maggioranza coeso e coerente. Di seguito riportiamo le percentuali esatte di queste elezioni politiche 2013.

Affluenza

75,19% degli aventi diritto al voto, per un totale di 42.272.957 elettori

Senato

Pierluigi Bersani (PD, Sel) 31,6%

Silvio Berluconi (Pdl, Lega Nord) 30,7%

Beppe Grillo (Movimento 5 Stelle) 23,8%

mario Monti (Lista Monti, UDC, FLI) 9,1%

Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile) 1,79%

Oscar Giannino (Fermare il Declino) 0,90%

Camera 

Pierluigi Bersani (PD, Sel) 29,6%

Silvio Berluconi (Pdl, Lega Nord) 29,2%

Beppe Grillo (Movimento 5 Stelle) 25,5%

Mario Monti (Lista Monti, UDC, FLI) 10,5%

Antonio Ingroia (Rivoluzione Civile) 2,24%

Oscar Giannino (Fermare il Declino) 1,1%

Cosa significano queste percentuali?

Le percentuali da sole parlano relativamente, soprattutto perché con le legge elettorale con la quale abbiamo votato i meccanismi di attribuzione dei premi di maggioranza fanno sì che la situazione si discosti leggermente dalla realtà dei numeri.

L’Italia, comunque, come tutti anticipavano e prevedevano, non è riuscita a darsi un governo con le queste elezioni. Una figura di fronte al mondo che ci sta guardando con molta attenzione da un po’ di tempo. Un’occasione, forse, sprecata per il popolo italiano che, e la possibilità di fa ogni ora più plausibile, potrebbe dover tornare al voto tra pochissimi mesi.

Sono in pochi, infatti, a credere che questo nuovo governo possa avere lunga vita. Nella maggior parte dei casi la sua durata è stimata tra sei mesi ed un anno.

In pratica la coalizione di centro sinistra è riuscita a vincere alla Camera con solo mezzo punto di distacco dal centro destra che consente, comunque, di attribuirsi il premio di maggioranza. Quindi, se di vittoria si parla, si tratta di una vittoria ottenuta sul filo di lana e solo grazie all’alleanza del Pdl con il Sel di Nichi Vendola.

Al Senato, invece, non c’è maggioranza: il centrodestra è riuscito a conquistare 115 seggi e il centrosinistra 120, quindi entrambe le coalizioni sono parecchio distanti dai 158 seggi necessari ad ottenere la maggioranza assoluta, ma il Pdl è riuscito ad aggiudicarsi le regioni decisive: Lombardia, Veneto, Campania e Puglia.

A nessuno dei due, quindi, gioverebbe una ulteriore alleanza con Mario Monti, che ha ottenuto solo 16 senatori.

Rivelazione, annunciata, il Movimento a 5 Stelle, che al Senato ottiene 58 seggi.

 

 

Per Bernanke il debito italiano non influenza le banche americane

Il governatore della Federal Reserve Ben Bernanke al comitato Bancario del Senato ha parlato del debito italiano e della situazione economica negli Stati Uniti. Bernanke ha detto: “L’esposizione delle banche americane al debito italiano è moderata. Di per sé non pone danni al nostro sistema finanziario”.

Per Moody’s l’Italia rischia il downgrade

Il debito italiano quindi non influenza il sistema finanziario degli Stati Uniti, come ha detto Bernanke rispondendo a una domanda del senatore democratico Chuck Schumer. Dopo il risultato delle elezioni politiche in Italia Wall Street ha avuto una giornata negativa e c’era quindi preoccupazione sull’influenza della situazione politiche italiana. Bernanke ha detto: “L’attuale deficit dell’Italia non è molto ampio ma ha un debito in circolazione molto alto. Ci sono insomma molti titoli di Stato italiani in giro per il mondo”.

Il presidente della Federal Reserve ha affermato che il mercato del lavoro americano e in graduale miglioramento e che l’economia è tornata a crescere. Con riferimento ai tagli automatici alla spesa che scatteranno il 1 Marzo se non si troverà un accodo, Bernanke ha detto che questi porteranno a un impatto importante sull’economia con la crescita che sarà ridotta dello 0,6%.

Rispetto all’Europa, il numero uno della Fed ha detto: “Il sistema bancario europeo è più debole di quello americano, ma anche in Europa, come negli Stati Uniti, è in corso un processo di implementazione di Basilea III”.

La giornata di Piazza Affari all’indomani delle elezioni

 Un giorno speciale, quello di oggi, a Piazza Affari. Riviviamolo ripartendo dalle prime ore:

Mattino

Già dal mattino, il listino milanese apre in profondo rosso così come tutto il resto dell’Europa.

Tuttavia, è sui titoli dell’indice Ftse Mib che si scagliano totalmente le vendite. Il crollo raggiunge rapidamente il 5% all’inizio, quando le banche vengono quasi tutte bloccate e sospese per via di un eccesso di ribasso.

Mezzogiorno

Pochi minuti dopo lo scoccare delle ore dodici, arriva puntuale il secondo crollo: ci si attesta sul -4,8%. Di conseguenza arriva anche una nuova raffica di sospensioni. Scende pericolosamente Intesa Sanpaolo, che si porta a -10,4%, fino a che la Consob decide di intervenire con l’impedimento, che rimarrà in vigore fino a mercoledì, di vendere allo scoperto i titoli della prima banca italiana. Si tratta di una norma anti-speculazione che non entrava in causa dai giorni più neri della crisi.

Pomeriggio

Durante il pomeriggio la pressione delle vendite sembra leggermente allentarsi con l’indice in calo del 4% circa. Nel frattempo, Intesa Sanpaolo diminuisce le perdite fino al 7%, senza però riacutizzarle.

Sera

In chiusura l’ultimo crollo: il ribasso alla fine è del 4,89% con le banche in maglia nera e perdite teoriche pari a 17 miliardi sull’intero listino. Spettano alle blue chip del credito i cinque maggiori ribassi: Banco Popolare e Mediolanum -10%; Intesa -8,9%, Unicredit -8,4%, Mediobanca -8,2%.

La Borsa affonda dopo la vittoria dell’ingovernabilità

 L’Italia è al momento ingovernabile. Un esito, questo, che spiazza le Borse. Milano chiude a -4,89% in chiusura.

Va molto male anche l’Europa dei mercati finanziari. Il giorno dopo lo scrutinio si è rifatta sotto in maniera violenta la grande ondata di speculazione, all’interno del listino milanese e non solo.

Il vertice di Palazzo Chigi

Il premier uscente Mario Monti ha chiamato in causa un vertice per discutere dell’emergenza dell’economia e dei mercati a Palazzo Chigi. Erano presenti il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli e il ministro degli Affari europei, Enzo Moavero. Dopo più di due ore di discussione in quel di palazzo Chigi, i partecipanti si sono limitati a dichiarare che si trattava solo ed esclusivamente di un ordinario “punto della situazione”.

Il parere di Angela Merkel

Intanto, dalla Germania la Cancelliera Angela Merkel avrebbe fatto pervenire dopo la chiusura dei mercati parole di conforto e garanzie circa le prospettive italiane, da ieri di nuovo configuratesi come motivo di preoccupazione per tutta l’area dell’Euro. Così la Merkel: “L’Italia troverà la sua strada”.

Parole pronunciate durante una seduta dell’Unione (Cdu-Csu) stando a quanto è stato riferito da uno dei partecipanti alle agenzie di stampa.

 

Barclays commenta l’esito delle elezioni e prevede i possibili scenari

 Elezioni finite. Chi ha vinto?

In sostanza nessuno, come nessuno ha perso. Le maggiori coalizioni si sono quasi equamente spartite le preferenze degli italiani. Un risultato che, se il paese fosse stato in una situazione di stabilità economica, avrebbe anche potuto essere positivo, ma, dato che le cose non stano così, apre a dei forti dubbi sulla governabilità del paese.

La Germania si è detta molto preoccupata, la Francia sembra essere più ottimista e dall’Unione Europea fanno sapere che si aspettano che le forze politiche ora in campo sappiano lavorare di concerto per il bene del paese. Ma non è solo la politica ad interessarsi di quanto accadrà in Italia in questi prossimi mesi, ma soprattutto il mondo dell’economia e della finanza, che già da stamattina ha mostrato i primi segni di insofferenza per questa situazione di stallo.

► Le reazioni dell’Europa alle elezioni

Le prime previsioni per il futuro economico dell’Italia post elezioni politiche le ha fatte Barclays, il colosso bancario inglese, che paventa la possibilità di uno stallo della situazione con gravi conseguenze per le riforme che sono state fatte fino ad ora che avevano, comunque, dato una nuova credibilità al Paese davanti ai mercati internazionali.

Secondo Barclays solo una grande coalizione potrebbe portare ad uno scenario diverso e evitare, così, che l’Italia debba ricorrere all’Europa per aiuto e sostegno. La banca inglese prevede tre possibili esiti di queste elezioni:

1. Formazione di una grande coalizione tra Pd, Pdl e partiti di centro

Questa è la situazione auspicabile. Solo così, infatti, ci potrà essere un governo provvisorio che possa portare a termine la riforma della legge elettorale. Infatti, dati i risultati delle elezioni, la riforma elettorale è la priorità per garantire che le prossime elezioni -secondo Barclays se questo sarà lo scenario reale post-elezione, le prossime potranno esserci tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014- possano portare alla formazione di un governo di maggioranza stabile e duraturo.

I mercati internazionali sono tutti concordi nel dire che questo è il risultato migliore che ci si può auspicare.

► Borsa giù a Milano e in Europa e Spread che sale dopo il voto

2. Alleanza tra Centrosinistra e Movimento a 5 Stelle

Questo tipo di alleanza potrebbe essere una buona soluzione nel breve termine, in quanto allontanerebbe lo spettro di nuove elezioni entro l’anno, ma non gioverebbe sul medio e lungo termine. Infatti, i tre movimenti che si andrebbero ad unire, PDL, SEL e M5S, hanno delle idee troppo discordanti per far sì che le riforme intraprese per risollevare l’economia dell’Italia possano essere portate avanti con la necessaria efficienza e velocità per rendere davvero competitiva l’italia sul fronte economico internazionale.

3. Nuove elezioni subito

I mercati vedono nuove elezioni in Italia come la peggior situazione possibile, perché non ci sarebbe tempo per la riforma della legge elettorale e quindi, se si votasse entro la metà del 2013, il risultato potrebbe non essere difforme da quello attuale.

Situazione che sarebbe resa ancor peggiore dal fatto che poi la priorità del nuovo Parlamento sarebbe l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, dato che il mandato di Giorgio Napolitano scadrà il 15 maggio 2013.