Nuove regole per apprendistato e contratti a termine

 La riforma del mercato del mercato del lavoro procede a tutta forza. Il ministro Fornero è più che mai convinta che l’apprendistato possa essere la cura per molti mali che affliggono questa parte dell’economia e, dopo la circolare dell’Inps che conferma gli sgravi fiscali per quelle aziende che scelgono di assumere forza lavoro in qualità di apprendisti, arrivano quelle del governo con le quali si procede alla regolamentazione di questo tipo di contratti.

In questi giorni si stanno susseguendo le notifiche istituzionali sia sull’apprendistato che sulle tipologie di contratto a termine che, partiti come strumento per rendere il lavoro più flessibile, si sono trasformati nell’emblema del precariato.

Precariato che è uno dei principali motivi che hanno fatto nascere la necessità di una riforma del lavoro, in quanto usati in maniera non sempre trasparente dalle aziende.

Nell’impostazione della riforma del mercato del lavoro voluta dal Ministro Fornero, sono previste tre tipologie principali di contratto di apprendistato: apprendistato professionalizzante (attraverso il quale si raggiunge una particolare qualifica professionale); l’apprendistato qualificante (una sorta di programma per ottenere un diploma) e l’apprendistato di alta formazione (affiancato a percorsi scolastici o universitari).

Il risultato di questa opera di diversificazione dei contratti di apprendistato e degli sgravi previsti dovrebbe essere un abbassamento del numero di disoccupati e, quindi, migliori prospettive per i giovani italiani.

Mutuatari bravi e fortunati: chi sono?

 Accendere un mutuo vuol dire non soltanto farsi aiutare da un istituto di credito a comprare una casa, ma investire in un prodotto finanziario. E questa affermazione è tanto più valida se si sceglie di accendere un mutuo a tasso variabile.

Un interessante articolo pubblicato su uno dei blog del Sole 24 Ore, parla della cosiddetta generazione di mutuatari fortunati e nel descrivere questa “categoria” si fa una specie si excursus sulla variazione dei tassi dei mutui. Nel nostro paese, coloro che hanno saputo approfittare della crisi sono circa 2 milioni di mutuatari.

Sono quelle persone che, mentre tutti puntavano sul fisso per paura della crisi, hanno saputo cogliere la convenienza dei prodotti variabili e poi hanno beneficiato della caduta verticale dell’Euribor. Per rendersi conto di quanto stiano risparmiando è sufficiente considerare che l‘Euribor a un mese è mediamente fermo intono allo 0,1% e che gli spread mediamente imposti dalle banche prima che scoppiasse la crisi viaggiavano tra l’1,3 e l’1,5 per cento.

Se poi l’accensione del mutuo non è soltanto avvenuta prima della crisi ma si è scelto di comprare casa tra il 2004 e il 2007, allora è sicuro che si paga ancora meno, visto che gli spread non superavano l’1%.

Il 2008 è stato l’anno peggiore per chi sceglieva il variabile, mai al di sotto dei 5,3 punti percentuali. Oggi, che i tassi possono soltanto salire, la generazione dei fortunati si chiede se sia il caso di passare al fisso nel momento in cui la banca tiri fuori dal cilindro un prodotto competitivo.

I consulenti invitano tutti alla ponderazione del “nuovo” investimento.

Gli sconti di ING Direct sul mutuo

 ING Direct, la banca olandese che sta aprendo numerose filiali anche nel nostro paese trasformandosi da banca esclusivamente online anche in banca “tradizionale”, conserva delle offerte per i nuovi clienti che accendono un mutuo con l’istituto di credito in questione ma aprono anche un conto corrente.

Mutuo Arancio Variabile è un mutuo a tasso variabile pensato per i privati che risiedono in Italia da almeno tre anni e lo sconto della banca è riservato a chi scegli di addebitare le rate del mutuo con un Conto Corrente ING DIrect.

In alternativa, al normale tasso variabile occorre aggiungere uno 0,30% in più sul tasso calcolato. Nel Taeg, comunque, non confluiscono le spese d’istruttoria e di perizia che sono gratuite e carico della banca.

Il prodotto presenta dei vincoli:Mutuo Arancio Variabile finanzia almeno 50.000 euro e non si può andare oltre l’80 per cento del valore dell’immobile. Molto ampio lo spettro dei piani d’ammortamento che variano dai 10 ai 30 anni.

Il tasso variabile si calcola come somma tra l’Euribor a tre mesi/base 365 e uno spread che cambia in base all’importo richiesto come segue:

  • chi ha chiesto fino a 100.00 euro pagherà per le prime due rate uno spread del 3,50% che cala al 3,20% per il resto del piano d’ammortamento;
  • chi ha chiesto da 100.000 a 175.000 euro avrà uno spread al 3,30% per le prime due rate e poi il 3% per il resto del piano d’ammortamento;
  • chi chiede importi superiori a 175.000 euro avrà uno spread del 3,10% per le prime due rate che poi scende al 2,80% per il resto del piano d’ammortamento.

Chi fosse interessato invece ad un prestito di ING Direct può consultare la scheda di un altro prodotto. 

Cresce il titolo Recordati

Uno dei gruppi farmaceutici più famosi in Europa è senza dubbio Recordati Milano. Lo dimostrano i risultati positivissimi ottenuti nei primi nove mesi del 2012. Recordati fa registrare dei ricavi del  6,8%, con un utile netto dell’1,2%.

Un grande successo arrivato soprattutto in virtù della crescita delle attività internazionali. Il loro giro di affari è stato soggetto ad un incremento dell’11%. L’acconto del dividendo è di Euro 0,20 per azione.

Ci troviamo in una situazione di elevata volatilità, all’interno della quale la valutazione positiva degli analisti, che ne propongono l’acquisto al 70%, consolida la ripresa con le quotazioni che arrivano a 6,3 Euro.

Il trend del titolo è dunque più che positivo negli ultimi sei mesi in Borsa e l’ultima settimana ha confermato di gran lunga tale andamento. La quotazione si è attestata su tale valore venerdì 2 Novembre, quando ha fatto registrare il massimo. A quota 6,3 Euro e a due passi dal livello di 7,8 Euro fatto registrare a Giugno 2011. Livello che si configura come record. Successivamente ha avuto seguito un ribasso che ha portato il valore a 3,68 Euro. Da quel momento, il titolo Recordati è tornato a crescere con un trend positivo che in questi giorni si è confermato. Avere gestito bene la questione della scadenza del brevetto di lercanidipina prevista per il 2010 è stato sicuramente l’elemento fondamentale per questa ripresa.

Storia recente del titolo: Il titolo ha subito il crollo dei mercati finanziari di Agosto ed ha perso il 15% in Borsa in quei giorni. In seguito, si è arrivati alla quotazione che è scesa sotto i 5 Euro. Siamo a Maggio 2012, e da allora il trendè stato in crescita fino ad arrivare ai 6,3 Euro.
Le previsioni sono buone e la maggioranza degli analisti ne consigliano l’acquisto.

Apple conviene: il titolo perde ma i guadagni aumentano.

La lotta tra Apple e Samsung per la vendita dei nuovi device procede su tutti i fronti, ivi compreso quello borsistico. A 24 ore di distanza l’uno dall’altro i due main-brands tecnologici hanno resono noti i bilanci e i risultati dei profitti del quarto trimestre di quest’anno. Apple ne esce vincente ancora una volta, nonostante abbia venduto un numero minore di smartphone rispetto a Samsung. Il guadagno ottenuto è però maggiore, visto anche il costo del singolo oggetto.

Ne consegue che i clienti della mela di Cupertino hanno voglia di spendere di più per acquistare un iPhone 5, piuttosto che “accontentarsi” di un Samsung Galaxy S3 e risparmiare qualcosina dal punto di vista economica.

Curiosità: nonostante i dati confortanti provenienti dall’ufficio entrate l’aspetto curioso è che sia Apple che Samsung, entrambi titoli quotati in Borsa, questa settimana hanno chiuso al ribasso a New York.

Oppenheimer: intanto, uno dei broker più famosi consiglia vivamente di acquistare Apple  agli attuali livelli. Secondo il broker Oppenheimer, infatti, le recenti perdite del titolo US0378331005 dell’impresa di Cupertino fondata da Steve Jobs.  sarebbero state eccessive. Oppenheimer ritiene che vi siano delle buone possibilità che Apple possa rimbalzare nel breve termine fino a circa $620.

Oppenheimer ammette che alcune preoccupazioni degli investitori relative ai margini di Apple sono legittime ma è dell’opinione che la posizione competitiva della compagnia non sia cambiata. La nota di Oppenheimer non può sostenere Apple. Il titolo perde al momento il 2%.

 

Fondo per la ricerca per PMI

 Nuove possibilità all’orizzonte per le piccole e medie imprese che da tempo stanno chiedendo al governo di istituire un fondo per il sostegno della ricerca, unico investimento plausibile se si vuole recuperare il gap con le aziende delle stesse dimensioni presenti in Europa.

Il fondo potrebbe essere istituito grazie alla presentazione di un emendamento proposto da Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd) –  relatori alla legge di stabilità – e depositato ieri in commissione bilancio.

Ancora non ben chiaro da dove saranno recuperate le risorse economiche per i fondi né a quanto ammonteranno, ma già da oggi inizia in Parlamento l’iter per l’approvazione di questo emendamento. Secondo la proposta di Brunetta e Baretta, il fondo da istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, dovrà essere alimentato con

le risorse derivanti dalla progressiva riduzione degli stanziamenti di parte corrente e di conto capitale iscritti in bilancio destinati ai trasferimenti e ai contributi alle imprese.

Secondo le prime stime il fondo potrebbe essere, inizialmente, di 800 milioni di euro derivanti dalle agevolazioni nazionali sacrificabili, alle quali si aggiungono gli aiuti regionali che porterebbero il totale a circa 5-600 milioni di euro. Se l’emendamento avrà esito positivo, la palla passa al ministro dell’Economia, che, entro 30 giorni dall’approvazione della stabilità, dovrà precisare quali manovre fare per ricavare le risorse da destinare al fondo per la ricerca.

Oltre a questo, al Ministro sarà anche lasciato il compito di decidere le modalità di erogazione del fondo e i requisiti per la richiesta.

New York è la nuova Capitale della Finanza

Londra non è più la più grande capitale della finanza mondiale. Ha posseduto questo prezioso scettro per anni, impiegando il numero più alto di addetti ai lavori in Borsa e nelle banche. Un numero ineguagliabile fino a poco tempo fa.

Ora, in base alla graduatoria redatta dal Cebr, Centre for Economics and Business Research, il titolo passa a New York, che sorpassa la cittadella londinese.

Attualmente, in termini finanziari, i posti di lavoro nella City sono scesi a quota 249.500 mentre a Wall Street sono saliti a 254 mila. Di conseguenza, New York ha superato, anche se di poco, Londra in questa particolare classifica.

Il Cebr, però, avverte: entro il 2015 il trono sarà appannaggio di Hong Kong. La società di analisi del Regno Unito documenta tempestivamente sul cambio della guardia, asserendo che la ripresa economica americana è stata più forte di quella verificatasi in Europa.

Due parole anche sull’avanzata di Hong Kong, e di Singapore che segue a ruota.L’asse del potere economico globale è mutato e gira a favore dell’Asia, come indica il rapporto, per cui quello di New York è un primato destinato a rimanere provvisorio.

NEL 2015: Il Cebr stima che nel 2015 saranno 237mila i lavoratori londinesi nel settore della finanza. New York sarà ancora per poco in testa con 249.700 posti di lavoro nella Grande Mela. Hong Kong è in agguato con 247.900 impiegati nel business e nella finanza. Pensare che dieci anni fa le cifre asiatiche in questo segmento finanziario erano la metà di quelle attuali.

Imu, la Chiesa paga la tassa in forma ridotta?

Al vaglio in questi giorni c’è la questione del pagamento dell’Imu da parte della Chiesa. Il governo sta giungendo ad una decisione che potrebbe far discutere e suscitare polemiche.

Pare che la Chiesa pagherà l’Imu, ma non per tutti i suoi immobili e per tute le sue attività.

Fino a questo ennesimo step, tale riduzione contemplava solo le strutture utilizzate a scopi benefici, per le quali sarà prevista l’esenzione.

Il regolamento proposto dal governo, però, “salva” la Chiesa anche nei casi di attività “mista”. Parliamo di casi in cui, in altri termini, si ottengono profitti. Anche in questi casi, la Chiesa non dovrà pagare l’Imu.

Il regolamento Imu destinato alla chiesa è quindi più “soft” di quanto già ci si aspettava.

Il governo supera le obiezioni del Consiglio di Stato è leva pertanto l’obbligatorietà del pagamento dell’imposta per le attività “miste”. Una norma definisce l’ente no profit della Chiesa per garantire questo “sconto”, ma la norma non agevola allo stesso modo i contribuenti italiani.

Il regolamento per la chiesa è dunque una definizione specifica e “Ad hoc” su ciò che è no profit. Le attività miste alle quali si fa riferimento sono molte e sono inerenti ad alberghi, ostelli, cliniche ecc.

Le obiezioni del Consiglio di Stato sono incentrate soprattutto sulla supervisione dell’Europa. Infatti, la Commissione Europea potrebbe multare l’Italia nel caso riscontrasse gli estremi per una accusa di aiuti di Stato illegali. Una multa quantificabile in 3 miliardi di euro.

 

Nuova flessione della produzione industriale

 La notizia arriva dall’Istat, che, mettendo a confronto i dati della produzione stagionale e annuale dell’ultimo anno ha registrato un nuovo calo produttivo, che si è fatto sentire in modo particolare nella produzione industriale di autoveicoli. In questo comparto, che attualmente sta attraversando un momento piuttosto difficile, il calo della produzione ha superato il 13%, che si trasforma in un meno 9,5% se calcolato sugli ultimi nove mesi.

La flessione dell’indice è stata dello 0,1% nel periodo luglio-settembre rispetto al trimestre precedente. Nello specifico la produzione industriale italiana è scesa dell’1,5% a settembre (indice destagionalizzato a 83) e del 10,5% tendenziale (indice grezzo a 84,8). Negli ultimi nove il calo della produzione è stato del 6,5%.

Tutti i settori dell’industria hanno fatto registrare una tendenza alla flessione, con picchi molto alti nella produzione di energia (-7,8%), beni intermedi (-5,8%) e beni strumentali (-4,2%). Ma ci sono anche alcuni comparti industriali che sono in leggera crescita, come, ad esempio, la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici, computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (entrambi +3,6%) e fabbricazione di prodotti chimici (+0,9%).

L’Istat ha calcolato che, in ottica generale (ossia dopo l’aggiustamento delle diverse variabili ) in base all’indice grezzo la contrazione è stata del 21,2% su anno e del 19,7% nei 9 mesi.

Nessuna ripresa economica fino al 2014

 Non solo l’OCSE ha messo in evidenza la difficile e lenta ripresa dell’Italia e del resto del mondo dopo questo periodo di grave crisi (lo studio sulla crescita del PIL parla chiaro: tutti i paesi sono sotto alla media stimata almeno per i prossimi 50 anni), anche l’agenzia di rating  Moody’s non prevede prospettive rosee.

Secondo Mooody’s, infatti, l’economia potrà avere un piccolo miglioramento solo a partire dal 2014. Per il prossimo anno è prevista una stagnazione economica generalizzata. Nello specifico Moody’s sostiene che le economie più avanzate del G20 potrebbero avere un modesto recupero, anche se nell’aerea euro il prossimo anno si avrà una stagnazione, mentre gli Stati Uniti  potrebbero vedere già qualche lieve miglioramento.

La crescita complessiva dei paesi del G20 sarà del 2,7% nel 2012, del 3% del 2013 e del 3,3% nel 2014. Secondo Moody’s, la lentezza degli aggiustamenti strutturali, porterà

una recessione peggiore di quella attuale nella zona euro, accompagnata da una restrizione più sensibile del credito se la crisi dei debiti sovrani si intensificherà ancora, anche a causa di una stretta fiscale troppo forte negli Stati Uniti nel 2013, uno choc petrolifero a causa dei rischi geopolitici e la possibilità di un brusco calo delle importazioni di economie emergenti quali Cina, India e Brasile.