L’assicurazione previdenziale Postaprotezione Domani di Poste Italiane

 La previdenza integrativa Postaprevidenza Valore di Poste Italiane

Un post pubblicato prima di questo ci ha dato la possibilità di vedere che è possibile rivolgersi a Poste Italiane anche se si è alla ricerca di una soluzione per costruire la propria previdenza complementare. Poste Italiane offre infatti soluzioni specifiche e piani dedicati per la realizzazione di una previdenza integrativa.

La previdenza integrativa Postaprevidenza Valore di Poste Italiane – I vantaggi

 La previdenza integrativa Postaprevidenza Valore di Poste Italiane

Un post pubblicato prima di questo ci ha dato la possibilità di vedere che è possibile rivolgersi a Poste Italiane anche se si è alla ricerca di una soluzione per costruire la propria previdenza complementare. Poste Italiane offre infatti delle soluzioni specifiche e dei piani dedicati per la realizzazione di una previdenza integrativa.

Il fondo pensione Il Mio Domani del Banco di Napoli – I vantaggi

 Una serie di post pubblicati in precedenza ci hanno dato l’opportunità di conoscere meglio  i prodotti finanziari che costituiscono l’offerta del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, all’interno del quale è compreso anche il Banco di Napoli, presso cui si ha quindi la sicurezza di trovare tutta la solidità e la convenienza che contraddistinguono il gruppo.

La previdenza complementare Il Mio Domani del Banco di Napoli

 Alcuni post pubblicati in precedenza ci hanno dato l’opportunità di conoscere più a fondo i prodotti finanziari che costituiscono l’offerta del gruppo bancario Intesa Sanpaolo, all’interno del quale è compreso anche il Banco di Napoli, presso cui si ha quindi la sicurezza di trovare tutta la solidità e la convenienza che contraddistinguono il gruppo.

Aspetti fiscale delle pensioni integrative: aliquote, deduzioni e risparmio

 La previdenza complementare è l’unico strumento che hanno a disposizione la maggior parte dei lavoratori italiani in questo periodo di profonda crisi, che vede il destino dell’Inps e delle principali casse previdenziali a rischio.

 Fondo pensione aperto o PIP: alcuni aspetti da considerare per la scelta della pensione integrativa

I giovani di oggi, così come anche i professionisti e i lavoratori autonomi, non possono sperare su quanto restituirà l’Inps dei contributi versati, quindi non c’è altra soluzione che scegliere e versare mensilmente in un fondo integrativo, che permetterà, inoltre, anche di poter risparmiare sul fisco, grazie alla possibilità di dedurre, entro un certo limite, le quote versate ogni anno.

Le soluzioni a disposizione dei lavoratori italiani per la previdenza integrativa sono due: i fondi pensione aperti e i PIP (Piani Pensionistici Individuali) che comunque sono identici a livello fiscale, in quanto per entrambe le alternative è possibile dedurre dall’imponibile Irpef fino ad un massimo di 5.164,57 euro, con un risparmio fiscale che varia in base al reddito. Vediamo nel dettaglio.

► Possibile destinare il TFR ai fondi pensione

Incidenza sulla dichiarazione dei redditi dei Fondi pensione in base al reddito

Reddito fino a 15.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 23%, che comporta un risparmio fiscale di 1.187,85 euro.

Reddito fino a 28.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 27%, che comporta un risparmio fiscale di 1.394,43 euro.

Reddito fino a 55.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 38%, che comporta un risparmio fiscale di 1.962,53 euro.

Reddito fino a 75.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 41%, che comporta un risparmio fiscale di 2.117,47 euro.

Reddito fino a 85.000 euro

L’aliquota applicata per il calcolo dell’Irpef è del 43%, che comporta un risparmio fiscale di 2.220,76  euro.

Fondo pensione aperto o PIP: alcuni aspetti da considerare per la scelta della pensione integrativa

 Per chi non ha un contratto a tempo indeterminato, quindi la maggior parte dei giovani lavoratori, insieme a professionisti ed autonomi, ha scarsissime possibilità di riuscire ad ottenere una pensione che possa garantire un adeguato livello di vita in vecchiaia. L’unica soluzione per questi lavoratori, ma anche per tutti gli altri se hanno intenzione di rimpinguare quanto darà l’Inps, è quella di avere una posizione previdenziale alternativa, ossia aderire ad un fondo pensione.

► Aspetti fiscali delle pensioni integrative: aliquote, deduzioni e risparmio

I fondi pensione permettono, infatti, versando una quota variabile in base alla tipologia scelta, di avere un reddito garantito per il futuro. In Italia ci sono due soluzione principali: i fondi pensione aperti e i PIP, i Piani Pensionistici Individuali.

Due soluzioni che non hanno particolari differenze a livello fiscale, in quanto garantiscono entrambi uno soglia di deducibilità, ma che hanno delle caratteristiche strutturali molto diverse che li rendono adatti a diverse categorie di lavoratori.

Tra le principali differenze che si riscontrano è il destinatario dei versamenti effettuati dal futuro pensionato: i fondi pensione aperti sono gestiti da società di gestione del risparmio (SIM) che prevedono diversi piani e linee di gestione, mentre i PIP si possono equiparare a delle polizze assicurative definite in base alle esigenze di ogni singolo aderente.

► Possibile destinare il TFR ai fondi pensione

Altri elementi da considerare nella scelta della pensione integrativa sono i costi di gestione (più bassi nei fondi aperti che nei PIP) e la flessibilità dei versamenti (i fondi pensione aperti permettono di versare solo ciò che si vuole quando si vuole, mentre i PIP hanno un piano di versamenti ben definito).

Inoltre, con i fondi pensione aperti, viene anche data la possibilità di modificare nel tempo la linea di gestione scelta.

Tre facili strumenti per costruire la propria pensione integrativa

 Pensioni ridotte all’osso già da adesso e la previsione che, in futuro, continueranno ad abbassarsi, grazie alla Riforma Fornero che prevede il solo standard contributivo per il calcolo del rateo mensile. Età pensionabile sempre più alta e impossibilità di accedere alla pensione anticipata, se non con importanti tagli dell’assegno pensionistico.

Dagli ultimi calcoli, infatti, si prevede che le pensioni del futuro potranno essere anche la metà di quanto il lavoratore ha percepito mensilmente di stipendio negli ultimi anni della sua carriera.

► Cosa succede se si smette di versare i contributi del fondo pensione integrativo?

Diviene quindi necessario per tutti i lavoratori provvedere alla creazione di un piccolo gruzzolo per il futuro, iniziando già da adesso a mettere da parte e far fruttare almeno un po’ di quanto si percepisce ogni mese. Si deve ricorrere alla pensione integrativa, il cosiddetto secondo pilastro, che per gli italiani rimane ancora un qualcosa di poco conosciuto, in quanto più predisposti verso gli investimenti a breve termine e non, come serve in vista della pensione, su quelli a medio e lungo termine.

Secondo un recente sondaggio del gruppo di consulenza Accenture, infatti, anche se il 90% degli italiani pensa che sia necessario ricorrere ad investimenti a lungo termine in vista della vecchiaia, ben il 61% degli intervistati ha dichiarato di non avere sufficienti informazioni e competenze per potervi accedere.

Qui proponiamo tre delle soluzioni più semplici per avere la sicurezza di una rendita aggiuntiva alle pensioni pubbliche erogate dall’Inps.

► La proposta giapponese alla crisi della previdenza

Fondi Pensione o PIP (piani individuali pensionistici)

Uno dei modi più semplici per avere una pensione di scorta, è quella di aderire ad un piano individuale pensionistico. È uno strumento semplice che dà la possibilità a tutti i lavoratori – sia dipendenti che autonomi – di contribuire alla loro pensione con un versamento periodico (nel caso di lavoratori dipendenti questo versamento può essere costituito anche dal TFR, il trattamento di fine rapporto).

I soldi che il lavoratore accumula nel proprio piano pensione sono gestiti da professionisti del risparmio e dell’investimento, che li faranno fruttare, impiegandoli sui mercati finanziari secondo il profilo di rischio scelto dal risparmiatore.

Il capitale accumulato con i versamenti e i rendimenti che si maturano dagli investimenti sarà accessibile al momento del pensionamento del lavoratore, che però, in caso di necessità, può anche scegliere di riscattarlo prima, per una quota pari ad almeno il 75% fino ad arrivare al 100%.

Dopo 8 anni di versamenti periodici, il lavoratore può anche decidere di ritirare fino al 30% del capitale accumulato.

► La Riforma Fornero fa risparmiare, ma chi paga?

Buoni Fruttiferi Postali (BFP)

I Buoni Fruttiferi Postali sono distribuiti da Poste Italiane e gestiti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il lavoratore può acquistare i  buoni con versamenti, per ognuno di loro, di 250 euro, ed è proprio questo il primo pregio di questo strumento finanziario, ossia la sua economicità, anche perché sul capitale investito nell’acquisto di Buoni Fruttiferi Postali non sono previste commissioni di alcun tipo.

Da evidenziare, però, che i rendimenti da Buoni Fruttiferi Postali sono sottoposti ad una tassazione pari al 12,5%.

I migliori BFP per chi vuole un investimento a lungo termine sono i Bfp indicizzati all’inflazione che garantiscono un rendimento annuo che cresce parallelamente al costo della vita.

Titoli  Inflation Linked

Anche in questo caso, come per i Buoni Fruttiferi Postali, investendo parte del proprio reddito in BTPI (Buoni del Tesoro poliennali inflation linked) si avrà la sicurezza che il proprio rendimento sia al riparo dall’effetto dall’inflazione. In questo caso il punto di riferimento è il tasso di inflazione europeo Europa.

Al rendimento di mercato dei Buoni del Tesoro poliennali inflation linked, si deve anche aggiungere un rendimento fisso, calcolato con una percentuale tra il 2 e il 2,6% all’anno.

Diversamente dai BFP, poi, questi strumenti finanziari hanno un costo maggiore, in quanto per la loro sottoscrizione è necessario il versamento di un capitale minimo di 1000 euro.